Sulla base dei dati riportati nell'Annuario dell'agricoltura italiana 2022 del Crea, la flotta da pesca italiana iscritta nell'archivio licenze di pesca al 31.12.2022 e operante nel Mediterraneo risulta pari a 11.802 unità, con un tonnellaggio di stazza lorda di 138.117 GT e una potenza motore di 913.283 kW (Tab. 7.3). Oltre alla flotta mediterranea risultano iscritte nel Registro 5 unità appartenenti alla flotta oceanica, di cui 4 sono strascicanti ed operano nell'Atlantico centro-orientale ed una, autorizzata con il sistema a circuizione, opera nell'Oceano Indiano occidentale. La capacità di pesca presenta un'ulteriore lieve contrazione sia in termini numerici che di tonnellaggio. La suddivisione della flotta da pesca per sistemi, effettuata sulla base della frequenza di utilizzo degli attrezzi, conferma che la pesca artigianale (PGP) rappresenta il segmento più importante in termini numerici, con 8.338 unità e il 71% del totale. Tuttavia, il peso si riduce notevolmente in termini dimensionali, attestandosi al 14% del tonnellaggio e al 29% della potenza motore. Con 2.048 unità (17% del totale), la flotta operante con attrezzi da traino (DTS e TBB) è la seconda in termini di numerosità e la prima in termini dimensionali, con il 60% del tonnellaggio e il 47% della potenza motore.
La ripartizione della flotta in base alle regioni marittime vede prevalere la Sicilia con 2.580 battelli da pesca, seguita dalla Puglia con 1.456 unità e la Sardegna con 1.430: in queste tre regioni si concentra il 46% della flotta e il 47% del tonnellaggio. Con riferimento alle Geographical Sub-Areas (GSA), definite in ambito FAO, la flotta operante nel Mar Adriatico settentrionale (GSA 17) incide per il 24,5% in termini numerici, per il 31,6% sul tonnellaggio e per il 31,1% sulla potenza motore (Tab. 7.4).
Nella Sicilia meridionale (GSA 16), in cui risulta iscritto il 9,3% dei battelli, ricade il 20,1% del tonnellaggio nazionale, in ragione della stazza media molto elevata di 25 GT. A fronte di un valore medio della flotta mediterranea di 12 GT, in Molise, Marche, Abruzzo e Veneto i pescherecci hanno una dimensione media tra 17 e 20 GT, mentre in Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Calabria e Sardegna si rilevano dimensioni medie molto limitate, comprese tra 4 e 7 GT. La flotta oceanica presenta un tonnellaggio medio di 785 GT.
L'attività di pesca della flotta mediterranea, pari a 1.027.302 giorni nel 2022, risulta in contrazione rispetto al 2021 (-16,6%) e l'attività media svolta da ogni battello è di 87 giorni, a fronte dei 104 dell'anno precedente. In contrazione anche l'attività della flotta oceanica, pari a 789 giorni (-12,4%). Nel 2022 la flotta da pesca nazionale fa registrare un volume di sbarco pari a 132.395 tonnellate per un valore di 759,6 milioni di euro; una quota, pari al 5% delle catture e al 2,5% del valore, è ascrivibile alla flotta oceanica (Tab. 7.5). Rispetto all'anno precedente si rileva una contrazione delle catture sia della flotta mediterranea (-8%) che di quella oceanica (-28%), mentre il valore risulta in leggero aumento per la flotta mediterranea (+1%) e in forte diminuzione per quella oceanica (-35%). A livello territoriale, Sicilia, Marche, Veneto ed Emilia-Romagna sono le regioni con i maggiori livelli produttivi e nell'insieme rappresentano il 53% degli sbarchi di prodotti ittici. In termini di fatturato, la Sicilia costituisce il 16% del totale, in considerazione della prevalenza di sistemi di pesca che insistono su specie di maggior pregio.
Nel 2022 la composizione del pescato, in linea con gli anni precedenti, è costituita in prevalenza da alici, vongole e sardine, che nell'insieme rappresentano il 41% degli sbarchi della flotta nazionale, percentuale che si riduce al 20% se si considera il valore della produzione (Tab. 7.6). Il volume degli sbarchi di alici è pari a 24.160 tonnellate, quello delle vongole a 17.250 tonnellate e quello delle sardine a 13.020 tonnellate. Le catture di alici risultano in leggero aumento (+1,8%), mentre i quantitativi di vongole e sardine sono in sensibile diminuzione (-13,1% e -12,8% rispettivamente). Tra le altre specie, si segnalano gli sbarchi di nasello (6.280 tonnellate), gambero rosa mediterraneo (6.190 tonnellate), pannocchia (3.745 tonnellate), tonno rosso (3.560 tonnellate) e tonnetto striato (3.480 tonnellate).
In termini economici, il valore delle alici, con 82,8 milioni di euro, contribuisce con il 10,9% al valore della produzione; seguono il gambero rosso con 57,6 milioni di euro (7,6%), le vongole con 53,6 milioni di euro (7,1%), il nasello con 44 milioni di euro (5,8%), le seppie con 40,5 milioni di euro (5,3%) e il tonno rosso con 39,6 milioni di euro (5,2%). Di conseguenza, alici, gambero rosso, vongole e nasello sono le principali specie in termini di valore.
Lo strascico e i rapidi con 37.600 tonnellate contribuiscono per il 28% alle catture della flotta nazionale (Tab. 7.7), percentuale che aumenta al 43% con riferimento al valore della produzione (Tab. 7.8). La pesca effettuata con i polivalenti passivi ha una produzione di 23.300 tonnellate per 198 milioni di euro, con un'incidenza rispettivamente del 17,6% e 26,1% su quantità e valore.
In base alle elaborazioni sulla BDN dell'Anagrafe Zootecnica istituita dal Ministero della Salute presso il CSN dell'Istituto "G. Caporale" di Teramo, nel 2022 la consistenza delle attività di acquacoltura in Italia (compresi incubatoi, ingrasso per consumo, laghetti di pesca sportiva, pesci riproduttori e vivai) risulta di 3.617 unità, localizzate prevalentemente in Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte e Lombardia.
Gli allevamenti destinati all'ingrasso per consumo ammontano a 1.507, di cui il 61% orientati alla produzione di molluschi, il 38% di pesci e l'1% di crostacei. A livello territoriale, oltre alla consistenza rilevante degli allevamenti ubicati in Veneto (molluschi e pesci), emergono gli allevamenti di molluschi dell'Emilia-Romagna e della Puglia.
Nel 2022, secondo i dati API, i quantitativi della piscicoltura nazionale ammontano a 53.900 tonnellate per un valore di oltre 303,8 milioni di euro (Tab. 7.9)7 . Rispetto al 2021 diminuiscono le quantità (-13,3%) mentre il valore presenta un incremento (+1,5%), con le specifiche differenziazioni proprie di ciascun segmento produttivo e tipologia di allevamento.
La piscicoltura in Italia comprende l'allevamento di diverse specie, ma la quasi totalità della produzione nazionale si concentra su alcune di esse: la trota per le acque dolci e la spigola e l'orata per le acque marine e salmastre. Il primato spetta all'allevamento della trota, con 29.000 tonnellate e un valore di 113 milioni di euro, seguita dall'orata e dalla spigola, con 17.600 tonnellate, pari a circa 146,5 milioni di euro. Da segnalare che la produzione di avannotti di spigole e orate è ulteriormente aumentata con un valore di 37,8 milioni di euro e che la produzione di uova embrionate di trota iridea e di altri salmonidi presenta un valore complessivo di 4,2 milioni di euro. In ulteriore crescita risulta la produzione di caviale con 62 tonnellate e quella di uova di trota per consumo umano con 40 tonnellate. Di conseguenza, nel 2022 i quantitativi prodotti dalla piscicoltura diminuiscono mentre il valore risulta in lieve aumento
Gli ultimi dati disponibili sulla molluschicoltura riferiti al 2021 mostrano una produzione di 85.300 tonnellate con un incremento rispetto al 2020 del 14% (Tab. 7.10). La composizione della produzione è costituita per il 72,5% da mitili e per il 27% da vongole; la produzione di ostriche con circa 350 tonnellate risulta ancora marginale seppure in crescita. Il valore della produzione, pari a circa 271 milioni di euro, è da attribuire per il 78% alla venericoltura e per il 21% alla mitilicoltura, mentre la produzione di ostriche incide per l'1%
Sono qui presentati i dati sulla piscicoltura, mentre gli ultimi dati ufficiali sulla produzione di molluschi, rilevati in base al Reg. (CE) 762/2008, relativo alla trasmissione di statistiche sull'acquacoltura da parte degli Stati, sono riferiti al 2021.