Il salario di sussistenza (living wage) è relativo al reddito pagato per il lavoro e si differenzia dal "reddito di sussistenza" che può essere integrato da fonti statali attraverso le prestazioni sociali, il mercato del lavoro o il flusso di reddito da capitale privato. Si differenzia inoltre dallo standard di reddito minimo, studiato per stabilire i livelli adeguati di protezione sociale per coloro che fanno parte di famiglie di lavoratori e non.
Il salario minimo ha in comune con il concetto del reddito di base garantito o universale (UBI - Universal basic income) l'obiettivo di fornire un reddito con cui tutti i beneficiari possano godere di inclusione sociale.
L'ISTAT fornisce un frame (
qui il link) che permette, in base a determinati parametri relativi al numero di componenti del nucleo familiare, alla sezione territoriale (Nord, Centro, Mezzogiorno) e all'anno (dal 2005 al 2021), di calcolare la
spesa monetaria mensile minima necessaria per i consumi di una famiglia, al di sotto della quale si va sotto la soglia di povertà assoluta, parametro che a sua volta può dare un'idea più precisa - sebbene non "certificata" - del livello di reddito/salario minimo di sussistenza, nella definizione di valore monetario minimo necessario al lavoratore per coprire i bisogni essenziali.
Per ulteriori approfondimenti si rinvia al link del documento Eurofond - Agenzia governativa europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (
qui il documento, v. in particolare p. 14) sulle differenti definizioni del salario di sussistenza.