Abstract
A fine
dicembre 2020, la Divisione popolazione del Dipartimento economico e sociale delle Nazioni Unite ha aggiornato al 2020 la banca dati sullo stock sulle migrazioni internazionali e, il
15 gennaio 2021, ha pubblicato il rapporto sulle migrazioni internazionali che presenta informazioni ricavabili dalla stessa banca dati.
In questa sede è stata utilizzata la base dati aggiornata, in tempi eccezionalmente rapidi, al
30 giugno 2020 per presentare la situazione su scala globale, a livello di regioni sub-continentali e di singoli Stati. Dopo una premessa sull'importanza di dati affidabili e, al contempo, aggiornati regolarmente, il Focus presenta gli ultimi dati disponibili sulle migrazioni internazionali descrivendo la situazione a livello mondiale, per poi procedere a livelli di progressive disaggregazioni, partendo da un quadro per continenti per passare a quello per regioni sub-continentali e, infine, descrivere la situazione per paesi di destinazione.
I dati di fondo da cui prende le mosse il Focus sono sostanzialmente due. Anzitutto, il numero di persone migranti nel mondo risulta in costante crescita negli ultimi vent'anni, raggiungendo il picco di 281 milioni nel 2020, un dato in forte crescita rispetto ai 173 milioni di persone che nel 2000 vivevano fuori dal loro paese d'origine. Inoltre, circa i due terzi dei migranti internazionali vivono in 20 paesi, tra cui spiccano gli Stati Uniti d'America, che ospitano 50,6 milioni di migranti, la Germania, in cui vivono 15,8 milioni di persone provenienti da altri paesi e l'Arabia Saudita, che ospita 13,5 milioni di migranti internazionali. Tre paesi che, insieme, accolgono oltre il 28 per cento del totale dello stock di migranti.
Il Focus presenta poi i dati dello stock di migranti internazionali nel 2020 da una diversa prospettiva, cercando di cogliere il diverso "peso" dello stock sulla realtà demografica delle diverse aree, calcolando lo stock in proporzione alla popolazione totale residente nel 2020. La fotografia che ne esce, adottando sempre lo stesso principio di procedere per disaggregazioni crescenti (livello globale, per continenti, per regioni sub-continentali, per Stati) che si ritroverà lungo tutto lo studio, è diversa dalla precedente ed evidenzia la grande rilevanza della componente migratoria sulla popolazione totale in Medio Oriente, a cominciare da Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Arabia Saudita e Giordania.
Una prospettiva aggiuntiva molto interessante per cogliere la complessità delle migrazioni viene dalla distribuzione per continenti, regioni e paesi di origine dello stock di migranti internazionali nel 2020. Ne emerge che oltre un quarto dello stock mondiale di migranti proviene da India, Messico, Russia, Cina, Siria, Bangladesh e Pakistan.
Dopo avere illustrato come la pandemia legata al Covid-19 abbia avuto un effetto in termini di limitazione della mobilità umana a causa delle restrizioni imposte per contenere la diffusione del virus - fenomeno che si deve rintracciare nei dati di flusso di migranti (e non di stock, come quelli qui analizzati) purtroppo non disponibili per la maggioranza dei paesi, e che si potrà comunque riscontrare nei dati di stock relativi al 2021 - un'indicazione più immediata sugli effetti della pandemia viene dai dati più recenti sull'andamento del flusso di rimesse che, in base alle previsioni della Banca mondiale relative al 2020 e al 2021, dovrebbero registrare un calo di 78 miliardi di dollari in due anni, che significherebbe il più rapido declino dei flussi di rimesse nella storia recente.
L'adozione del criterio di raggruppamento dei paesi per livello di reddito nazionale lordo pro capite – distinguendo tra paesi con economie ad alto reddito, a reddito medio-alto, reddito mediobasso e a basso reddito – offre elementi aggiuntivi di riflessione, soprattutto evidenziando come, combinando i dati sullo stock dei migranti internazionali nel 2020 sia in relazione alle aree di origine che a quelle di destinazione, la rotta prevalente delle migrazioni sembrerebbe andare da paesi a medio reddito verso paesi ad alto reddito, lasciando al margine i paesi con economie a basso reddito. Il quadro cambia concentrando l'attenzione sulle migrazioni forzate: rifugiati e richiedenti asilo, infatti, trovano ospitalità soprattutto in paesi con economie a basso e medio reddito.
Una lettura incrociata dello stock di migranti nei paesi di origine e destinazione evidenzia come quasi la metà di tutti i migranti internazionali risieda nella regione di origine, con l'Europa in testa per quanto riguarda le migrazioni intra-regionali: il 70 per cento dei migranti nati in Europa risiede in un altro paese europeo.
Infine, considerando la variazione di stock di migranti nel corso degli anni (prendendo in considerazione prima l'ultimo ventennio poi la variazione tra il 2019 e il 2020,) si trova un'ennesima conferma della dimensione strutturale e crescente delle migrazioni internazionali in relazione all'andamento demografico mondiale e del peso relativamente ridotto delle migrazioni africane su scala globale, nonostante si tenda diffusamente in Europa ad associare il tema migratorio all'esodo dall'Africa.