segnalazione 27 luglio 2021
Studi - Affari esteri OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE, Approfondimento n. 181, Recovery and Resilience Facility. Una comparazione tra paesi chiave dell'Unione europea, a cura dell'ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale), luglio 2021

Nell'ambito dell'Osservatorio di politica internazionale, è stato pubblicato l'Approfondimento n. 181, Recovery and Resilience Facility. Una comparazione tra paesi chiave dell'Unione europea, a cura dell'ISPI, (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale), luglio 2021

 

EXECUTIVE SUMMARY

I paesi dell'Unione europea sono stati colpiti pesantemente dalla crisi economica provocata dalla pandemia da Covid-19: nel 2020, il Pil ha subito una contrazione del 6,1% anche se le performance dei singoli Stati Membri sono state disomogenee. Le prospettive per la ripresa nel 2021-22 sono positive, anche se pesa l'incertezza legata al possibile perdurare dell'emergenza sanitaria.

L'adozione di Next Generation EU (NGEU) rappresenta un ambizioso tentativo da parte dell'Unione europea (UE) di rafforzare le prospettive di crescita e sviluppo nel medio-lungo periodo imboccando con decisione le due transizioni epocali a cui l'economia globale sta andando incontro: quella digitale e quella ecologica. Il principale strumento di NGEU è la Recovery and Resilience Facility (Rrf), che consta di 723,8 miliardi[1] suddivisi in 338 miliardi di erogazioni a fondo perduto e 385,8 miliardi di prestiti.

25 dei 27 Stati Membri dell'UE hanno presentato nei mesi scorsi alla Commissione europea i propri Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (Pnrr), tenendo conto di una serie di criteri e linee guida elaborati da Bruxelles che hanno definito da una parte le risorse disponibili per ogni paese e dall'altra i progetti e le riforme per cui si richiedono i finanziamenti (ad esempio, tenendo conto del requisito di destinare almeno il 37% delle risorse alla transizione "verde" e il 20% a quella digitale).

Questo approfondimento analizza i Pnrr presentati da cinque paesi UE scelti come utili riferimenti per avere una panoramica esaustiva della direzione presa dagli Stati Membri: Francia, Germania e Spagna per la rilevante dimensione economica; Polonia, in quanto principale economia al di fuori dell'eurozona; Grecia, in quanto esempio di "ex Piig"[2] che, dopo aver affrontato una crisi economica molto profonda e complessa, ha iniziato un percorso di ripresa.

L'analisi effettuata ha potuto riscontrare numerose caratteristiche in comune tra i vari Piani nazionali, sia in termini di priorità tematiche che delle strutture di governance scelte per il coordinamento e il monitoraggio dei progetti. In generale, le valutazioni espresse dalla Commissione fino ad ora sono state positive anche se il piano polacco potrebbe presentare alcuni elementi di criticità legati ai progetti in ambito "green" e alla governance non sufficientemente autonoma dalla politica. Vengono sottolineati anche elementi di distinzione: ad esempio nella modulazione delle priorità, con alcuni stati (come ad esempio la Germania) che hanno posto maggiormente l'accento su priorità come la digitalizzazione dell'economia; o nella composizione delle risorse richieste, con l'Italia che – a differenza delle altre maggiori economie UE – ha deciso di accedere a tutte le risorse potenzialmente attivabili (richiedendo anche l'intero ammontare dei prestiti).

Infine, l'analisi identifica gli elementi di coerenza della Rrf e dei Pnrr nazionali con le più ampie priorità strategiche dell'UE, come il Green Deal europeo, o la nuova "Bussola per il Digitale". Il successo dei NGEU sarà tanto maggiore quanto più i progetti messi in atto dai 27 Stati Membri contribuiranno al raggiungimento di questi obiettivi strategici, non solo stimolando la crescita economica ma anche contribuendo al posizionamento e alla leadership dell'UE su grandi temi globali come la transizione digitale e quella ambientale.

 

[1] Dato ai prezzi correnti. Ammonta a 672,5 miliardi ai prezzi del 2018.

[2] Acronimo inglese per "Portogallo, Italia, Irlanda e Grecia", Paesi dell'UE in difficoltà negli anni successivi alla crisi finanziaria del 2009.