La Commissione XII, esaminata la Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR – Doc. XXVII, n. 18 - ), per le parti di competenza (costituite dalla Missione n. 6, «Salute», e dalla Missione n. 5, «Inclusione e coesione», con riferimento alla seconda componente, «Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore», nonché, dalla Missione n. 4, «Istruzione e ricerca», con riferimento alla componente «Ricerca e impresa», nell'ambito della quale è ricompresa una linea d'intervento che verte sul tema della ricerca nel settore della salute) rileva, in termini generali, che per i vari interventi contenuti nelle Missioni andrebbero individuati gli indicatori di risultato (output) e gli indicatori di impatto (outcome).
Più in dettaglio, la Commissione XII, nella seduta di martedì 23 marzo 2021, ha espresso parere favorevole con le seguenti osservazioni:
con riferimento alla Missione n. 6 Salute, la Commissione XII rileva, in generale, come le risorse (pari a 19,2 miliardi) si concentrino principalmente sugli investimenti in conto capitale e meno sulla parte corrente per gli investimenti per il personale; auspica, pertanto, che tale lacuna venga colmata attraverso successivi provvedimenti normativi. Più nel dettaglio ritiene necessario:
a) per quanto concerne il progetto «Casa della Comunità e presa in carico delle persone», che le regioni effettuino una ricognizione delle analoghe strutture esistenti sul territorio, precisando che le Case della Comunità rappresentano l'evoluzione delle Case della salute, laddove presenti. Inoltre, al fine di assicurare uniformità sull'intero territorio nazionale, si reputa necessario che le Case della Comunità corrispondano a determinati standard minimi:
1. dal punto di vista dell'articolazione territoriale, fare riferimento al distretto socio-sanitario o sanitario (con una popolazione pari a circa 100 mila abitanti), e non al criterio legato rigidamente al numero di abitanti (mediamente una Casa ogni 20-25 mila abitanti) che finiribbe per penalizzare determinati territori (quali territori montani o aree interne o a bassa densità abitativa);
2. assicurare la presenza di determinati servizi presso ogni Casa della Comunità, quali i servizi per la promozione e la prevenzione, il sistema delle cure primarie, il servizio sociale, alcune attività diagnostiche e ambulatoriali, nonché presìdi sanitari. Il progetto, anche attraverso il modello del budget di salute, valorizza le reti sociali come componente sistemica dei servizi alla salute, per generare un welfare di comunità;
3. assicurare il sistema informativo e assicurare una stretta interconnessione tra le Case della Comunità e tutti gli altri presìdi sanitari territoriali;
4. definire il sistema di governo delle Case della Comunità su due livelli, centrale di distretto e nelle diverse articolazioni locali;
5. avviare un percorso di lavoro interprofessionale, partendo dal principio della plurifattorialità della salute e, quindi, della necessaria multidisciplinarietà nell'azione quotidiana;
6. individuare un layout e indicatori utili a verificare se gli obiettivi previsti vengono raggiunti e in quale misura, non solo sotto l'aspetto della sostenibilità economica della struttura ma, soprattutto, dei risultati in termini di miglioramento dello stato di salute della comunità nonché della sua coesione sociale.
b) con riferimento al progetto «Casa come primo luogo di cura. Assistenza domiciliare (ADI)», precisare come il rafforzamento dell'ADI si realizzi anche attraverso le prestazioni professionali del personale sanitario e socio-sanitario nei confronti dei pazienti, oltre che mediante il potenziamento dei supporti tecnologici e digitali. In tal senso, si valuta prioritaria la promozione del coordinamento e unificazione delle prestazioni e dell'erogazione dei presìdi. Inoltre, si rileva come l'ADI fornisca in prevalenza prestazioni medico-infermieristiche per rispondere a singole patologie senza tuttavia prevedere un progetto per il futuro dell'assistenza alle persone non autosufficienti, anziane e non. Al riguardo, si rileva la necessità di una riforma che assuma il paradigma proprio della non autosufficienza, quello del «care multidimensionale», definito sulla base di criteri nazionali e rispettoso dell'autonomia degli enti locali (integrare gli interventi di natura sanitaria e assistenziale, riconoscendo l'esigenza delle reti informali di supporto e prevedendo azioni di affiancamento e sostegno dedicate a caregivers familiari e badanti). Per raggiungere tali obiettivi in maniera omogenea sul territorio nazionale, si reputa necessario un intervento che garantisca la disponibilità di personale, in special modo nelle regioni sottoposte a piani di rientro e progettualità specifiche dedicate al potenziamento dell'ADI per persone con bisogni di salute complessi, quali quelli legati a malattie rare o patologie croniche gravi;
c) ripensare il ruolo dei medici di medicina generale, anche attraverso il loro percorso formativo, insieme a quello dei pediatri di libera scelta, nell'ambito della medicina territoriale, favorendo la medicina di iniziativa e l'offerta di servizi diagnostici in sede o a domicilio, il lavoro in team multidisciplinari – come nei modelli delle UCCP le AFT – con l'apporto di competenze specialistiche, anche con strumenti di teleassistenza;
d) dare piena applicazione alla legge n. 38 del 2010 sulle cure palliative e la terapia del dolore;
e) revisionare il sistema di riorganizzazione della rete territoriale nazionale definito dal decreto 70/205 su standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera, anche prevedendo l'offerta di prestazioni e posti letto per la riabilitazione, con particolare attenzione al monitoraggio e agli esiti da Covid-19;
f) prevedere lo sviluppo della farmacia dei servizi, incentivando la telemedicina soprattutto nelle aree rurali, dove spesso la farmacia rappresenta l'unico presidio sanitario;
g) aggiornare il cosiddetto «decreto tariffe» e il Nomenclatore tariffario delle prestazioni sanitarie protesiche;
h) introdurre, in maniera trasversale, lo strumento del budget di salute, al fine di promuovere la centralità e la partecipazione degli utenti e delle loro famiglie attraverso progetti personalizzati di comunità e ridurre sensibilmente soluzioni istituzionalizzanti, con forme di cogestione dei percorsi caratterizzati dalla necessità di interventi sanitari e sociali tra loro integrati;
i) garantire l'effettiva tutela della salute mentale quale componente essenziale del diritto alla salute, potenziando la rete dei servizi ospedalieri e territoriali di salute mentale per adulti, di neuropsichiatria infantile e i servizi per le dipendenze patologiche, per fronteggiare, in particolare, l'aumento delle situazioni più acute, anche in relazione all'emergenza pandemica. Si ritiene inoltre necessario favorire l'accessibilità all'assistenza psicoterapica, in particolare per le persone indigenti, mediante l'accreditamento e il convenzionamento di enti o professionisti operanti nell'ambito del supporto psicologico e psicoterapico;
j) relativamente al progetto «Sviluppo delle cure intermedie», in considerazione degli ingenti investimenti richiesti per gli Ospedali di comunità, si ritiene necessario che la loro realizzazione si basi su standard gestionali e organizzativi uniformi per tutto il territorio nazionale ed avvenga prioritariamente attraverso la riconversione o la riqualificazione di progetti e strutture già esistenti;
k) riformare il servizio di emergenza territoriale 118, in modo da superare la disomogeneità territoriale concernente le qualifiche professionali e la dotazione organica del personale;
l) fare un riferimento esplicito, nel progetto «Salute ambiente e clima. Sanità pubblica ecologica», alla sanità pubblica veterinaria. Occorre altresì implementare la rete tra la sanità pubblica umana e la sanità pubblica veterinaria, anche con banche dati ministeriali interconnesse, per rafforzare la rete di epidemiosorveglianza;
m) specificare, nella parte relativa alla riforma degli IRCCS, che occorre riequilibrarne la distribuzione geografica nel Paese e favorire l'istituzione di un numero maggiore di IRCCS con personalità giuridica di diritto pubblico;
n) rafforzare la rete di sorveglianza per un sistema sanitario nazionale ed europeo più resiliente soprattutto rispetto alle malattie infettive, con il potenziamento dei dipartimenti di prevenzione, e alla problematica legata all'antimicrobico resistenza, dando spazio ai reparti di microbiologia, ospedalieri e non, al fine di introdurre programmi di screening attivo con tecnologie diagnostiche rapide per individuare i batteri multifarmacoresistenti e attuare misure di controllo delle infezioni;
o) rafforzare il sistema di prevenzione, con un focus specifico sulla prevenzione secondaria e terziaria. Con particolare riferimento alla prevenzione secondaria, rafforzare lo screening neonatale esteso (SNE);
p) specificare, con riferimento al progetto «Fascicolo sanitario elettronico e raccolta, elaborazione e analisi dei dati a livello centrale», che esso dovrebbe trasformarsi in un vero e proprio big data sanitario, che connetta tutti gli attori della filiera e renda disponibili i dati sanitari del paziente agli operatori autorizzati, al fine di consentire l'erogazione di cure integrate;
q) con riferimento alla linea d'intervento «Ricerca e trasferimento tecnologico e formazione»:
1. prevedere il rafforzamento degli investimenti nella ricerca di base, attraverso la previsione di bandi specifici per la ricerca in terapie innovative e nel «trasferimento tecnologico», per favorire lo sviluppo di piattaforme produttive innovative per la produzione di farmaci innovativi e terapie avanzate e per lo sviluppo di farmaci biologici nonché rafforzare gli investimenti per la creazione di piattaforme tecnologiche sullo studio della prevenzione delle pandemie sia virali che batteriche;
2. prevedere la creazione di un hub nazionale di eccellenza sulla Digital Health;
3. porre in atto le misure per migliorare i tempi attualmente impiegati per l'autorizzazione all'immissione in commercio (AIC) attraverso la dotazione congrua di personale o l'attivazione di una partnership virtuosa tra l'AIFA e le università nonché di operare una semplificazione delle strutture e delle procedure inerenti alle attività dei Comitati etici e delle procedure e della modulistica per la ricerca clinica;
4. potenziare la ricerca sanitaria, prevedendo risorse per la ricerca indipendente sia sui farmaci che sui dispositivi, sui vaccini e sulle terapie digitali;
5. creare un'Agenzia nazionale per la ricerca e l'innovazione nelle scienze della vita e lo One Stop Shop, quale sportello unico a cui fare riferimento per ogni tipo di investimento nel settore;
r) prevedere, con riferimento al progetto: «Sviluppo delle competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali dei professionisti in sanità», risorse per i contratti di formazione specialistica dei medici, che portino a un loro incremento, in misura pari a 2000 contratti di formazione strutturali, per un costo di circa 50 milioni di euro il primo anno, 100 milioni il secondo, 150 milioni il terzo anno, 200 milioni il quarto anno e 250 milioni di euro a regime;
s) colmare la carenza di personale sanitario non medico, con l'implementazione dell'offerta di corsi di formazione per la valorizzazione delle competenze degli esercenti le professioni sanitarie;
con riferimento alla Missione n. 5, componente «Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore», la Commissione XII ritiene necessario:
a) completare l'avviato progetto di riunificazione, potenziamento e semplificazione degli strumenti di welfare familiare, a partire dall'implementazione dell'assegno unico e universale per i figli a carico;
b) prevedere, nell'ambito delle riforme da realizzare in relazione al progetto «Servizi socio assistenziali, disabilità e marginalità» – i seguenti interventi:riformare e semplificare il sistema di valutazione della condizione di disabilità, incentrandola sulla persona e sull'interazione con fattori ambientali e sociali; recepire la Direttiva UE 2019/88 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 aprile 2019 (Accessibility Act) sui requisiti di accessibilità dei prodotti e dei servizi; intraprendere un percorso verso il codice unico della disabilità, dando priorità alle cinque linee d'azione individuate dall'Osservatorio per le persone con disabilità; definire i livelli essenziali delle prestazioni sociali; realizzare una riforma volta a promuovere l'adozione di una misura universale a sostegno delle persone con disabilità non autosufficienti;
c) prevedere, nell'intervento relativo ai servizi sociali dedicati alle persone con disabilità, la definizione dei progetti personalizzati, l'integrazione con quanto previsto dalla legge n. 112 del 2016 sul Dopo di noi;
d) sollecitare la rapida adozione da parte di tutti i Comuni italiani, secondo criteri omogenei su tutto il territorio nazionale, dei Piani di eliminazione delle barriere architettoniche di cui all'articolo 32, comma 21, della legge n. 41 del 1986;
e) porre una particolare attenzione a progettualità che impattino in modo significativo sui percorsi di inclusione delle persone con disabilità, favorendo esperienze di piena cittadinanza, anche attraverso interventi di digitalizzazione , nonché assicurando il benessere fisico e psicologico attraverso il rafforzamento delle esperienze di sport inclusivo. A tal fine, è necessario includere all'interno di tale Missione un progetto per l'abbattimento delle barriere architettoniche e l'accessibilità degli impianti sportivi pubblici secondo i principi della progettazione universale, a partire dalle palestre scolastiche di ogni ordine e grado, e interventi che, anche attraverso proposte di fiscalità agevolata, possano incentivare i proprietari di strutture sportive private ad adeguamenti ed ampliamenti (anche prevedendo specifici protocolli con Cassa depositi e prestiti e l'Istituto per il credito sportivo). È infine opportuno considerare la creazione di spazi di consulenza e orientamento allo sport inclusivo per le famiglie delle persone con disabilità all'interno del progetto di implementazione delle Case della Comunità previsto nella Missione 6 del PNRR;
f) prevedere un maggior investimento sul potenziale delle persone con disabilità come membri attivi della società a vantaggio dello sviluppo sostenibile del Paese, non solo con forme e modalità di sostegno personalizzato ma anche attraverso la promozione di politiche attive del lavoro, che tengano conto dei loro bisogni specifici, garantendo una concreta e reale applicazione della legge n. 68 del 1999;
g) precisare, nella parte relativa ai programmi di housing temporaneo, che alla realizzazione dei programmi partecipano gli enti del Terzo settore, istituzioni e articolazioni della pubblica amministrazione, anche attraverso la rete di protezione sociale;
h) assicurare interventi di supporto delle persone vulnerabili e delle famiglie in difficoltà, in relazione al progetto «Rigenerazione urbana e housing sociale», attraverso l'azione di équipe multidisciplinari;
i) destinare risorse specifiche, accompagnate da una strategia politica integrata e da un piano d'azione nazionale, al rafforzamento del sistema di cura e di protezione di bambini e ragazzi su tutto il territorio nazionale. Si tratta, in particolare, di supportare iniziative di contrasto alla povertà e all'esclusione sociale dell'infanzia e dell'adolescenza, adottando interventi volti alla riduzione della povertà educativa e al contrasto alla dispersione scolastica, anche rendendo effettivo il tempo pieno su tutto il territorio scolastico, con particolare attenzione ai bisogni specifici dei bambini con disabilità;
j) implementare, nell'ambito delle politiche a sostegno della famiglia, la rete dei Consultori familiari per rafforzare l'assistenza, anche psicologica, così come prevista nei LEA, la tutela e diritti della donna, la tutela della salute riproduttiva e sessuale, il sostegno della procreazione libera e consapevole nonché l'educazione alla genitorialità responsabile, avendo riguardo anche alle esigenze specifiche delle donne con disabilità;
con riferimento alla Missione n. 5, componente «Politiche per il lavoro»:
a) adottare, con riguardo al Servizio civile universale, nuove misure di indirizzo che incrementino i programmi e i progetti volti all'acquisizione e all'accrescimento di competenze nonché allo sviluppo di capacità e abilità connesse a prospettive occupazionali, al fine di sostenere i giovani nell'orientamento e nelle scelte del loro futuro;
con riferimento alla Missione 4, «Istruzione e ricerca»:
a) favorire l'inclusione delle fasce più emarginate, valorizzare il potenziale di bambini e ragazzi e favorire politiche di inclusività, prevedendo l'introduzione della figura dello psicologo scolastico;
b) valorizzare l'importante funzione svolta dalla medicina scolastica;
con riferimento ai temi trasversali (parità di genere, giovani, Sud):
a) definire per tutti i progetti gli indicatori qualitativi e quantitativi volti a misurare i principali aspetti del fenomeno della disparità di genere; per ciascun indicatore, oltre al valore attuale, deve essere identificato anche un valore target, ovvero l'obiettivo specifico e misurabile da raggiungere;
b) inserire la previsione di programmi di educazione alla prevenzione e al contrasto della violenza contro le donne e del maltrattamento minorile tra le aree di intervento prioritarie;
c) integrare il PNRR con gli impegni del Governo per la realizzazione di asili nido e infrastrutture sociali – comprese quelle per anziani e per le persone con disabilità – agendo sul recupero del gap territoriale, al fine di garantire la stessa offerta su tutto il territorio nazionale, con particolare attenzione al Sud e alle aree interne e rurali. A tal fine, prevedere congedi obbligatori della durata di cinque mesi per entrambi i genitori e interventi di sostegno alla maternità per lavoratrici dipendenti e autonome, libere professioniste e imprenditrici; superare la disparità salariale; garantire la parità di accesso ai ruoli apicali in aziende, enti e istituzioni; sostenere l'empowerment femminile e il contrasto delle discriminazioni di genere, tenendo conto anche del fenomeno della discriminazione multipla; sostenere la formazione delle giovani donne nelle materie scientifiche e tecnologiche (STEM) nonché nelle materie finanziarie; condizionare l'assegnazione dei fondi del Recovery Plan ad azioni concrete per la parità di genere da parte delle aziende beneficiarie, applicando i principi del gender procurement; prevedere una valutazione ex ante ed ex post dell'impatto di genere per tutti i progetti delle Missioni del PNRR; garantire pari rappresentanza negli organismi di gestione e controllo dei progetti in cui si articolano le varie Missioni;
d) applicare, con eventuali aggiustamenti, il criterio di riparto tra i Paesi previsto per le sovvenzioni dal Dispositivo di ripresa e resilienza (popolazione, PIL pro capite e tasso di disoccupazione) anche all'interno del Paese (tra le regioni e le macro-aree), in modo da colmare i divari territoriali, superando in maniera significativa la quota del 34% di investimenti al Mezzogiorno, e non considerando in tale computo le risorse per interventi «in essere», quelle già incluse nei tendenziali di finanza pubblica e quelle del REACT-EU;
e) introdurre strumenti di analisi e verifica sistematica dell'impatto delle politiche e dei programmi finanziati destinati ai giovani;
f) affidare al Presidente del Consiglio e all'Autorità delegata in materia di politiche giovanili la funzione di coordinamento delle misure contenute nel PNRR destinate ai giovani con riguardo alle politiche pubbliche in favore delle nuove generazioni;
g) investire in progetti di cohousing per giovani con occupazioni non stabili, per incentivare l'autonomia economica e abitativa dalla famiglia di origine e per sostenere le coppie con uno o più figli o monogenitoriali a rischio di disagio abitativo.