Autonomie territoriali e finanza locale

Difesa e Sicurezza

Sicurezza urbana e Polizia locale

Il tema della sicurezza urbana è stato a lungo oggetto del dibattito parlamentare nella XVII legislatura. Il momento centrale degli interventi normativi sul tema è rappresentato dal provvedimento di urgenza sulla sicurezza delle città, adottato nella metà del 2017. Contestualmente, i diversi profili connessi alla sicurezza urbana sono stati oggetto del lavoro della Commissione d'inchiesta istituita alla Camera dal 2016 per verificare le condizioni di sicurezza e di degrado delle città. Sotto altro profilo, a seguito della ridefinizione del ruolo delle province, conseguente alla legga di riforma del 2014, è stato disposto il transito del personale appartenente al Corpo ed ai servizi di Polizia provinciale nei ruoli degli enti locali per funzioni di polizia municipale. Il riordino complessivo della disciplina della polizia locale è stato altresì oggetto del dibattito parlamentare nell'ambito dell'esame di una serie di proposte di legge presentate alla Camera sul tema.

apri tutti i paragrafi

La sicurezza delle città è stato uno dei temi al centro del dibattito parlamentare per tutta la XVII legislatura e ha trovato una sintesi nell'approvazione nel 2017 di una serie di disposizioni urgenti in materia di sicurezza urbana (DL 17/2017).

Il provvedimento, che definisce la sicurezza urbana quale bene pubblico afferente alla vivibilità e al decoro delle città, in primo luogo, provvede a realizzare un modello di governance trasversale e integrato tra i diversi livelli di governo, attraverso la sottoscrizione di appositi accordi tra Stato e Regioni e l'introduzione di patti con gli enti locali. Il provvedimento per la prima volta introduce a livello normativo i concetti  di sicurezza integrata e di sicurezza urbana, intendendo, per sicurezza integrata, l'insieme degli interventi assicurati da Stato, regioni ed enti locali, nonché da altri soggetti istituzionali, al fine di concorrere, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze e responsabilità, alla promozione e all'attuazione di un sistema unitario e integrato di sicurezza con la finalità del benessere delle comunità territoriali e, per sicurezza urbana, il bene pubblico che afferisce alla vivibilità e al decoro delle città, da perseguire anche attraverso una serie di interventi, quali quelli di riqualificazione, anche urbanistica, sociale e culturale delle aree degradate, l'eliminazione dei fattori di esclusione sociale, la prevenzione della criminalità, la promozione della cultura del rispetto della legalità e l'affermazione di più elevati livelli di coesione sociale e convivenza civile, cui concorrono prioritariamente, anche con interventi integrati, lo Stato e gli enti territoriali, nel rispetto delle rispettive competenze e funzioni. 

Nell'ambito della programmazione e determinazione delle competenze, il provvedimento prevede l'adozione di linee generali delle politiche pubbliche per la promozione della sicurezza integrata, adottate, su proposta del Ministro dell'interno, con accordo sancito in sede di Conferenza Unificata; interconnessione, a livello territoriale, delle sale operative della polizia locale con quelle delle forze di polizia; regolamentazione per l'uso comune di sistemi di sicurezza tecnologica per il controllo delle aree e delle attività a rischio; aggiornamento professionale integrato per operatori di polizia locale e forze di polizia.

Per garantire il necessario sostegno logistico e strumentale alla realizzazione di tali obiettivi possono essere utilizzati gli accordi territoriali di sicurezza integrata per lo sviluppo, che prevedono il coinvolgimento di enti pubblici (economici e non) e soggetti privati.

In secondo luogo, interviene prevalentemente sull'apparato sanzionatorio amministrativo, al fine di prevenire fenomeni che incidono negativamente sulla sicurezza e il decoro delle città, anche in relazione all'esigenza di garantire la libera accessibilità degli spazi pubblici, prevedendo, tra l'altro, la possibilità di imporre il divieto di frequentazione di determinati pubblici esercizi e aree urbane a soggetti condannati per reati di particolare allarme sociale.

Il provvedimento introduce, inoltre, misure incentivanti nei confronti delle regioni per l'implementazione del numero unico europeo 112.

Il tema è stato anche oggetto di indagine da parte della Camera che ha istituito nel 2016 una Commissione d'inchiesta monocamerale per verificare le condizioni di sicurezza e di degrado delle città ed in particolare delle periferie urbane che ha concluso i suoi lavori con l'approvazione della relazione finale   nel dicembre 2017 vertente, in particolare: sul rafforzamento degli strumenti parlamentari e governativi per promuovere e gestire le politiche urbane, sulle politiche per la rigenerazione urbana alla luce degli indirizzi adottati dall'Agenda urbana europea, sulla gestione della sicurezza e sulle e politiche attive per il sociale.

Per quanto riguarda il tema della sicurezza urbana viene, in particolare, evidenziato come, trattandosi di uno dei temi più sentiti dai cittadini, occorre sempre più un'efficace gestione in cui è strategico uno strumento di governance a livello locale, che dovrebbe trovare la sua specifica competenza territoriale nell'ambito comunale, in modo da valorizzare l'indispensabile rapporto di prossimità con i cittadini e, nel contempo, il collegamento delle aree degradate con l'intero tessuto urbano. Viene al contempo rilevato come una delle maggiori criticità delle aree urbane sia rappresentata da un deficit di presenza istituzionale che, invece, è necessaria per rispondere alle richieste dei cittadini, nonché per elevare i livelli di sicurezza percepita. Particolarmente significativa viene ritenuta l'attivazione dei patti di sicurezza che consistono in accordi di collaborazione e di solidarietà stipulati tra Stato ed enti locali – sulla base di un accordo quadro sottoscritto il 20 marzo 2017 tra il Ministero dell'interno e Anci – per realizzare azioni congiunte di più livelli di governo e promuovere, anche in via sussidiaria, interventi per rendere effettivo il diritto alla sicurezza. L'attuazione del principio della sussidiarietà, attraverso la valorizzazione del Terzo settore e dell'associazionismo e del volontariato in genere costituisce, inoltre, secondo quanto riportato nella relazione, una leva strategica per una serie di interventi sociali in grado di produrre esternalità di rilievo in grado di aumentare significativamente i livelli di sicurezza. Viene ritenuto in ogni caso fondamentale offrire adeguate risposte alla richiesta di un più serrato controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine: i vincoli di bilancio non consentono significativi aumenti di organico delle forze di polizia mentre, per le strutture, il Ministero dell'interno procede alla razionalizzazione della loro dislocazione in ottemperanza all'articolo 3 del decreto legislativo n. 177/2016. Quest'ultimo testo, tuttavia, potrebbe essere integrato con la previsione di alcuni standard minimi di sicurezza (come ad esempio il numero di presìdi e di operatori forze polizia per numero 14 di abitanti), limitatamente alle aree urbane degradate. Oltre al coordinamento delle forze di polizia nazionali, viene evidenziato come sia fondamentale la collaborazione tra le forze di polizia e le polizie locali – che controllano il territorio – e le forze armate che presidiano il territorio, anche attraverso una specifica disciplina in termini di coordinamento, procedure operative, attribuzioni e poteri.

Nel corso della XVII legislatura la I Commissione della Camera ha esaminato una serie di proposte di legge   in materia  di sicurezza urbana e polizia locale senza pervenire tuttavia alla formulazione di un testo unificato.

La maggior parte delle proposte ha per oggetto il coordinamento tra Stato e regioni in materia di ordine pubblico e sicurezza e il riordino complessivo della disciplina della polizia locale.

Una delle finalità dell'intervento legislativo consiste nella realizzazione di una politica integrata per la sicurezza, in cui tutti i soggetti istituzionali, comuni, province, città metropolitane, regioni  e lo Stato concorrono alla realizzazione di tale politica, ciascuno nell'ambito delle rispettive competenze e sulla base di specifici accordi regolati dalla legge.

Altro obiettivo delle proposte di legge, la riforma della Polizia locale, attualmente  disciplinata dalla legge quadro del 1986 (L. 65/1986  ).

 Nell'ambito delle misure in materia di enti territoriali (DL n. 78/2015)   è stato disposto il transito del personale appartenente al Corpo ed ai servizi di Polizia provinciale, nei ruoli degli enti locali per funzioni di polizia municipale.

Più in particolare, è stato specificato che agli enti di area vasta e alle città metropolitane è attribuita l'individuazione del personale di polizia provinciale necessario per l'esercizio delle loro funzioni fondamentali. Spetta inoltre alle leggi regionali la riallocazione delle funzioni di polizia amministrativa locale e del relativo personale nell'ambito dei processi dì riordino delle funzioni provinciali.

Il personale non individuato o non riallocato, in base alle suddette leggi regionali e all'individuazione operata dagli enti di area vasta e dalle città metropolitane, è trasferito ai comuni, singoli o associati. Per il transito sono poste agli enti locali alcune condizioni o facoltà:

  • limiti della dotazione organica;
  • programmazione triennale dei fabbisogni di personale;
  • deroga alle vigenti disposizioni in materia di limitazioni alle spese ed alle assunzioni di personale;
  • rispetto del patto di stabilità interno nell'esercizio di riferimento, e sostenibilità di bilancio;
  • divieto per gli enti locali - a pena di nullità e fino a quando il personale appartenente al Corpo ed ai servizi di polizia provinciale non sia stato completamente assorbito - di qualsivoglia assunzione per lo svolgimento di funzioni di polizia locale. Fanno eccezione le assunzioni a tempo determinato effettuate dopo l'entrata in vigore del decreto-legge in commento per esigenze di carattere strettamente stagionale e per periodi non superiori a 5 mesi nell'anno solare.

Le modalità e procedure del transito del personale sono state definite con il decreto del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione del 14 settembre 2015.

altri temi di
Autonomie territoriali e finanza locale
altri temi di
Difesa e Sicurezza