Il quadro normativo introdotto con la riforma della Politica agricola comune 2014-2020 è composto dai seguenti Regolamenti base:
Sono in corso negoziati per la predisposizione della Politica agricola comune post 2020.
Nella Politica agricola comune si suole distinguere un primo pilastro che fa riferimento al sistema dei pagamenti diretti e all'organizzazione comune di mercato e, un secondo pilastro, relativo alla politica di sviluppo rurale.
All'Italia sono stati destinati nell'ambito del sistema dei pagamenti diretti, circa 29 miliardi di fondi europei, mentre per le misure di mercato, legate all'OCM del vino e dell'ortofrutta, sono state previste risorse pari a circa 4 miliardi di fondi europei.
La politica di sviluppo rurale viene, invece, a configurare - come detto - il secondo pilastro della politica agricola comune e ha previsto l'assegnazione di 10,5 miliardi di fondi europei e di altri 10,5 miliardi di finanziamento nazionale.
In totale, quindi, per l'Italia, le risorse finanziarie disponibili (calcolate a prezzi correnti) sono state pari dal 2014 al 2020 a circa 52 miliardi di euro.
Le principali novità introdotte con la riforma hanno avuto riguardo a:
1) pagamento di base (obbligatorio);
2) pagamento ecologico - c.d. greening (obbligatorio, con un massimo consentito fino al 30%, limite utilizzato interamente dall'Italia);
3) pagamento per le zone con vincoli naturali (facoltativo con un massimo del 5%; l'Italia ha deciso di non applicarlo);
4) pagamento per i giovani agricoltori (obbligatorio, con un massimo del 2%, l'Italia ha scelto l'1%, eventualmente integrabile di un ulteriore 1% con la riserva nazionale);
5) pagamento accoppiato alla produzione per specifiche produzioni escluse il tabacco e le patate (facoltativo con un massimo del 15%, l'Italia ha fissato all'11% la soglia massima utilizzabile).
Le risorse sono state indirizzate prevalentemente a tre settori:
- la zootecnia, da carne e da latte, con una percentuale del 49%;
- i seminativi per il 34% ;
- l'olivicoltura per il restante 16%.
Nell'ambito del settore dei seminativi ricadono anche i premi per il Piano proteico nazionale
6)pagamento a favore dei piccoli agricoltori (facoltativo, con un massimo dl 10%, limite utilizzato interamente dall'Italia).
Per approfondimenti sui contenuti, si rinvia alla sezione del sito del Mipaaf dedicata alla riforma della PAC 2014/2020.
Si segnala che, ha seguito dell'emergenza sanitaria determinata dal COVID-19, il decreto-legge n. 18 del 2020, cosiddetto "Cura Italia" (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 27 del 2020) ha previsto l'aumento, dal 50 al 70 per cento, per il solo 2020 e a determinate condizioni, della percentuale di contributi PAC di cui può essere richiesto l'anticipo da parte delle imprese agricole (art. 78, commi 1, 1-bis e 1-ter). Una prima applicazione del predetto art. 78, comma 1, si è avuta con l'adozione del decreto ministeriale 8 aprile 2020; è poi intervenuto il decreto ministeriale 5 giugno 2020;
Inoltre, l'art. 224, comma 1, del decreto-legge n. 34 del 2020, cosiddetto "Rilancio", ha disposto l'aumento, dal 50% al 70%, della percentuale di anticipo dei contributi PAC che può essere richiesta con la procedura ordinaria, ferma restando la possibilità di richiedere, in alternativa, l'anticipo - in pari percentuale - per il 2020, con la suddetta procedura del decreto-legge Cura Italia.
Si segnala, poi, l'adozione del decreto ministeriale 19 maggio 2020, recante "Definizione dell'importo totale degli aiuti de minimis concessi ad una impresa unica e ripartizione fra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano dell'importo cumulativo massimo degli aiuti de minimis concessi alle imprese attive nel settore della produzione primaria di prodotti agricoli".
Si ricorda, infine, che - da ultimo - l'art. 10, comma 4 del decreto-legge n. 183 del 2020, cosiddetto proroga termini, ha prorogato al 31 dicembre 2021 (dal precedente 31 dicembre 2020) la previsione che le disposizioni relative all'obbligo di presentare la documentazione antimafia e di acquisire l'informazione antimafia da parte delle amministrazioni pubbliche (di cui all'art. 83, comma 3-bis e art. 91, comma 1-bis del decreto legislativo n. 159 del 2011), non si applichino ai terreni agricoli che usufruiscono di fondi europei per importi non superiori a 25.000 euro.
L'accordo di partenariato sulla programmazione dei Fondi strutturali e di investimento europei (Fondi SIE) 2014-2020 - vale a dire il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo sociale europeo (FSE), il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) - definisce la strategia italiana di impiego dei Fondi (Fondi SIE) per il periodo di programmazione 2014-2020 indicando le priorita' di investimento declinate in undici obiettivi tematici (OT) previsti dal Regolamento n. 1303/2013/UE.
Il documento in questione individua quindi un approccio integrato allo sviluppo territoriale, da sostenere attraverso l'impiego di tutte le risorse provenienti dai Fondi strutturali e di investimento europei, per concorrere agli obiettivi della Strategia Europa 2020, secondo gli indirizzi definiti nel Programma nazionale di riforma 2013 tenendo conto delle relative raccomandazioni specifiche per paese formulate dal Consiglio europeo.
Le risorse assegnate all'Italia a titolo di FEASR (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale) per il periodo 2014-2020 sono state circa 10,4 miliardi di euro, ai quali si è aggiunta la quota di cofinanziamento nazionale, pari anch'essa a circa 10,4 miliardi.
Nella tabella che segue è riportata l'allocazione finanziaria delle risorse del FEASR per gli 11 obiettivi tematici, contenuta nell'Accordo.
Allocazione delle risorse FEASR per Obiettivi tematici
(importi in milioni di euro, comprensivi di indicizzazione)
OBIETTIVO TEMATICO |
FEASR |
1. Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione al fine di
|
441,9 |
2. Migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione per raggiungere i seguenti target:
|
257,9 |
3. Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e dell'acquacoltura Per il settore agroalimentare, l'azione si articola su due modalità:
Esso prevede:
b. il potenziamento degli investimenti nelle filiere agricole, agroalimentari e forestali. L'intervento sulle filiere è indirizzato verso tre categorie:
Per il settore della pesca, occorre creare le condizioni ottimali per lo sfruttamento sostenibile degli oceani, riconoscendo il valore dei beni e dei servizi dell'ecosistema marino. |
4.103,9 |
4. Sostenere la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori Particolare attenzione è rivolta ad una gestione attiva delle foreste, in modo da garantire l'avvio di filiere corte, realizzando, anche con il contributo del FESR, impianti, sistemi di stoccaggio, piattaforme logistiche e reti per la raccolta, per la riutilizzazione dei residui dei processi produttivi agricoli e agro-alimentari. Particolari politiche saranno dedicate alla riutilizzazione dei residui dei processi produttivi. E', altresì, incentivata la valorizzazione energetica dei reflui zootecnici e delle altre deiezioni solide e liquide. E', altresì, valorizzato l'utilizzo delle biomasse forestali per l'approvvigionamento di piccoli e medi impianti. |
797,9 |
5. Promuovere l'adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi. Gli interventi, per quanto riguarda l'ambito agricolo, sono rivolti a potenziare la corretta gestione delle superfici pascolive, soprattutto quelle adiacenti alle aree boscate. La prevenzione ed il ripristino delle foreste danneggiate da incendi rappresentano una priorità,con metodi che coinvolgano attivamente le comunità locali, sensibilizzando e formando le risorse umane in un'ottica di prevenzione e di difesa attiva. |
1546,7 |
6. Tutelare l'ambiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse Le azioni sono rivolte ad investimenti diretti a razionalizzare e ridurre i consumi idrici. Sugli asset naturali, sono attivate azioni a difesa della biodiversità, in coerenza con le Linee guida per la biodiversità agraria. Saranno attivate misure compensative di sostegno al reddito delle aziende che si trovano in aree rurali svantaggiate. |
1894,6 |
7. Promuovere sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete Qui il FEASR non interviene. Viene, solo, previsto che la politica di coesione deve contribuire al potenziamento dei collegamenti tra gli interventi infrastrutturali stradali su piccola scala finanziati dal FEASR nelle aree rurali e le principali infrastrutture viarie e ferroviarie esistenti. |
0 |
8. Promuovere l'occupazione e sostenere la mobilità dei lavoratori Il FEASR partecipa per facilitare la diversificazione e la creazione di nuove piccole imprese che diano opportunità di occupazione extra-agricola nelle aree rurali. |
224,1 |
9. Promuovere l'inclusione sociale e combattere la povertà Per le aziende agricole si prevedono forme di intervento per incentivare le diverse forme di agricoltura sociale, coinvolgendo in primo luogo quelle realtà aziendali produttive per il mercato, che operano in collaborazione con le istituzioni socio-sanitarie competenti per territorio. Vengono anche interessate le strutture terapeutiche riabilitative, socio-sanitarie e socio-assistenziali. L'intervento del FEASR si concentra nelle aziende agricole. |
789,2 |
10. Investire nelle competenze, nell'istruzione e nell'apprendimento permanente |
79,4 |
11. Rafforzare la capacità istituzionale e promuovere un'amministrazione pubblica efficiente |
0 |
Assistenza tecnica |
294,4 |
TOTALE |
10.429,7 |
In data 16 gennaio 2014 la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome ha approvato la proposta di riparto dei Fondi del FEASR.
La proposta su cui è stata raggiunta un'intesa prevede che le risorse assegnate per il FEASR, pari, per il periodo 2014-2020, a circa 10 miliardi e 430 milioni di euro, siano utilizzate prevedendo un cofinanziamento nazionale medio complessivo pari al 50% dell'importo complessivo (per i programmi regionali la quota statale del cofinanziamento sarà del 70% e quella regionale del 30% mentre per le misure nazionali sarà del 100%).
Per quanto riguarda la ripartizione dei Fondi FEASR, la proposta approvata parte dalla constatazione della differente capacità di utilizzazione delle risorse europee tra le diverse regioni italiane; a tal fine si è ritenuto opportuno differenziare le percentuali di cofinanziamento europeo e nazionale, abbassando il primo per i programmi che hanno dimostrato più efficienza nella spesa ed alzandolo nel caso opposto, mantenendo, quindi, invariato il rapporto "uno a uno" tra quote.
Pertanto, il valore complessivo delle risorse per lo sviluppo rurale (risorse FEASR + cofinanziamento nazionale) è di circa 20 miliardi e 860 milioni di euro in sette anni, di cui 18 miliardi e 620 milioni destinati all'attuazione dei programmi regionali e 2 miliardi e 240 milioni di euro destinati a misure nazionali, nel settore della gestione delle crisi, delle infrastrutture irrigue, della biodiversità animale e al finanziamento della nuova rete rurale, come di seguito specificato:
Le risorse destinate all'attuazione dei programmi regionali - pari come detto a circa 18 miliardi e 620 milioni di euro - sono assegnate alle regioni e province autonome secondo il metodo storico, operando la seguente diversificazione dei tassi di cofinanziamento comunitario:
- cofinanziamento FEASR regioni Competitività: 43,12%;
- cofinanziamento FEASR regioni Transizione: 48%
- cofinanziamento FEASR regioni Convergenza: 60,50%
La provincia autonoma di Trento e Bolzano ricevono un'assegnazione aggiuntiva specifica in termini di quota FEASR rispettivamente di 14,5 e di 13,4 milioni di euro, in ragione del basso tasso di cofinanziamento comunitario assicurato nella precedente programmazione 2007-2013.
L'Italia ha concluso il processo di approvazione dei 23 programmi di sviluppo regionali, previsti per il periodo 2014-2020, il 24 novembre 2015.
Tra le misure che hanno assunto particolare rilievo si ricorda il bando per l'insediamento di giovani agricoltori, con più di 25 mila domande presentate a due anni dall'approvazione di tutti i Psr. e l'intervento del Pei (partenariato europeo per l'innovazione in materia di produttività e sostenibilità in agricoltura) , lo strumento ha l'obiettivo di incentivare l'innovazione attraverso un apporto che parte dal basso, ovvero dalle singole aziende agricole e si configura attraverso la costituzione di gruppi operativi (GO) formati su specifiche tematiche.
Al termine di un lungo e complicato iter, il 29 dicembre 2017, è stato pubblicato, nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea, il regolamento (UE) 2017/2393 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 dicembre 2017, c.d "regolamento Omnibus" che ha modificato, su singoli aspetti, i regolamenti di riforma della PAC a partire dal 1° gennaio 2018.
1) alla consulenza aziendale dove viene previsto che il beneficiario possa essere il fornitore di consulenza o formazione o l'Autorità di gestione; in tale ultimo caso questa può decidere se prestare i servizi autonomamente o se affidarli ad esterni attivando le dovute procedure di selezione;
2) allo sviluppo di nuove aziende da parte dei giovani agricoltori: si prevede che l'insediamento può avvenire congiuntamente con altri imprenditori indipendentemente dalla forma giuridica prescelta. La data del primo insediamento coinciderà con l'avvio dell'attività di impresa, come definito dai singoli Stati membri. La domanda di sostegno dovrà essere presentata non oltre 24 mesi dal primo insediamento, periodo più ampio rispetto a quanto previsto dagli attuali piani di sviluppo rurale. La durata del Piano aziendale non potrà eccedere i 5 anni.
3) ai regimi di qualità: la misura viene estesa anche agli agricoltori e alle associazioni di agricoltori che già partecipano a regimi di qualità da più di 5 anni.:
4) agli strumenti finanziari:è stata previsto che nella misura per l'insediamento dei giovani in agricoltura il sostegno possa essere dato sotto forma di strumenti finanziari o come combinazione di sovvenzionie strumenti finanziari.
Il 29 novembre 2017, la Commissione europea ha adottato la Comunicazione sul "Futuro dell'alimentazione e dell'agricoltura" (Com (2017) 713 final).
Tra le indicazioni più rilevanti emerge la necessità di andare verso un modello basato sui risultati e che garantisca un ambito di autonomia maggiore agli Stati membri.
Si prevede, al riguardo, di lasciare agli Stati membri l'elaborazione di un Piano strategico dove indicare specifici obiettivi differenziati territorialmente, consentendo, in tal modo, agli agricoltori di adeguare i metodi di produzione sulla base di specifiche realtà territoriali. Più voce in capitolo sarà data anche nella progettazione del quadro di verifica di conformità applicabile ai beneficiari (controlli e sanzioni compresi).
La PAC del prossimo futuro dovrà perseguire prevalentemente tre obiettivi:
- promuovere un settore agricolo intelligente e resilente;
- rafforzare la tutela dell'ambiente, contribuendo a mitigare i cambiamenti climatici;
- sostenere il tessuto socio economico delle aree rurali.
La ricerca e l'innovazione saranno i mezzi utilizzati per conseguire tali risultati.
La Commissione europea attribuisce un ruolo rilevante al "sistema della conoscenza e dell'innovazione agricola", il complesso sistema di fornitori di servizi di conoscenze e conoscenze gestito attraverso i gruppi operativi e le organizzazioni dei produttori.
Quanto ai pagamenti diretti, vi è la consapevolezza di mirare a un sostegno equo e più mirato al reddito degli agricoltori.
Tale risultato potrà essere raggiunto attraverso quattro possibili opzioni:
- un livellamento obbligatorio dei pagamenti diretti che tenga conto del lavoro impiegato per evitare effetti negativi sull'occupazione;
- l'introduzione di pagamenti decrescenti, in modo da ridurre il sostegno alle aziende di grandi dimensioni;
- il rafforzamento del pagamento ridistributivo per fornire un sostegno mirato alle piccole e medie imprese;
- un sostegno mirato agli agricoltori veri e propri.
La Commissione sottolinea come l'attuazione delle misure dirette a una maggiore protezione dell'ambiente non hanno dato i risultati sperati sia in termini di efficacia delle misure sia in termini di semplificazione delle procedure; nella consultazione pubblica riguardante il futuro della PAC, l'elemento più gravoso e complesso è risultato proprio quello relativo all'applicazione delle misure di "inverdimento".
Si prevede, quindi, di sostituire le misure attualmente in vigore con un modelli maggiormente flessibili che permetteranno agli Stati membri di mettere a punto una combinazione di misure obbligatorie e volontarie contenute nel primo e nel secondo pilastro, capaci di garantire il raggiungimento degli obiettivi previsti.
Nelle zone rurali si ritiene necessario sviluppare le nuove catene di valore come l'energia pulita, la bioeconomia emergente, l'economia circolare e l'ecoturismo, creando creare "piccoli comuni intelligenti". L'impostazione dal basso verso l'alto a guida locale LEADER è ritenuta, in tal senso, uno strumento che si è rilevato efficace nel recente passato.
Occorre agevolare il ricambio generazionale in agricoltura; l'obiettivo dovrebbe essere meglio raggiunto dando agli Stati membri la flessibilità necessaria per ideare regimi su misura che rispecchino i bisogni specifici dei giovani agricoltori di ciascun Paese.
La Comunicazione si sofferma, inoltre, sulla necessità che la politica agricola comune aiuti gli agricoltori ad anticipare l'evoluzione dei comportamenti alimentari e adeguare la loro produzione in funzione dei segnali di mercato e delle richieste dei consumatori.
Quanto al commercio, si ricorda che l'UE è il maggiore esportatore agroalimentare del mondo. Pur mantenendo fermo l'orientamento al mercato del settore agroalimentare, si riconosce che determinati settori agricoli non possono reggere ad una completa liberalizzazione degli scambi e alla concorrenza incondizionata delle importazioni.
Infine, si sottolinea come la futura PAC dovrà svolgere un ruolo maggiore nell'attuazione dell'esito del vertice di La Valletta, creano opportunità di occupazione e attività generatrici di reddito nelle regioni di origine e di transito dei migranti, anche attraverso la predisposizione di progetti pilota del piano di investimenti esterni dell'UE per la formazione di giovani agricoltori.
Il 1° giugno 2018 sono state pubblicate le proposte di riforma della politica agricola comune dopo il 2020, nell'ambito del futuro bilancio dell'Unione europea per il periodo 2021-2027 (si veda il comunicato stampa; per il contenuto delle stesse si rinvia al seguente dossier).
Si tratta di tre proposte di regolamenti relativi rispettivamente:
- ai piani strategici della PAC, con particolare riguardo a un nuovo metodo di lavoro relativo ai pagamenti diretti agli agricoltori, al sostegno allo sviluppo rurale e ai programmi di sostegno settoriali (COM(2018) 392);
- all'organizzazione comune unica di mercato (OCM unica) (COM(2018) 394);
- al finanziamento, alla gestione e al monitoraggio della PAC (COM(2018) 393).
Queste proposte seguono quanto delineato nella comunicazione sul futuro dell'alimentazione e dell'agricoltura, presentata dalla Commissione europea nel novembre 2017 e sono state trasmesse alle Commissioni competenti di Camera e Senato (sul loro esame congiunto nelle Commissioni parlamentari competenti, si veda la seguente scheda per il Senato e la seguente scheda per la Camera).
Su queste proposte e sui negoziati che l'Unione europea ha intrapreso per la riforma della PAC post 2020, si rinvia al seguente dossier dell'Ufficio rapporti con l'Unione europea della Camera dei deputati.