Il 21 gennaio 2025 il Governo ha trasmesso alle Camere, ai sensi degli articoli 12 e 13, comma 1, della Legge n. 125 del 2014 che disciplina la cooperazione internazionale allo sviluppo, lo schema di Documento triennale di programmazione e indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo 2024 - 2026 (A.G. 245).
Il provvedimento è stato assegnato il 28 gennaio 2025 alla 3ª Commissione Affari esteri e difesa del Senato e alla 3ª Commissione Affari esteri e comunitari della Camera, per l'espressione del proprio parere, ai sensi dell'articolo 143, comma 4 della citata legge n. 125 del 2014 entro il 17 febbraio 2025. Nella seduta di martedì 18 febbraio la III Commissione Affari esteri della Camera ha approvato un parere favorevole con osservazioni (allegato 4).
Ai sensi della richiamata Legge n. 125, il Documento triennale è frutto di un lavoro di consultazione e di condivisione svolto dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) del MAECI e alla cui realizzazione contribuiscono l'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), le altre Amministrazioni che si occupano di cooperazione allo sviluppo, Cassa Depositi e Prestiti, le Regioni e gli Enti Locali, le Organizzazioni della Società Civile (OSC) e gli altri soggetti del sistema della cooperazione allo sviluppo. Nel dettaglio, a norma dell'art. 12, comma 1, il Consiglio dei ministri approva, con cadenza triennale, previa acquisizione dei pareri delle Commissioni parlamentari, e previa approvazione da parte del Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo, il Documento triennale, che indica la visione strategica, gli obiettivi di azione e i criteri di intervento, la scelta delle priorità delle aree geografiche e dei singoli Paesi, nonché dei diversi settori nel cui ambito dovrà essere attuata la cooperazione allo sviluppo, esplicitando altresì gli indirizzi politici e strategici relativi alla partecipazione italiana agli organismi europei e internazionali e alle istituzioni finanziarie multilaterali.
Il precedente Documento triennale 2021-2023 è stato approvato dal Consiglio dei Ministri (15 giugno 2022), dopo l'esame da parte delle commissioni Affari esteri di Camera e Senato, che si sono espresse sul corrispondente schema di decreto AG 316, rispettivamente, il 17 novembre 2021 (parere favorevole con osservazioni) ed il 16 novembre 2021 (parere favorevole).
Per ulteriori approfondimenti si rinvia al relativo Dossier ed ai Temi dell'attività parlamentare sul Piano Mattei e sul bilancio MAECI
Da un punto di vista strutturale il Documento in esame è diviso in una prima sezione, composta da sei capitoli, in cui viene descritta la visione che ispirerà la cooperazione allo sviluppo nel triennio di riferimento e in una seconda parte, che include 11 schede di approfondimento su temi di particolare interesse.
Nel primo capitolo del Documento triennale sono delineate le strategie e le priorità dell'Italia nel campo della cooperazione internazionale, riconosciuta come "parte integrante e qualificante" della politica estera italiana, volta alla promozione della pace, della giustizia e della stabilità. Inoltre, viene da subito sottolineato lo stretto nesso esistente con il Piano Mattei e dei progetti di cooperazione in esso previsti.
Uno degli obiettivi principali del Governo è quello di favorire sinergie fra il sistema italiano di cooperazione allo sviluppo, l'Unione Europea, le Agenzie delle Nazioni Unite e gli altri attori e donatori internazionali, per aumentare l'efficacia e l'impatto della politica di cooperazione.
Il Documento sottolinea fin dall'inizio il ruolo di ponte che l'Italia, grazie alla sua posizione geografica ed alla sua cultura inclusiva, svolge tra Europa, Africa e Medio Oriente, regioni che devono collaborare per affrontare le crescenti sfide globali (crisi economiche, politiche, climatiche, migratorie) che richiedono una risposta multilaterale e un dialogo paritario fra i Paesi partner.
La strategia che l'Italia intende attuare nel triennio 2024-2026 mette al centro il raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda 2030 e, auspicabilmente all'interno di una più ampia iniziativa europea ed internazionale per l'Africa, la realizzazione del Piano Mattei. Quanto al primo aspetto, l'Italia orienta la sua azione al conseguimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite ed all'attuazione del Global Gateway dell'Unione europea. Quanto al secondo aspetto, la cooperazione allo sviluppo rappresenta un pilastro strategico del Piano Mattei e vuole promuovere reciproci benefici investendo in temi-chiave nei Paesi africani (quali l'approvvigionamento energetico, la sicurezza alimentare, la transizione verde e digitale, l'uguaglianza di genere e l'istruzione).
Per far fronte al rallentamento dell'attuazione della Agenda 2030 in atto negli ultimi anni – tanto che la metà degli OSS non è oggi in linea con le scadenze fissate, mentre oltre il 30% degli Obiettivi ha registrato un peggioramento o una situazione di stallo – l'Italia ha approvato nel settembre 2023 la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, promuovendo accanto all'Aiuto pubblico allo sviluppo (APS) il ruolo dei Partenariati con attori tradizionali e nuovi (settore pubblico e privato, diaspore, società civile, accademia, nuovi donatori internazionali) nella mobilitazione di risorse aggiuntive. In questa cornice, il Governo ribadisce l'impegno di avvicinarsi al traguardo, fissato sia nell'Agenda 2030 che nell'articolo 30 della Legge n. 125 del 2014, di destinare almeno lo 0,7% del reddito nazionale lordo in APS.
Per realizzare la sua strategia di cooperazione allo sviluppo, il Governo intende valorizzare i settori italiani tradizionalmente di punta (agroalimentare, sanitario, formazione e ricerca), prestando d'altra parte attenzione alle specificità delle condizioni locali, alle necessità dei Partner ed all'imprescindibile nesso fra sviluppo e tutela dei diritti fondamentali (con particolare riferimento all'uguaglianza di genere e al ruolo che le donne rivestono nello sviluppo locale).
Parte essenziale della strategia italiana di cooperazione per il triennio 2024-2026 è poi l'aiuto umanitario e nell'emergenza, per rafforzare la resilienza delle popolazioni in situazioni di vulnerabilità e contribuire alla prevenzione e soluzione dei conflitti, portando avanti una visione di sviluppo sostenibile fortemente ancorata alla centralità della persona e all'attivazione di modalità di intervento flessibili, trasparenti e tempestive.
Il Documento triennale riconosce, inoltre, l'importanza di perseguire le priorità bilaterali, tematiche e geografiche di cooperazione attraverso la partecipazione alle organizzazioni europee (ad esempio la BEI) ed internazionali (in particolare le banche multilaterali di sviluppo).
Questo delinea le sette aree di intervento della cooperazione italiana nel triennio 2024-2026, individuate, coerentemente con le priorità di politica estera dell'Italia, sulla base di legami storici e relazioni bilaterali consolidate nonché di ragioni di sicurezza e stabilità internazionali. Prima fra tutte è l'Africa, cui è dedicato il Piano Mattei, seguita da: Europa orientale, Balcani, Medio Oriente, Asia, America Latina e SIDS (piccoli Stati insulari in via di sviluppo).
Il secondo capitolo del Documento si chiude con l'elenco dei 38 Paesi considerati prioritari (23 in Africa), aggiornato per rispondere al nuovo contesto globale e per rafforzare il focus sulla regione africana (sono stati inseriti Ciad, Costa d'Avorio, Eritrea, Ghana, Guinea, Libia, Mauritania, Malawi, Congo, Tanzania, Uganda e Zambia), specificando tuttavia che l'Italia continuerà ad intervenire anche in altri Paesi in caso di emergenze umanitarie. Infine, in chiusura di capitolo il Documento richiama l'attuazione delle Linee guida sul Nesso Umanitario-Sviluppo-Pace, che prevedono l'individuazione dei Paesi pilota in cui realizzare attività concertate fra questi settori, sulla base di un'analisi di contesto complessiva. In questa fase è stato individuato un Paese per ognuna delle tre aree (Libano, Etiopia e Colombia).
Il terzo capitolo del Documento delinea i settori e le tematiche su cui si concentrerà la cooperazione allo sviluppo italiana nel triennio 2024-2026, tenendo conto dell'esperienza acquisita in determinati ambiti dagli attori del sistema italiano di cooperazione, nonché del contesto nei Paesi di destinazione e degli interventi e priorità da questi indicate nei propri piani nazionali di sviluppo. Le priorità di azione, direttamente correlate ai 5 Pilastri dell'Agenda 2030 (Persone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partenariato) ed agli Obiettivi e Target di sviluppo sostenibile, sono:
Il quarto capitolo si occupa della governance del sistema della cooperazione italiana, sia bilaterale che multilaterale, individuando gli attori istituzionali, economici e della società civile che operano nel sistema. Centrale è l'azione di coordinamento affidata al MAECI, all'interno del quadro di riferimento rappresentato dall'Agenda 2030 e "nell'ambito degli indirizzi politici definiti dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri". L'obiettivo di fondo, per il triennio 2024-2026, è quello di rafforzare tale governance attraverso il dialogo con gli altri attori del sistema italiano di cooperazione allo sviluppo e, in particolare, con quelli non istituzionali (società civile, settore privato, enti religiosi, fondazioni). Per quanto riguarda la cooperazione bilaterale, il Documento indica l'impegno a una maggiore coerenza nella programmazione degli interventi, riducendo il numero dei progetti per aumentarne dimensioni, impatto e durata. Come modelli virtuosi vengono indicate grandi progettualità, dell'ordine di 200-300 milioni di euro, in grado di conseguire un significativo impatto sul territorio e di valorizzare l'intero sistema Italia. I settori di primario intervento saranno la sicurezza alimentare, il contrasto al cambiamento climatico, la salute e la formazione e le progettualità potranno essere finanziate attraverso la combinazione dei diversi strumenti della cooperazione (risorse a dono, a credito a valere sul Fondo rotativo o sul Fondo italiano per il clima o erogate da Cassa Depositi e Prestiti, contributi di grandi donatori internazionali e di istituzioni finanziarie regionali e nazionali). Per quanto riguarda la cooperazione multilaterale, il documento ricorda la tradizionale vocazione multilaterale dell'Italia, tesa a valorizzare il ruolo delle organizzazioni internazionali come forum di dialogo ed enti realizzatori di progetti di cooperazione. Particolare enfasi è posta sul monitoraggio dell'efficienza ed efficacia di quanto realizzato con fondi italiani.
Al fine di potenziare l'azione italiana di cooperazione, il Documento elenca alcune strategie utili al coinvolgimento dei numerosi soggetti del sistema nazionale. Anzitutto il Governo si impegna ad intensificare la collaborazione fra le Amministrazioni pubbliche, nel rispetto dei diversi compiti istituzionali. Il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale (MAECI) stabilisce gli indirizzi e assicura l'unitarietà e il coordinamento di tutte le iniziative nazionali di cooperazione, lavorando in stretto contatto con l'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS), responsabile della gestione tecnica delle iniziative. Il Ministero dell'economia e delle finanze (MEF) - da cui provengono i flussi finanziari di maggiore rilievo per le attività di cooperazione allo sviluppo, come quelli erogati alla Commissione europea (circa 2 miliardi di euro l'anno) per la politica di cooperazione dell'Unione – cura, fra l'altro, la partecipazione finanziaria dell'Italia al capitale delle banche e dei fondi multilaterali di sviluppo. La società Cassa Depositi e Prestiti è qualificata dalla Legge n. 125 del 2014 come l'istituzione finanziaria italiana per la cooperazione allo sviluppo, attraverso risorse proprie o del Fondo rotativo. Il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica (MASE) realizza programmi di cooperazione in ottemperanza all'Accordo di Parigi e in attuazione dell'Agenda 2030 ed è titolare del Fondo italiano per il clima. Il Ministero dell'Interno è coinvolto nelle attività di cooperazione riguardanti i flussi migratori e l'accoglienza in Italia di rifugiati e richiedenti asilo (materia ricompresa nell'ambito dell'Aiuto pubblico allo sviluppo). Il Ministero della Salute si occupa di interventi di cooperazione in ambito sanitario, in stretto coordinamento con MAECI e AICS. Il Ministero dell'Istruzione e del merito (MIM) coordina le azioni nel settore dell'istruzione e della formazione tecnica e professionale. Il Ministero della Cultura contribuisce agli interventi di conservazione, restauro e valorizzazione del patrimonio culturale, anche al fine di fronteggiare il traffico illecito di beni culturali. Il Dipartimento della Protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri gioca un ruolo importante nell'ambito della risposta alle emergenze, di origine naturale o antropica. Anche gli altri Ministeri - ad esempio della difesa, delle politiche agricole, alimentari e forestali o delle infrastrutture e dei trasporti - sono attivi nell'ambito della cooperazione allo sviluppo, anche attraverso la partecipazione al Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo (CICS), convocato almeno una volta l'anno per assicurare il coordinamento di tutte le attività di cooperazione.
Nei rapporti con la società civile, il Documento sottolinea che il Governo promuoverà il coinvolgimento delle organizzazioni della società civile (OCS), non profit e delle diaspore nella fase di progettazione e attuazione delle iniziative di cooperazione allo sviluppo, mettendo a frutto le capacità e competenze acquisite nei diversi settori di intervento e con le comunità locali destinatarie degli stessi. L'obiettivo sarà la creazione di partenariati fra Amministrazioni pubbliche, OCS e Paesi partner, per apportare un contributo innovativo e qualificante agli interventi di cooperazione. In ambito europeo, si favorirà un maggiore accesso delle OSC ai fondi comunitari e multi-donatori.
Il Documento vuole poi valorizzare l'expertise delle autonomie territoriali italiane nel fare rete fra soggetti pubblici e privati per lo sviluppo di progetti territoriali complessi, anche attraverso bandi dedicati al finanziamento di iniziative realizzate da Regioni ed enti locali. Tenuto conto della priorità attribuita nel corso del triennio 2024-2026 all'istruzione e alla formazione, il Documento riporta anche l'impegno del Governo a potenziare la collaborazione con il sistema universitario italiano, anche mediante la realizzazione di partenariati con le università dei Paesi partner. Inoltre, l'Italia intende rafforzare l'apporto del settore privato alla cooperazione internazionale allo sviluppo, stimolando investimenti sostenibili e regole di finanza etica, la condivisione di competenze con gli attori in loco, la mobilità dei lavoratori e il trasferimento di tecnologie innovative.
Per quanto riguarda il contesto europeo, il Documento pone l'obiettivo di una maggiore partecipazione degli attori della cooperazione italiana all'attuazione della politica di sviluppo dell'UE, ad esempio attraverso l'affidamento della gestione di programmi di cooperazione per conto dell'Unione e un rafforzamento della presenza italiana a Bruxelles.
Nel contesto multilaterale, il Documento evidenzia il sostegno italiano ad un rinnovamento del sistema delle Nazioni Unite, con particolare attenzione alle organizzazioni internazionali con sede in Italia (FAO, PAM, IFAD, Centre International de Hautes Etudes Agronomiques Méditerranéennes CIHEAM di Bari, la Base di pronto intervento umanitario di Brindisi e diverse istituzioni di formazione e ricerca come il Polo ONU di Torino e quello scientifico di Trieste), al fine di ampliarne la dimensione progettuale. Inoltre, l'Italia manterrà la consolidata collaborazione con i principali fondi, programmi e agenzie delle Nazioni Unite - ad esempio UNICEF, UNDP, OMS; OIM – o all'interno di iniziative quali il G7 e il G20 per sostenere Partenariati globali, in particolare in ambito sanitario ed educativo.
Il quinto capitolo affronta il tema della finanza allo sviluppo, che deve recuperare il deficit di finanziamento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile ed assicurare adeguate risorse alla cooperazione, anche attraverso nuovi strumenti finanziari e percorsi di riforma delle istituzioni finanziarie internazionali, per renderle più giuste ed efficienti. Nel triennio 2024-2026 l'Italia svolgerà un ruolo di primo piano nel negoziato multilaterale per la definizione delle priorità delle singole istituzioni e per migliorare l'architettura finanziaria nel suo complesso, con una particolare attenzione all'Africa. L'obiettivo italiano è promuovere una maggiore efficienza delle risorse nazionali, europee e internazionali, creando sinergie fra le fonti pubbliche e private. Il testo sottolinea l'importanza di coordinare diversi strumenti finanziari al servizio di diversi tipi di investitori e diversi profili di rischio dei beneficiari e promuovere strumenti di condivisione del rischio che possano attrarre finanziamenti privati. L'Italia sosterrà il Programma di azione di Addis Abeba sulla finanza per lo sviluppo, strumenti finanziari innovativi come le obbligazioni sostenibili e un approccio basato su diversi livelli di concessionalità del credito per evitare di inasprire la spirale del debito dei Paesi a basso reddito. A ciò si aggiunge l'impegno a stimolare politiche locali di mobilizzazione delle risorse domestiche, anche attraverso la revisione dei sistemi di tassazione e del quadro normativo in materia di investimenti.
Il sesto capitolo del Documento enuncia molto brevemente alcuni impegni, da realizzare nel triennio di riferimento, per valorizzare il ruolo del nostro Paese nel settore dell'aiuto allo sviluppo, promuovendo la collaborazione tra tutti gli attori rilevanti e il ricorso a strumenti di finanzia innovativa. Il coinvolgimento del settore privato è indicato come essenziale per stabilire un modello incentrato sull'efficacia e l'efficienza della cooperazione. Viene poi confermata l'intenzione di procedere ad un aumento della quota di risorse del reddito nazionale lordo destinata all'aiuto allo sviluppo, verso l'obiettivo dello 0.7% fissato dall'Agenda 2030. Infine, vengono indicati alcuni settori in cui l'Italia può legittimamente aspirare ad essere capofila, come quelli della sicurezza alimentare e della formazione professionale.
Nella seconda sezione sono riportate alcune schede di approfondimento, di cui segue una succinta sintesi.
Gli interventi umanitari saranno rivolti prioritariamente a Ucraina, Paesi del Medio Oriente e Africa sub-sahariana (in particolare Corno d'Africa e Sahel). Centrale sarà il ruolo del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Non sarà trascurata la dimensione preventiva delle crisi e verrà rafforzato il coordinamento dell'aiuto umanitario in situazioni di emergenza (secondo l'approccio Team Europe). L'operato della cooperazione italiana sarà in linea con la raccomandazione OCSE-DAC sul Nesso Umanitario-Sviluppo-Pace.
La promozione della libertà religiosa è una priorità della politica estera italiana, in termini sia individuale che di libertà delle organizzazioni religiose. La cooperazione italiana, attraverso un fondo istituito nel 2019, protegge le minoranze cristiane esposte a persecuzioni e promuove il dialogo interculturale, anche attraverso bandi AICS per le organizzazioni della società civile.
La cooperazione italiana mira a rafforzare l'apporto del settore privato, stimolando investimenti sostenibili nei Paesi partner. MAECI e AICS hanno elaborato un piano di lavoro pluriennale che, coinvolga sia le grandi che le piccole e medie imprese attraverso: bandi AICS profit; strumenti previsti dalla Legge n. 125 del 2014; promozione dell'internazionalizzazione delle imprese; canali di finanziamento europei ed internazionali.
L'Italia è impegnata a promuovere il rafforzamento delle capacità dei Paesi Partner in materia fiscale, per favorire un'efficace mobilitazione delle risorse domestiche e la redistribuzione interna della ricchezza. Particolare attenzione sarà dedicata all'Africa, attraverso partenariati sulle tematiche fiscali. L'Agenzia delle Entrate porterà avanti progetti di capacity building, anche nell'ambito di programmi europei ed internazionali. L'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli porrà in essere attività di formazione e assistenza tecnica volte a prevenire e contrastare l'evasione tributaria ed intende avviare programmi specifici di assistenza destinati a Paesi prioritari, quali Albania e Tunisia, e nell'Africa sub-sahariana.
L'Italia sostiene la riforma del sistema delle Nazioni Unite e di un multilateralismo efficiente e sostenibile, finanziando i bilanci ordinari di agenzie, fondi e programmi del sistema onusiano. Saranno valorizzati selezionati programmi rivolti particolarmente verso l'Africa. Il Polo romano delle Nazioni Unite (FAO, PAM, IFAD) è punto di riferimento per l'elaborazione di politiche per lo sviluppo agricolo sostenibile e la sicurezza alimentare e altri centri italiani di formazione e ricerca (CIHEAM-IAMB, Polo delle Nazioni Unite di Torino, Polo scientifico di Trieste, Centro OCSE di Caserta) promuovono la cooperazione internazionale anche in altri ambiti (ad esempio contrasto alla criminalità, biotecnologie). L'Italia continuerà a partecipare alla gestione di Partenariati globali, specializzati in particolare nella promozione della salute e dell'istruzione (ad es. Fondo globale per la lotta alla malaria e all'HIV, Alleanza globale per i vaccini e l'immunizzazione, Partenariato globale per l'educazione). A livello istituzionale, il MASE supporta diversi progetti e iniziative ONU e il MEF è uno dei principali azionisti di Banche e Fondi multilaterali di sviluppo, che dispongono di capacità operative più ampie rispetto ai singoli Paesi. Un'attenzione particolare sarà riservata alla collaborazione con la Banca africana di sviluppo - per la definizione di strumenti finanziari nell'ambito del Piano Mattei e del cd Processo di Roma - ed alla ricostituzione dell'International development association (IDA-21) per il supporto ai Paesi più poveri (prevalentemente in Africa) e del Fondo asiatico di sviluppo. Anche l'attività della Banca europea per gli investimenti (BEI) sarà in buona parte rivolta al continente africano, soprattutto nell'ambito di progetti volti alla realizzazione del Global Gateway e degli Obiettivi climatici e di sviluppo sostenibile.
Il Fondo italiano per il clima, istituito con la Legge di bilancio n. 234 del 2021 e gestito da Cassa Depositi e Prestiti con una dotazione di 4,4 miliardi di euro, rappresenta il concreto contributo italiano al contrasto al cambiamento climatico, soprattutto in Africa. Il Fondo si propone di catalizzare anche capitali privati con l'obiettivo di rafforzare le azioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. A livello internazionale, l'Italia contribuisce anche ad altri strumenti di finanza per il clima, fra cui il Green Climate Fund, l'Adaptation Fund, la Global environment facility e il Fondo Loss & Damage. La scheda approfondisce poi le risorse a disposizione di Cassa depositi e Prestiti per l'attuazione della cooperazione allo sviluppo nonché le priorità tematiche e settoriali della sua azione.
Il Ministero della Salute intende rafforzare il proprio ruolo di coordinamento delle attività di cooperazione allo sviluppo in ambito sanitario, fornendo supporto tecnico a MAECI e AICS per la realizzazione di collaborazioni bilaterali e multilaterali in ambito socio-sanitario e per la definizione delle posizioni nazionali in ambito internazionale (OMS, ONU, OCSE) ed europeo. Numerosi ospedali italiani partecipano a programmi umanitari di supporto medico a pazienti stranieri per prestazioni di alta specialità non erogabili nei Paesi di provenienza.
Nel triennio 2024-2026 il Ministero della Cultura intende contribuire - in stretto coordinamento con MAECI, AICS, Rappresentanze diplomatiche e Istituti di cultura - alle attività di cooperazione allo sviluppo per la formazione di competenze nei Paesi partner in ambito di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale, nella convinzione che il potenziamento del settore culturale produce positive ricadute sia in termini occupazionali che di indotto turistico. La scheda riporta, suddivise per aree geografiche di intervento, le principali iniziative previste.
9. Efficacia dell'azione della cooperazione
L'Italia attribuisce massima rilevanza al principio dell'efficacia dello sviluppo, che si traduce nei seguenti aspetti: orientamento ai risultati, titolarità dei processi di sviluppo da parte dei Paesi partner, centralità dei partenariati inclusivi di tutti gli attori nonché trasparenza e responsabilità dei processi. Dopo quello predisposto da DGCS e AICS nel 2019, riguardante gli interventi 2020-2022, dovrà essere elaborato un nuovo Piano Efficacia per la verifica del rispetto dei quattro principi di efficacia sopra citati negli interventi di cooperazione allo sviluppo. Nell'ambito della piattaforma Global partnership for effective development cooperation l'Italia parteciperà, inoltre, alle attività di monitoraggio nei Paesi partner.
10. Coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile nell'ambito dell'Agenda 2030 e della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile
L'Agenda 2030 ha posto fra i suoi obiettivi la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile (PCSD), volta a bilanciare l'impatto e gli effetti delle politiche domestiche sui Paesi terzi e sulle generazioni future. La PCSD è uno dei principali strumenti adottati dal MASE nel contesto dei processi di attuazione e revisione della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile. L'Italia, inoltre, è stato il primo Paese a dotarsi di un Programma di azione nazionale per la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile.
11. Valutazione di impatto
La valutazione di impatto riveste un ruolo chiave nella misurazione dell'efficacia degli interventi di cooperazione allo sviluppo. Tali valutazioni sono affidate a valutatori indipendenti selezionati mediante procedura ad evidenza pubblica, con l'obiettivo di assicurare l'accountability delle attività di cooperazione. La DGCS ha dato avvio al Programma triennale delle valutazioni per il periodo 2025-2027, predisposto attraverso un dialogo permanente con le parti interessate. Le valutazioni concluse negli ultimi anni hanno rilevato un buon potenziale di apprendimento delle buone prassi, sia in termini di scelte strategiche che di modalità operative di gestione. Nel prossimo triennio, in coerenza con una gestione basata sui risultati, l'impegno dell'Italia è quello di individuare per ogni programma indicatori di risultato e impatto, meccanismi di monitoraggio e strategie di comunicazione dei risultati ottenuti.