La semplificazione in Italia, intesa all'inizio degli anni '90 come semplificazione amministrativa e snellimento dei procedimenti pubblici mediante il meccanismo della delegificazione, si è successivamente evoluta verso il riordino del sistema normativo. In quest'ottica si ricordano: gli interventi di riduzione del numero di regole, soprattutto poste da fonti di rango primario; la crescente attenzione alla qualità della regolamentazione, anche grazie all'analisi di impatto della regolamentazione (AIR); l'adozione di testi unici misti. Tuttavia, le difficoltà legate a questi testi hanno portato all'abbandono del loro utilizzo in favore di strumenti di consolidamento, come i codici di settore.
Un elemento centrale del processo è il meccanismo "taglia-leggi", introdotto con la legge n. 246 del 2005 e successivamente rimodellato, che prevede l'abrogazione generalizzata di tutte le norme statali precedenti al 1970, salvo quelle espressamente salvate. La cosiddetta "ghigliottina" abroga automaticamente norme obsolete, preceduta da una ricognizione della legislazione vigente, che identificava circa 21.691 atti legislativi in vigore. Successivamente, per effetto del decreto cosiddetto "salva leggi" (D. Lgs. 179/2009) sono state preservate circa 3.300 norme ritenute indispensabili, mentre altre norme non salvaguardate sono state eliminate.
Questo processo ha visto l'abrogazione espressa di ulteriori norme, con l'obiettivo di ridurre lo stock normativo e chiarire il diritto vigente. Ad esempio, il decreto-legge n. 112/2008 ha eliminato circa 3.370 atti primari e il decreto-legge n. 200/2008 ha abrogato oltre 28.000 atti primari precostituzionali.
Il meccanismo "taglia-leggi" si è evoluto con ulteriori interventi, come il decreto legislativo n. 212/2010 che ha abrogato, secondo i dati governativi, circa 35.000 atti normativi obsoleti (nella maggior parte dei casi procedendo all'abrogazione totale, in altri a quella parziale).
La legge n. 69 del 2009 ha avviato un processo di abrogazione di norme legislative e regolamentari obsolete, attuando il cosiddetto "doppio binario". Questo meccanismo prevede che le abrogazioni delle leggi siano effettuate attraverso decreti legislativi, mentre quelle delle norme regolamentari attraverso regolamenti governativi. Il d.P.R. 248/2010 ha portato all'abrogazione di circa 133.000 atti secondari non numerati, risalenti al periodo tra il 1861 e il 1986. Tra i vari atti abrogati vi sono decreti ministeriali, decreti del Presidente della Repubblica e decreti del Presidente del Consiglio nonché provvedimenti più risalenti, come i decreti del Duce e i decreti del Capo provvisorio dello Stato.
Nel 2012, con il decreto-legge n. 1 sulle liberalizzazioni, sono state eliminate norme che imponevano limiti all'avvio di attività economiche, mediante anche una tecnica di abrogazione esplicitamente prevista, ma "innominata", in quanto disposta nei confronti di norme non puntualmente individuate (es., all'articolo 1 è prevista l'abrogazione delle norme che dispongono limiti numerici, autorizzazioni, licenze, nulla osta o preventivi atti di assenso dell'amministrazione per l'avvio di un'attività economica). Il decreto-legge n. 5/2012 ha ripreso il percorso delle abrogazioni espresse con provvedimento d'urgenza, disponendo l'abrogazione di circa 300 atti, inclusi decreti del Presidente della Repubblica e regolamenti.
Nel contesto dell'operazione "taglia-leggi", vi è stato anche un riordino normativo con la redazione di testi di riassetto in vari settori, come la sicurezza sul lavoro (D. Lgs. n. 81/2008), il processo amministrativo (D. Lgs. 104/2010), e il turismo (D. Lgs. 79/2011). Tra i decreti di riordino più recenti vi sono il Codice dei contratti pubblici (D. Lgs. 36/2023) e il riordino della disciplina dei servizi pubblici locali di rilevanza economica (D. Lgs. n. 201/2022). La legge n. 69/2009 ha inoltre introdotto l'articolo 17-bis nell'ambito della legge n. 400/1988, il quale autorizza il Governo a raccogliere in testi unici compilativi le disposizioni di legge che regolano materie e settori omogenei.