Il sistema di finanziamento delle regioni a statuto ordinario è quello precedente al decreto legislativo n. 68 del 2011 di attuazione della legge delega n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale. Il regime delineato per la fiscalità regionale ha avuto seguito solo in parte; la sua attuazione è stata rinviata più volte e da ultimo la legge di bilancio per il 2023 (legge n. 197 del 2022, art. 1, comma 788) ha fissato la data del 2027, o del 2026, nel caso si dovessero realizzare le condizioni previste dal decreto legislativo n. 118 del 2011 per l'attuazione appunto del federalismo fiscale.
La data del 2027 è coerente con quanto previsto nel PNRR che prevede un'unica milestone-UE per l'attuazione del federalismo fiscale per le regioni a statuto ordinario, da realizzare entro il primo quadrimestre dell'anno 2026 (M1C1-119, nell'ambito della Riforma 1.14, Riforma del quadro fiscale subnazionale). Entro aprile 2026 occorrerà quindi aver definito il quadro normativo di riferimento, per ciò che concerne sia la legislazione primaria sia quella secondaria.
Oltre al PNRR, altri due importanti interventi normativi sono strettamente connessi con l'attuazione del federalismo fiscale regionale:
- la legge di delega fiscale (legge n. 111 del 2023) specialmente riguardo la progressiva abolizione dell'IRAP e la sostituzione dell'addizionale regionale all'IRPEF con una sovraimposta;
- la legge sull'autonomia differenziata (legge n. 86 del 2024), principalmente in relazione all'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP).
Nella Relazione sullo stato di attuazione del PNRR presentata dal Governo al Parlamento il 25 luglio 2024, il Governo espone lo stato di avanzamento della riforma e gli obiettivi intermedi. Nello specifico per quanto riguarda i trasferimenti dallo Stato alle regioni a statuto ordinario da fiscalizzare, la commissione tecnica per i fabbisogni standard ne ha definito l'elenco nel dicembre 2023 e sono attualmente in corso gli incontri tecnici per valutare come dar seguito alla riforma; mentre entro dicembre 2025, è prevista la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e dei relativi costi e fabbisogni standard per le funzioni fondamentali delle regioni.
Secondo le norme sul federalismo fiscale, a decorrere dal 2027 le fonti di finanziamento delle regioni per l'erogazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) nelle materie della sanità, assistenza, istruzione e trasporto pubblico locale (per la spesa di parte capitale) dovranno essere costituite da entrate di tipo tributario (opportunamente rimodulate ed eventualmente perequate) ed entrate proprie, vale a dire che dovrebbe essere completamente superato il sistema dei trasferimenti erariali e della perequazione basata sulla spesa storica. Nello specifico l'articolo 15 del decreto legislativo n. 68 del 2011 elenca le entrate che, a decorrere dal 2027, costituiranno le fonti di finanziamento delle regioni in relazione ai LEP:
Sul versante delle entrate si segnalano, infine, gli interventi delle leggi di bilancio 2023 e 2024. La legge n. 197 del 2022 interviene in materia di regolazioni finanziarie tra Stato e regioni aventi ad oggetto entrate tributarie regionali; viene disciplinato il recupero da parte dello Stato del maggior gettito della tassa automobilistica (commi 816 e 817) e l'attribuzione alla regione del gettito dell'attività di recupero fiscale riferita all'IRAP e all'addizionale IRPEF (comma 818). La legge n. 213 del 2023 detta norme sul ripiano del disavanzo accertato al 31 dicembre 2021 (commi 455-463) e attribuisce risorse finalizzate agli investimenti (commi 464-469).
Per le regioni a statuto ordinario, come detto, gli interventi legislativi hanno riguardato principalmente la definizione delle modalità e la quantificazione del concorso alla finanza pubblica ad esse richiesto. Le manovre di finanza pubblica hanno stabilito, per ciascun anno, la quota di risparmio richiesto alle regioni a statuto ordinario sia in termini di indebitamento netto (vale a dire per contribuire alla riduzione del debito complessivo della PA) sia in termini di saldo netto da finanziare (riduzione di risorse erogate dallo Stato). La realizzazione del risparmio è stata attuata principalmente attraverso il taglio di trasferimenti statali, la revisione della spesa regionale, la rinuncia ad altri tipi di contributi erogati dallo Stato. Dal 2014 le misure specifiche per la realizzazione del risparmio, l'entità di ciascuna, nonché il riparto delle stesse tra le regioni sono concordate in sede di Conferenza Stato-Regioni.
Per il 2024, in sostanza, viene soppresso l'obbligo del versamento all'erario di complessivi 305 milioni e con il ripiano del disavanzo si intende realizzato il concorso alla finanza pubblica da parte del comparto in termini di fabbisogno e indebitamento netto. Alla copertura del relativo onere in termini di saldo netto da finanziare, invece, si provvede attraverso la corrispondente riduzione di risorse nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, missione «Politiche economico-finanziarie e di bilancio e tutela della finanza pubblica», programma «Oneri finanziari relativi alla gestione della tesoreria», azione «Interessi sui conti di tesoreria (comma 527-quinques).
Una misura di concorso alla finanza pubblica è stata stabilita, per gli anni 2023-2025, dalla legge di bilancio 2021, come modificata dalla legge di bilancio 2022 (legge 178 del 2020, commi 850, 851 e 852 e legge 234 del 2021, comma 556) a carico di tutte le regioni a statuto ordinario e delle regioni a statuto speciale Valle d'Aosta, Sicilia e Sardegna.
Da ultimo, la legge di bilancio 2025 (legge n. 207/2024, art. 1, commi 784-795), ai fini dell'osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dalla nuova governance economica dell'UE, stabilisce, per tutti gli enti territoriali, la misura e la modalità di realizzazione del contributo alla finanza pubblica per gli anni dal 2025 al 2029.
Per le regioni a statuto ordinario il comma 786 determina un contributo aggiuntivo pari a complessivi 280 milioni di euro per il 2025 e 840 milioni per ciascuno degli anni dal 2026 al 2028 e 1.310 milioni per l'anno 2029.
Il riparto del contributo tra le 15 regioni a statuto ordinario è effettuato, entro il 28 febbraio 2025, in sede di autocoordinamento, oppure, in mancanza di accordo entro il 20 marzo 2025; in quest'ultima ipotesi la distribuzione della quota complessiva è effettuata, considerando solo la parte non sanitaria del bilancio, in proporzione agli impegni di spesa corrente scomputando sia le spese per interessi e contributi già erogati allo Stato come contributi alla finanza pubblica; sia le spese della Missione 12 (programmi per l'infanzia, gli asili nido, la disabilità, le famiglie, il diritto alla casa, i servizi sociosanitari e sociali). In ogni caso il riparto è formalizzato con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, sentita la Conferenza Stato-Regioni. Le modalità di realizzazione del contributo sono disciplinate in modo analogo per tutti gli enti territoriali.
Il comma 789 dispone che gli enti territoriali, nel rispetto dell'equilibrio di bilancio, iscrivano, per ciascuno degli anni dal 2025 al 2029, nella parte corrente del bilancio, un fondo di importo pari al contributo aggiuntivo annuale richiesto. Ai sensi del comma 790, al termine di ogni esercizio, le risorse ivi stanziate costituiscono un'economia che concorre, per gli enti in disavanzo, al ripiano anticipato del disavanzo di amministrazione registrato alla fine dell'esercizio precedente; per gli enti invece che nell'esercizio precedente, abbiano registrato un risultato di amministrazione positivo o pari a zero le somme confluiscono nella parte accantonata del risultato di amministrazione per essere destinata al finanziamento di investimenti, anche indiretti, nell'esercizio successivo. Si prevede un sistema di verifica annuale del rispetto degli obiettivi di comparto, tramite l'utilizzo dei rendiconti di gestione e dei bilanci di previsione, dei quali il comma 794 dispone l'aggiornamento degli schemi ai fini del monitoraggio, che gli enti territoriali devono trasmettere, nei termini previsti, alla banca dati unitaria delle amministrazioni pubbliche nonché un regime sanzionatorio per gli enti per i quali risultino andamenti della spesa corrente non coerenti o che non abbiano rispettato le disposizioni sugli adempimenti previsti ai fini della verifica degli obiettivi, che contempla l'imposizione di ulteriori obblighi di accantonamento (commi da 791 a 793).
La tabella seguente mostra, riassuntivamente, i tre contributi alla finanza pubblica chiesti alle regioni a statuto ordinario per gli anni dal 2024 al 2029.
L'attività legislativa, connotata dal carattere pattizio, interviene sul sistema delle entrate di ciascuna delle regioni a statuto speciale e delle due province autonome, sia come modifiche alle aliquote delle compartecipazioni ai tributi erariali, sia come attribuzione di contributi specifici
Sul sistema di finanziamento delle regioni a statuto speciale e delle province autonome si ricorda che ogni statuto elenca le imposte erariali delle quali una quota percentuale è attribuita alla regione, le aliquote eventualmente differenziate per ciascun tipo di imposta, la base di computo, le modalità di attribuzione. Talune specificazioni di dettaglio sono rimesse poi alle norme di attuazione. Le compartecipazioni possono essere considerate tributi regionali solo ai fini della destinazione del gettito (in tal senso sono "tributi propri"). Non sono regionali, però, per alcun punto della loro disciplina: istituzione, soggetti passivi e base imponibile, sanzioni, contenzioso, eccetera.
La Regione siciliana, la regione Friuli-Venezia Giulia (dal 2008), la regione Trentino-Alto Adige e le Province autonome di Trento e di Bolzano (dal 2011) provvedono alla riscossione diretta di tutti i tributi erariali – le quote di compartecipazione ai tributi erariali - vale a dire che le entrate corrispondenti alle quote di compartecipazione ai tributi erariali ad esse spettanti, sono versate direttamente sui conti infruttiferi ordinari intestati alla regione o alla provincia autonoma, istituiti presso le tesorerie dello Stato. Per la Regione Sardegna, con il D.Lgs. 114/2016, è stata avviata la definizione delle modalità di riscossione del gettito tributario spettante alla Regione, procedimento non ancora concluso per tutte le entrate tributarie. Per la Regione Valle d'Aosta, invece, i tributi erariali sono riscossi dallo Stato che provvede poi a ‘devolvere' alla regione la quota spettante.
Tutte le regioni a statuto speciale e le province autonome collaborano - secondo le specificazioni dei propri Statuti - all'accertamento delle imposte erariali riscosse o prodotte sul proprio territorio.
Per quanto riguarda le quote di compartecipazione ai tributi erariali, sicuramente il connotato più forte dell'autonomia finanziaria di tali enti, di seguito è illustrato in sintesi il quadro delle entrate tributarie spettanti a ciascuna autonomia, nonché le ultime modifiche più rilevanti all'ordinamento finanziario. Per l'illustrazione degli interventi riferiti a ciascuna autonomia si rinvia invece agli specifici Focus dedicati agli accordi tra lo Stato e ciascuna autonomia.
A decorrere dal 2011, è attribuito l'intero gettito delle imposte erariali sul reddito e sul patrimonio (IRPEF, imposta sul reddito delle società, imposta sulle successioni), dell'IVA (compresa quella all'esportazione), dell'accisa sulla benzina e sugli altri prodotti energetici, sui tabacchi, sull'energia elettrica; i 9 decimi delle imposte erariali sugli affari (registro, bollo, ipotecarie, concessioni), nonché dei proventi del lotto; con il D.Lgs. n. 184 del 2017 sono state adottate norme di attuazione dello statuto in materia di coordinamento e di raccordo tra la finanza statale e regionale e in materia di autonomia impositiva (art. 2-4, legge n. 690 del 1981).
Le entrate tributarie spettanti ai tre enti sono state riviste con la legge di stabilità 2015, che in attuazione all'accordo con il Governo dell'ottobre 2014, ha rimodulato l'aliquota di compartecipazione al gettito dell'IVA tra la Regione e le Province ed ha attribuito alle Province la facoltà di disciplinare interventi di credito d'imposta. Le ultime modifiche riguardano le entrate derivanti dal gioco con vincita in denaro di natura extra tributaria, incluse nelle compartecipazioni spettanti alle due province a seguito dell'accordo del novembre 2021 e il gettito delle accise sui prodotti energetici ad uso riscaldamento escluso, invece, dalle compartecipazioni dal 2023, a seguito dell'accordo del 25 settembre 2023 (artt. 69-75 dello statuto, DPR n. 670 del 1972).
In sintesi, alla Regione Trentino-Alto Adige spetta l'intero gettito delle imposte ipotecarie, i 9 decimi delle imposte sulle successioni e donazioni e dei proventi del lotto e un decimo dell'IVA generale. Alle Province autonome di Trento e di Bolzano spettano gli 8 decimi dell'IVA generale e i 9 decimi di tutte le altre imposte erariali (compresa l'IVA all'importazione), ad eccezione delle imposte devolute alla Regione Trentino Alto Adige. Con la modifica apportata dalla legge di bilancio 2022, tra ‘tutte le altre entrate' sono ora comprese anche quelle derivanti dalla raccolta di tutti i giochi con vincita in denaro, sia di natura tributaria, sia di natura non tributaria, in quanto costituite, da utile erariale. A decorrere dal 2023, con le modifiche apportate dal decreto legge n. 145 del 2023 (convertito con modificazioni con legge 15 dicembre 2023, n. 191), il gettito relativo alle accise sui prodotti petroliferi utilizzati per riscaldamento è, invece, escluso dalle entrate oggetto di compartecipazione. La legge di bilancio 2018 (come modificata dalla legge di bilancio 2020) ha infine riscritto la disciplina delle concessioni delle grandi derivazioni di acqua a scopo idroelettrico (art. 13 dello statuto); in particolare la norma statutaria attribuisce alle province autonome la potestà legislativa in merito alle modalità e alle procedure di assegnazione delle concessioni e stabilisce il trasferimento in proprietà alle province stesse delle opere in stato di regolare funzionamento .
Con la legge di bilancio 2018, a seguito di intesa con la regione, viene completamente ridisegnato il quadro delle compartecipazioni spettanti alla regione; a seguito della modifica delle modalità di calcolo del gettito spettante, basato ora sul maturato, viene infatti stabilita un'unica aliquota (inferiore a quelle precedenti, ad eccezione dell'IRES) ed estesa la compartecipazione a quasi tutti i tributi erariali. A decorrere dal 2018 spettano alla regione i 5,91 decimi dell'IRPEF (fissata precedentemente a 6/10), dell'IRES (fissata precedentemente a 4,5/10), dell'IVA (fissata precedentemente a 9,1/10), delle accise sull'energia elettrica e sui tabacchi (fissati precedentemente a 9/10) e su tutti gli altri tributi erariali ad eccezione di alcune accise, dell'imposta sugli oli lubrificanti, delle entrate derivanti dai giochi, della tassa sulle emissioni di anidride solforosa e ossidi di azoto e della tassa automobilistica; rimane invece invariata la misura delle compartecipazioni al gettito dell'accisa sulle benzine (2,975/10) e dell'accisa sul gasolio (3,034/10) consumati nella regione, già stabilite dalla legge finanziaria 2008. Le norme di attuazione dello statuto speciale adottate con il decreto legislativo 26 marzo 2018, n. 45 hanno definito nel dettaglio i criteri di determinazione del gettito riferito al territorio della Regione, dei tributi erariali spettanti alla regione (art. 49 dello statuto, L. cost. n. 1 del 1963).
Spettano alla regione, a decorrere dal 2018, i 7,10 decimi del gettito IRPEF (calcolato secondo il criterio del ‘maturato' in luogo del ‘riscosso') a seguito dell'accordo del 2016 (e della conseguente norma di attuazione adottata con il D.Lgs. n. 251 del 2016) e i 3,64 decimi del gettito dell'IVA, calcolato anch'esso sulla base del maturato, a decorrere dal 2017 (a seguito dell'accordo del luglio 2017 e della conseguente norma di attuazione adottata con il D.Lgs. n. 16 del 2018). Per i restanti tributi, rimane invariata la norma che attribuisce alla regione l'intero gettito di tutte le altre entrate tributarie, ad eccezione delle imposte di produzione (ora, accise) e dei proventi del monopolio dei tabacchi e del lotto esplicitamente attribuite allo Stato (D.P.R. n. 1074 del 1965).
Sono attribuiti alla regione: i 7 decimi dell'IRPEF e dell'IRPEG, i 9 decimi delle imposte ipotecarie, bollo e registro, concessioni, energia elettrica, fabbricazione (accise), i 5 decimi delle imposte sulle successioni e donazioni e, con la finanziaria 2007 (ma in vigore dal 2010), i 9 decimi dell'IVA e i 7 decimi di tutte le altre entrate erariali. La norma di attuazione dello statuto adottata con D. Lgs. n. 114 del 2016, definisce ora le modalità di determinazione e di attribuzione delle quote spettanti alla Regione; in via generale le entrate spettanti alla Regione sono determinate sulla base dell'ammontare riscosso dallo Stato nel territorio regionale e dalle entrate di pertinenza regionale affluite al di fuori del territorio regionale (art. 8 dello statuto, L. cost. n. 3 del 1948) .
L'accordo bilaterale in materia di finanza pubblica tra lo Stato e ciascuna autonomia, come già ricordato, è lo strumento principale con il quale sono definite le misure e le modalità del concorso di ciascuna regione agli obiettivi di finanza pubblica, l'attribuzione di nuove funzioni, la variazione delle aliquote di compartecipazioni ai tributi erariali, nonché le eventuali misure a sostegno di specifiche criticità. Di seguito, per ciascuna regione a statuto speciale, sono illustrati i contenuti principali dei più recenti accordi bilaterali con lo Stato.
Negli ultimi mesi del 2021 sono stati sottoscritti accordi bilaterali tra Stato e ciascuna autonomia in materia di finanza pubblica, con i quali, tra l'altro, è stato rideterminato il contributo alla finanza pubblica richiesto a ciascuna autonomia a decorrere dal 2022, norme poi recepite dalla legge di bilancio 2022. Un altro contenuto comune a tutti gli ultimi accordi, inoltre, riguarda la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni per i servizi concernenti i diritti civili e sociali; è previsto, infatti, che ciascuna regione e provincia autonoma partecipi, dal gennaio 2022, ai lavori della Commissione tecnica per i fabbisogni standard con propri rappresentanti al fine di porre in essere, concordandole con lo Stato, le azioni necessarie affinché gli enti locali del proprio territorio si sottopongano alle rilevazioni, a fini conoscitivi, dei fabbisogni e dei costi standard dei propri enti locali, necessari appunto per la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni. Nel corso del 2022 si è registrato l'accordo del 16 dicembre 2022 tra il Governo e la Regione siciliana con il quale viene definita la controversia sull'aumento della compartecipazione della regione alla spesa sanitaria, tema ripreso anche dall'accordo successivo, sottoscritto il 16 ottobre 2023, incentrato principalmente sul ripiano del disavanzo accertato nel 2018.
L'accordo del 25 settembre 2023 tra lo Stato, la Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol e le Province autonome di Trento e di Bolzano, definisce la questione del mancato gettito delle accise sui prodotti energetici ad uso riscaldamento di spettanza delle Province autonome di Trento e di Bolzano, ed interviene a tal fine nella determinazione delle entrate erariali e nel concorso alla finanza pubblica delle due Province.
Da ultimo, l'accordo del 7 dicembre 2023 tra il Ministero dell'economia e delle finanze, le regioni a statuto speciale Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia e Sardegna e le Province autonome di Trento e di Bolzano, è stato recepito con la legge di bilancio 2024 (legge n. 213 del 2023, art. 1, commi 450-451). Oggetto dell'accordo è il riconoscimento alle predette autonomie speciali, per il solo esercizio 2024, di un contributo di complessivi 105.581.278 euro in relazione agli effetti finanziari, consistenti in minori entrate, conseguenti alla revisione della disciplina dell'Irpef e delle detrazioni fiscali connessa all'attuazione del primo modulo di riforma delle imposte sul reddito delle persone fisiche, avviata con il decreto legislativo 30 dicembre 2023,n. 216 e destinata a incidere sul gettito Irpef attribuito a ciascuna regione. Per le stesse finalità è stato riconosciuto analogo contributo alla Regione siciliana dall'art. 9, comma 1 del decreto legge n. 155 del 2024 (convertito con modificazioni dalla legge n. 189/2024). La norma, infatti, riconosce alla Regione siciliana un contributo pari a 74,4 milioni di euro, per il solo 2024, a titolo di ristoro delle minori entrate conseguenti la riforma fiscale; l'erogazione del contributo è condizionata alla sottoscrizione dell'accordo bilaterale Stato-Regione.
Da ultimo, come già accennato, gli accordi dell'ottobre 2024, recepiti dalla legge di bilancio per il 2025 (legge n. 216 del 2004, commi 710-724) hanno in comune tre contenuti principali:
La Corte dei conti, Sezione delle Autonomie, nell'ambito delle proprie funzioni di controllo, presenta annualmente al Parlamento una relazione sulla gestione finanziaria delle regioni e delle province autonome; da qualche anno la relazione analizza insieme i dati sia delle regioni a statuto ordinario sia delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano, al fine di fornire indicazioni sugli andamenti tendenziali della finanza regionale, non solo sotto il profilo contabile, ma anche per ciò che riguarda la programmazione, la gestione e l'intervento pubblico sul territorio.
Il 1 agosto 2024 è stata presentata al Parlamento la relazione della Corte dei conti La finanza regionale negli esercizi 2020-2023 (Corte dei conti – Sezione delle autonomie Delibera n. 14/SEZAUT/2024/FRG del 24 luglio 2023). Dopo il primo capitolo in qui sono esposti il quadro macroeconomico e i dati tendenziali di finanza pubblica, i successivi due capitoli sono dedicati interamente all'analisi della programmazione regionale, che in questa relazione si concentra sulla sulle politiche per lo sviluppo sostenibile, alla base della pianificazione ambientale e territoriale. Al centro dell'analisi vi è l'attuazione dell'Agenda 2030 e della Strategia nazionale e strategie regionali per lo sviluppo sostenibile (con l'analisi di obiettivi e indicatori), dalla quale emerge la necessità di un sistema efficace di monitoraggio degli avanzamenti, con indicatori sia generali che specifici che possano insieme offrire una base di valutazione comune ma anche valorizzare le specificità territoriali.
La relazione passa poi all'esame delle principali voci della gestione finanziaria con l'analisi delle entrate e delle spese di regioni e province autonome. Sul versante delle entrate, oltre al quadro normativo e alle principali fonti di entrate, sono illustrate le analisi condotte sul triennio 2020-2022 attraverso indicatori di particolare rilievo, quali la capacità d'entrata, la velocità di riscossione, la capacità di accertamento delle entrate effettive. Per quanto concerne le spese, oltre il consueto approfondimento sulla spesa sanitaria, componente prevalente della spesa regionale, trattato in uno specifico capitolo, la Relazione contiene due focus, uno sui pagamenti in conto capitale: ("Investimenti fissi lordi e acquisto di terreni" e "Contributi agli investimenti") e uno sulla consistenza numerica del personale e costo del lavoro. Gli altri due temi trattati nella Relazione sono infine l'indebitamento regionale e la gestione del patrimonio regionale.
Ognuna delle Sezioni regionali della Corte dei conti, inoltre, esercita il controllo sulla finanza regionale anche attraverso il giudizio di parificazione del rendiconto della regione. Per ulteriori approfondimenti si veda il Focus Le relazioni della Corte dei conti.
L'imposta regionale sulle attività produttive - IRAP, disciplinata dal decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, è dovuta per l'esercizio abituale di una attività autonomamente organizzata, diretta alla produzione o allo scambio di beni ovvero alla prestazione di servizi.
L'imposta ha carattere reale e non è deducibile ai fini delle imposte sui redditi, è dovuta per periodi di imposta a ciascuno dei quali corrisponde una obbligazione tributaria autonoma, determinati secondo i criteri stabiliti ai fini delle imposte sui redditi ed è riscossa mediante versamento del soggetto passivo da eseguire con le modalità e nei termini stabiliti per le imposte sui redditi. E' previsto il versamento di due acconti (nel corso dell'anno fiscale al quale l'imposta fa riferimento) secondo le disposizioni concernenti l'imposta sui redditi e del saldo.
L'IRAP è un tributo proprio derivato, vale a dire un tributo istituito e regolato dalla legge dello Stato, il cui gettito è attribuito alle regioni, le quali devono, pertanto, esercitare la propria autonomia impositiva entro i limiti stabiliti dalla legge statale. Il gettito dell'Irap concorre, nella misura e nelle forme stabilite dalla legge, al finanziamento del Servizio sanitario nazionale.
Determinazione base imponibile IRAP per società di capitali ed enti commerciali
L'IRAP si applica sul valore della produzione netta derivante dall'attività esercitata nel territorio della regione (viene inoltre disciplinata l'ipotesi in cui l'attività sia svolta in più regioni) ed è dovuta alla regione nel cui territorio il valore della produzione netta è realizzato.
La base imponibile IRAP delle società di capitali è determinata con modalità differenti, a seconda del tipo di attività esercitata.
a) il valore della produzione netta delle società industriali è determinato come differenza tra il valore e i costi della produzione di cui alle lettere da A) e B) dell'articolo 2425 del codice civile, con esclusione delle voci di cui ai numeri 9) costo del personale, 10) lett. c) e d) svalutazione delle immobilizzazioni e svalutazione crediti attivo circolante, 12) accantonamenti per rischi e 13) altri accantonamenti del conto economico (articolo 5 decreto legislativo n. 446 del 1997).
b) il valore della produzione netta delle banche e degli intermediari finanziari è determinato come somma algebrica delle seguenti voci: (a) margine di intermediazione ridotto del 50 per cento dei dividendi, (b) 90 per cento ammortamenti dei beni materiali e immateriali ad uso strumentale, (c) 90 per cento delle altre spese amministrative e (c-bis) rettifiche e riprese di valore nette per deterioramento dei crediti verso la clientela iscritti in bilancio a tale titolo (articolo 6, comma 1 decreto legislativo n. 446 del 1997);
c) il valore della produzione netta delle società di intermediazione mobiliare (SIM) è determinato come differenza tra la somma degli interessi attivi e proventi assimilati relativi alle operazioni di riporto e di pronti contro termine e le commissioni attive riferite ai servizi prestati dall'intermediario e la somma degli interessi passivi e oneri assimilati relativi alle operazioni di riporto e di pronti contro termine e le commissioni passive riferite ai servizi prestati dall'intermediario, ridotta del 90 per cento ammortamenti dei beni materiali e immateriali ad uso strumentale e del 90% delle altre spese amministrative (articolo 6, comma 2 decreto legislativo n. 446 del 1997);
d) il valore della produzione netta delle società di gestione dei fondi comuni di investimento (SGR) è determinato come differenza tra le commissioni attive e passive, ridotta del 90 per cento ammortamenti dei beni materiali e immateriali ad uso strumentale e del 90% delle altre spese amministrative (articolo 6, comma 3 decreto legislativo n. 446 del 1997);
e) il valore della produzione netta delle società di investimento a capitale variabile (SICAV) è determinato come differenza tra le commissioni di sottoscrizione e le commissioni passive dovute a soggetti collocatori, ridotta del 90 per cento ammortamenti dei beni materiali e immateriali ad uso strumentale e del 90% delle altre spese amministrative (articolo 6, comma 4);
f) il valore della produzione netta delle società di partecipazione non finanziaria e assimilati è determinato aggiungendo al risultato derivante dall'applicazione dell'articolo 5 la differenza tra gli interessi attivi e proventi assimilati ed il 96 per cento degli interessi passivi e oneri assimilati (articolo 6, comma 9 decreto legislativo n. 446 del 1997);
g) il valore della produzione netta delle imprese di assicurazione è determinato apportando alla somma dei risultati del conto tecnico dei rami danni (voce 29) e del conto tecnico dei rami vita (voce 80) del conto economico le seguenti variazioni: (a) 90 per cento ammortamenti beni strumentali, ovunque classificati, e 90 per cento altre spese amministrative (voci 24 e 70), (b) 50 per cento dividendi (voce 33) e (b-bis) le perdite, le svalutazioni e le riprese di valore nette per deterioramento dei crediti, limitatamente a quelle riconducibili a crediti nei confronti di assicurati iscritti in bilancio a tale titolo (articolo 7 decreto legislativo n. 446 del 1997).
Gli articoli sopra richiamati prevedono espressamente delle voci di costo indeducibili e particolari modalità di deduzione di taluni costi (ad esempio, il costo sostenuto per l'acquisizione di marchi d'impresa e avviamento è deducibile in misura non superiore ad un diciottesimo del costo, indipendentemente dall'imputazione al conto economico). Il costo del personale assunto a tempo indeterminato è deducibile ai sensi dell'articolo 11 del medesimo decreto legislativo n. 446 del 1997.
In linea generale, nella determinazione della base imponibile IRAP delle società di capitali, indipendentemente dal settore di attività svolta, assumono rilevanza i seguenti principi:
a) Principio di derivazione (o presa diretta) dal bilancio
La base imponibile IRAP (valore della produzione netta) è determinata considerando le voci del conto economico di bilancio espressamente richiamate dalla norma di riferimento.
b) Principio di correlazione
I componenti positivi e negativi classificati in voci del conto economico diverse da quelle ricomprese nella base contabile IRAP (voci c.d. "fuori base") concorrono alla formazione della base imponibile IRAP nella stessa misura dei componenti rilevanti della base imponibile di periodi d'imposta precedenti o successivi a cui sono correlati.
c) Principio di inerenza
Concorrono alla formazione della base imponibile solo i ricavi e costi inerenti all'esercizio dell'attività d'impresa.
Per quanto riguarda enti non commerciali ed amministrazioni pubbliche il valore della produzione è determinato in base alle retribuzioni del personale con alcune specificità indicate agli articoli 10 e 10-bis.