L'Istat ha pubblicato il 10 marzo 2021 l'edizione 2020 del Rapporto BES (benessere equo e sostenibile) in Italia, che offre un quadro dei principali fenomeni, tra i quali quelli sociali, oltre a quelli economici e ambientali, attraverso un insieme di 152 indicatori (di cui 33 nuovi) suddivisi in 12 domini di benessere.
Si evidenziano in particolare i domini di interesse per la Commissione Affari sociali: Salute (1); Lavoro e conciliazione dei tempi di vita (3); Benessere economico (4); Relazioni sociali (5); Benessere soggettivo (8); Qualità dei servizi (12).
I nuovi indicatori sono stati integrati in base alle linee fondamentali del programma #NextGenerationEU e rispondono a esigenze conoscitive specifiche, differenziate per territorio, genere, età e titolo di studio, anche per tenere conto degli effetti della pandemia COVID-19, relativamente ad aspetti sanitari, digitalizzazione, capitale umano (sia dal lato della formazione, sia dal lato del lavoro) e cambiamento climatico.
Come riportato nella nota alla stampa, i principali risultati dell'analisi per dominio - di interesse sociale e sanitario - sono:
Salute
- Rallenta a causa del COVID-19 l'evoluzione positiva della speranza di vita alla nascita tra il 2010 e il 2019 (numero medio di anni che un bambino che nasce in un certo anno di calendario può aspettarsi di vivere), pur con evidenti disuguaglianze geografiche e di genere, fino ad azzerarsi al Nord. A fronte di una stima di circa 0,9 anni perduti complessivamente a livello nazionale (da 83,2 a 82,3 anni), emerge una forte eterogeneità tra i diversi territori, con uno svuotamento, in termini di anni vissuti, più marcato nelle regioni settentrionali. Nel Nord la speranza di vita passa da 82,1 anni nel 2010 a 83,6 nel 2019, per scendere nuovamente a 82 anni nel 2020. Nel Centro passa a 1,9 nel 2010 a 83,1 anni nel 2020 e nel Mezzogiorno da 81,1 a 82,2 anni, con perdite meno consistenti nell'ultimo anno (rispettivamente -0,5 e -0,3 anni). È un arretramento non ancora concluso, e che richiederà tempo per essere pienamente recuperato.
- Nel 2020 in Italia l'indice di salute mentale, misura di disagio psicologico da quesiti posti ad individui oltre i 14 anni, su quattro dimensioni principali della salute mentale (ansia, depressione, perdita di controllo comportamentale o emozionale e benessere psicologico), peggiora tra le persone di 75 anni e più di entrambi i generi e delle persone sole nella fascia di età 55-64, soprattutto al Nord. L'indice di salute mentale peggiora anche tra le giovani donne di 20-24 anni e in alcune regioni come Lombardia, Piemonte e Campania che, insieme al Molise, presentano i valori più bassi.
- Nel 2018, il tasso standardizzato di mortalità evitabile, vale a dire decessi di persone di 0-74 anni la cui causa di morte è identificata come trattabile (gran parte dei decessi per tale causa potrebbe essere evitata grazie a un'assistenza sanitaria tempestiva ed efficace, che include la prevenzione secondaria e i trattamenti) o prevenibile (gran parte dei decessi per tale causa potrebbe essere evitata con efficaci interventi di prevenzione primaria e di salute pubblica), è risultato pari a 6,8 per 10mila residenti, con valori più elevati tra gli uomini (22,3 per 10mila abitanti contro 11,8delle donne). Nel tempo si è osservata una forte riduzione della mortalità evitabile (il tasso standardizzato era pari a 3,5 per 10mila nel 2005), soprattutto nella componente prevenibile (da 4,8 per 10mila nel 2005 a 10,4 nel 2018).
- Nel 2020 il 48,8% della popolazione di 75 anni e più è multicronica, soffre cioè di tre o più patologie croniche o ha gravi limitazioni nel compiere le attività che le persone abitualmente svolgono. Tale quota è più elevata tra chi vive nel Mezzogiorno (56,9% rispetto a 44,6% nel Nord e a 47% nel Centro), tra le donne (55% contro 39,7% degli uomini) e raggiunge lo 0,7% tra le persone di 85 anni e più (rispetto a 39,3% delle persone di 5-79 anni).
- Nel 2020 la quota di persone sedentarie di 14 anni e più è pari al 3,8%, dato in miglioramento rispetto al 2019. È invece in eccesso di peso il 45,5% delle persone oltre i 18 anni, in lieve aumento rispetto all'anno precedente.
- Nel 2020 i fumatori sono il 18,9% della popolazione di 14 anni e più (quota stabile rispetto all'anno precedente) mentre il consumo di alcol ha riguardato il 16,8% della popolazione della stessa fascia di età (in lieve aumento).
Lavoro e conciliazione dei tempi di vita (per le parti di interesse sociale e sanitario)
- A marzo 2020 l'emergenza sanitaria ha imposto in molti settori il lavoro a casa come strumento indispensabile per proseguire le attività produttive e contenere i rischi per la salute pubblica. Nel secondo trimestre 2020 la quota di occupati che hanno lavorato da casa almeno un giorno a settimana ha superato il 19% (dal 4,6% del secondo trimestre 019), raggiungendo il 23,6% tra le donne.·
- La percentuale di lavoratori che si percepiscono come fortemente vulnerabili registra una inversione di tendenza rispetto al trend di costante diminuzione degli ultimi anni: nel secondo trimestre 2020 è pari al7,8% (+1,9 punti rispetto al secondo trimestre 2019, + 400mila). Sono in tutto quasi 1 milione e 800mila gli occupati che temono fortemente di perdere il lavoro senza avere la possibilità di sostituirlo.
Benessere economico·
- Lo scoppio della pandemia ha colpito il sistema economico italiano provocando il crollo dei livelli di attività economica che ha avuto effetti sull'aumento della povertà, concentrato su alcuni segmenti di popolazione e su alcuni territori. ·La stima preliminare per il 2020 identifica oltre 5,6 milioni di individui in condizione di povertà assoluta in Italia, con un'incidenza media pari al 9,4%, dal 7,7% del 2019: si tratta dei valori più elevati dal 2005.
- La povertà cresce soprattutto al Nord, area particolarmente colpita dalla pandemia, dove la percentuale di poveri assoluti passa dal 6,8% al 9,4% degli individui; più contenuta, invece, la crescita al Centro (dal 5,6% al 6,7% degli individui) e nel Mezzogiorno (dal 10,1% all'11,1%). Colpisce, inoltre, prevalentemente le famiglie con bambini e ragazzi: l'incidenza di povertà tra gli individui minori di 18 anni sale di oltre due punti percentuali (da 1,4% a 13,6%, il valore più alto dal 2005) per un totale di 1 milione e 46mila bambini e ragazzi poveri, 209mila in più rispetto all'anno precedente.
- Nel 2020, il 28,8% delle famiglie ha dichiarato un peggioramento della situazione economica familiare rispetto all'anno recedente, dal 25,8% del 2019. Tale deterioramento ha interessato lo 0,5% delle famiglie nel Centro, il 28,8% nel Nord e il 27,7% nel Mezzogiorno, soprattutto per le famiglie con 3 o più componenti, le persone sole sotto i 65 anni e le famiglie dove vive almeno un minore. Più tutelate le famiglie dove il grado di istruzione risulta più elevato, così come quelle composte da persone anziane, sia sole che in coppia.·
- Nell'anno precedente la pandemia (2019) gli indicatori legati alle capacità reddituali delle risorse economiche, che consentono alle famiglie di raggiungere un determinato standard di vita, avevano registrato sostanziali segnali di miglioramento. Risultavano infatti in calo il rischio di povertà (20,1% degli individui da 20,3% nel 2018); la percentuale di coloro che vivono in famiglie dove gli individui hanno lavorato per meno del 20% del proprio potenziale (10% da 11,3% nel 2018); la quota di persone che dichiarano di arrivare a fine mese con grande difficoltà (8,2% da 9,7% dell'anno precedente); le persone in condizione di grave deprivazione materiale (7,4%,in forte discesa da 8,5% del 2018) e di grave deprivazione abitativa (stabile al 5%).
Relazioni sociali·(per le parti di interesse sociale)
- Nel 2020, registra un lieve aumento, dopo anni di stabilità, anche la quota di persone che dichiarano di aver versato contributi in denaro ad associazioni(14,8% el 020 da13,4% del 2019).·
- Nel 2020, il 23,7% delle persone di 14 anni e più ritiene che gran parte della gente sia degna di fiducia. Il dato, pur continuando a rimanere molto basso, è uno dei valori più alti dell'ultimo decennio e conferma la crescita registrata negli ultimi due anni (21% nel 2018), soprattutto al Centro e nel Mezzogiorno.·
- Nel 2018, le istituzioni no profit attive in Italia sono 359.574 (60,1 ogni 10mila abitanti) e, complessivamente, impiegano 853.476 dipendenti. Il numero di istituzioni cresce con tassi medi annui costanti nel tempo (intorno al 2%) mentre i dipendenti, in aumento del 3,9% tra il 2016 e il 2017, registrano una crescita più contenuta nel biennio 2017-2018 (+1%).·
- Nel 2020 rimane stabile la soddisfazione dei cittadini per le relazioni familiari (33,1%) e amicali (22,5%), così come la quota di popolazione che dichiara di avere parenti, amici o vicini su cui contare (81,6%). ·Per tutti gli indicatori, le differenze territoriali sono particolarmente accentuate a svantaggio del Mezzogiorno.
Benessere soggettivo (per le parti di interesse sociale)
- Nel 2020, meno della metà della popolazione (44,5%) esprime un voto tra 8 e 10 sulla soddisfazione della propria vita, in leggero aumento rispetto all'anno precedente (43,2%). Si mantengono le differenze territoriali, con una maggiore percentuale di soddisfatti per la propria vita al Nord (48,4%), quasi quattro punti percentuali in più della media nazionale, e livelli più bassi al Centro e nel Mezzogiorno rispettivamente (3% e 40%). Nel nostro Paese la soddisfazione per la vita rimane diseguale non solo tra territori, ma anche per titolo di studio conseguito, classi di età e, sia pure in misura minore, tra uomini e donne.·Si evidenziano criticità in alcuni gruppi di popolazione: l'isolamento a causa del lockdown ha colpito di più le persone che vivono sole - la percentuale di molto soddisfatti cala al 35,8% dal 37,3% nel 2019 - soprattutto le persone sole adulte (fra il 2019 e il 2020 la quota scende di 9 punti tra le donne e di 10 punti tra gli uomini di 55-59 anni), ma anche le persone giovani tra 20 e 34 anni che vivono da sole (-17 p.p. rispetto il 2019) e gli uomini di 65 anni e più (-4 p.p.).·
- La situazione critica determinata nel Paese dall'epidemia da Covid-19 ha avuto un impatto negativo sulle prospettive future. Dopo anni di aumento, nel 2020 scende del 28,9% la percentuale di persone che prevedono un miglioramento della propria situazione nei prossimi cinque anni (30,1% nel 2019). Contemporaneamente aumenta al Nord e al Centro, dopo anni di riduzione, la quota di quanti ritengono che la propria situazione peggiorerà nei prossimi cinque anni (13,3%al Nord, un punto percentuale in più rispetto al 2019, 14% al Centro, +1,5 punti percentuali).·
- In leggero aumento la percentuale di individui molto o abbastanza soddisfatti per il loro tempo libero: nel 2020 è pari al 69,4% dei rispondenti (68% del 2019). Il dato conferma la tendenza evidenziata per la soddisfazione per la propria vita.
Qualità dei servizi· (per le parti di interesse sanitario)
Gli indicatori sulla qualità dei servizi sanitari mostrano una riduzione dei posti letto nei reparti a elevata intensità assistenziale tra il 2010 e il 2018 (da 3,51 per 10mila abitanti a 3,04) e una crescita costante del tasso di mobilità per motivi di cura dalle regioni meridionali e al Centro tra il 2010 e il 2019 (da 9,2 a 10,9 ogni 100 dimissioni di residenti nel Mezzogiorno, da 7,4 a 9 nel Centro).·Nel 2019 sono circa 41milai medici (tra specialisti e di base) e i pediatri di libera scelta che volgono la loro attività nel sistema sanitario italiano pubblico e privato.
Con quattro medici ogni 1.000 residenti, il nostro Paese si colloca ai primi posti in Europa, ma i medici sono mediamente più "anziani" rispetto ai colleghi di altri Paesi europei (un medico su due ha più di 55 anni). La situazione del personale infermieristico non è altrettanto favorevole: l'Italia è agli ultimi posti in Europa per dotazione di infermieri, circa ogni 1.000 residenti.·
Oltre un terzo dei medici di medicina generale (34%) supera la soglia dei 1.500 assistiti nel 2018, quota più che raddoppiata rispetto al 2005, quando era il 15,9%. Tale aumento, significativo nel corso degli anni su tutto il territorio nazionale,è stato più consistente al Nord (dal 17,9% nel 2005 al 46,9% del 2018), meno nel Mezzogiorno (21,3% nel 2018 dal 16,3% nel 2005).·
Nel 2020, un cittadino su 10 ha dichiarato di aver rinunciato, negli ultimi 12 mesi, a prestazioni sanitarie per difficoltà di accesso, pur avendone bisogno. Il forte aumento (6,3% nel 2019) è certamente straordinario: oltre il 50% di chi rinuncia riferisce infatti motivazioni legate alla pandemia da Covid-19.