L'attività del Parlamento italiano in relazione all'Unione europea si è profondamente modificata nel corso della scorsa legislatura, a livello europeo, sulla base delle novità introdotte dal Trattato di Lisbona – entrato in vigore il 1° dicembre del 2009 – e, a livello nazionale, a seguito del complessivo riordino operato dalla legge 234 del 2012, recante norme generali sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea.
Il Trattato di Lisbona ha inteso rafforzare il ruolo delle Assemblee parlamentari dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo nelle procedure decisionali europee. In particolare, il Parlamento europeo ha assunto il ruolo di co-legislatore a livello europeo, in una posizione di parità con il Consiglio dell'UE, mente ai Parlamenti nazionali è stata attribuita la prerogativa del controllo del rispetto del principio di sussidiarietà nell'azione legislativa a livello europeo, in grado di condurre - in ultima istanza - anche al ritiro di una proposta legislativa europea sulla base di pareri motivati di una maggioranza di Parlamenti nazionali di Stati membri dell'UE (eventualità che però al momento non si è mai realizzata).
Peraltro, un maggiore coinvolgimento dei Parlamenti nazionali nell'attività dell'UE era stato inaugurato dalla Commissione europea già a partire dal 2006, con il cosiddetto "dialogo politico", in base al quale la Commissione ha sollecitato i Parlamenti nazionali ad esprimere osservazioni e pareri sulle sue proposte legislative e documenti di consultazione (che possono estendersi a questioni di merito e non solo limitarsi a valutare il rispetto del principio di sussidiarietà), ai quali la Commissione fornisce puntuale risposta.
L'attività della Camera dei deputati nell'ambito l´esame delle proposte della Commissione europea si è focalizzata sui profili di merito del dialogo politico, piuttosto che su quelli relativi al controllo del rispetto del principio di sussidiarietà.
Ad un tale orientamento ha contribuito anche la riorganizzazione della disciplina della partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea recata dalla legge 234 del 2012.
Tale legge ha contribuito, in particolare, a rendere più organici e sistematici gli obblighi di informazione del Governo in materia europea nei confronti del Parlamento, sia sotto il profilo di una serie di documenti e atti dell'UE trasmessi alla Camere, accompagnati da una informazione qualificata da parte del Governo, sia sotto il profilo dell'illustrazione alle Camere della posizione che il Governo intende assumere in relazione alle riunioni del Consiglio europeo. Tale ultima previsione si è consolidata in modo sistematico nel corso della scorsa legislatura, con le comunicazioni del Presidente del Consiglio alle Camere, prima delle riunioni del Consiglio europeo, alle quali fa seguito un dibattito al termine del quale possono essere approvati atti di indirizzo al Governo.
La legge 234 del 2012, attraverso lo sdoppiamento della precedente legge comunitaria annuale (il cui iter si era rivelato lungo e controverso) nella legge di delegazione europea e nella legge europea, volte al recepimento delle normativa europea nell'ordinamento nazionale, ha anche contribuito ad una velocizzazione dei tempi di approvazione e, conseguentemente, ad una considerevole riduzione delle procedure di infrazione nei confronti dell'Italia per violazione del diritto dell'Unione europea e per mancato recepimento di direttive.
Oltre che per i sopracitati fattori di natura "ordinamentale", l'attività del Parlamento italiano in materia europea è stata sollecita de facto da alcuni elementi di crisi nello scenario europeo, che hanno avuto un forte impatto nello scenario nazionale, come il percorso di uscita dalla crisi economica globale apertasi dal 2007, che ha avuto un forte impatto sull'economia reale e sulla situazione delle finanze pubbliche europee, e il crescente impatto dei flussi migratori in provenienza prima dall'area siriana e poi dall'area del Mediterraneo meridionale in conseguenza dell'instabilità in Libia e della situazione di crisi di vaste zone dell'Africa sub-sahariana.
L'attività europea del Parlamento italiano si colloca in uno scenario europeo attualmente caratterizzato da discussioni su alcune grandi questioni:
- il dibattito sul futuro dell'Europa, valutando le innovazioni che potrebbero essere conseguite sulla base dei Trattati vigenti e quelle, invece, a più lungo termine che richiedendo una revisione dei Trattati;
- la discussione sull'assetto attuale e il futuro dell'architettura dell'Unione economica e monetaria;
- i negoziati per l'uscita del Regno Unito dall'UE (cosiddetta Brexit);
- l'avvio di iniziative volte a promuovere un difesa europea, in particolare attraverso un maggiore coordinamento delle politiche nazionali, il varo di un Fondo europeo per la difesa e l'avvio di una cooperazione strutturata permanente (cosiddetta PESCO);
- le iniziative a livello europeo nel settore della politica migratoria per affrontare da un lato l'emergenza dei flussi migratori, determinata dalla crisi siriana e dalla ripresa degli sbarchi lungo la rotta del Mediterraneo centrale, e dall'altro per rimodulare, a medio e lungo termine, un approccio dell'UE basato sull'equilibrio tra principi di solidarietà e responsabilità, in particolare attraverso la revisione del cosiddetto regolamento di Dublino.