Politiche di coesione

I recenti interventi per il Mezzogiorno

La XVII legislatura è stata caratterizzata da una rinnovata attenzione per Mezzogiorno che si è sostanziata, da un lato, nella sottoscrizione dei c.d. Patti per il Sud, iniziata nell'aprile 2016 e conclusasi nel novembre dello stesso anno, e poi, con due decreti-legge ad hoc, nel varo di importanti misure per lo sviluppo e la crescita del Mezzogiorno.

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Le risorse finanziarie complessive messe a disposizione per la politica di coesione nel periodo 2014-2020 sono circa 97 miliardi provenienti da fondi strutturali europei - FESR e FSE - risorse nazionali per il cofinanziamento, risorse destinate ai Programmi complementari e Fondo sviluppo e coesione. Le risorse disponibili del Fondo sviluppo e coesione 2014-2020 pari a 38,7 miliardi sono destinate per l'80 per cento alle aree del Mezzogiorno e per il restante 20 per cento alle aree del Centro-Nord. Di queste somme, 13,4 miliardi sono stati destinati con delibera Cipe n. 26 del 2016 ai Patti per il Sud, uno strumento attuativo di cooperazione tra livelli di governo finalizzato a rafforzare le politiche di investimento.

I Patti per il Sud declinano concretamente gli interventi che costituiscono l'asse portante del "Masterplan per il Mezzogiorno  , le cui Linee-guida erano state definite nel novembre 2015.

Il Masterplan per il Mezzogiorno costituisce il quadro di riferimento entro cui si collocano le scelte operative a fini della predisposizione di specifici Piani strategici e operativi attraverso i quali - ai sensi dell'articolo 1, comma 703, della legge n. 190/2014 (legge di stabilità 2015) - vengono programmate le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione della programmazione 2014-2020, destinate alla realizzazione di interventi per lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale e la rimozione degli squilibri economici e sociali.

Le risorse finanziarie destinate ai Patti per il Sud a valere sul Fondo Sviluppo e Coesione della programmazione 2014-2020 sono state assegnate dal CIPE, come già ricordato, con la delibera 10 agosto 2016 n. 26, per un totale di 13,4 miliardi di euro.

Le assegnazioni tengono conto degli impieghi già disposti e della chiave di riparto percentuale del Fondo per lo sviluppo e la coesione (80% al Mezzogiorno e 20% al Centro-Nord).

Si tratta di 15 Patti per il Sud, uno per ognuna delle 8 Regioni (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna) e uno per ognuna delle 7 Città Metropolitane (Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Catania, Cagliari e Messina), cui si aggiunge il contratto di sviluppo per la città di Taranto, finalizzati a definire per ognuna di esse gli interventi prioritari e trainanti, le azioni da intraprendere per attuarli e gli ostacoli da rimuovere, la tempistica, le reciproche responsabilità.

In ciascun Patto, firmato dal Presidente del Consiglio o dall'autorità delegata per la coesione e dal Presidente della regione o sindaco della città metropolitana, sono indicate le linee strategiche di intervento; gli strumenti e le risorse a disposizione della Regione o Città metropolitana; gli interventi prioritari da realizzare ed il costo e le risorse ad esso destinate; la governance del processo.

In sostanza, con la sottoscrizione del Patto, ciascuna Regione o Città metropolitana si impegna ad una programmazione unitaria del complesso delle risorse a disposizione, che considerano: la quota-parte di risorse già assegnate nell'ambito di precedenti atti di programmazione (accordi di programma quadro, contratti istituzionali di sviluppo, singoli provvedimenti legislativi), la quota-parte delle risorse del ciclo 2014-2020 provenienti dal Fondo Sviluppo e Coesione (FSC), nonché le ulteriori risorse disponibili considerate a vario titolo, in particolare, quelle dei Fondi strutturali (programmate attraverso i Programmi Operativi Nazionali, Programmi Operativi Regionali, programmazione complementare, ecc).

Finalità degli accordi, infatti, non è quella di reperire nuovi finanziamenti ma di consentire un miglioramento nella capacità di utilizzazione delle risorse e nella governance dei programmi di investimento. Negli accordi le Amministrazioni firmatarie hanno compiuto uno sforzo di selezione e pianificazione di interventi considerati strategici e prioritari ma anche immediatamente cantierabili, impegnandosi su alcuni specifici obiettivi rilevanti per il territorio, fissando tempi certi di realizzazione e chiari ambiti di responsabilità.

 

Le assegnazioni di risorse provenienti dal Fondo Sviluppo e Coesione 2014-2020, disposte con la delibera CIPE n. 26 del 2016, sono riportate nella Tabella che segue.

 Per quanto riguarda il finanziamento con il FSC, la delibera n. 25 del 2016 del Cipe ha stabilito che le risorse vengano trasferite alle amministrazioni titolari degli interventi mediante anticipazioni pari al 10 per cento dell'importo assegnato per singolo intervento, pagamenti intermedi fino all'85 per cento dell'importo totale a titolo di rimborso delle spese effettivamente sostenute, e saldo finale del 5 per cento a chiusura. Scatta la revoca delle risorse assegnate qualora non vengano assunte obbligazioni giuridicamente rilevanti entro il termine del 31 dicembre 2019; nei dodici mesi successivi alla chiusura di ciascun intervento l'autorità titolare presenta al Comitato una valutazione in termini di efficacia.

Ai fini della ricognizione e dell'aggiornamento sull'andamento dei patti per il sud stipulati dal governo con le regioni del mezzogiorno e con le città metropolitane, si veda il Rapporto   della Presidenza del Consiglio dei Ministri, aggiornato al 13 dicembre 2016.

I primi dati di monitoraggio   sono stati forniti il Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno a maggio 2017.

Un primo intervento si è avuto alla fine del 2016, con il decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243. Si è trattato di un provvedimento riguardante singole aree territoriali del Mezzogiorno, con interventi rivolti in particolare ad affrontare alcune criticità riguardanti taluni settori specifici, con particolare riferimento agli aspetti ambientali, inerenti il completamento della procedura di cessione dei complessi aziendali del gruppo ILVA di Taranto (artt. 1 e 1-bis), l'accelerazione del programma di risanamento ambientale e rigenerazione urbana del comprensorio l'area del comprensorio di Bagnoli-Coroglio (art. 3), l'affidamento alla Sogin S.p.a. del servizio di trasporto, caratterizzazione e smaltimento dei rifiuti pericolosi e radioattivi siti nel deposito ex Cemerad, nel territorio del comune di Statte (Taranto) (art. 3-bis), la previsione di un Piano straordinario di indagine e di approfondimento per la verifica dello stato delle matrici ambientali nell'area interessata dalla presenza della discarica in località Burgesi del Comune di Ugento (Lecce) (art. 3-ter), nonché in materia di lavoro e politiche sociali, con misure volte, in particolare, alla diffusione della logistica digitale nel Mezzogiorno (art. 4-bis) e alla riqualificazione e all'ammodernamento tecnologico dei servizi di radioterapia oncologica (art. 5-bis).

Con particolare riguardo agli interventi in materia di coesione e sviluppo, una disposizione di rilievo è contenuta all'art. 7-bis (princìpi per il riequilibrio territoriale), che persegue la finalità di favorire il riequilibrio territoriale tra le diverse zone del Paese, prevedendo che le risorse aggiuntive per la politica di coesione - quelle cioè finalizzate a promuovere lo sviluppo economico e la coesione sociale e territoriale e a rimuovere gli squilibri economici, sociali, istituzionali e amministrativi del Paese - siano assegnate secondo le differenzialità presenti nei territori del Mezzogiorno. E' assegnato all'Autorità politica per la coesione il compito di curare l'applicazione di questo principio di assegnazione differenziale di risorse "aggiuntive" nei territori delle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna.

La norma prevede altresì una ricognizione degli stanziamenti "ordinari" di spesa in conto capitale nei territori medesimi, finalizzata a garantire che le amministrazioni centrali destinino, annualmente, al Mezzogiorno un volume complessivo di stanziamenti "ordinari" in conto capitale proporzionale alla popolazione di riferimento (o conforme ad altro criterio relativo a specifiche criticità individuato in apposta direttiva). Le modalità di verifica, a decorrere dalla legge di bilancio 2018, se, e, in quale misura, le amministrazioni centrali si siano conformate all'obiettivo di destinare agli interventi nel territorio composto dalle Regioni Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna un volume complessivo annuale di stanziamenti ordinari in conto capitale sono state stabilite con il DPCM 7 agosto 2017;. 

Misure di accelerazione e semplificazione organizzativa per l'attuazione delle politiche di coesione sono contenute nell'articolo 7-ter, che consente all'Agenzia per la coesione territoriale di stipulare apposite convenzioni con le società in house delle amministrazioni dello Stato, con l'obiettivo di rafforzare l'attuazione della programmazione 2014-2020, sostenere la crescita economica ed accelerare la realizzazione degli interventi delle politiche di coesione.

Un consistente intervento di natura fiscale è stato operato dall'articolo 7-quater, con il quale si modifica la disciplina del credito d'imposta per l'acquisto di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive nelle zone assistite ubicate nelle regioni del Mezzogiorno (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Molise, Sardegna e Abruzzo), che era stato introdotto dalla legge di stabilità 2016 per il periodo dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2019 (articolo 1, commi da 98 a 108, legge n. 208 del 2015).

In particolare l'intero territorio della Sardegna viene incluso tra le regioni ammesse alla deroga rispetto alla disciplina europea in materia di aiuti di Stato. Inoltre le aliquote del credito d'imposta per l'acquisto di beni strumentali nuovi sono aumentate nella misura massima consentita dalla Carta degli aiuti a finalità regionale 2014-2020. Anche l'ammontare massimo di ciascun progetto di investimento, al quale è commisurato il credito d'imposta, è elevato da 1,5 a 3 milioni di euro per le piccole imprese e da 5 a 10 milioni per le medie imprese, mentre rimane a 15 milioni per le grandi imprese. Infine è soppresso il divieto di cumulo del credito d'imposta con gli aiuti de minimis e con altri aiuti di Stato che insistano sugli stessi costi, sempre che tale cumulo non porti al superamento dell'intensità o dell'importo di aiuto più elevati consentiti dalla normativa europea.

La misura agevolativa in questione è stata inoltre rifinanziata dalla legge di bilancio per il 2018 (art. 1, comma ) con un incremento di 200 milioni per il 2018 e di 100 milioni per il 2019 (art. 1, comma 892, legge n. 205/2017). Fermo restando le risorse già autorizzate per il 2016 e il 2017 (rispettivamente 617 e 507 milioni), le risorse destinate al finanziamento del credito d'imposta per il Sud viene pertanto elevata a 872 milioni per il 2018 e a 772 milioni per il 2019.

 

Un secondo filone di intervento legislativo si è avuto con il decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, con una serie di disposizioni volte alla crescita economica nel Mezzogiorno, attraverso nuovi strumenti di intervento.

In particolare:

  • è introdotta una misura a favore dei giovani imprenditori nel Mezzogiorno denominata «Resto al Sud», la quale viene finanziata mediante utilizzo delle risorse del Fondo sviluppo e coesione 2014-2020 per un importo complessivo fino a 1.250 milioni. La misura, finalizzata a promuovere la costituzione di nuove imprese nelle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, è rivolta ai giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni, residenti, al momento della presentazione della domanda, nelle Regioni citate, ovvero che ivi trasferiscano la residenza nei termini di legge, e che mantengano nelle stesse Regioni la residenza per tutta la durata del finanziamento, che consiste per il 35% in erogazioni a fondo perduto, e che per il 65% è un prestito a tasso zero da rimborsare, complessivamente, in otto anni, di cui i primi due di preammortamento. Le modalità di attuazione della misura "Resto al Sud" sono contenute nel regolamento di cui al DM 9 novembre 2017, n. 174;
  • per favorire il ricambio generazionale e lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile in agricoltura nelle regioni del Mezzogiorno, la misura "Resto al Sud" viene inoltre estesa alle imprese agricole, mediante una specifica destinazione di 50 milioni del Fondo sviluppo e coesione 2014-2020. Inoltre, al fine di promuovere la costituzione di nuove imprese, sono introdotte disposizioni per consentire ai comuni delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, di dare in concessione o in affitto ai soggetti in età compresa tra i 18 e i 40 anni terreni e aree in stato di abbandono, prevedendo la costituzione di una "Banca delle terre abbandonate o incolte";
  • sono istituite le Zone economiche speciali (ZES), a valere sulle risorse Fondo sviluppo e coesione destinate alle Regioni interessate dalle ZES (nella misura di 25 milioni per il 2018, di 31,2 milioni nel 2019 e di 150,2 milioni nel 2020), concentrate nelle aree portuali e nelle aree ad esse economicamente collegate, nelle regioni meridionali. Lo scopo delle ZES è quello di creare condizioni favorevoli in termini economici, finanziari e amministrativi, che consentano lo sviluppo delle imprese già operanti e l'insediamento di nuove imprese. Tali imprese sono tenute al rispetto della normativa nazionale ed europea, nonché alle prescrizioni adottate per il funzionamento della stessa ZES, e beneficiano di speciali condizioni, in relazione alla natura incrementale degli investimenti e delle attività di sviluppo di impresa;
  • sono infine introdotte misure di semplificazione ed accelerazione delle procedure sia per la realizzazione degli interventi contenuti nei Patti per lo sviluppo (c.d. Patti per il Sud) nelle regioni del Mezzogiorno (procedure semplificate di rimborso delle spese effettivamente sostenute, a valere sulle risorse FSC 2014-2020, dalle amministrazioni titolari degli interventi e snellimento dei procedimenti di decisione sugli interventi contenuti nei Patti stessi, prevedendo il ricorso alla Conferenza di servizi simultanea), sia per la valorizzazione dei Contratti Istituzionali di Sviluppo-CIS.

 

Ulteriori misure per la coesione territoriale ed il Mezzogiorno sono recate dalla legge di bilancio per il 2018, principalmente rivolte al sostegno e allo sviluppo delle imprese operanti al Sud, sia attraverso la proroga ed il rifinanziamento di misure già operanti nell'ordinamento (ad es. il rifinanziamento del credito d'imposta per l'acquisto di beni strumentali nuovi nelle regioni del Mezzogiorno), sia mediante la definizione di nuovi strumenti di intervento.

Tra le misure innovative rileva, in particolare, l'istituzione di un fondo denominato "Fondo imprese Sud", finalizzato al sostegno della crescita dimensionale delle piccole e medie imprese aventi sede legale e attività produttiva nelle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, con una dotazione di 150 milioni di euro (commi 897-903).

Il Fondo, finanziato a valere sulle risorse del Fondo sviluppo e coesione della programmazione 2014- 2020, ha una durata di 12 anni, e la relativa gestione - che opera investendo nel capitale delle piccole e medie imprese, nonché in fondi privati di investimento mobiliare chiuso (OICR), che realizzano investimenti nelle piccole e medie imprese territorialmente beneficiarie dell'intervento - è affidata a Invitalia S.p.A., che può a tal fine avvalersi anche della Banca del Mezzogiorno. Con riferimento alla partecipazione di soggetti terzi al Fondo, si prevede che quote aggiuntive del Fondo stesso possano essere sottoscritte anche da investitori istituzionali, pubblici e privati, inclusi la Banca del Mezzogiorno, la Cassa depositi e prestiti S.p.A., la Banca Europea per gli Investimenti e il Fondo Europeo per gli Investimenti, individuati dalla medesima Agenzia.

 

Vengono poi in rilievo le disposizioni volte ad ottimizzare la gestione delle risorse idriche nel Mezzogiorno, contenute nei commi 904-905, che autorizzano il commissario liquidatore dell'EIPLI (Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione Fondiaria in Puglia e Lucania) a stipulare transazioni per accelerare le procedure di liquidazione del suddetto ente. Si dettano inoltre norme per la costituzione di un nuovo soggetto gestore delle infrastrutture regionali per le risorse idriche del Sud. In particolare, si disciplinano alcuni aspetti relativi alla partecipazione delle Regioni interessate alla costituenda società, allo Statuto, alla gestione di eventuali attività e passività residue dalla liquidazione dell'EIPLI, alla tariffa idrica da applicare agli utenti.

 

Rientra tra le misure di sostegno alle politiche nazionali e comunitarie volte al superamento degli squilibri socioeconomici territoriali, il rifinanziamento della "Strategia Nazionale per le Aree Interne" (SNAI), che rappresenta una delle linee strategiche di intervento dei Fondi strutturali europei del ciclo di programmazione 2014-2020, definite nell'ambito dell'Accordo di Partenariato, diretta al sostegno della competitività territoriale sostenibile, al fine di contrastare, nel medio periodo, il declino demografico che caratterizza tali aree, definite come quelle più lontane dai servizi di base. Si dispone un incremento dei finanziamenti nazionali destinati alla Strategia di complessivi di 91,2 milioni (di cui 30 milioni per ciascuno degli anni 2019 e 2020 e di 31,18 milioni per il 2021), a valere sul Fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie, che porta l'autorizzazione complessiva di spesa a favore della Strategia per le aree interne a 281,18 milioni di euro (commi 895-896)

Va infine segnalato come, sulla base della nuova disciplina contabile, una parte degli interventi in favore delle politiche di coesione è riconducibile a variazioni effettuate con la Sezione II direttamente sulla Missione di spesa n. 28 ("Sviluppo e riequilibrio territoriale"), le cui risorse sono pressoché interamente iscritte sul Fondo per lo sviluppo e la coesione (cap. 8000 del Ministero dell'economia). In particolare, con la Sezione II si dispone:

1)  un rifinanziamento del Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) per il ciclo di programmazione 2014-2020, di 5 miliardi per il 2021 e annualità seguenti;

2)  una riprogrammazione delle risorse del Fondo medesimo attraverso una anticipazione di 1 miliardo al 2018, di 1,5 miliardi al 2019 e di 1,2 miliardi al 2020, con conseguente riduzione delle risorse previste per il 2021 e annualità seguenti.