Il Documento di economia e finanza (DEF) costituisce il principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio. Esso traccia, in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni, sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche, e gli indirizzi, sul versante delle diverse politiche pubbliche, adottati dall'Italia per il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita europeo (PSC). Il DEF si colloca al centro del processo di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri dell'UE, il cd. Semestre europeo.
Le Camere si esprimono sul DEF attraverso la votazione di atti di indirizzo (risoluzioni) in tempo utile per l'invio al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea, entro il successivo 30 aprile, del Programma di Stabilità e del Programma Nazionale di Riforma, rispettivamente I e III Sezione del DEF.
Per approfondimenti si consulti il dossier redatto congiuntamente dai Servizi della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
Il DEF 2024 presenta una struttura più sintetica rispetto ai precedenti documenti di economia e finanza, in considerazione dell'attuale fase di transizione verso le nuove regole delle governance economica europea e quindi della predisposizione di un quadro programmatico coerente con le nuove regole europee.
Il Governo ha quindi annunciato che gli obiettivi di politica economica dei prossimi anni saranno definiti nel Piano strutturale di bilancio di medio periodo. L'Italia dovrà infatti presentare entro il prossimo 20 settembre il nuovo Piano strutturale di bilancio di medio termine, tenendo conto della predisposizione da parte della Commissione europea di una traiettoria di riferimento dell'andamento dell'indice della spesa primaria netta.
In vista dell'entrata in vigore delle nuove regole europee, il Governo si è limitato a illustrare nel DEF 2024 i contenuti e le informazioni di carattere essenziale sull'andamento tendenziale dei principali dati della finanza pubblica con una stima delle politiche invariate per il prossimo triennio.
Alla luce di tali premesse, il DEF sottolinea come l'economia italiana nel corso del 2023 abbia dimostrato una resilienza superiore alle attese, nonostante un quadro macroeconomico connotato da instabilità politica, elevata inflazione e da un ciclo restrittivo di politica monetaria, registrando un incremento del PIL dello 0,9%, in decelerazione rispetto al 2022, ma superiore a quello della media dell'area euro (+0,4%). In tale contesto, la previsione tendenziale del tasso di crescita del PIL si attesta, per il 2024, all'1,0 per cento, mentre si prospetta pari all'1,2 per cento nel 2025, e all'1,1 e allo 0,9 per cento, rispettivamente, nei due anni successivi. La marginale revisione al ribasso rispetto allo scenario programmatico della NADEF (1,2%), è legata ad una scelta prudenziale, dato il contesto internazionale incerto. Secondo le previsioni del DEF, la crescita del PIL sarà sostenuta, in particolare, dagli investimenti connessi al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e da un graduale recupero del reddito reale delle famiglie.
Per quanto riguarda il debito pubblico, per il 2023, i primi dati ufficiali indicano che il rapporto debito/PIL è sceso al 137,3 per cento, in calo di 3,2 punti percentuali rispetto all'anno precedente. Rispetto al massimo storico registrato nel 2020 (154,9 per cento), la riduzione cumulata nei tre anni successivi è stata dunque pari a 17,6 punti percentuali.
Il DEF evidenza come a partire dal 2024 il rapporto debito/PIL tenderà a risalire lievemente a causa della recente revisione al rialzo del deficit (che nel 2023 si è attestato su un valore pari al 7,2 per cento del PIL) dovuta alle maggiori spese legate al Superbonus.
L'aggiornamento del quadro di finanza pubblica a legislazione vigente fissa l'indebitamento netto della PA per il 2024 al 4,3 per cento del PIL, in linea con le previsioni contenute nella NADEF e in netta diminuzione rispetto al consuntivo dello scorso anno (7,2 per cento).
La previsione per il quadriennio 2024-2027 indica un progressivo rientro dell'indebitamento netto sul PIL lungo tutto l'orizzonte di previsione. Negli anni successivi, infatti, il deficit è previsto in continua riduzione, al 3,7 per cento nel 2025, al 3,0 per cento nel 2026 e, quindi, al 2,2 per cento nel 2027.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, il Documento sottolinea come l'occupazione e la disoccupazione sono attese, rispettivamente, in aumento e in diminuzione nell'intero periodo analizzato. In particolare, il tasso di disoccupazione, pari al 7,1 per cento nel 2024 scenderà al 6,8 per cento nel 2027. La nuova proiezione macroeconomica tendenziale per il 2024 si caratterizza altresì per un tasso di inflazione significativamente inferiore a quanto previsto nella NADEF 2023. La BCE ha annunciato che le prossime scelte di politica monetaria potranno tenere in considerazione anche l'obiettivo di procedere con gradualità a una riduzione dei tassi di interesse nel corso dell'anno.
La seconda sezione del DEF, dedicata all'analisi e alle tendenze della finanza pubblica, illustra l'analisi del conto economico delle amministrazioni pubbliche a legislazione vigente, per il periodo 2024-2027, integrato con le informazioni relative alla chiusura dell'esercizio 2023.
I dati riferiti all'ultimo esercizio concluso, resi noti dall'ISTAT ad aprile, attestano un indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni per il 2023 pari, in valore assoluto, a 149,5 miliardi di euro, corrispondente al 7,2 per cento del Pil.
Per quanto attiene al confronto con le precedenti stime per il medesimo anno, si evidenzia che la NADEF 2023 aveva previsto, in termini di Pil, un indebitamento netto pari al 5,2 per cento su base tendenziale e al 5,3 per cento su base programmatica; valore, quest'ultimo, prospettato anche dalla Nota tecnico illustrativa 2023. Sul versante delle entrate, il DEF evidenzia come, dai dati di consuntivo per il 2023, le entrate totali delle amministrazioni pubbliche sono risultate pari a circa 996,6 miliardi, in aumento di circa 6 punti percentuali rispetto all'anno precedente (un incremento in valore assoluto di circa 60 miliardi). In rapporto al Pil si registra un lieve incremento dal 47,7 per cento del 2022 al 47,8 per cento del 2023.
Infine, la terza sezione del DEF contiene lo schema del Programma nazionale di riforma (PNR), che anche per il 2024 si inserisce nel più ampio complesso di riforme e investimenti rappresentato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Nel DEF, il Governo riporta una stima dell'impatto macroeconomico delle spese e delle principali riforme previste dal PNRR che tiene conto della revisione del Piano approvata dal Consiglio UE adicembre 2023. Le risorse a disposizione del nuovo PNRR ammontano a 194,4 miliardi di euro (122,6 miliardi di prestiti e 71,8 miliardi di sovvenzioni). Rispetto alla dotazione iniziale di 191,5 miliardi, le risorse aggiuntive provengono dall'introduzione del REPowerEU (2,76 miliardi) e dall'aumento del contributo da parte dell'UE (0,16 miliardi). Oltre che di tali risorse, la valutazione del Governo tiene anche conto di una serie di misure strettamente connesse all'attuazione del Piano, ovvero, i 30,6 miliardi del Piano Nazionale Complementare e i 13,9 miliardi del REACT-EU.
L'analisi dell'impatto macroeconomico del PNRR contenuta nel DEF aggiorna, impiegando gli stessi modelli econometrici, quella elaborata dal Governo in occasione della stesura iniziale del Piano ed aggiornata via via nei successivi documenti di finanza pubblica sulla base delle nuove informazioni riguardo l'andamento delle spese e delle misure. Inoltre, coerentemente con l'approccio adottato precedentemente, al fine di isolare unicamente l'impatto addizionale sull'economia, la valutazione è stata effettuata considerando, tra tutte le risorse citate, solo quelle che finanziano progetti che possono essere considerati aggiuntivi: prestiti e sovvenzioni RRF (137,7 miliardi), fondi REACT-EU (13,9 miliardi), le risorse anticipate del Fondo Sviluppo e Coesione (14,8 miliardi) e quelle stanziate attraverso il Fondo complementare (30,6 miliardi), per un totale di circa 197 miliardi. Non si tiene, quindi, conto delle misure che si sarebbero comunque realizzate in assenza del PNRR (scenario base).
Per quanto riguarda gli impatti a livello settoriale e per Missione, il Governo valuta nel periodo 2021 – 2026 un impatto medio sul livello del PIL del 1,7 per cento, che corrisponde ad un incremento cumulato, ovvero la somma nel tempo degli scostamenti del PIL rispetto allo scenario base, di 10 punti percentuali.
La terza sezione del DEF 2024 riepiloga anche la strategia di riforma adottata dal Governo nell'ultimo anno in relazione alle raccomandazioni di policy formulate dalla Commissione Europea, nella sua Relazione per Paese del 2023, che considerano in particolare le seguenti finalità: accrescere il potenziale economico dell'Italia, favorire la transizione digitale ed ecologica, ridurre i divari di genere, età e territorio; migliorare la qualità delle istituzioni e accrescere la competitività del sistema economico per attrarre gli investitori, investire nella transizione digitale ed ecologica. Il DEF dà altresì conto degli ulteriori ambiti di intervento che sono stati interessati dalle misure della legge di bilancio 2024 per sostenere la partecipazione femminile al mondo del lavoro, la natalità e la genitorialità.
Infine, il Programma nazionale di riforma del DEF 2024 fa riferimento anche alle altre politiche attuate nel 2023 come il completamento della riforma del sistema fiscale e le nuove disposizioni per la revisione della spesa pubblica, oltre alle misure volte a favorire la crescita e produttività (con interventi nell'ambito delle infrastrutture, dell'istruzione e della ricerca, della semplificazione delle procedure e della promozione della concorrenza).