La Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza 2023 è stata approvata dal Consiglio dei Ministri del 27 settembre 2023 e successivamente è stata trasmessa alle Camere per il relativo esame.
Alla Camera, la Nota è stata assegnata alla Commissione Bilancio, per l'esame in sede referente, nonché a tutte le altre Commissioni permanenti, per l'esame in sede consultiva.
Prima dell'inizio dell'esame, la Commissione Bilancio ha proceduto, congiuntamente alla Commissione Bilancio del Senato, all'acquisizione di elementi informativi attraverso l'audizione dei seguenti soggetti: CNEL; Corte dei conti; Istat; Banca d'Italia; Presidente dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio; Ministro dell'economia e delle finanze. Tali audizioni si sono svolte il 9 e 10 ottobre 2023.
In data 10 ottobre 2023, la Commissione Bilancio ha approvato la relazione per l'Assemblea proposta dalla maggioranza.
L'esame in Aula della NADEF si è svolto mercoledì 11 ottobre 2023, congiuntamente all'esame della Relazione al Parlamento ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, con cui il Governo ha richiesto l'autorizzazione al ricorso a maggiore indebitamento.
Al termine della discussione, è stata approvata la risoluzione n. 6-00058, presentata dai capigruppo di maggioranza e accettata dal Governo, riferita alla Relazione al Parlamento. La risoluzione è stata approvata a maggioranza assoluta dei componenti della Camera, conformemente a quanto prescritto dall'articolo 81, comma 2, Costituzione e dall'articolo 6, commi 3 e 5, legge n. 243 del 2012 (224 voti favorevoli, 127 voti contrari, nessun astenuto).
Successivamente, è stata approvata la risoluzione n. 6-00057, presentata dai capigruppo di maggioranza e accettata dal Governo, riferita alla NADEF 2023. La risoluzione è stata approvata con 224 voti favorevoli, 127 voti contrari, nessun astenuto.
Per un approfondimento sui contenuti della Nota, si rinvia al dossier a cura dei Servizi Studi di Camera e Senato, del Servizio bilancio dello Stato della Camera e del Servizio del Bilancio del Senato.
La Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NADEF) costituisce uno degli strumenti fondamentali del ciclo della programmazione economica e finanziaria del Paese. L'articolo 7, comma 2, della legge di contabilità e finanza pubblica (legge n. 196 del 2009) ne prevede la presentazione alle Camere per le conseguenti deliberazioni parlamentari, mentre l'articolo 10-bis ne disciplina i contenuti. Questi riguardano, in particolare, l'aggiornamento delle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica, l'aggiornamento degli obiettivi programmatici individuati dal Documento di economia e finanza (DEF), le eventuali modifiche e integrazioni al DEF conseguenti alle raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea relative al Programma di stabilità e al Programma nazionale di riforma, l'obiettivo di saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato e di saldo di cassa del settore statale, l'indicazione dei principali ambiti di intervento della manovra di finanza pubblica per il triennio successivo, l'indicazione di eventuali disegni di legge collegati alla manovra di bilancio.
La NADEF presentata dal Presidente del Consiglio e dal Ministro dell'economia e delle finanze e approvata dal Consiglio dei ministri del 27 settembre 2023, aggiorna il quadro programmatico di finanza pubblica per il periodo 2024-2026, rispetto a quello contenuto nel DEF di aprile 2023.
La Nota espone un'analisi delle tendenze in corso e delle previsioni per l'economia e la finanza pubblica italiane, sia per quanto riguarda lo scenario a legislazione vigente, sia in relazione alla definizione degli obiettivi programmatici di finanza pubblica per il triennio 2024-2026. Essa, inoltre, descrive i principali ambiti di intervento e gli effetti finanziari attesi dalla legge di bilancio 2024, che, in base a quanto stabilito dalla legge di contabilità e finanza pubblica, deve essere presentata entro il 20 ottobre.
La NADEF 2023 si compone di quattro parti:
1) la prima parte fornisce una panoramica delle tendenze recenti dell'economia e della finanza pubblica e presenta il quadro macroeconomico e di finanza pubblica tendenziale e programmatico;
2) la seconda parte reca un esame del quadro macroeconomico internazionale e di quello italiano, presentando le tendenze recenti, le prospettive e lo scenario programmatico;
3) la terza parte descrive l'andamento dell'indebitamento netto e del debito pubblico, anche alla luce delle proposte presentate dalla Commissione europea in materia di riforma della governance economica europea;
4) la quarta parte, infine, dà conto delle tre Raccomandazioni specifiche dell'11 luglio 2022, rivolte all'Italia dal Consiglio dell'Unione europea sulla base di quanto esposto dal Programma Nazionale di Riforma contenuto nel DEF di aprile e del Rapporto-Paese sull'Italia redatto dalla Commissione europea.
Unitamente alla NADEF 2023, il Governo ha trasmesso al Parlamento la Relazione ex articolo 6 della legge n. 243 del 2012 con cui si richiede l'autorizzazione parlamentare a ricorrere a un maggiore indebitamento.
Alla Nota di aggiornamento risultano allegati, secondo quanto prescritto dalla legge di contabilità e finanza pubblica, la nota illustrativa sulle leggi pluriennali di spesa in conto capitale a carattere non permanente, il rapporto programmatico recante gli interventi in materia di spese fiscali, la relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva nel 2023 e il rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all'evasione fiscale e contributiva nel 2023.
La NADEF 2023 evidenzia, quali principali fattori di condizionamento dell'attività economica e delle politiche monetarie a livello mondiale, il rallentamento della crescita globale rispetto alla media del 2022, le persistenti tensioni geopolitiche e l'elevata inflazione.
Essa riporta, in particolare, dati aggiornati sul progressivo rallentamento dell'inflazione nel 2023 rispetto al 2022, menzionando le più recenti stime OCSE. Sono riportate, inoltre, le tendenze in corso per quanto riguarda il percorso discendente delle quotazioni del gas nel 2023 e la sua recente interruzione, nonché i più recenti dati Eurostat sulla riduzione del consumo di gas nell'Unione europea. La NADEF espone, altresì, dati dell'Oil Market Report sull'andamento del prezzo del petrolio - in rialzo nei mesi estivi del 2023 - e i dati sul rapporto tra domanda e offerta, a seguito della politica di tagli alla produzione messa in atto dai Paesi dell'OPEC+. Infine, si riportano i dati più recenti dell'indice di riferimento FMI sui prezzi delle materie prime non energetiche, che ha registrato una contrazione rispetto al 2022.
La NADEF segnala la sostanziale tenuta dell'economia degli Stati Uniti, con dati positivi sul fronte della spesa per i consumi e degli investimenti privati - grazie agli effetti positivi dei finanziamenti diretti e degli incentivi fiscali - e un'inflazione al consumo al 3,7% su base annua nel mese di agosto 2023. A fronte della politica monetaria restrittiva perseguita dalla FED, che vede tassi di interesse al 5,25%-5,50%, i suoi effetti tardano a manifestarsi sul mercato del lavoro, che segna un tasso di disoccupazione al 3,8 per cento ad agosto 2023. La NADEF rileva una possibilità che l'economia statunitense entri in una fase di recessione a fine 2023; essa, tuttavia, risulterebbe breve e piuttosto contenuta.
In relazione alla Cina, la Nota evidenzia la progressiva perdita di slancio dell'economia nel corso del 2023, dopo il rimbalzo positivo dei primi mesi dell'anno. La flessione della domanda globale ha determinato l'insorgere di difficoltà nell'industria manifatturiera e un rallentamento degli investimenti fissi delle imprese. Le autorità monetarie cinesi hanno tagliato i tassi di interesse al 2,5% (medio termine) e al 3,45% (prestiti a un anno). La Cina ha registrato, inoltre, una modesta crescita annuale dei prezzi al consumo (0,1 per cento su base annua ad agosto 2023) e un tasso di disoccupazione al 5,2%.
Per quanto riguarda il Giappone, la NADEF rileva un aumento del PIL dello 0,8% nel primo trimestre e dell'1,2% nel secondo su base trimestrale, con un lieve calo della domanda interna e un incremento delle esportazioni nette. Il tasso di disoccupazione si attesta al 2,6% nella prima metà del 2023, mentre il tasso di inflazione registra il 3% nella componente headline.
Per quanto concerne il Regno Unito, la NADEF rileva la fase di debolezza dell'economia britannica, con una crescita quasi nulla del PIL nei primi due trimestri del 2023 e una risalita del tasso di disoccupazione al 4,3% nel trimestre maggio-luglio 2023. L'inflazione subisce una decelerazione al 6,7% su base annua ad agosto 2023, mentre a livello di politica monetaria la Bank of England a settembre ha lasciato invariato il tasso di interesse di riferimento al 5,25%.
Nell'Eurozona, la crescita economica segna un rallentamento nella prima metà dell'anno, con una crescita del PIL dello 0,1% nel secondo trimestre, un contributo nullo dei consumi privati - dovuto alle difficoltà di famiglie e privati a fronteggiare la riduzione del potere d'acquisto causata dall'inflazione - una crescita modesta degli investimenti fissi lordi e un calo delle esportazioni. Il tasso di crescita stimato dalla BCE è allo 0,7% nel 2023, all'1% nel 2024 e all'1,5% nel 2025. Il tasso di disoccupazione registra il 6,4% a giugno e luglio 2023 - tra i livelli più bassi mai registrati - ma con un tasso di occupazione molto variegato all'interno dell'area dell'euro. L'inflazione si è attestata al 5,2% ad agosto 2023, mentre la componente di fondo segna il 6,2% su base annua, riducendosi più lentamente.
La NADEF rileva come le politiche monetarie delle banche centrali abbiano mantenuto, in linea generale, una intonazione restrittiva nel 2023, al fine di riportare la dinamica dei prezzi in linea con gli obiettivi di medio termine relativi all'inflazione. La rilevante risalita dei tassi di interesse di riferimento e la contestuale politica di riduzione degli attivi di bilancio delle autorità monetarie, con una diminuzione della liquidità disponibile per il sistema finanziario e l'aumento dell'offerta netta di titoli sul mercato secondario, hanno dato luogo a un generale inasprimento delle condizioni di finanziamento per l'economia reale. Nell'area euro, la BCE, dopo aver avviato il proprio ciclo restrittivo a luglio 2022, nell'ultima monetary policy decision di settembre 2023 ha portato i tre tassi di riferimento, rispettivamente, al 4% (depositi), al 4,5% (operazioni di rifinanziamento principali) e al 4,75% (operazioni di rifinanziamento marginale). Il bilancio della BCE è stato ridotto, inoltre, di oltre il 20 per cento.
La NADEF, riportando le più recenti stime OCSE di settembre 2023, evidenzia come queste prevedano una crescita mondiale del 3 per cento nel 2023 e del 2,7 per cento nel 2024. Dati, questi, fortemente condizionati da diversi fattori di rischio, tra cui la persistente elevata inflazione, le condizioni finanziarie più restrittive, le tensioni geopolitiche, l'insicurezza energetica e alimentare e i livelli più elevati di debito.
La NADEF evidenzia come l'economia italiana abbia risentito dell'indebolimento del quadro ciclico globale nel primo semestre 2023. Dopo l'incremento congiunturale del primo trimestre (+0,6 per cento), la Nota rileva, nel secondo trimestre dell'anno, una contrazione del PIL rispetto al trimestre precedente dello 0,4 per cento. Su tale risultato negativo ha inciso l'orientamento restrittivo delle politiche monetarie e l'inflazione ancora elevata; fattori, questi due, che hanno avuto un impatto anche sulla domanda interna.
La decelerazione del ritmo di crescita del PIL è stata influenzata dal rallentamento del settore dei servizi nel secondo trimestre, mentre la fase di espansione della domanda interna si è temporaneamente arrestata, con particolare riguardo ai consumi delle famiglie, che dopo l'incremento nel primo trimestre (+0,8 per cento) sono risultati stazionari nel secondo trimestre.
L'andamento degli investimenti è positivo ma risulta in discesa nel primo trimestre dell'anno (+0,4 per cento) rispetto all'ultimo trimestre 2022 (+1,2 per cento), per poi contrarsi nel secondo trimestre (-1,8 per cento). Nel complesso, la spesa per investimenti si attesta al 21,3 per cento del PIL.
Per quanto riguarda la domanda estera, le esportazioni hanno subito un calo in entrambi i trimestri della prima metà del 2023, riflesso dell'indebolimento della domanda mondiale. Mentre le esportazioni di servizi sono cresciute a ritmi sostenuti, quelle di beni hanno segnato una flessione.
Dal lato dell'offerta, la NADEF sottolinea che la fase ciclica negativa dell'industria in senso stretto continua: il valore aggiunto legato alla produzione industriale ha subito una pronunciata contrazione nel secondo trimestre (-0,9 per cento), tornando al di sotto dei livelli pre-pandemici.
Il settore delle costruzioni, dopo il rilevante incremento nell'ultimo biennio, ha perso in parte abbrivio già nel primo trimestre e si è contratto nel secondo (-3,2 per cento). Il settore dei servizi, dopo la robusta espansione del primo trimestre 2023 (0,9 per cento), nel secondo trimestre si è lievemente ritratto (-0,1 per cento), risentendo della flessione della domanda privata e dell'elevato livello dei prezzi.
La NADEF riporta che nel primo trimestre dell'anno l'inflazione al consumo è passata al 9,5 per cento su base annua, dal 12,5 per cento del quarto trimestre del 2022. Nel secondo trimestre 2023 essa ha ulteriormente rallentato (7,8 per cento), accompagnandosi alla contrazione dei prezzi all'import e a quella, più contenuta, dei prezzi alla produzione nell'industria, oltre che alla riduzione del prezzo dei beni energetici, in particolare del gas naturale.
Per quanto concerne l'andamento del credito, la Nota evidenzia come nella prima parte del 2023 i ripetuti aumenti dei tassi di interesse da parte della BCE si siano tramessi al settore privato con un aumento dei tassi praticati a famiglie e imprese, determinando una diminuzione del credito concesso.
A giugno 2023 i tassi praticati dagli operatori alle famiglie per l'acquisto di abitazioni si sono attestati al 4,65 per cento, quelli alle società non finanziarie al 5,04 per cento. I tassi sui depositi hanno registrato un moderato incremento (0,76 per cento). In merito alla qualità del credito, le ultime rilevazioni mostrano un leggero aumento dei crediti in sofferenza in termini assoluti a partire da maggio. In rapporto alle consistenze dei prestiti, l'incidenza delle sofferenze è ancora su livelli storicamente bassi, inferiore all'1,6 per cento per i prestiti alle famiglie e al 2,9 per cento per quelli alle imprese.
Per quanto riguarda gli scambi con l'estero, la NADEF evidenzia che l'effetto combinato delle politiche monetarie restrittive e dell'elevata inflazione verificatasi negli ultimi due anni sta frenando la domanda globale. Ne hanno risentito le esportazioni italiane, dopo il forte recupero del biennio 2021-2022. Anche le importazioni sono diminuite, per effetto del rallentamento della domanda interna.
L'attenuazione delle tensioni sul mercato del gas e la flessione dei prezzi delle materie prime, in confronto al 2022, unitamente al calo dei volumi, hanno dato luogo a un marcato miglioramento del saldo commerciale. Nei primi sette mesi del 2023, la bilancia commerciale dell'Italia ha registrato un surplus di 16,2 miliardi, a fronte del disavanzo di poco più di 15 miliardi nello stesso periodo dello scorso anno.
La Nota di aggiornamento presenta due scenari di previsioni macroeconomiche, uno tendenziale e l'altro programmatico, coerenti con lo scenario aggiornato riguardante le variabili esogene internazionali. Lo scenario programmatico incorpora l'impatto sull'economia delle nuove misure che saranno adottate con la prossima legge di bilancio per il 2024.
Lo scenario macroeconomico tendenziale ha ottenuto la validazione dell'Ufficio parlamentare di Bilancio il 30 settembre 2023.
La Nota di aggiornamento del DEF 2023 reca uno scenario tendenziale aggiornato rispetto a quello programmatico presentato nel DEF dello scorso aprile, alla luce delle recenti tendenze dell'economia italiana risultate più deboli delle attese, condizionate dal deterioramento del quadro ciclico globale.
Dopo il buon andamento del PIL nei primi mesi del 2023, la crescita dell'economia italiana ha subìto una inversione di tendenza, facendo registrare, a livello congiunturale, una riduzione del PIL pari a 4 decimi di punto nel secondo trimestre. Il rallentamento in atto è spiegato nella Nota con il deterioramento del quadro internazionale, segnato dalla permanente incertezza causata dalla guerra in Ucraina e da un calo della domanda globale, e, a livello dell'area euro, dall'inasprimento delle condizioni monetarie e finanziarie conseguenti all'alta inflazione, che rappresentano un freno per la domanda aggregata, già indebolita dalla perdita di potere di acquisto dei consumatori avvenuta negli ultimi due anni.
Anche le prospettive economiche per l'anno in corso e per il triennio successivo restano fortemente condizionate dagli effetti del rialzo dei tassi di interesse, dall'evoluzione dell'inflazione e degli scambi mondiali. Le informazioni congiunturali più recenti prefigurano una lieve ripresa dell'attività economica a partire dal terzo trimestre dell'anno, facendo prospettare una graduale recupero della crescita in chiusura d'anno, sostenuta prevalentemente dalla ripresa dell'industria e dai servizi. Le costruzioni sono attese in lieve recupero nella parte finale dell'anno, dopo il calo del secondo trimestre, sebbene in un quadro di riduzione della produzione e di una possibile diminuzione del volume degli ordini. Il settore dei servizi è atteso in crescita, ma a tassi molto moderati.
L'indice di fiducia dei consumatori si riduce per il terzo mese consecutivo, scendendo a 105,4 e raggiungendo il valore più basso dello scorso giugno, sebbene, sottolinea la NADEF, esso permanga su valori superiori a quelli medi della prima parte dell'anno.
Nel nuovo scenario tendenziale, la previsione di crescita del PIL per il 2023 viene corretta in via prudenziale al ribasso, passando allo 0,8% rispetto all'1,0% riportato nel quadro programmatico del Documento di Economia e Finanza. Per il 2024, anche per via dell'effetto di trascinamento del rallentamento in corso, la revisione è più marcata, con la previsione di crescita del PIL ridotta all'1,0% rispetto all'1,5% previsto nel DEF, principalmente per il deterioramento del quadro internazionale. Nel biennio successivo, invece, la previsione di crescita resta invariata per l'anno 2025, confermando quanto ipotizzato ad aprile nel DEF, ed è rivista marginalmente al rialzo per il 2026 (+0,1 punti percentuali).
Tale scenario si fonda, spiega la NADEF, sull'ipotesi che non vi siano ulteriori difficoltà nell'approvvigionamento di materie prime energetiche.
La revisione al ribasso della stima di crescita dal PIL per il 2023 di -0,2 punti percentuali rispetto al DEF dipende essenzialmente dall'imprevisto andamento negativo degli ultimi dati congiunturali e dall'incertezza sull'evoluzione del contesto internazionale. Il profilo di crescita prospettato dalla NADEF per l'anno in corso riflette una dinamica dell'attività solo lievemente espansiva negli ultimi due trimestri - grazie ad un moderato recupero dell'industria e dei servizi - che permetterebbe di iniziare il 2024 con una crescita acquisita relativamente bassa (0,3 punti percentuali), visto il minore trascinamento dal 2023. Tuttavia, la ripresa è attesa proseguire nei restanti trimestri, favorita dall'impulso agli investimenti privati fornito dal PNRR e dal rientro dell'inflazione – che la NADEF ipotizza scendere con decisione nel quarto trimestre di quest'anno - fattore che dovrebbe comportare un riassorbimento dell'incertezza di famiglie e imprese sul futuro
Per il 2024, il ridimensionamento della crescita del PIL, di -0,5 punti percentuali rispetto al DEF di aprile, è del tutto imputabile al mutato quadro delle esogene internazionali, sottostanti la previsione. La NADEF, in particolare, spiega che la revisione al ribasso è riconducibile, da un lato, agli effetti della politica monetaria restrittiva, che si traduce in maggiori costi di finanziamento e in una restrizione delle condizioni di accesso al credito per famiglie e imprese, dall'altro, al rallentamento del commercio internazionale e dell'apprezzamento dell'euro.
L'impatto più rilevante della revisione delle esogene sul ridimensionamento della crescita del PIL nel 2024 viene dalla nuova previsione di crescita del commercio mondiale, che è stata rivista nettamente al ribasso, in linea con le più recenti proiezioni fornite da Oxford Economics, e che incide per un ulteriore -0,4 punti percentuali sulla crescita del PIL rispetto alla previsione di aprile.
I tassi di interesse e i rendimenti attesi risultano più elevati già per l'anno in corso e per il 2024, anno in cui è previsto il loro picco massimo, con un ulteriore impatto negativo sul PIL nel 2024 (-0,1 punti rispetto a quanto prefigurato ad aprile), come conseguenza delle decisioni di politica monetaria della BCE.
Per quanto riguarda invece i prezzi energetici, il profilo tracciato dai contratti futures sul gas naturale TTF risulta, ad eccezione del 2023, più elevato dei livelli proiettati nel DEF, analogamente per i prezzi attesi del petrolio Brent. Nella NADEF, cumulando gli effetti dei rincari di petrolio e gas, risulta un impatto positivo di 3 decimi di punto per il PIL nel 2023, di 1 decimo di punto nel 2024 e un impatto negativo cumulato di 4 decimi di punto nel biennio 2025-2026.
Nel complesso, rispetto alla precedente previsione di aprile, tali fattori di revisione esercitano un impatto negativo più ampio sulla crescita, tale da sottrarre complessivamente -0,6 punti percentuali al tasso di espansione del PIL reale nel 2024 e -0,2 punti nel 2025.
Un apporto favorevole alla crescita del PIL nel 2024 verrà invece dal rallentamento dell'inflazione, che la NADEF prefigura già nell'ultimo trimestre del 2023 e che consentirà un recupero dei consumi delle famiglie e del potere di acquisto.
La Nota sottolinea che il profilo di crescita prefigurato nel nuovo quadro tendenziale è comunque improntato ad un approccio prudenziale, alla luce dei numerosi fattori di incertezza di ordine internazionale e geopolitico che pesano sull'evoluzione del contesto economico italiano. Complessivamente, tali rischi provenienti dal contesto internazionale risultato orientati al ribasso. La NADEF fornisce, al riguardo, una valutazione degli effetti sull'economia italiana di quattro scenari di rischio per le variabili esogene della previsione, legati: al rallentamento del commercio mondiale; a un maggiore apprezzamento dell'euro nei confronti delle altre valute; al perdurare di un clima geopolitico di forte tensione, che potrebbe incidere sul percorso di rientro dell'inflazione; all'ipotesi di una persistenza dell'intonazione restrittiva delle politiche monetarie, con un allargamento del differenziale fra i titoli di Stato italiani e il Bund tedesco, che porterebbe ad un inasprimento delle condizioni di finanziamento di famiglie e imprese e al graduale deterioramento dei loro bilanci.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, la Nota evidenzia che, malgrado la revisione lievemente al ribasso della previsione di crescita per il 2023 rispetto al DEF, grazie al risultato acquisito nei primi sei mesi dell'anno la crescita annuale degli occupati risulterà comunque pari all'1,4%. Tale crescita proseguirà anche nel triennio successivo, anche se a tassi inferiori rispetto al recente passato, arrivando a circa 24 milioni di occupati nel 2026.
Contestualmente ad un aumento dell'offerta di lavoro, nel 2023 il tasso di disoccupazione si attesta in media al 7,6%, per poi diminuire progressivamente nel triennio successivo sino ad arrivare al 7,2% nel 2026. Per il 2023 la produttività del lavoro (misurata in rapporto al PIL) diminuisce dello 0,5%, per poi tornare a salire a partire dal 2024 e restare lievemente positiva lungo tutto l'arco temporale considerato.
Per quanto riguarda i dati di finanza pubblica, le previsioni tendenziali della NADEF indicano un percorso di costante miglioramento dell'indebitamento netto in rapporto al Pil per ciascuno degli esercizi considerati rispetto al precedente (passando dal 5,2% del 2023 al 3,1% del 2026) ma, allo stesso tempo, un peggioramento delle previsioni rispetto a quelle del DEF 2023.
Secondo la NADEF le previsioni a legislazione vigente vedranno un miglioramento del rapporto indebitamento netto/PIL che, partendo come detto dall'8,0% del consuntivo 2022, si ridurrà progressivamente passando dal 5,2% dell'anno in corso al 3,6% del 2024, al 3,4% del 2025 e, infine, al 3,1% del 2026, al termine del periodo previsionale. La revisione delle previsioni della NADEF rispetto a quelle del DEF sconta la riclassificazione delle spese per il "Superbonus". In particolare, per il 2023 la revisione della stima tendenziale dell'indebitamento netto, che si incrementa di 0,7 punti percentuali rispetto alla stima del DEF, è essenzialmente riconducibile alle nuove valutazioni sui costi dei bonus edilizi, derivanti dal monitoraggio degli effetti di tali misure.
L'andamento tendenziale stimato dalla NADEF riflette un costante miglioramento del saldo primario, tale da compensare il peggioramento della spesa per interessi. Infatti, nel quadriennio, il saldo primario ritorna da un iniziale valore negativo nel 2023 (-1,4%) a valori positivi e crescenti: 0,6% nel 2024; 0,9% nel 2025 per giungere all'1,4% nel 2026.
I dati di consuntivo per il 2022 evidenziano entrate totali delle amministrazioni pubbliche pari a circa 935 miliardi, in aumento di circa 8 punti percentuali rispetto all'anno precedente (un incremento in valore assoluto di circa 72 miliardi), con un'incidenza sul Pil pari al 48 per cento.
Per quanto attiene alle previsioni per gli anni 2023-2026, si evidenzia, in valore assoluto, un andamento crescente del gettito complessivo. Nel 2023 le entrate totali delle Amministrazioni pubbliche risultano pari a circa 981 miliardi, in crescita di circa il 4,9 per cento rispetto all'anno precedente (un incremento in valore assoluto pari a circa 46 miliardi), con un'incidenza sul Pil pari al 47,8 per cento. Con riferimento al valore delle entrate in rapporto al PIL, l'andamento delle entrate finali risulta, invece, decrescente (da 47,8 per cento nel 2023 a 46,3 per cento nel 2026).
L'andamento positivo è sostenuto prevalentemente dalle imposte indirette che sono previste in aumento di circa il 4,9 per cento nel 2023 e del 4,8 per cento nel 2024, mentre l'incremento risulta più contenuto nel biennio 2025-2026 (rispettivamente, 2,5 per cento e 2,6 per cento). Le imposte dirette registrano, invece, una contrazione nel 2024 di circa 1,2 punti percentuali rispetto al 2023 (circa 4 miliardi in valore assoluto). Negli anni successivi dovrebbero tornare ad aumentare, con un incremento di circa il 2,7 per cento nel 2025 (8 miliardi in valore assoluto) e del 2,8 per cento nel 2026 (8,6 miliardi in valore assoluto).
Sul fronte della spesa, i dati di consuntivo per l'anno 2022 indicano un incremento delle spese finali di 65,5 miliardi (1.091,5 miliardi) rispetto al 2021 (pari a 1.026 miliardi). In particolare, la spesa primaria è cresciuta di circa 46,3 miliardi nel 2022 (1.008,6 miliardi di euro).
Per quanto attiene al periodo di previsione 2023-2026, la spesa primaria si attesta pari a 1.009,1 miliardi nel 2023 e si contrae fino 989,6 miliardi nel 2024 per poi crescere leggermente nel 2025 (1.013,4 miliardi) e nel 2026 (1.020 miliardi). L'incidenza sul PIL mostra invece una riduzione in tutto il periodo di previsione, passando dal 49,2 per cento del 2023 al 44,9 per cento del 2026.
Con riferimento alla spesa corrente primaria si osserva un andamento crescente dell'aggregato in valore assoluto, che si attesta nel 2023, in termini nominali, ad un livello di circa 880 miliardi. Nel triennio successivo l'aggregato è previsto in crescita per arrivare nel 2026 a circa 917,2 miliardi. In termini di incidenza sul PIL, si registra una dinamica decrescente per tutto il periodo previsionale, con valori che passano dal 42,9 per cento del 2023 al 40,3 per cento del 2026.
In dettaglio, l'aggregato relativo alla spesa per redditi da lavoro dipendente nel quadriennio 2023-2026 si assesta in termini assoluti in 188.709 milioni nel 2023, 186.651 milioni nel 2024, 188.604 milioni nel 2025 e 188.373 milioni nel 2026. L'aggregato aumenta rispetto all'anno precedente dello 0,8 per cento nel 2023, si riduce dell'1,1 per cento nel 2024, aumenta dell'1,0 per cento nel 2025 per diminuire dello 0,1 per cento nel 2026.
La spesa per consumi intermedi, in valore assoluto, registra i seguenti valori: 170.871 milioni nel 2023, 171.025 milioni nel 2024, 173.182 milioni nel 2025 e 172.731 milioni nel 2026. Nel 2023 mostra una crescita pari al 2,1 per cento rispetto al valore del 2022, dello 0,1 per cento nel 2024 rispetto all'esercizio precedente, dell'1,3 per cento nel 2025 rispetto al 2024 e una riduzione dello 0,3 per cento nel 2026.
La spesa per prestazioni sociali passa da circa 406,9 miliardi del 2022 a circa 424,0 miliardi del 2023, a 448,8 miliardi nel 2024, a 459,4 nel 2025 e a 471,7 nel 2026. La previsione stima un incremento su base annua del 4,2 per cento nel 2023. Negli anni seguenti è previsto un ulteriore incremento pari al 5,9 per cento del 2024, incremento ridotto al 2,4 per cento nel 2025 e al 2,7 del 2026.
La spesa pensionistica è pari a 317,4 miliardi del 2023, a 340,6 miliardi nel 2024, a 350,2 nel 2025 e a 361,2 nel 2026. Tale spesa registra un incremento, su base annua, del 6,8 per cento nel 2023, del 7,3 per cento nel 2024 principalmente in ragione dell'indicizzazione delle pensioni al tasso di inflazione. Infatti, a fronte del rallentamento della crescita dei prezzi a partire dal 2024, la crescita delle prestazioni pensionistiche si riduce sensibilmente fino al 2,8 per cento nel 2025 e al 3,1 nel 2026.
Con riferimento alla dinamica della spesa sanitaria, la NADEF stima una spesa per il 2023 pari a circa 134,7 miliardi, che si riduce nel 2024 a 132,9 miliardi (- 1,3 per cento) in conseguenza di una riduzione dei costi del personale e alla definitiva cessazione di quelli legati alla struttura commissariale per l'emergenza COVID. Essa risale nel biennio successivo, attestandosi a 136,7 miliardi nel 2025 (+2,8 per cento) e a 139,0 miliardi nel 2026 (+1,7 per cento). In rapporto al PIL, dopo un valore del 6,6 per cento nell'anno in corso, si stima nel triennio successivo un valore del 6,2 per cento in ciascuno degli anni 2024 e 2025, che scende infine a 6,1 nel 2026.
La spesa in conto capitale nel quadriennio 2023-2026 è stimata, in termini assoluti, in 129.027 milioni nel 2023, 94.571 milioni nel 2024, 106.335 nel 2025 e 102.830 nel 2026. Confrontando i dati dei singoli anni si rileva che il valore stimato nel 2023 registra una riduzione del 14,3 per cento rispetto all'anno precedente (- 21,5 miliardi), seguita da un'ulteriore riduzione nel successivo anno 2024 dove si ipotizza una minore spesa del 26,7 per cento (-34,5 miliardi), nel 2025 si prevede, invece, una crescita del 12,4 per cento (+ 11,8 miliardi) seguita da una nuova riduzione del 3,3 per cento nel 2026 (- 3,5 miliardi). L'incidenza sul PIL di tale aggregato risulta pari al 6,3 per cento nel 2023, si riduce al 4,4 per cento nel 2024 per poi risalire al 4,8 per cento nel 2025 e diminuire nuovamente al 4,5 per cento nel 2026.
La NADEF evidenzia che i contributi agli investimenti scontano anche il maggiore impatto finanziario dei bonus edilizi scaturente dai dati di monitoraggio più recenti. In linea con i nuovi criteri contabili adottati dall'Istat a marzo, in accordo con Eurostat, il maggiore costo emerso è registrato all'interno di questa voce di spesa nel 2023 (che infatti è incrementata di circa 24 miliardi) per l'intero importo. Inoltre, per il biennio successivo viene effettuata una riclassificazione dei crediti d'imposta connessi al superbonus, da crediti pagabili a non pagabili.
La spesa per interessi risulta pari, dati di consuntivo per il 2022, a 82.888 milioni, con una variazione in aumento, rispetto al dato del 2021, di circa 19 miliardi. In termini di Pil la spesa si colloca, nel 2022, al 4,3 per cento, rispetto al 3,5 per cento del 2021. Per quanto attiene alle previsioni per gli anni 2023 - 2026, la spesa per interessi è prevista in diminuzione nel 2023 sia in valore assoluto, risultando pari a 78,4 miliardi, sia in termini di incidenza rispetto al PIL (3,8 per cento). Per gli anni successivi, la spesa per interessi si attesta al 4,2% del PIL nel 2024 (89 miliardi), al 4,3% nel 2025 e al 4,6% nel 2026 (103,6 miliardi). La NADEF evidenzia che tali aumenti progressivi sono dovuti all'incremento del costo del debito sulle nuove emissioni che risente del rialzo dei tassi di riferimento operato dalla Banca centrale europea. La componente di spesa legata ai titoli indicizzati all'inflazione continuerà a ridursi, invece, per effetto del calo dell'inflazione.
Il quadro macroeconomico programmatico per gli anni 2024-2026, presentato nella NADEF, include l'impatto sull'economia delle misure che saranno adottate con la prossima legge di bilancio per il 2024.
La Nota indica, in primo luogo, gli obiettivi in valore assoluto di saldo netto da finanziarie programmatico del bilancio dello Stato in termini di competenza e in termini di cassa. Il primo saldo è determinato nel limite massimo di 202,5 miliardi nel 2024, 168 miliardi nel 2025 e 134 miliardi nel 2026, mentre quello in termini di cassa è determinato nel limite massimo di 252 miliardi nel 2024, 212 miliardi nel 2025 e 179 miliardi nel 2026.
In considerazione dell'elevata incertezza del quadro economico, il Governo ha deciso di richiedere, con la Relazione trasmessa al Parlamento che accompagna la NADEF 2023, l'autorizzazione del Parlamento a fissare un nuovo sentiero programmatico per l'indebitamento netto della PA rispetto a quanto previsto nel DEF di aprile.
L'articolo 6 della legge n. 243 del 2012 prevede che, in attuazione dell'articolo 81 della Costituzione, gli scostamenti temporanei del saldo di bilancio strutturale dall'OMT siano consentiti esclusivamente in caso di eventi eccezionali, sentita la Commissione europea e previa autorizzazione approvata dalle Camere, a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, attraverso una Relazione che indichi, oltre agli eventi eccezionali che giustificano la richiesta di autorizzazione allo scostamento, la misura e la durata dello stesso, le finalità alle quali destinare, in via esclusiva, le maggiori risorse rese disponibili, nonché il piano di rientro verso l'obiettivo programmatico.
Nella Relazione il Governo evidenzia i segnali di frenata mostrati dall'economia italiana a partire dalla primavera 2023, legati anche al quadro internazionale segnato dal calo della domanda globale, dall'inasprimento delle condizioni monetarie e finanziarie dell'area dell'euro, dal prolungarsi della fase di elevata inflazione, pur in discesa, e dalle persistenti tensioni geopolitiche internazionali.
A fronte di tali segnali, il Governo sottolinea la necessità di consolidare la crescita, soprattutto nel 2024, con provvedimenti a tutela del potere d'acquisto delle famiglie e che accompagnino il processo di riduzione dell'inflazione, oltre che avviando l'attuazione dei contenuti della delega fiscale.
Alla luce di tali priorità, con la richiesta di autorizzazione al ricorso a maggiore indebitamento, gli spazi finanziari disponibili, quale differenza tra gli andamenti tendenziali e programmatici aggiornati, sono pari a 3,2 miliardi di euro nel 2023, 15,7 miliardi nel 2024 e 4,6 miliardi nel 2025. Nel 2026 il saldo obiettivo implica una correzione di 3,8 miliardi di euro rispetto all'indebitamento netto tendenziale, che consente di riportare questo al di sotto della soglia del 3 per cento.
Le maggiori risorse disponibili per il 2023 saranno destinate, attraverso un provvedimento d'urgenza:
- al conguaglio anticipato dell'adeguamento Istat per i trattamenti pensionistici previsto per il 2024;
- a misure per il personale delle pubbliche amministrazioni;
- alla gestione dei flussi migratori.
Le maggiori risorse disponibili per il 2024 e il 2025 saranno utilizzate, invece, nell'ambito del disegno di legge di bilancio per il 2024, per:
- prorogare il taglio al cuneo fiscale sul lavoro anche per il 2024;
- attuare la prima fase della riforma fiscale, avviata con l'approvazione della legge delega n. 111 del 2023, in particolare finanziando il passaggio a tre aliquote dell'IRPEF e il mantenimento della flat tax per partite IVA e professionisti con ricavi o compensi inferiori a 85 mila euro;
- introdurre misure di sostegno alle famiglie e alla genitorialità;
- proseguire nei rinnovi contrattuali del pubblico impiego, con particolare riferimento al settore della sanità;
- potenziare gli investimenti pubblici, con priorità per quelli previsti nell'ambito del PNRR;
- finanziare le politiche invariate.
Per consentire il perfezionamento delle regolazioni contabili del bilancio dello Stato connesse al maggior tiraggio delle agevolazioni fiscali per i bonus edilizi – già scontato nell'aggiornamento dei tendenziali di finanza pubblica – nella Relazione al parlamento il Governo chiede, altresì, l'autorizzazione a incrementare, per il solo anno 2023, il livello del saldo netto da finanziare, di competenza e di cassa, per ulteriori 15 miliardi di euro.
Il profilo programmatico degli obiettivi di finanza pubblica definito con il DEF dello scorso aprile prevedeva una riduzione dell'indebitamento netto al -4,5% nel 2023, al -3,7% nel 2024, al -3,0% nel 2025 e al -2,5% nel 2026. La Relazione al Parlamento chiede l'autorizzazione alla revisione degli obiettivi programmatici di indebitamento netto previsti nel DEF 2023, per un importo pari, in termini percentuali di PIL, a 0,8% nel 2023, 0,6% nel 2024 e nel 2025 e 0,4% nel 2026.
Il nuovo livello programmatico di indebitamento netto in rapporto al PIL è conseguentemente pari a -5,3% nel 2023, -4,3% nel 2024, -3,6% nel 2025 e -2,9% nel 2026, a fronte di un andamento tendenziale del rapporto deficit/PIL stimato dalla NADEF al -5,2 per cento nel 2023, -3,6 per cento nel 2024, -3,4 per cento nel 2025 e -3,1 per cento nel 2026.
Ai nuovi obiettivi programmatici di indebitamento netto in rapporto al PIL corrisponde una progressiva riduzione dell'indebitamento netto strutturale, in misura pari al -5,9% nel 2023, -4,8% nel 2024, -4,3% nel 2025 e -3,1% nel 2026.
Il nuovo rapporto debito/PIL programmatico è pari al 140,2% nel 2023, 140,1% nel 2024, 139,9% nel 2025 e 139,6% nel 2026, a fronte di un quadro tendenziale della NADEF che ne prevedeva la sostanziale stabilità. La NADEF segnala che la dinamica soltanto lievemente decrescente del rapporto debito/PIL programmatico tiene conto di una serie di fattori che verosimilmente esercitano una spinta al rialzo di tale rapporto, tra cui le prolungate incertezze nel contesto internazionale, il tasso di inflazione in discesa che attenuerà la spinta al PIL nominale, il recepimento dei maggiori tassi di rendimento – derivanti dalla politica monetaria restrittiva – e il flusso dei crediti di imposta relativi agli incentivi per bonus edilizi utilizzati in compensazione.
Al fine di mitigare tali fattori negativi, nell'ambito del quadro programmatico si prevedono proventi da dismissioni pari ad almeno l'1% del PIL nel triennio 2024-2026.
La dinamica degli interessi passivi prospettata dalla NADEF mostra un significativo incremento del peso degli interessi sul PIL, che passano dal 3,8% del PIL nel 2023 al 4,2% nel 2024, per raggiungere il livello del 4,6% nel 2026.
Nello scenario programmatico il saldo primario mostra un deciso miglioramento per il 2023, attestandosi a -1,5% del PIL. Nel 2024 si prevede un ulteriore miglioramento, che porterebbe il saldo primario a -0,2%. Esso diventerebbe poi positivo a partire dal 2025, pari allo 0,7% del PIL, per raggiungere l'1,6% nel 2026.
La NADEF dà conto, nella sua sezione finale, delle tre Raccomandazioni specifiche dell'11 luglio 2023, rivolte all'Italia dal Consiglio dell'Unione europea nell'ambito delle procedure del Semestre europeo, sulla base di quanto esposto dal Programma Nazionale di Riforma contenuto nel DEF di aprile e del Rapporto-Paese sull'Italia redatto dalla Commissione europea.
A tal proposito, la NADEF illustra le iniziative politiche, normative e amministrative finora intraprese dal Governo al fine di adempiere alle suddette raccomandazioni.
La prima Raccomandazione si articola in una pluralità di raccomandazioni, in cui si invita l'Italia ad eliminare gradualmente le misure di sostegno di emergenza connesse all'energia, usando i relativi risparmi per ridurre il disavanzo pubblico, provvedendo, in caso di nuovi aumenti dei prezzi dell'energia, a rendere le misure di sostegno mirate a tutelare le famiglie e le imprese vulnerabili, oltre che sostenibili a livello di bilancio. Si raccomanda, inoltre, di assicurare una politica di bilancio prudente, limitando a non più dell'1,3 per cento l'aumento nominale della spesa primaria netta nel 2024, e continuando a perseguire, dopo il 2024, una strategia di bilancio a medio termine di risanamento graduale e sostenibile. Si raccomanda, altresì, di preservare gli investimenti pubblici finanziati a livello nazionale e di provvedere all'assorbimento efficace delle sovvenzioni del Dispositivo di ripresa e resilienza e di altri fondi dell'Unione, in particolare per promuovere le transizioni verde e digitale. Il Consiglio UE raccomanda, infine, di ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro e aumentare l'efficienza del sistema fiscale, mediante l'adozione e la corretta attuazione della legge delega in materia, preservando la progressività del sistema fiscale e migliorandone l'equità, in particolare attraverso la razionalizzazione e riduzione delle spese fiscali, la riduzione della complessità del codice tributario e l'allineamento dei valori catastali ai valori di mercato correnti.
Con riguardo a questa prima Raccomandazione, la NADEF 2023 rileva che la manovra di bilancio per il triennio 2024-2026 continuerà ad essere prudente, perseguendo un giusto equilibrio tra il sostegno all'economia nel breve termine, attraverso misure mirate, e il contenimento del deficit e del rapporto debito/PIL nel medio termine.
Per quanto riguarda l'eliminazione graduale delle misure di sostegno contro il caro-energia, le risorse stanziate nel 2023 risultano più che dimezzate rispetto a quelle allocate nel corso del 2022, e le relative misure si sono sempre più caratterizzate per la loro selettività, al fine di ridurre la pressione sul fabbisogno del settore pubblico.
Le previsioni dello scenario programmatico della NADEF 2023 indicano il rispetto del limite dell'1,3 per cento posto alla crescita della spesa primaria netta, al netto cioè degli interessi e delle componenti legate direttamente al ciclo economico. Proprio la spesa primaria netta, peraltro, si prevede costituisca il nuovo indicatore per la sorveglianza fiscale, ai sensi della proposta di riforma della governance economica europea presentata dalla Commissione europea ad aprile 2023 e attualmente in corso di esame a livello europeo.
La NADEF ricorda, a questo proposito, che il DEF 2023 ha definito gli obiettivi di risparmio di spesa delle amministrazioni centrali dello Stato per il triennio 2024-2026, che si aggiungono a quelli già definiti nel DEF 2022. Lo scorso agosto è stato approvato il DPCM che ha ripartito tali obiettivi per ministero e ha fissato i criteri per la definizione delle proposte di revisione della spesa e per il monitoraggio della loro attuazione, in coerenza con la riforma 1.13 del PNRR volta proprio al rafforzamento di tali attività. Gli obiettivi di risparmio che le amministrazioni centrali devono conseguire, in termini di minore indebitamento netto, sono pari a 300 milioni di euro nel 2024, 500 milioni nel 2025 e 700 milioni dal 2026, cui si aggiungono i 1.200 milioni nel 2024, 1.500 milioni nel 2025 e 1.500 milioni dal 2026 già previsti nel DEF 2022.
Per quanto riguarda la riforma fiscale, la NADEF descrive i contenuti della delega entrata in vigore lo scorso agosto, la quale prevede, con riguardo ai punti citati dalla Raccomandazione, gli obiettivi della semplificazione del sistema tributario, della riduzione delle aliquote IRPEF e dei relativi scaglioni, dell'applicazione di un'imposta sostitutiva proporzionale sulla 13esima mensilità e sui premi di produttività, il riordino delle tax expenditures, la progressiva rimodulazione o eliminazione di alcune agevolazioni catalogate come sussidi ambientalmente dannosi. La NADEF ribadisce, inoltre, l'intendimento di ridurre nel 2024 il cuneo fiscale sui lavoratori mediante una significativa riduzione dei contributi sociali, mentre non indica specifici interventi di adeguamento con riguardo alla richiesta di allineare i valori catastali ai valori di mercato correnti.
Infine, la NADEF evidenzia le iniziative realizzate, soprattutto nell'ambito del PNRR, in materia di digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni, di cybersicurezza e nel settore sanitario.
La Raccomandazione n. 2 ha invitato l'Italia a garantire una governance efficace e un rafforzamento della capacità amministrativa, in particolare a livello subnazionale, al fine di attuare rapidamente il PNRR; a perfezionare celermente il capitolo dedicato al piano REPowerEU; a procedere alla rapida attuazione dei programmi della politica di coesione per il periodo 2021-2027, in stretta complementarietà e sinergia con il PNRR.
In relazione all'efficace governance del PNRR, il Governo richiama, nella NADEF, le novità introdotte con il decreto-legge n. 13 del 2023, che ha modificato la struttura organizzativa della governance del Piano disciplinata dal decreto-legge n. 77 del 2021, con particolare riguardo al rafforzamento del ruolo di coordinamento della Presidenza del Consiglio, alla soppressione del Tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale e il coinvolgimento delle parti sociali ed economiche all'interno della Cabina di regia PNRR, alla riorganizzazione delle Unità di missione PNRR presso le amministrazioni titolari di interventi.
Per quanto concerne l'attuazione del PNRR, la NADEF ricorda come a breve sarà erogata la terza rata di 18,5 miliardi, a seguito del parere positivo espresso a settembre dal Comitato economico e finanziario del Consiglio UE, mentre lo scorso 22 settembre il Governo ha inoltrato alla Commissione europea la richiesta di pagamento della quarta rata di 16,5 miliardi, a seguito dell'approvazione, da parte del Consiglio UE, della decisione di esecuzione che approva le modifiche al PNRR italiano riguardanti 10 traguardi e obiettivi da conseguire nel primo semestre 2023. Il cronoprogramma prevede, infine, la realizzazione di 69 traguardi e obiettivi entro il secondo semestre 2023 ai fini dell'ottenimento della quinta rata, di importo pari a 18 miliardi di euro.
In merito alla definizione del capitolo italiano del piano REPowerEU, la NADEF riporta che è in corso l'interlocuzione del Governo con la Commissione europea. Per le nuove misure sono in corso di valutazione, in particolare, i profili di coerenza con le finalità dello strumento, la probabilità che gli interventi previsti siano completati entro il 2026 e i profili ambientali. Per quanto riguarda, invece, le modifiche e le rimodulazioni di traguardi e obiettivi originari del PNRR, sono oggetto di approfondimento gli effettivi impatti dell'aumenti dei costi delle materie prime e dell'energia sugli interventi realizzabili e le soluzioni per soddisfare l'ambizione delle misure del Piano. La definizione condivisa del capitolo REPowerEU e della riprogrammazione del Piano è attesa entro la fine dell'anno.
In relazione al rafforzamento della capacità amministrativa, il Governo evidenzia come, con i decreti-legge nn. 44 e 75 del 2023 siano state introdotte disposizioni volte ad accrescere il capitale umano delle amministrazioni pubbliche impegnate nell'attuazione del PNRR, con misure volte a stabilizzare il personale a tempo determinato, accelerare lo svolgimento dei concorsi pubblici, favorire l'assunzione di giovani, consentire alle amministrazioni, fino al 31 dicembre 2026, di conferire a soggetti estranei ai relativi ruoli incarichi dirigenziali, entro determinati limiti, per la copertura dei posti in dipartimenti o strutture attuatori di interventi previsti nel PNRR, nonché trattenere in servizio, oltre il limite anagrafico per il collocamento a riposo d'ufficio, dirigenti generali preposti ai medesimi dipartimenti o strutture. Ulteriori misure sono state previste dai due decreti citati in materia di assunzioni di personale per l'attuazione del PNRR negli enti locali.
Per quanto riguarda, infine, l'attuazione dei programmi della politica di coesione in complementarietà con il PNRR, il Governo ricorda che l'esigenza di una piena integrazione tra i fondi europei e nazionali della politica di coesione e il PNRR risulta in linea con l'accentramento della governance dei due strumenti previsto dal decreto-legge n. 13 del 2023. Nella NADEF si sottolinea, inoltre, che il Governo intende assicurare la realizzazione di interventi strategici e qualificanti per i territori, in una prospettiva di integrazione tra fondi nazionali, europei e PNRR, per evitare effetti di spiazzamento e rischi di sovrapposizione tra i diversi programmi di investimento.
La Raccomandazione n. 3 invita l'Italia a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, adottando misure volte a promuovere la sostenibilità ambientale, al fine di accelerare la produzione di energie rinnovabili aggiuntive, accrescere la capacità di trasporto interno del gas, aumentare l'efficienza energetica nei settori residenziale e produttivo, promuovere la mobilità sostenibile e intensificando le iniziative a favore dell'offerta e dell'acquisizione delle abilità e competenze necessarie per la transizione verde.
Al riguardo, la NADEF descrive in dettaglio la proposta di inserimento del capitolo REPowerEU nel PNRR, trasmessa alla Commissione europea il 7 agosto 2023. Le proposte di riforme e investimenti contenute nel REPowerEU italiano sono suddivise in tre capitoli tematici, dedicati, rispettivamente, al rafforzamento strategico delle reti di distribuzione, alla transizione verde ed efficientamento energetico e allo sviluppo delle filiere industriali strategiche. La NADEF precisa, infine, che sono attualmente allo studio riforme volte: alla riduzione dei costi di connessione degli impianti per la produzione di biometano; alla realizzazione di un Testo unico per l'autorizzazione degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili; alla razionalizzazione dei sussidi inefficienti connessi ai combustibili fossili.