L'occupazione nell'agricoltura italiana si connota per la prevalenza di lavoro stagionale e precario, di cui la manodopera straniera rappresenta una fetta cospicua e sempre più indispensabile. Non soltanto nel nostro Paese, ma in tutta l'Unione Europea, negli ultimi decenni un numero crescente di cittadini nazionali ha infatti abbandonato l'agricoltura, compensati per lo più dall'ingresso nel settore di altri cittadini UE ed extra-UE.
Sono ormai note le condizioni di vulnerabilità e spesso irregolarità (lavoro sommerso) in cui, purtroppo, queste persone svolgono operazioni di raccolta, potatura, mungitura, taglio dei boschi, e in generale tutte quelle mansioni agricole che di rado ormai gli italiani svolgono. Il lavoro degli immigrati è di solito legato alla manodopera non qualificata e consiste nelle operazioni che richiedono elevata tempestività di esecuzione o che sono concentrate in specifici periodi dell'anno.
Per ulteriori approfondimenti si rinvia al PianetaPSR numero 122 marzo 2023.