segnalazione 7 luglio 2023
Studi - Affari sociali Rapporto Annuale ISTAT 2023: delineato il quadro demografico e i suoi effetti di lungo periodo sulla capacità di crescita dell'Italia

L'Istituto nazionale di Statistica ha presentato il Rapporto Annuale 2023 (qui il link della presentazione a Montecitorio) che, sul fronte degli aspetti sociali, dà conto in particolare dell'impatto dell'emergenza sanitaria sull'economia e sulla società - con conseguente aumento delle diseguaglianze nei redditi e nelle opportunità -, oltre agli effetti dell'instabilità internazionale che ha determinato un incremento dell'inflazione con riflessi sulle nuove forme di povertà e nuove esigenze di servizi sociali.

Al 31 dicembre 2022, i residenti in Italia sono 58 milioni e 851 mila (-179 mila rispetto al 2021), con cittadini stranieri in un numero di oltre 5 milioni , pari all'8,6% dei residenti (trend in lieve aumento). Il 2022 si contraddistingue per un nuovo record del minimo di nascite (393 mila unità, quindi per la prima volta sotto la soglia del 400 mila), peraltro con un elevato numero di decessi (713 mila).

In termini di fecondità, il dato migliora tornando ai livelli del 2020 (1,24 figli in media per donna nel 2022), ma inferiori rispetto al periodo pre-pandemico (1,27 nel 2019), con età media al parto di 32,4 anni (aumentata di 12 mesi rispetto 2010). L'effetto  protratto del trend di decrescita di tali livelli ha di fatto provocato il dimezzamento dei contingenti dei nati nella metà degli anni Novanta, rispetto ai loro genitori (i nati nel periodo del baby boom).

Vi è poi un aumento consistente degli anziani, in quanto la longevità rimane alta, benchè i livelli di sopravvivenza della popolazione, nel 2022, restino ancora inferiori a quelli del periodo pre-pandemico, con una perdita di oltre 7 mesi in termini di anni mediamente vissuti rispetto al 2019, per entrambi i sessi: alla nascita, la stima della speranza di vita è di 80,5 anni per gli uomini e di 84,8 anni per le donne. L'impatto della crisi sul sistema sanitario, e la conseguente difficoltà nella programmazione di visite e controlli medici sono stati più accentuati per le donne, in quanto più inclini degli uomini a fare prevenzione. 

L'età media della popolazione è salita da 45,7 anni all'inizio del 2020 e 46,5 all'inizio del 2023.  Al 1° gennaio 2023, le persone con più di 65 anni sono 14 milioni 177 mila, il 24,1% (quasi un quarto) della popolazione totale.

Cresce anche il numero di persone ultraottantenni, che arrivano a 4 milioni 529 mila e rappresentano il 7,7 per cento dei residenti, mentre da inizio millennio il numero di ultracentenari è triplicato.

Al contrario, diminuiscono gli individui in età attiva, tra i 15 e i 64 anni, che scendono a 37 miloni 339 mila (il 63, 4%).

Si riduce anche il numero dei più giovani: i ragazzi fino a 14 anni sono 7 milioni 334 mila (12,5% del totale della popolazione) residente. Pertanto, la partecipazione dei giovani alla vita economica e sociale del Paese diventa cruciale per garantire un modello di sviluppo inclusivo e sostenibile e un corretto equilibrio del sistema del welfare. 

In Italia, il meccanismo di trasmissione intergenerazionale della povertà è più intenso rispetto alla maggior parte dei paesi dell'UE (dati peggiore solo in Romania e Bulgaria): quasi un terzo degli adulti (25-49 anni) a rischio povertà, ai 14 anni si trovava a vivere in famiglie che versavano già in condizioni finanziaria critica.