Secondo uno studio pubblicato il 21 settembre 2018 dalla Commissione europea, nel 2016 i paesi dell'UE hanno perso quasi 150 miliardi di euro di entrate provenienti dall'imposta sul valore aggiunto (IVA).
In termini nominali il divario dell'IVA (differenza tra il gettito IVA previsto e quello effettivamente riscosso) è diminuito di 10,5 miliardi di euro nel 2016 passando a 147,1 miliardi di euro, attestandosi così al 12,3 % delle entrate totali dell'IVA rispetto al 13,2 % dell'anno precedente.
I risultati ottenuti dai singoli Stati membri variano ancora in modo significativo. Il divario dell'IVA è diminuito in 22 Stati membri, con i migliori risultati ottenuti da Bulgaria, Lettonia, Cipro e Paesi Bassi, in ciascuno dei quali si è registrato un calo di oltre 5 punti percentuali. Il divario dell'IVA è tuttavia aumentato in sei Stati membri: Romania, Finlandia, Regno Unito, Irlanda, Estonia e Francia.
L'Italia si conferma prima in Ue per la più grande evasione dell'Iva in valore nominale, con perdite per le casse dello Stato di 35,9 miliardi di euro. Il nostro Paese, inoltre, è terzo per il maggior divario tra il gettito previsto e quello effettivamente riscosso. La differenza ammonta infatti al 25,9%, dietro solo a Romania (35,88%) e Grecia (29,2%). Dai dati che emergono si registra che rispetto al 2015 c'è stato un lieve miglioramento in termini percentuali, in quanto l'evasione si è ridotta dello 0,23%, ma in valore assoluto c'è stato un aumento di circa 200 milioni di euro. Nel complesso, dal 2012 al 2016, l'Italia ha ridotto l'evasione del 3%.