Il
Fondo europeo per la difesa è stato istituito nell'aprile 2021 all'interno del
Bilancio pluriennale dell'Ue per il 2021-2027, con
risorse per quasi 8 miliardi
di euro per sette anni, divisi nei due pilastri della
ricerca (con 2,65 miliardi, a patto che non sia ricerca di base) e dello
sviluppo dei progetti (5,3 miliardi).
L'obiettivo generale del Fondo europeo per la difesa è quello di
promuovere la competitività, l'efficienza e la capacità di innovazione della base industriale e tecnologica di difesa europea, contribuendo "all'autonomia strategica dell'Unione e alla sua libertà di azione". Per rendere più efficiente la spesa, il fondo intende
sostenere prodotti e tecnologie europei, favorendo le economie di scala e la
standardizzazione dei sistemi di difesa.
I progetti sono finanziabili solo se coinvolgono
almeno tre soggetti giuridici diversi (non controllati tra loro) di tre diversi Stati membri.
Il Fondo è in linea di principio riservato alle
imprese che sono stabilite in un paese dell'Unione o in un paese associato (cioè per ora Norvegia, Islanda, in attesa della definizione dei futuri rapporti col Regno unito) e
non sono controllate da un paese terzo o da soggetti di paesi terzi.
È comunque prevista, a certe condizioni, la partecipazione di aziende stabilite nell'Ue ma controllate da paesi o entità terze.
Per le
attività di ricerca il progetto può essere finanziato anche al 100%. Per le attività di
test, certificazioni e collaudi, la quota di finanziamento può invece arrivare
fino all'80% delle spese complessive. Per
lo sviluppo di prototipi la quota non può eccedere il 20%, dei costi, con un incremento progressivo se il progetto è stato già approvato nell'ambito della cooperazione strutturata permanente (
PESCO) o coinvolga
pmi o imprese a media capitalizzazione.
Per essere selezionati i progetti devono essere fortemente
sostenuti anche a livello nazionale, non solo dal punto di vista finanziario. Considerando che i programmi devono essere "sostenibili sul piano commerciale nel medio e lungo termine", il processo di selezione tiene conto della
disponibilità degli Stati membri ad acquistare il prodotto finale. Tale disponibilità diventa elemento essenziale per lo sviluppo di prototipi, per i test e le attività di qualificazione e certificazione dei prodotti.
Una parte di fondi, tra il
4 e l'8 % è destinato a sostenere le cosiddette
"tecnologie di rottura", attività a forte contenuto innovativo che possono essere fornite anche e soprattutto da università e centri di ricerca (in questo modo si favorisce la partecipazione ai progetti degli Stati membri sprovvisti di una significativa industria nazionale di settore).
Sono invece escluse dai finanziamenti le
armi letali autonome (quelle cioè che "non permettono un adeguato controllo umano sulle decisioni in materia di scelta e intervento nell'esecuzione di attacchi contro l'uomo"), con possibili eccezioni solo per i sistemi di allarme rapido e di contromisure a fini difensivi.
I progetti selezionati nel primo bando del Fondo europeo della difesa
Il
20 luglio 2022 la Commissione ha annunciato i
progetti selezionati
nell'ambito del primo bando finanziato con il Fondo europeo della difesa, pubblicato nel giugno dello scorso anno.
I progetti sono 61, ai quali vanno complessivamente 1,2 miliardi di euro. Nei progetti selezionati sono rappresentati tutti i Pasi membri (con l'eccezione della Danimarca, che però ha recentemente rinunciato alla sua clausola di
opt-out dalle questioni di difesa). Si segnala una
significativa presenza della Norvegia, Paese associato all'Ue, mentre è del tutto
assente il Regno Unito. L'avvio dei progetti, con la firma degli accordi con la Commissione, è prevista
entro la fine del 2022.
L'
Italia è presente, con imprese, università o istituti di ricerca, in
33 progetti su 61.
Quattro
progetti vedono aziende italiane nel ruolo di
coordinamento:
-
EPC, progetto collegato al programma Pesco della corvette europea di pattugliamento, coordinato da Naviris Italia, con la presenza anche di Fincantieri (contributo massimo previsto di 60 milioni di euro, per 24 mesi);
-
NEUMANN, progetto su nuovi sistemi di propulsione e tecnologie energetiche per aerei da combattimento, coordinato da Avio Aero, con la presenza di altre imprese italiane e delle università di Bari, Milano e Torino, (contributo massimo di circa 49 milioni, per 38 mesi);
-
ARTURO, progetto nel settore delle tecnologie emergenti per i radar, coordinato da Leonardo, con la partecipazione, tra gli altri, dell'Università di Pavia (contributo massimo previsto circa 20 milioni);
-
NAUCRATES, progetto di microsatelliti per la sorveglianza spaziale, collegato al progetto di Pesco di sorveglianza militare dello spazio, coordinato da
On-air Consulting & Solutions, con altre imprese italiane (4 milioni, per 36 mesi).
ultimo aggiornamento: 30 settembre 2022