Informazione e Comunicazioni

Le reti a banda ultralarga

La programmazione e la realizzazione delle reti a banda ultralarga è stata oggetto di numerose disposizioni nel corso della legislatura. La questione della promozione delle reti a banda larga ed ultra-larga si intreccia anche con la discussione sulla governance di Internet e, in questo ambito, sulla neutralità della Rete. La questione è stata anche affrontata nell'ambito dei lavori della Commissione di studio promossa dalla Presidenza della Camera per la redazione di una dichiarazione dei diritti in Internet  .

Con il decreto legislativo n. 33/2016, che ha recepito la direttiva 2014/61/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014 è stato istituito il Sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture (SINFI) che svolgerà le funzioni di "catasto delle infrastrutture" al fine di razionalizzare e semplificare le procedure relative alla realizzazione delle infrastrutture per le reti in fibra ottica.

Numerosi interventi hanno inoltre riguardato la semplificazione amministrativa e le agevolazioni per lo sviluppo delle connessioni mobili e per il wi-fi.

Sono inoltre stati emanati nel 2015 la Strategia per la crescita digitale   2014-2020 e la Strategia italiana per la banda ultralarga  .

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La Commissione europea ha adottato, il 19 maggio 2010 la comunicazione "Un'agenda digitale europea"(COM(2010)245). L'Agenda rappresenta una delle sette "iniziative faro" della Strategia per la crescita "Europa 2020". Tale Comunicazione prevede tre obiettivi in tema di banda larga ed ultra larga, con diverse scadenze temporali:

  • Banda larga di base per tutti entro il 2013;
  • Banda larga veloce (pari o superiore a 30 Mbps) per tutti entro il 2020.
  • Banda larga ultraveloce (velocità superiore a 100 Mbs) per almeno il 50% degli utenti domestici europei entro il 2020.

A ottobre 2013,  la Vicepresidente della Commissione europea Neelie Kroes, ha ribadito come, grazie alla copertura supplementare fornita dal satellitare, sia stato tagliato il traguardo della banda larga per tutti, previsto per la fine del 2013 dall'Agenda Digitale Europea.

A seguito della definizione degli obiettivi europei, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) e l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) hanno svolto un'indagine conoscitiva congiunta   sulla concorrenza statica e dinamica nel mercato dei servizi di accesso e sulle prospettive di investimento nelle reti di telecomunicazioni a banda larga e ultra-larga.

Le conclusioni   dell'indagine, rese note l'8 novembre 2014, sottolineano, tra gli altri, i seguenti aspetti:

  • appare fondamentale la definizione di un piano strategico nazionale per lo sviluppo delle infrastrutture che – a partire dalla ricognizione dello stock di infrastrutture esistenti (catasto delle reti) – individui in maniera organica le aree di intervento e concentri le risorse in pochi e chiari obiettivi;
  • assume rilievo significativo una politica di sostegno della domanda, proseguendo ad esempio con la digitalizzazione della pubblica amministrazione e dei rapporti di quest'ultima con i cittadini e le imprese;
  • dal lato dell'offerta appare essenziale garantire che gli enti locali contribuiscano attivamente all'obiettivo di digitalizzazione del Paese attraverso i necessari interventi di semplificazione amministrativa che consentano di ridurre i tempi e i costi per la posa delle infrastrutture in fibra ottica;
  • vi è un evidente, e necessario, spazio per l'intervento pubblico nelle aree del Paese che non risultano coperte dai piani di investimento privati;
  • il raggiungimento degli obiettivi dell'agenda digitale europea può richiedere politiche pubbliche anche nelle aree nelle quali gli operatori privati hanno già definito dei piani di investimento, al fine di accelerare il processo di sviluppo tecnologico delle reti;
  • per la realizzazione degli obiettivi dell'agenda digitale europea appare opportuno concentrarsi, nel contesto italiano, in primo luogo sulla realizzazione di infrastrutture FTTC, più facili da realizzare nel breve-medio periodo; tali infrastrutture dovrebbero poi gradualmente evolvere in infrastrutture FTTH;
  • la realizzazione di un assetto di mercato caratterizzato dall'esistenza di un unico operatore non verticalmente integrato nella fornitura di servizi agli utenti finali (cioè con una separazione tra rete e fornitura di servizi) costituirebbe la soluzione preferibile sotto il profilo concorrenziale;
  • di contro, un eventuale scenario in cui la struttura di mercato venisse a riorganizzarsi solo sulla figura dell'operatore dominante verticalmente integrato non potrebbe che essere sottoposto ad una valutazione antitrust particolarmente accurata, sviluppando ad esempio le iniziative già assunte dall'AGCOM per consentire, nell'ambito delle infrastrutture FTTC, modelli di co-locazione presso i cabinet dell'operatore dominante da parte di diversi operatori (delibera 747/13/CONS);
  • alla luce dei vincoli esistenti, in una logica di second-best, un'altra opzione da considerare con attenzione è costituita da forme di coinvestimento che vedano coinvolti nella realizzazione delle nuove reti una pluralità di operatori del settore, eventualmente anche attraverso la costituzione di joint venture.

Al fine di conseguire gli obiettivi europei, la Strategia italiana per la banda ultralarga  , è stata approvata dal Consiglio dei ministri, nella seduta del 3 marzo 2015, anche sulla base delle risultanze dell'indagine conoscitiva congiunta (AGCOM Antitrust)   sulla concorrenza statica e dinamica nel mercato dei servizi di accesso e sulle prospettive di investimento nelle reti di telecomunicazioni a banda larga e ultra-larga rese note l'8 novembre 2014.

La  base giuridica di riferimento del piano strategico banda ultralarga, è rappresentata dall' articolo 30 del decreto-legge 98 del 2011 che  ha stabilito che per il raggiungimento dell'obiettivo dell'Agenda digitale europea del diritto di accesso a internet per tutti i cittadini "ad una velocità di connessione superiore a 30 Mb/s" e almeno per il 50% "al di sopra di 100 Mb/s", il Ministero dello sviluppo economico, con il concorso delle imprese e gli enti titolari di reti e impianti di comunicazione elettronica fissa o mobile, predisponesse un progetto strategico per individuare gli interventi finalizzati alla realizzazione dell'infrastruttura di telecomunicazione a banda larga e ultralarga, anche mediante la valorizzazione, l'ammodernamento e il coordinamento delle infrastrutture esistenti. In coerenza con tale disposizione nel 2012 è stato presentato in sede di Unione europea  ed analizzato come regime d'aiuto n. SA.34199 (2012/N) il  Piano digitale dell'Italia per la banda ultralarga, per assicurare (secondo le modalità poi sviluppate dalla strategia per la banda ultralarga) il conseguimento degli obiettivi europei sopra ricordati.

L'obiettivo del Piano di azione delineato nella Strategia è quello di avere entro il 2020 la sottoscrizione da parte di almeno il 50% della popolazione di servizi a più di 100 Mbps (velocità di trasmissione dati), attraverso un più preciso obiettivo di copertura per le reti ultraveloci ad oltre 100 Mbps fino all'85% della popolazione e di portare il 100% della popolazione ad almeno 30 Mbps.

I principali interventi delineati possono essere ricondotti a tre ambiti:

1) interventi sull'infrastruttura di rete;

2) modalità di sostegno allo sviluppo della banda ultralarga dal lato dell'offerta;

3) sostegno allo sviluppo della banda ultralarga dal lato della domanda.

Con riferimento agli interventi relativi alla costruzione dell'infrastruttura di rete rileva, innanzi tutto, la ricognizione dello stock di infrastrutture esistenti mediante l'implementazione del catasto del sotto e del sopra suolo:

secondo quanto indicato nel piano, il catasto è concepito come una piattaforma web-based, abilitante tre diversi tipi di accesso – cittadini (per sole informazioni aggregate), enti gestori delle strade, operatori del sotto e sopra suolo – per gestire una comunicazione a tre livelli che metta a disposizione, in formato aperto, tutte le informazioni utili circa le varie tipologie trasmissive (wireline, wireless e satellite) e di posa (cavidotti, mini-trincee, sopra suolo, aeree e altro). il Catasto del sotto e sopra suolo deve essere alimentato obbligatoriamente dagli operatori di telecomunicazioni ma anche da tutti gli altri soggetti pubblici e privati che possiedono o costruiscono, a qualunque fine, infrastrutture di posa utilizzabili per lo sviluppo di nuove reti in fibra ottica, le amministrazioni locali (comuni e province) e gli enti gestori di servizi (teleriscaldamento, gas, luce, acqua, energia elettrica, etc.). Tale catasto è coordinato da Infratel, società a totale partecipazione pubblica del Ministero dello sviluppo economico.

Con il decreto legislativo n. 33/2016  , che ha recepito la direttiva 2014/61/UE   del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014 (sul cui schema   la Commissione IX si è pronunciata il 17 dicembre 2015) è stato istituito il Sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture (SINFI) che svolgerà le funzioni di "catasto delle infrastrutture". Il Ministero dello sviluppo economico, con decreto 11 maggio 2016,  ha stabilito, sentita la Conferenza unificata e l'Agenzia per l'Italia Digitale (AgID), le regole tecniche per la definizione del contenuto del SINFI nonché le modalità di prima costituzione, di raccolta, di inserimento e di consultazione dei dati, nonché le regole per il successivo aggiornamento, lo scambio e la pubblicità dei dati territoriali detenuti dalle singole amministrazioni competenti, dagli altri operatori di rete e da ogni proprietario o gestore di infrastrutture fisiche funzionali ad ospitare reti di comunicazione elettronica.

Confluiscono nel Sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture da parte dei gestori delle infrastrutture fisiche, sia pubblici che privati, nonché da parte degli enti pubblici che ne sono detentori tutte le banche di dati contenenti informazioni sulle reti di comunicazione elettronica ad alta velocità e sulle infrastrutture fisiche funzionali ad ospitarle, a carattere nazionale e locale, o comunque i dati ivi contenuti sono resi accessibili e compatibili con le regole tecniche del Sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture. Il SINFI, quale sportello unico telematico pubblica tutte le informazioni utili relative alle condizioni e alle procedure applicabili al rilascio di autorizzazioni per le opere, anche di genio civile, necessarie ai fini dell'installazione di elementi di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità.

Quanto alle modalità di promozione dello sviluppo della banda larga le opzioni previste presentano un grado diverso di capacità. Il più performante degli strumenti è quello della realizzazione di una rete integrale, "fino all'abitazione", di fibra ottica per la banda larga (c.d FTTH Fiber to the home). Le altre opzioni sono la realizzazione di una rete in fibra ottica fino agli "armadi" della rete di distribuzione, utilizzando per la trasmissione del segnale in banda larga nel tratto dagli "armadi" all'abitazione la rete telefonica tradizionale (tale tecnologia è denominata Fiber to the Cabinet FTTC) e le due soluzioni intermedie Fiber to the Building (FTTB) e Fiber to the distribution Point (FTTdP). Nel contesto italiano, la struttura più performante (considerato che FTTH>FTTB>FTTdp>FTTC, ossia la soluzione "fino all'abitazione" è intrinsecamente migliore di tutte le altre nell'ordine appena indicato) deve essere realizzata nei tempi idonei a garantire il raggiungimento degli obiettivi europei. Vista la peculiarità della rete italiana, che non presenta distanze molto grandi tra l'armadio di distribuzione e le abitazioni, lo sviluppo della soluzione FTTC risulta, secondo quanto delineato nel piano, allo stato preferibile, considerata la fisiologica evoluzione della stessa verso la FTTH.

Con riferimento agli interventi dal lato dell'offerta, nell'ambito del Piano si è preso atto che l'obiettivo europeo Banda larga ultraveloce (velocità superiore a 100 Mbs) per almeno il 50% degli utenti domestici entro il 2020, non può essere conseguito senza un intervento pubblico che stimoli ed orienti la programmazione dei privati.

Nel piano si è proceduto a questo scopo a distinguere il territorio nazionale in quattro cluster di intervento a seconda del livello di intervento pubblico necessario per il conseguimento dell'obiettivo:

1) cluster A - aree redditizie: rappresenta l'area più favorevole al conseguimento dell'obiettivo di realizzare reti ultraveloci a100 Mbs entro il 2020. Comprende 15 città "nere" (le più popolose d'Italia) e le principali aree industriali. Riguarda il 15% della popolazione nazionale (circa 9,4 milioni di abitanti). Sono comunque necessari limitati interventi di stimolo pubblico (mediante defiscalizzazioni o garanzie state degli investimenti a debito).

2) cluster B - aree per le quali non è previsto un investimento a 100 Mbs:è formato dalle aree per le quali sono previste dagli operatori privati  iniziative per connessioni a 30 Mbps, ma senza interventi pubblici le condizioni di mercato non sono sufficienti a garantire i ritorni minimi necessari agli operatori che investono per una connessione a 100 Mbs. Include 1120 comuni in cui risiede il 45% della popolazione (circa 28,2 milioni). E' diviso in due sottocluster, a seconda che sia stato avviato o meno un intervento pubblico per lo sviluppo della connettività ad almeno 30 Mbps.

3) cluster C - aree marginali: Sono aree per le quali gli operatori possono maturare l'interesse a investire in reti con più di 100 Mbps soltanto grazie a un sostegno statale. Include circa 2.650 comuni e alcune aree rurali non coperte da reti a più di 30 Mbps. Vi risiedono circa 15,7 milioni di persone (il 25% della popolazione). L'intervento pubblico in questo cluster è maggiore rispetto a quello del cluster B.

4) cluster D - Sono aree a fallimento di mercato per le loro caratteristiche di scarsa densità abitativa e di dislocazione frastagliata sul territorio per le quali solo l'intervento pubblico diretto può garantire alla popolazione residente un servizio di connettività a più di 30 Mbps. Ingloba i restanti 4.300 comuni circa, soprattutto al Sud, incluse alcune aree rurali. Riguarda il 15% della popolazione.

Sono ipotizzate quattro diverse modalità di stimolo all'offerta, con un grado diverso di intervento pubblico a seconda della maggiore o minore idoneità del mercato ad assicurare per le diverse aree il conseguimento dell'obiettivo. Si va dall'intervento diretto (applicabile al cluster D), alla partnership pubblico-privata, al modello a incentivo, al modello di aggregazione della domanda, che combina i tre modelli sopra indicati, in modo da rendere sostenibile, per le sotto aree aggregate, un'offerta a 100 mbps. Per tutti i modelli l'Unione europea richiede il recupero (cosiddetto claw back) degli incentivi dati in eccesso (rilevabili da un sopraprofitto del beneficiario).

Con riferimento infine agli interventi dal lato della domanda, nell'ambito del piano si prende atto che la domanda di servizi di connettività di rete fissa, sia residenziale sia affari, presenta dei livelli di penetrazione e di sofisticazione sensibilmente inferiori a quanto riscontrabile nei principali paesi europei, e non è migliore la situazione nell'utilizzo dell'ICT da parte della Pubblica Amministrazione. La domanda di collegamenti in banda ultralarga necessita di incentivi economici che stimolino l'acquisizione effettiva di connessioni a 100 Mbps. Tali incentivi interesseranno circa il 30 per cento delle utenze nazionali accompagnando la naturale migrazione verso servizi a 100 Mbps.

Il programma operativo del  Piano Banda Ultra Larga, è stato approvato con la delibera n. 65-2015   del CIPE che ha assegnato 2,2 miliardi di euro a valere sulle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) 2014-2020, per interventi di immediata attivazione.

Ulteriori risorse sono state previste: per un ammontare di 1,3 miliardi di euro, oggetto di successive delibere CIPE a valere sul Fondo Sviluppo e Coesione e altri 1,4 miliardi con successivi provvedimenti normativi, per un volume complessivo di risorse pari a 4,9 miliardi. A tali risorse si aggiungono  gli investimenti privati, necessari al conseguimento dell'obiettivo.

Nella seduta della Conferenza Stato-Regioni dell'11 febbraio 2016 è stato siglato l'Accordo-quadro, ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 e della Delibera CIPE 6 agosto 2015, n.65 tra il Governo, le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano per lo sviluppo della banda ultra larga sul territorio nazionale verso gli obiettivi EU 2020.

In base al comunicato del MISE, l'accordo quadro stabilisce che i 2,2 miliardi assegnati dalla delibera CIPE di agosto 2015 saranno utilizzati "secondo una ripartizione territoriale che tiene conto del fabbisogno stimato per gli interventi pubblici nelle aree bianche dei Cluster C e D" e "tenendo conto delle altre risorse disponibili per il finanziamento del piano Banda Ultra in ciascuna Regione".

Dei 2,2 miliardi saranno inizialmente ripartiti 1.6 miliardi che si aggiungono a 1,187 miliardi di fondi FESR e FEASR e a 233 milioni di PON imprese e competitività per un totale di circa 3 miliardi. Per rispettare l'equilibrio complessivo 80/20 nella distribuzione delle risorse FSC, già previsto dalla delibera CIPE di agosto, un'ulteriore delibera CIPE "assegnerà alle sole regioni del Mezzogiorno 1.184.022.398 euro utilizzabili anche per altre opere infrastrutturali.

Infratel Spa, società in house del Mise, agisce in qualità di soggetto attuatore degli interventi previsti dall'accordo.

Per gli interventi nelle "aree bianche" (a fallimento di mercato) si prevede un intervento diretto, cioè non più con contributi a fondo perduto ma con la costruzione di una rete che rimarrà pubblica (Stato-Regioni) che coprirà 7300 Comuni in tutto il territorio nazionale. Nel cluster C l'obiettivo del piano BUL (Banda ultra larga) prevede una copertura di almeno il 70% delle unità abitative con connessioni oltre i 100 Mbps realizzando infrastrutture di tipo FTTB/H e del 30 per cento delle unità abitative ad almeno 30 Mbps.

Nel cluster D è prevista una copertura a 30 Mbps.

Oltre agli interventi nelle "aree bianche", da realizzare nell'arco temporale 2016-2020, il piano BUL prevede l'intervento dello Stato anche nelle aree "grigie" (a mercato) utilizzando ulteriori risorse individuate dalla Delibera CIPE e gli ulteriori strumenti finanziari previsti dal Piano BUL quali il  credito d'imposta, il fondo di garanzia e i voucher alla domanda. La fase due del piano sarà programmata e realizzata solo dopo il via libera della Commissione europea sul regime di aiuto.

Con la Delibera n. 71 del 7 agosto 2017 il CIPE, a valere sul Fondo Sviluppo e Coesione ha approvato, per il completamento del Piano Banda Ultralarga, il finanziamento degli interventi per la realizzazione del Piano BUL nelle cosiddette "aree grigie" per  2,100 miliardi tra cui anche risparmi derivanti dai ribassi d'asta nelle due prime gare sulle "aree bianche". Ulteriori 1,3 miliardi € sono destinati per interventi a sostegno della domanda degli utilizzatori, a cominciare dalle famiglie.

L'obiettivo del Piano di azione delineato nella Strategia è quello di avere entro il 2020 la sottoscrizione da parte di almeno il 50% della popolazione di servizi a più di 100 Mbps (velocità di trasmissione dati), attraverso un più preciso obiettivo di copertura per le reti ultraveloci ad oltre 100 Mbps fino all'85% della popolazione e di portare il 100% della popolazione ad almeno 30 Mbps.

Con riferimento agli interventi dal lato della domanda, nell'ambito del piano si prende atto che la domanda di servizi di connettività di rete fissa, sia residenziale sia affari, presenta dei livelli di penetrazione e di sofisticazione sensibilmente inferiori a quanto riscontrabile nei principali paesi europei, e non è migliore la situazione nell'utilizzo dell'ICT da parte della Pubblica Amministrazione. La domanda di collegamenti in banda ultralarga necessita di incentivi economici che stimolino l'acquisizione effettiva di connessioni a 100 Mbps. Tali incentivi interesseranno circa il 30 per cento delle utenze nazionali accompagnando la naturale migrazione verso servizi a 100 Mbps.

Numerosi interventi normativi hanno previsto agevolazioni sia fiscali che amministrative per facilitare la realizzazione delle reti infrastruttuali della banda larga e ultra larga. In particolare con gli articoli 6, 6-bis e 6-ter del decreto-legge n. 133/2014 (c.d. "DL Sblocca Italia") si è previsto:

  • la concessione, fino al 31 dicembre 2015, di un credito d'imposta IRES e IRAP, entro il limite massimo del 50 per cento dell'investimento, per la realizzazione di interventi infrastrutturali di realizzazione di reti di comunicazione elettronica a banda ultralarga;
  • interventi di semplificazione in materia di procedure di scavo e posa dei cavi finalizzate alla diffusione della banda larga e ultralarga. In particolare si prevede che il relativo provvedimento attuativo dovrà fare riferimento anche alle tecniche innovative che prevedono la posa di cavi o tubi aerei su infrastrutture esistenti e non solo a quelle che non richiedono il ripristino del manto stradale;
  • la previsione dell'autocertificazione, da inviare contestualmente alla realizzazione dell'intervento, per le modifiche degli impianti già abilitati che comportino aumenti delle altezze non superiori a un metro e aumenti della superficie di sagoma non superiori a 1,5 metri quadrati, al fine di accelerare la realizzazione degli impianti di banda larga mobile;
  • l'esclusione dell'autorizzazione paesaggistica per la installazione o la modifica di impianti delle reti di comunicazione elettronica e di impianti radioelettrici, da eseguire su edifici o tralicci preesistenti che comportino la realizzazione di pali di supporto per antenne di altezze non superiore a 1,5 metri e di superficie delle antenne non superiori a 0,5 metri quadrati salvo che sui beni culturali;
  • provvedimenti semplificati per l'installazione su infrastrutture dell'autorità aeronautica di nuove stazioni radio base e per le loro modifiche che non comportino variazioni plano-altimetriche né rischi per la navigazione aerea; 
  • la previsione che gli enti territoriali, le pubbliche amministrazioni e le società a partecipazione pubblica abbiano la facoltà di esentare dal pagamento di oneri, canoni, tasse o indennizzo gli operatori che occupino spazi ed aree pubbliche per l'installazione di infrastrutture per la rete a banda larga e ultralarga;
  • l'inserimento delle opere infrastrutturali in fibra ottica per la banda ultralarga, anche all'interno degli edifici, tra gli oneri di urbanizzazione primaria;
  • l'attuazione del progetto nazionale banda ultra-larga utilizzando lo stanziamento di 20,75 milioni per l'anno 2014 previsto dalla legge di stabilità 2014;
  • l'istituzione del sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture di banda larga e ultralarga;
  • la possibilità per l'operatore di comunicazione durante la fase di sviluppo della fibra ottica di installare a proprie spese gli elementi di rete (cavi, fili e simili) nei ed in appoggio ai percorsi aerei di altri servizi di pubblica uilità, sia interni che esterni agli immobili senza alterazione e danni per i medesimi;
  • l'obbligo per gli edifici di nuova realizzazione, con relativa domanda presentata dopo il 1° luglio 2015, di dotarsi di impianti di comunicazione ad alta velocità in fibra ottica fino ai punti terminali di rete, nonché di un punto di accesso.

Nell'ottica di promuovere gli obiettivi di digitalizzazione dell'agenda digitale, il decreto-legge n. 145/2013 (c.d. "DL destinazione Italia") ha previsto contributi e un credito di imposta per la promozione della digitalizzazione e della connettività delle piccole e medie imprese (art. 6).

La legge 124 del 2015 ha previsto (articolo 1, comma 1, lettera c), nell'ambito della delega concernente la modifica e l'integrazione del codice dell'amministrazione digitale (decreto legislativo n. 82 del 2005), il principio secondo il quale la banda larga ed ultralarga sia garantita negli uffici pubblici e nei luoghi in cui tale dotazione è indispensabile.

Il raggiungimento degli obiettivi europei di sviluppo delle connessioni a banda ultralarga richiede rilevanti interventi di investimento sia pubblici che privati.Nell'ambito della strategia per la banda ultralarga del marzo 2015 erano state rilevate alcune criticità relative allo sviluppo della banda.Nell'ambito del Piano si è rilevato che l'Italia si collocava sotto la media europea di oltre 40 punti percentuali nell'accesso a più di 30 Mbps e con un ritardo stimabile in circa 3 anni. Alla data di luglio 2014, secondo quanto indicato da Infratel,  appena il 21% della popolazione aveva la disponibilità di accedere a Internet a più di 30 Mbps, rispetto alla media dei Paesi europei che ha già raggiunto il 64% della popolazione (ma a settembre 2015 l'accesso effettivo a tali connessioni era limitato ad appena il 6,7% della popolazione). Le iniziative degli operatori privati non sarebbero state da sole in grado di conseguire gli obiettivi europei; peraltro i Paesi più avanzati, come Stati Uniti e Corea del Sud, stanno aggiornando la propria rete portandola da 100 Mbps a 1 Gbps.

In Italia si sconta altresì una scarsità della domanda per connessioni a banda ultralarga, legata anche alla contrazione della connessione su rete fissa e alla limitata offerta di contenuti per i quali la banda larga risulta essere essenziale (ad esempio TV via cavo). 

I progetti per la banda ultra larga si riferiscono a connessioni da rete fissa. Tuttavia l'infrastruttura in fibra è essenziale anche per un miglioramento della connessione mobile. Ciò in quanto il rilegamento in fibra delle stazioni radio base è la soluzione che crea le condizioni migliori per sfruttare appieno le capacità delle reti LTE. L'Italia era in una posizione migliore quanto alle connessioni mobili veloci. 

L'11 gennaio 2018 l'AGCOM ha reso noti i dati aggiornati dell'Osservatorio sulle Comunicazioni che forniscono un quadro aggiornato della progressiva diffusione delle connessioni veloci.

Si rileva innanzi tutto un aumento delle linee fisse (che passano da 20,22 milioni di linee del settembre 2016 a 20,58 milioni di linee a settembre 2017).

 Le linee di rete fissa  a banda ultralarga con velocità pari o superiore ai 10 Mbit/s hanno superato a settembre 2017 i 16,4 milioni di unità, con una crescita su base annua pari a 950 mila unità. La riduzione degli accessi in tecnologia ADSL (-960 mila), è più che bilanciata dalla crescita (+1,80 milioni) degli accessi con velocità superiore a 30 Mbit/s (3,81 milioni di accessi) soprattutto in relazione alla crescita delle linee FTTC-FTTH che arrivano a rappresentare il 23,2% delle linee broadband complessive. Anche le linee con velocità compresa tra 10 Mbit/s e 30 Mbit/s crescono di 850 mila unità (passando da 5,88 a 6,73 milioni di utenti nell'ultimo anno, ma registrano una riduzione nell'ultimo trimestre a riprova della migrazione verso classi di accesso superiori). Scendono invece a 5,84 milioni le linee che offrono connessioni con velocità inferiori a 10 Mbit/s (diminuendo di 1,7 milioni rispetto all'anno precedente).

I bandi per la realizzazione della banda ultra larga nelle aree a fallimento di mercato

Il 2 marzo 2016, il Comitato per la Banda Ultra Larga (COBUL) ha stabilito di focalizzare l'intervento pubblico nelle aree a fallimento di mercato mediante l'impiego del modello ad "intervento diretto" ed il CIPE, nella riunione del 1° maggio 2016 ha recepito tale orientamento stabilendo che nelle aree a fallimento di mercato si proceda esclusivamente con l'intervento diretto. Tale regime nazionale di aiuto è stato definito in conformità alla normativa europea in materia di aiuti di Stato.

Il 3 giugno 2016 è stato pubblicato (G.U. 5 Serie Speciale   ) il primo bando per la realizzazione della rete in fibra nelle c.d.  "aree bianche", quelle cioè a fallimento di mercato, e grige raggruppate nei Cluster C e D previsti dal Piano nazionale banda ultralarga. Il bando è diviso in cinque lotti e riguarda sei Regioni: Abruzzo, Molise, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto, con le quali sono stati siglati specifici accordi di programma e relative convenzioni operative per l'utilizzo, insieme con il Fondo Sviluppo e Coesione nazionale, dei fondi strutturali FESR e FEASR.  I fondi pubblici saranno 1,4 miliardi, suddivisi in più di un miliardo di fondi statali (FSC) e 352 milioni di fondi strutturali a livello regionale. La gara è stata aggiudicata all'operatore economico OPEN FIBER SPA, per tutti e cinque i lotti posti a gara.

Il bando riguarda la progettazione, realizzazione, manutenzione e gestione di una rete passiva e attiva di accesso in modalità wholesale, che consenta agli operatori di telecomunicazione di fornire servizi agli utenti finali a 100 Mbps e comunque non al di sotto dei 30 Mbps. La rete sarà data in concessione per 20 anni e rimarrà di proprietà pubblica.

 Il 24 agosto 2016 è stato pubblicato il secondo bando, suddiviso in sei lotti funzionali, per la costruzione della rete pubblica a banda ultralarga nelle aree bianche, cioè a fallimento di mercato concernente le regioni Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta, Lazio, Basilicata, Campania, Umbria, Sicilia, Marche, Liguria e la Provincia di Trento.  Anche in tal caso la procedura è stata aggiudicata all'operatore OPEN FIBER SPA, per tutti e sei i lotti posti a gara.

Accanto agli interventi diretti allo sviluppo della banda ultralarga, sono stati realizzati, in parallelo, diversi interventi per potenziare la rete mobile, al fine di favorire lo sviluppo di connessioni veloci, ed il wi-fi. Lo sviluppo della rete mobile veloce è connesso allo sviluppo della banda ultralarga in quanto il cablaggio a fibra ottica degli impianti radio per la connessione mobile rappresenta uno degli strumenti essenziali per migliorare la capacità degli impianti stessi di assicurare connessioni veloci.

Sotto il profilo della domanda, le connessioni mobili sono più diffuse e richieste dagli utenti italiani, in misura significativamente maggiore rispetto alle connessioni veloci su rete fissa.
Come riportato nella strategia italiana per la banda ultralarga, secondo il Cisco Visual Networking Index (VNI) Mobile, nel 2014 gli utenti mobili erano 53,6 milioni (l'88% della popolazione) e saranno 55 milioni entro il 2019 (il 90% della popolazione): circa 2,6 utenti mobili per ogni linea fissa (che sono 20 milioni), 3,7 per ogni linea broadband (che sono 14 milioni). Sempre tra il 2014 e il 2019, è stato previsto il passaggio degli italiani da 2 a 3 dispositivi mobili in media a testa, la crescita di 6 volte delle connessioni M2M (machine-to-machine), raggiungendo i 94 milioni a cui si affiancheranno 13 milioni e mezzo di dispositivi indossabili. l'esplosione del traffico 4G è stimata di 44 volte rispetto al 2014, con un tasso di crescita annuo del 113%, più del doppio della crescita europea (19 volte, circa l'80% all'anno), passando dal 2% del totale delle connessioni nel 2014 al 32% nel 2019 (dal 14% del traffico dati mobile al 77%), con una crescita nel complesso, in Italia, del traffico dati in mobilità al doppio della velocità rispetto a quello su rete fissa.

Con riferimento al potenziamento della rete mobile inoltre i commi 144-145 dell'articolo unico della legge di stabilità 2015 (L. n. 190/2014) prevedono l'avvio da parte di AGCOM delle procedure per l'assegnazione di diritti d'uso di frequenze radioelettriche della banda 1452-1492 MHz (cd. "banda L"), banda da destinare ai servizi di comunicazione elettronica mobili per applicazioni Supplemental Down Link (cioè le tecnologie che consentono agli operatori di aumentare la velocità di download su rete mobile; attualmente la "banda L" è destinata per la TV su piattaforma mobile senza tuttavia che gli operatori la utilizzino in concreto per tale servizio).

Con riferimento alla rete wi-fi la legge 124 del 2015 ha previsto (articolo 1, comma 1, lettera c), nell'ambito della delega concernente la modifica e l'integrazione del codice dell'amministrazione digitale (decreto legislativo n. 82 del 2005), che si promuova la realizzazione di un'unica rete wi-fi ad accesso libero mediante il Sistema pubblico per la gestione dell'identità digitale.

Sempre con riferimento allo sviluppo del wi-fi è stato disposto (articolo 10 del decreto-legge n. 69/2013) che l'offerta di accesso alla rete internet al pubblico tramite tecnologia wi-fi non richieda l'identificazione personale degli utilizzatori. Inoltre, quando l'offerta di accesso non costituisce l'attività commerciale prevalente del gestore del servizio, è soppresso:

  • l'obbligo di ottenere l'autorizzazione generale (che si esplica in una denuncia di inizio attività con il meccanismo del silenzio-assenso) prevista dall'articolo 25 del codice delle comunicazioni elettroniche (decreto legislativo n. 259/2003);
  • l'obbligo di ottenere la licenza dal questore previsto dall'articolo 7 del decreto-legge n. 144/2005 (obbligo peraltro già venuto meno a decorrere dal 31 dicembre 2011, a seguito dell'intervento operato dal decreto-legge n. 225/2010).

E' stato inoltre previsto dall'articolo 1, comma 149, della legge n. 190 del 2014 (legge di stabilità 2015) un credito d'imposta agli esercizi ricettivi singoli o aggregati con servizi extra-ricettivi e,a determinate condizioni, alle agenzie di viaggio e tour operator anche per spese relative per la realizzazione di impianti wi-fi ma solo a condizione che l'esercizio ricettivo metta a disposizione dei propri clienti un servizio gratuito di velocità di connessione pari ad almeno 1 Megabit/s in download.