Informazione e Comunicazioni

La gestione delle frequenze e lo spettro radio

Nella XVII legislatura diversi interventi normativi hanno riguardato l'assetto delle frequenze radioelettriche, pianificate sulla base del nuovo Piano Nazionale di Ripartizione delle Frequenze (PNRF). E' in corso la riorganizzazione dello spettro radio tramite la riassegnazione delle frequenze, riducendo la banda destinata alle trasmissioni televisive a favore dei nuovi sviluppi delle reti di comunicazione mobile. 

E' stato poi previsto il rinnovo dei diritti d'uso delle frequenze della telefonia mobile in scadenza nel 2018 e l'autorizzazione al cambio delle tecnologie.

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Il nuovo Piano Nazionale   di Ripartizione delle Frequenze (PNRF),  approvato con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 27 maggio 2015, regola l'utilizzo dello spettro radioelettrico in Italia per tutte le bande di frequenze comprese tra 0 e 3000 GHz (in Tabella 1 sono sintetizzati i principali utilizzi) attribuendo le bande di frequenza  ai vari servizi e alle diverse utilizzazioni.

Il Piano contiene contiene anche l'indicazione, per ciascun servizio e nell'ambito delle singole bande, dell'autorità governativa preposta alla gestione delle frequenze, nonché le principali utilizzazioni civili; la verifica dell'efficiente utilizzazione dello spettro, al fine di liberare risorse per il settore televisivo e di gestire gli eventuali contenziosi con i Paesi frontalieri.

Il PNRF recepisce nella legislazione nazionale il Regolamento delle radiocomunicazioni dell'UIT (organismo dell'ONU), come previsto anche dal testo unico della radiotelevisione (d.lgs. 31 luglio 2005, n. 177). 

Tale Regolamento costituisce un Trattato internazionale vincolante per i Paesi membri, nonché gli atti finali delle "Conferenze mondiali delle radiocomunicazioni" (WRC), in particolare quella tenutasi a Ginevra nel 2012 (WRC12). Vengono inoltre recepiti i provvedimenti obbligatori approvati dalla Unione Europea e (su base volontaria) quelli della CEPT (Conferenza Europea delle Poste e Telecomunicazioni).

Nel corso della legislatura, la pianificazione dello spettro radioelettrico ha formato oggetto di importanti normative per riorganizzare lo spettro, tendenzialmente riducendo la banda destinata alle trasmissioni televisive e destinando la banda ai nuovi sviluppi di comunicazione mobile.

 

Le reti telefoniche, in relazione alle diverse funzionalità ed evoluzioni tecnologiche verificatesi negli ultimi anni, sono classificate in termini di " generazioni". Le reti di seconda generazione ( 2G) sono nate nel 1991 come un insieme di standard che regolavano la telefonia mobile, senza particolare attenzione alla trasmissione dati. La differenza principale fra le reti di prima e quelle di seconda generazione è che queste ultime sono completamente digitali. La terza generazione ( 3G) si è concentrata su videochiamate e Internet e TV in mobilità. Le reti 4G sono progettate per migliorare aspetti come la telefonia via IP (VoIP), le videoconferenze e il cloud computing, oltre che i video in streaming e il gioco online. La quarta generazione di tecnologia mobile (detta anche LTE) è in fase di implementazione dal 2010.

La nuova tecnologia 5G, destinata ad integrare il 4G, ma senza sostituirlo, a partire dal 2020, consentirà l'ulteriore sviluppo delle velocità e dei servizi di connessione nella prospettiva anche dell'Internet of Things (IoT). La connettività senza fili richiede l'accesso allo spettro nelle bande al di sotto di 1 GHz, in quanto consentono di assicurare allo stesso tempo copertura ampia e velocità elevate.

Tabella 1 – PNRF - quadro sintetico di alcuni utilizzi del servizio mobile e della radiodiffusione.

Gli interventi sullo spettro radio per lo sviluppo del 5G

Per lo sviluppo delle reti di quinta generazione (5G) la legge di bilancio per il 2018 (legge n. 205 del 2017) ha introdotto nuove disposizioni, in linea con l'evoluzione tecnologica e con le scelte concordate a livello europeo ed internazionale.

Nel novembre 2015 si è infatti tenuta la Conferenza mondiale WR15, che ha portato a termine i negoziati internazionali per l'uso della "banda dei 700 MHz", che comprende le frequenze da 694 a 790 MHz, stabilendo che dovrebbe essere assegnata alla banda larga senza fili (broadband mobile), anziché alla televisione digitale terrestre.

In relazione a questa prospettiva, con la legge di stabilità per il 2016 (art. 1, comma 169, legge n. 208/2015) erano stati assegnati 276.000 euro annui a decorrere dai 2016 al fine di realizzare attività di studio, verifiche tecniche ed interventi in tema di attribuzione di frequenze aggiuntive a specifici servizi, propedeutiche alla liberazione del broadcasting della banda 700 MHz, e per l'armonizzazione internazionale dell'uso dello spettro.

Il 14 settembre 2015 la Commissione europea ha adottato la Comunicazione "Il 5G per l'Europa: un piano d'azione" rispetto alla quale è stata adottata, il 17 maggio 2017, con specifico riferimento alla pianificazione della banda 614-790 Mhz la decisione del Parlamento europeo e del Consiglio 2017/899  . La Comunicazione  (COM(2016)588)   prevede una serie di azioni mirate al dispiegamento tempestivo e coordinato in Europa delle reti 5G. In particolare obiettivo della Comunicazione è quello di assicurare l'allineamento delle tabelle di marcia e delle priorità per il dispiegamento coordinato delle reti 5G per una loro rapida introduzione entro il 2018 e per una progressiva introduzione su larga scala entro il 2020,  anche se a seguito della decisione 2017/899   , tale termine è prorogabile fino al 2022, su richiesta degli Stati membri per alcune specifiche motivazioni ammesse dalla decisione.

Le bande di frequenze interessate dal 5G sono la banda 3,6-3,8 GHz, quella 26,5-27,5 GHz e la banda di frequenza 694-790 Mhz (banda UHF). 

Per quanto riguarda le bande bande di frequenza 3,6-3,8 GHz e 26,5-27,5 GHz  la legge di bilancio per il 2018 (legge n. 205 del 2017, commi 1026-1046)  prevede che l'AGCOM definisca entro il 30 aprile 2018 la procedura di assegnazione a operatori di comunicazione a banda larga (questa procedura riguarderà anche la banda di frequenza 614-790 Mhz). Entro il 30 settembre 2018 sono assegnate agli operatori le frequenze sulle bande 3,6-3,8 GHz e 26,5-27,5 GHz   mentre il Ministero dello sviluppo economico, previo adeguamento del Piano nazionale di ripartizione delle frequenze, assegnerà ad eventuali utilizzatori di tali bande, frequenze sostitutive. Alla stessa data saranno attribuite anche le frequenze della banda 694-790 Mhz, queste ultime tuttavia a far data dal luglio 2022.

Entro il 1° dicembre del 2018 si prevede la liberazione frequenze 3,6-3,8 ghz e 26,5-27,5 ghz che quindi andranno in uso agli operatori di banda larga.

Molto più articolata e complessa  è la riassegnazione delle frequenze sulla banda  614-790 Mhz (banda UHF) assegnata oggi alla radiotelevisione, alle reti 5G.

Dovrà infatti essere effettuato un articolato programma di redistribuzione delle frequenze destinate alla trasmissione televisiva sulle due bande UHF (470-613 Mhz) e III-VHF (ossia la banda 174- 230 Mhz) che si concluderà con la liberazione della banda e l'assegnazione agli operatori di banda larga solo il 1° luglio 2022.  Dall'attribuzione di tali risorse frequenziali agli operatori per la realizzazione del 5G devono derivare proventi in misura non inferiore a 2.500 milioni di euro.

Per la descrizione delle procedure per la ridefinizione della banda destinata al settore radiotelevisivo, a seguito della liberazione della banda  614-790 Mhz (banda UHF), e dei diversi passaggi previsti si rinvia all'apposito approfondimento.

L'assegnazione delle frequenze per il 4G e il rinnovo dei diritti d'uso delle frequenze destinate alla telefonia mobile 

La procedura per l'assegnazione di diritti d'uso delle frequenze della banda 1452-1492 MHz (cd. "banda L") è prevista dalla legge di stabilità per il 2015 (art. 1 commi  144 e 145), che ha attribuito all'AGCOM il compito di emanare il regolamento per l'assegnazione delle frequenze (emanato con la delibera n. 259/15/CONS  )  e ha rimesso al Ministero dello sviluppo economico le procedure selettive per l'assegnazione di tali frequenze, cui è connesso anche il rilascio delle frequenze da parte dei precedenti utilizzatori: la banda era destinata alla TV su piattaforma mobile ma in concreto non utilizzata. Le disposizioni hanno previsto che per l'anno 2015, le spese relative al cofinanziamento nazionale dei fondi strutturali comunitari non rilevino, ai fini del patto di stabilità delle regioni, per un importo massimo di 700 milioni di euro. 

Nel corso della legislatura si è disciplinato il rinnovo dei diritti di uso delle frequenze della telefonia mobile GSM (banda 900 Mhz) e UMTS (1800 Mhz) in scadenza al 30 giugno 2018, autorizzando il cambio di tecnologia e il rinnovo fino al 2029 e prevedendo il pagamento in un'unica soluzione, entro il 30 settembre 2017, dei contributi per il loro utilizzo, maggiorati del 30 per cento (articolo 1, commi 568-575, della legge n. 232 del 2016).

La banda 900 Mhz concerne lo standard internazionale aperto di telefonia cellulare detto "2G" la banda 1800 Mhz concerne la tecnologia UMTS (la telefonia cellulare 3G, evoluzione del GSM).

Tali concessioni possono, su domanda dei titolari, essere oggetto di revisione delle condizioni tecniche, nonché di "proroga" con decorrenza dal 1° luglio 2017, nel rispetto del principio di neutralità tecnologica. La finalità dichiarata dalla norma è stata quella di favorire lo sviluppo dei servizi e delle tecnologie di tipo a larga banda e di garantire una maggiore efficienza nell'uso dello spettro radio con specifico riferimento allo sviluppo della tecnologia 4G o LTE che può funzionare su diverse bande di frequenza, tra le quali quella 800 Mhz, in precedenza occupata dai canali televisivi e liberata con il passaggio al digitale terrestre.