segnalazione 31 ottobre 2022
Studi - Affari esteri OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE, La proiezione esterna della Turchia di Erdogan. Tra ambizioni internazionali e consolidamento della politica regionale, Approfondimento n. 196, a cura del Centro studi Geopolitica.info, ottobre 2022

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EXECUTIVE SUMMARY

In un saggio del 2002 Ismail Cem, ex Ministro degli Esteri dei governi Yılmaz ed Ecevit affermava che "la Turchia con una moltitudine di opportunità, è pronta a divenire un attore significativo nei decenni a venire. […] Noi prevediamo una posizione internazionale non più periferica e confinata ai margini europei. La nostra missione prevede un ruolo pivotale nella nuova ed emergente realtà eurasiatica". Nel corso degli ultimi 30 anni la Turchia ha effettivamente vissuto profondi mutamenti interni ed esterni, sotto il profilo economico, politico, sociale e, non da ultimo, nella sua postura in politica estera. Dal crollo del sistema bipolare e con la fine della minaccia sovietica, Ankara è stata in grado di rispondere con rapidità all'inevitabile declassamento strategico causato dal crollo del gigante sovietico, affermandosi nel giro di poco più di un decennio come una potenza regionale di primo piano. Venuto meno il ruolo di cerniera meridionale della NATO, la Turchia è stata infatti in grado di rivendicare per sé un ruolo da protagonista in numerosi teatri, dal Medio Oriente all'Asia Centrale, dal Caucaso meridionale al Corno d'Africa, passando per i Balcani. Da paese ponte fra Occidente e Oriente, da nazione periferica (kanat ülke), Ankara è divenuta oggi una nazione centrale (merkez ülke) all'interno della complessa architettura geopolitica del Mediterraneo allargato e non solo. I decisori politici turchi, già nel corso degli anni ‘90, erano stati in grado di prevedere che il secolo successivo sarebbe stato indelebilmente segnato dall'ascesa dell'Asia come quadrante centrale delle dinamiche geopolitiche ed economiche mondiali. Alla ritrovata importanza del continente asiatico, resosi manifesto anche con il c.d. Pivot to Asia promosso dalla prima Amministrazione Obama, è coinciso dunque un nuovo attivismo turco in politica estera, concretizzatosi nella firma di importanti accordi di cooperazione con le ex Repubbliche sovietiche in Asia Centrale e con la riscoperta dei valori culturali millenari che Ankara condivideva con quella regione. Compresa la rilevanza e l'eccezionalità del dato geografico, il quale la pone a cavallo fra numerose linee di faglia come quella mediorientale e balcanica, la Turchia ha adottato una politica estera proattiva nel tentativo di affermare il suo status di potenza multi-regionale. Questo nuovo corso, resosi ancor più manifesto con l'avvento dell'AKP di Recep Tayyip Erdoğan, si è tradotto nella promozione di politiche regionali maggiormente assertive, come nel caso dello scoppio delle c.d. primavere arabe, nel corso delle quali Ankara ha tentato di porsi come guida e riferimento per numerosi movimenti di protesta scoppiati specialmente in Egitto e Siria. A queste politiche si è altresì affiancata la necessità da parte turca di riaffermare, e contestualmente tutelare, quelli che vengono percepiti come propri interessi nazionali, anche con l'impiego di mezzi coercitivi e dimostrazioni militari. Questa ricerca di autonomia in politica estera ha generato in più occasioni accese tensioni e dibattiti con i suoi tradizionali partner occidentali, alimentando in Italia e non solo la percezione secondo cui la Turchia si stia progressivamente allontanando dallo storico ancoraggio ad occidente, rappresentato dalla membership NATO e dallo status di paese candidato all'ingresso nell'Unione, in favore di partnership di convenienza con Mosca e Pechino. Questo parziale disallineamento strategico, giustificato con la già citata volontà turca di ritagliarsi un ruolo di primo piano nel futuro ordine internazionale, è stato accompagnato altresì da un disallineamento valoriale, incarnato dalla progressiva erosione dello stato di diritto in Turchia, dalla stretta sui mezzi di informazione nazionale e dal mancato rispetto dei diritti umani, elementi ritenuti in controtendenza con il percorso intrapreso con l'Accordo di Ankara del 1963. 2 Obiettivo del presente Approfondimento è pertanto quello di analizzare le cause e le conseguenze del ripensamento strategico turco coinciso con la fine dell'era bipolare e approfondire la multidimensionalità della politica estera adottata da Ankara negli ultimi anni. Per tali ragioni, il contributo è stato diviso in tre diverse sezioni:  Nella prima parte gli autori hanno approfondito le basi teoriche intorno alle quali si è costituito il ripensamento strategico turco dalla fine dell'era bipolare ad oggi.  La seconda sezione si concentra sulle relazioni che intercorrono tra la Turchia e i diversi attori del sistema internazionale, sia a livello globale che regionale, proprio nel solco di quella prospettiva multiregionale descritta nelle righe precedenti.  Nella terza e ultima parte vengono approfonditi i quadranti di interesse strategico per la Turchia, e la conseguente postura assunta da Ankara nel perseguimento dei propri interessi. Infine, i curatori si augurano che questo Approfondimento possa costituire una prima occasione di scambio e di dibattito tra il mondo istituzionale, accademico, diplomatico e dei think-tank, favorendo quella riflessione politica necessaria ad un più coerente perseguimento degli interessi italiani ed europei nell'ambito di una relazione, quella con la Turchia, che nonostante i fattori di divergenza emersi negli ultimi anni, assumerà sempre più un rilievo strategico per il nostro Paese.