Il tema della sostenibilità ambientale, divenuto sempre più strettamente connesso con quello della sicurezza energetica, rappresenta uno dei filoni principali dell'attività parlamentare nel suo complesso, in ragione degli obiettivi di transizione ecologica definiti in sede europea e poi potenziati nel contesto delle iniziative poste in essere per fronteggiare le conseguenze della crisi pandemica e della crisi energetica globale aggravatasi in conseguenza del conflitto causato dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Della centralità dei temi della sostenibilità ambientale fornisce testimonianza anche la recente revisione dell'art. 9 della Costituzione, che ha inserito la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni, accanto alla tutela del paesaggio tra i principi fondamentali della Carta costituzionale.
In sede europea l'azione di contrasto ai cambiamenti climatici e al degrado ambientale, già da anni avviata, ha fatto segnare una nuova tappa nel 2019, con il lancio da parte dell'Unione europea del Green Deal europeo (integrato poi dal Clean Industrial Deal presentato a inizio 2025 dalla Commissione europea) una tabella di marcia con una serie di azioni per rendere sostenibile lo sviluppo dell'UE. Per realizzare gli obiettivi climatici del Green Deal, l'UE ha varato nel 2021-2022 il pacchetto di misure Fit for 55, volto ad aggiornare le politiche energetiche e ambientali innalzando l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra al 55% entro il 2030, in direzione della neutralità climatica al 2050. All'iniziativa dell'Unione europea ha fatto seguito quella dell'Italia, che, con la legge di bilancio 2020, ha introdotto misure volte alla realizzazione di un piano di investimenti pubblici per lo sviluppo di un Green new deal italiano, orientato al contrasto ai cambiamenti climatici, alla riconversione energetica, alla promozione dell'economia circolare, alla protezione dell'ambiente e alla coesione sociale e territoriale, in linea con gli obiettivi dell'Agenda 2030.
In conseguenza della crisi determinata dalla pandemia da Covid-19, un impulso fondamentale ad una ripresa sostenibile dell'economia italiana nel segno della transizione ecologica è quindi venuto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che delinea un pacchetto completo e coerente di riforme e investimenti, necessario per accedere alle ingenti risorse finanziarie messe a disposizione dall'UE tramite il programma Next Generation EU. Il 43% del totale delle risorse previste è destinato alla missione 2 "Rivoluzione verde e transizione ecologica" e alla missione 3 "Infrastrutture per una mobilità sostenibile". Nel 2023 il Piano è stato inoltre aggiornato con l'introduzione del capitolo REPowerEU. Il PNRR prevede in particolare misure in materia di territorio (quali quelle per la realizzazione di un sistema di monitoraggio e previsione che consenta di individuare e prevedere i rischi sul territorio e per il finanziamento di interventi per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico), di tutela e valorizzazione delle risorse idriche (come, ad esempio, gli investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico), di tutela delle aree protette e della biodiversità marina, di bonifica dei siti orfani e di economia circolare, tra le quali particolare rilievo rivestono gli investimenti per la realizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti e l'ammodernamento degli impianti esistenti e l'adozione di una nuova strategia nazionale per l'economia circolare. Parallelamente, nel 2023 l'Italia ha adottato la Strategia Nazionale per la Biodiversità al 2030, volta a indirizzare le politiche di tutela degli ecosistemi terrestri e marini in linea con gli obiettivi europei (compresa la nuova legge UE sul ripristino della natura).
Alle misure del PNRR in materia di transizione ecologica si agganciano, in una linea di continuità, gli obiettivi perseguiti dal Piano per la transizione ecologica - adottato ai sensi dell'art. 4 del D.L. n. 22/2021.
Una delle dimensioni in cui si misura di più la trasversalità della transizione ecologica come obiettivo sistemico è quella dell'economia circolare. In tale ambito meritano di essere segnalate le disposizioni contenute nei decreti legislativi nn. 116, 118, 119 e 121 del 2020 con cui il Governo ha recepito le nuove direttive europee in materia di rifiuti e discariche. Un particolare rilievo a tal fine assumono inoltre gli investimenti previsti dal PNRR per la realizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti e l'ammodernamento degli impianti esistenti, quantificati in 1,5 miliardi di euro, mentre tra le riforme in materia il PNRR ha previsto, come detto, la nuova Strategia nazionale per l'economia circolare e il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti (PNGR) (quest'ultimo adottato a luglio 2022). Tali interventi sono finalizzati a consentire il raggiungimento nei prossimi anni degli obiettivi definiti in ambito europeo - ossia il riciclaggio entro il 2025 per almeno il 55% dei rifiuti urbani (60% entro il 2030 e 65% entro il 2035), la riduzione dello smaltimento in discarica, che dovrà scendere al 10% entro il 2035, e il riciclaggio del 65% degli imballaggi entro il 2025 e del 70% entro il 2030.
In tema di contrasto ai cambiamenti climatici, la legislatura in corso si è avviata in un contesto caratterizzato dall'incremento dei fenomeni meteorologici estremi sul territorio italiano, con conseguente aggravamento delle situazioni di dissesto idrogeologico del territorio, e dalla esigenza di conciliare politiche di riduzione delle emissioni a lungo termine con misure immediate di contenimento della crisi energetica. Il nuovo livello di ambizione nel contrasto all'emergenza climatica definito in ambito europeo e recepito a livello nazionale fornisce l'inquadramento strategico per l'evoluzione del sistema programmatorio e normativo italiano, nel cui ambito è stato anche adottato un aggiornamento del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (PNIEC) Il contesto internazionale nel quale si colloca l'impegno italiano ed europeo nella lotta alla crisi climatica appare tuttavia ancora segnato da preoccupanti ritardi nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni, a fronte dei quali la COP28 di Dubai ha riconosciuto la necessità di riduzioni profonde, rapide e durature delle emissioni di gas serra, in linea con il succitato obiettivo di limitare l'aumento di temperatura a 1.5°C, e ha invitato le parti ad abbandonare i combustibili fossili nei sistemi energetici, in modo ordinato ed equo.
In tema di tutela delle risorse idriche, anche alla luce dell'intensificarsi dei fenomeni di siccità, particolare rilievo assumono le diverse misure previste dal PNRR nonché, nella corrente legislatura, l'intervento di natura ordinamentale disposto dal D.L. n. 115/2022 finalizzato ad affrontare le sempre più ricorrenti emergenze idriche attraverso la previsione, nel Codice della protezione civile, della possibilità di dichiarazioni dello stato di emergenza di rilievo nazionale derivante da deficit idrico effettuate anche in via preventiva. Nel 2023 è inoltre intervenuto il cosiddetto decreto siccità (D.L. 39/2023, conv. L. 68/2023), che ha previsto l'istituzione di una Cabina di regia interministeriale e di un Commissario straordinario nazionale per la scarsità idrica, accelerando interventi sulle infrastrutture idriche (dighe, invasi, acquedotti) per far fronte all'emergenza.
Connesso al tema della tutela della risorsa idrica è quello della messa in sicurezza delle aree a rischio di dissesto idrogeologico, con riferimento al quale, in considerazione delle condizioni di particolare fragilità cui è ripetutamente sottoposto il territorio italiano, già nel corso della XVIII legislatura sono state approvate diverse misure legislative volte a modificare la governance del settore e a stanziare risorse fino al 2034 per la messa in sicurezza di edifici e territorio. Nella più generale ottica delle azioni per il contrasto al cambiamento climatico, un ruolo centrale in tale prospettiva è ora ricoperto dalle misure previste dal PNRR in materia di territorio, tra cui gli investimenti per la realizzazione di un sistema avanzato ed integrato di monitoraggio e previsione che consenta di individuare e prevedere i rischi sul territorio (per un importo di circa 500 milioni di euro), il finanziamento di interventi per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico (per un importo di circa 2,5 miliardi di euro), e gli interventi per la resilienza e la valorizzazione del territorio, nonché per l'efficienza energetica dei Comuni (per un importo di 6 miliardi di euro). A seguito dei sempre più recenti eventi alluvionali verificatisi sul territorio italiano (come quelli in Emilia-Romagna del maggio 2023) sono stati inoltre adottate con decreto-legge diverse misure finalizzate all'assistenza a territori e popolazioni, al ristoro dei danni e alla ricostruzione.
Assumono infine uno specifico rilievo, nel quadro delle politiche pubbliche per la gestione del territorio, le misure rivolte a favore dei territori colpiti da eventi sismici. Un complessivo riordino normativo in materia di procedure per la ricostruzione nei territori colpiti da eventi calamitosi, al fine di garantire omogeneità alle procedure di ricostruzione sul territorio nazionale, è ora compiuto dalla legge quadro in materia di ricostruzione post-calamità (A.S. 1294), approvata definitivamente dal Senato nel marzo 2025, la quale prevede, fatte salve le competenze del Servizio nazionale della protezione civile, la disciplina delle procedure e delle attività di ricostruzione nei territori colpiti da eventi calamitosi di origine naturale o antropica, per i quali sia cessato o sia stato revocato lo stato di emergenza di rilievo nazionale e per i quali ricorrano le condizioni per la deliberazione dello stato di ricostruzione di rilievo nazionale.