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Politica economica e finanza pubblica

La XVII legislatura si è chiusa con un quadro economico e di finanza pubblica che si è andato evolvendo rispetto alla situazione di inizio legislatura quando, nel 2013, il Pil aveva registrato una diminuzione di 1,7 punti percentuali, continuando in tal modo (seppur con esiti più contenuti) nel percorso discendente determinatosi nell'anno precedente, quando la caduta di prodotto era stata di 2,8 punti di Pil . Questo andamento recessivo si interrompe nel 2014, quando il Pil espone un risultato non più negativo ( 0,1 per cento) iniziando poi un percorso di crescita negli anni successivi che, da un risultato positivo dell'1 e dello 0,9 per cento rispettivamente nel 2015 e 2016, è salito nel 2017 ad 1,5 punti percentuali di Pil.

Tale crescita si riflette sul piano dei risultati di finanza pubblica, con un indebitamento netto che dal 3,0 per cento nel 2015 risulta ora diminuito all'1,9 per cento nel 2017. Anche il debito pubblico, in crescita dal 2013 al 2016 (passando rispettivamente dal 129 al 132 per cento di Pil), registra nel 2017 una diminuzione, posizionandosi al 131,5 per cento.

Sulla positiva relazione che risulta in tal modo riscontrabile tra andamenti macroeconomici e risultati di finanza pubblica hanno influito alcuni fattori esogeni che hanno caratterizzato la seconda parte della legislatura, quali la ripresa ciclica che si è avviata nell'area dell'Euro in misura apprezzabile dal 2015, nonché il mutamento di regime della politica monetaria europea avviato nel 2012. Che ha favorendo la discesa dei tassi di interesse.

Sulla base di tali presupposti si è determinato, nella seconda fase della legislatura, un orientamento di policy mediante il quale si è mirato ad affiancare al percorso di consolidamento fiscale richiesto dalle regole europee una crescente attenzione al sostegno alla crescita, secondo una strategia di bilancio – da ultimo seguita nella legge di bilancio 2018 - in cui si si è sempre ribadito l'obiettivo del pareggio strutturale di bilancio, posponendolo tuttavia, anche tenuto presente il quadro e i margini di flessibilità delle regole europee.

In questo quadro un elemento che ha anche esso caratterizzato, e per molti versi limitato, le scelte di politica fiscale della legislatura, e che continuerà ad essere presente anche negli anni 2018 e successivi – atteso che rimangono da disattivare clausole per poco meno di 12,5 miliardi nel 2019 e di 19,2 miliardi nel 2020 - è costituito dalle cosiddette clausole di salvaguardia, vale a dire dalla previsione, nei documenti programmatici di bilancio, di incrementi delle aliquote su Iva ed accise al fine di conseguire gli obiettivi di finanza pubblica: incrementi cui viene contestualmente previsto potersi poi non procedere qualora le risorse da reperire mediante la clausola possano essere conseguite con altre misure.

 

Il quadro normativo della finanza pubblica che si presenta a fine legislatura, espone un assetto che nel suo complesso, a seguito delle significative modifiche ad esso apportate, la cui effettiva implementazione si è realizzata per la gran parte nel corso dell'ultimo biennio, appare ora consolidato. Ciò in primo luogo con riguardo alle norme attuative del principio del pareggio di bilancio, introdotte dalla legge n.243/2012, che ha in particolare disposto, sulla base delle regole europee che tale pareggio costituisce un saldo di equilibrio che corrisponde all'obiettivo di medio termine (OMT), ossia al valore del saldo individuato sulla base dei criteri stabiliti dall'ordinamento dell'Unione europea, che per l'Italia è costituito dal pareggio di bilancio calcolato in termini strutturali. La legge 243/2012 ha inoltre ricompreso nelle sue nuove regole contabili anche le regioni e gli enti locali.

E' stata poi ridefinita la disciplina della manovra annuale di finanza pubblica, che fino al 2016 ha continuato ad essere articolata secondo i due distinti provvedimenti della  legge di stabilità e della legge di bilancio e che poi ad iniziare dalla legge di bilancio 2017 viene ricondotta (dalla legge n.163/2016) ad un unico provvedimento, costituito dalla nuova legge di bilancio.

Un ulteriore filone normativo che ha connotato la ridefinizione delle regole contabili operata nel corso della legislatura è costituito dalla disciplina sull'armonizzazione dei sistemi contabili che, in coerenza con la regola dell'equilibrio di bilancio delle pubbliche amministrazioni normata dal nuovo articolo 81 della Costituzione, ha introdotto- in particolare per regioni ed enti locali - un criterio di equilibrio basato sul un saldo non negativo , in termini di competenza finanziaria, tra le entrate finali e le spese finali. Saldo che viene ora a costituire la nuova modalità con cui gli enti in questione concorrono agli equilibri di finanza pubblica.