segnalazione 23 luglio 2020
Studi - Affari esteri OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE, Approfondimenti n. 160, Il nuovo corso politico in Etiopia e i suoi riflessi sulle dinamiche interne e regionali, luglio 2020, a cura del CeSPI

Nell'ambito dell'Osservatorio di politica internazionale, è stato pubblicato l'Approfondimento n. 160, Il nuovo corso politico in Etiopia e i suoi riflessi sulle dinamiche interne e regionali, a cura del Centro di Politica Internazionale (CeSPI)

Nell'aprile 2018 Abiy Ahmed è diventato Primo ministro dell'Etiopia e ha rapidamente siglato un accordo di pace con il primo ministro eritreo Isaias Afwerki, dopo decenni di conflitto a bassa intensità, attirandosi il favore della comunità internazionale, come dimostra il prestigioso riconoscimento del premio Nobel per la pace a ottobre del 2019.

Tuttavia, i problemi politico-istituzionali, economici e sociali che l'Etiopia deve affrontare oggi all'interno non sono diminuiti; così come il dinamismo del Governo etiope si deve confrontare con numerosi problemi sul fronte delle relazioni intra-regionali in Africa orientale e nel Corno d'Africa.

Sull'Etiopia gravano i problemi di un'economia a basso reddito, che pure si proietta in termini macroeconomici in vetta alla classifica mondiale per tasso di crescita economica; e al contempo il paese ha un peso determinante negli equilibri continentali per il semplice fatto di essere la seconda nazione più popolosa in Africa dietro la Nigeria, avendo già superato i 100 milioni di abitanti, con una posizione geo-politica strategica - nel Corno d'Africa e vicino al Medio Oriente – che ne fa un caso di studio di particolare importanza.

Nel cercare di evidenziare luci e ombre dello scenario attuale etiope, con le grandi opportunità e i rischi che si pongono, l'approfondimento descrive anzitutto il quadro politico interno, evidenziando la situazione ereditata dal passato e proiettandosi verso l'appuntamento elettorale fissato per agosto 2020. La tensione tra un approccio centralistico, con un grande peso del Governo nella gestione della vita politica ed economica del paese da un lato, e le identità etnico regionali all'interno di uno Stato federale dall'altro ha definito gli assetti delle organizzazioni partitiche a carattere etnico-regionale che si contenderanno il favore dei cittadini per formare un nuovo governo.

Il primo ministro Abiy Ahmed ha voluto imprimere una svolta al quadro politico etiope promovendo la costituzione di un nuovo partito unificato, il Partito della Prosperità, rompendo il patto della coalizione che, forte del 100% dei seggi parlamentari, lo aveva portato al governo.

Il Fronte popolare di liberazione del Tigrè, che un ruolo molto importante aveva avuto nella sconfitta del regime filo-sovietico di Menghistu, è diventato il principale avversario del Primo ministro, assieme ad altre organizzazioni nella regione degli Oromo, da cui proviene, che gli contestano di aver rinunciato a tutelare gli interessi della popolazione Oromo, maggioritaria nel paese, subordinandola a una logica di potere centralista e verticistica.

Sul piano economico, Abiy Ahmed ha accelerato la discontinuità con il passato dirigista sposando una visione più liberista, confermata nel dicembre del 2019 dal rafforzamento dell'accordo con il Fondo monetario internazionale, imperniato sull'aggiustamento strutturale e la stabilizzazione finanziaria, con i principi cardini del contenimento della spesa pubblica, della deregolamentazione e liberalizzazione, a guidarne l'impostazione.

Il miracolo economico dell'Etiopia, in termini di tassi elevati di crescita economica, sorprendenti nel caso di un paese povero senza grandi risorse naturali, è un dato aggregato che rischia di oscurare una realtà profonda di povertà persistente in termini assoluti, ancor maggiore se si considerano dimensioni extra-economiche di squilibri territoriali e di genere che entrano in un circolo vizioso con l'elevata crescita demografica, in un contesto economico non in grado di assicurare opportunità di impiego a condizioni dignitose alla popolazione. 6 A livello di relazioni politico-diplomatiche ed economiche coi paesi confinanti del Corno d'Africa, a fronte di grandi sfide e problemi in termini di sicurezza e stabilità che perdurano da molto tempo - dispute territoriali, porosità dei confini rispetto a tradizionali attraversamenti da parte di popolazioni nomadi distribuite nell'intera regione e un inesistente processo di integrazione economica - l'Etiopia si è candidato a rivestire un ruolo di attore e mediatore di primo piano. Al di là, tuttavia, di alcuni sforzi simbolici, l'accordo con l'Eritrea rimane finora l'unico grande risultato, a fianco del quale prevalgono un coacervo di interessi diversi, conflittualità latenti, il fenomeno perdurante di milioni di sfollati interni e rifugiati e un progressivo e grave peggioramento delle condizioni ambientali. La crescente pressione cui   sono sottoposte le risorse naturali rischia di generare una miscela esplosiva di fattori che si autoalimentano fino a rendere insostenibili le condizioni di vita per la maggioranza della popolazione che, come nel caso dell'Etiopia (85% della popolazione totale), è dedita all'agricoltura di piccola scala e sussistenza. Rispetto a questi rischi e alla necessità di una reale discontinuità in termini di effettivo coordinamento regionale, le scelte politiche dell'Etiopia e degli altri paesi della regione non hanno sinora mostrato un reale impegno né raggiunto risultati evidenti. Abiy Ahmed, il primo ministro dell'Etiopia, è stato insignito a ottobre del 2019 del premio Nobel per la pace, in ragione "dei suoi sforzi per raggiungere la pace e la cooperazione internazionale, in particolare per la sua decisiva iniziativa per risolvere il conflitto di confine con la vicina Eritrea", come recita la dichiarazione del Comitato Nobel norvegese. Si tratta di un premio che è stato esplicitamente collegato all'intenzione di dare, suo tramite, un riconoscimento a tutte le parti impegnate per la pace e la riconciliazione in Africa orientale, proiettando immediatamente il valore del Nobel su scala regionale.

Le aperture di Abiy Ahmed verso l'Eritrea sono state, infatti, decisive per sbloccare la situazione e portare all'accordo di pace dello scorso anno, ponendo fine ad un conflitto di lunga data, quasi due decenni di stallo militare a seguito della guerra di confine del 2000. Oggi, il "riformismo" riconosciuto al Primo ministro etiope, da ultimo attraverso il prestigioso premio Nobel, può essere analizzato in due ambiti distinti, seppure correlati: le riforme politiche ed economiche all'interno dell'Etiopia (la seconda più popolosa economia in Africa dopo la Nigeria, in rapida trasformazione, ma che presenta anche nodi strutturali ancora irrisolti); il riannodarsi delle relazioni tra Etiopia ed Eritrea e lo sviluppo di quelle con gli altri paesi della regione.