Priorita trasversali
Parità di genere

All'interno del PNRR la parità di genere rappresenta una delle tre priorità trasversali in termini di inclusione sociale, unitamente a quelle riguardanti l'occupazione giovanile ed il Mezzogiorno.
Nello specifico, il Piano attua il principio della parità di genere in questione con due differenti livelli di intervento, i quali passano attraverso l'attuazione, da un lato, di azioni specifiche e, dall'altro, di azioni trasversali.
Concretamente, le misure previste dal Piano in favore della parità di genere sono in prevalenza rivolte a promuovere una maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro, attraverso:

  • interventi diretti di sostegno all'occupazione e all'imprenditorialità femminile;
  • interventi indiretti o abilitanti, rivolti in particolare al potenziamento dei servizi educativi per i bambini e di alcuni servizi sociali, che il PNRR ritiene potrebbero incoraggiare un aumento dell'occupazione femminile.

Altri interventi finanziati o programmati con il PNRR si prefiggono l'obiettivo diretto o indiretto di ridurre le asimmetrie che ostacolano la parità di genere sin dall'età scolastica, sia di potenziare il welfare per garantire l'effettivo equilibrio tra vita professionale e vita privata.

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Per contrastare le molteplici dimensioni della discriminazione verso le donne, nel PNRR il Governo ha annunciato l'adozione di una Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026 entro il primo semestre 2021, ovvero sia un documento programmatico che, in coerenza con la Strategia per la parità di genere 2020-2025 adottata dalla Commissione europea a marzo 2020, dovrebbe definire un sistema di azioni politiche integrate nell'ambito delle quali sono adottate iniziative concrete, definite e misurabili.

Attraverso la Strategia il Governo si è impegnato a raggiungere entro il 2026 l'incremento di cinque punti nella classifica dell'Indice sull'uguaglianza di genere elaborato dall'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE), che nel 2020 vede l'Italia al 14esimo posto nella classifica dei Paesi UE-27.

 

All'impegno preso in sede di PNRR ha fatto seguito la presentazione in Consiglio dei ministri (5 agosto 2021) di una Strategia nazionale per la parità di genere 2021/2026, predisposta dal Ministero delle pari opportunità all'esito di un processo di consultazione che ha coinvolto amministrazioni centrali, Regioni, Enti Territoriali, parti sociali e principali realtà associative attive nella promozione della parità di genere.

La Strategia, partendo da alcuni dati di analisi, si concentra sulle seguenti cinque priorità strategiche: lavoro, reddito, competenze, tempo, potere.

Il documento per ciascuna delle priorità definisce gli interventi da adottare (incluse le misure di natura trasversale), nonché i relativi indicatori (volti a misurare i principali aspetti del fenomeno della disparità di genere) e target (l'obiettivo specifico e misurabile da raggiungere). Gli indicatori e target sono funzionali a guidare l'azione di governo e monitorare l'efficacia degli interventi poste in essere.

Le misure previste dalla Strategia saranno attuate dalle Amministrazioni centrali, dalle Regioni e dagli Enti locali, sulla base delle competenze istituzionali, tenuto conto del settore di riferimento e della natura dell'intervento. Saranno altresì stabilmente coinvolte la Conferenza delle Regioni, l'Unione delle Province e dei Comuni. È altresì prevista un'azione di monitoraggio della strategia, previa selezione di appositi indicatori e relativi target.

Come già annunciato, l'obiettivo di lungo periodo che la Strategia si propone è di guadagnare 5 punti nella classifica del Gender Equality Index dell'EIGE nei prossimi 5 anni, per raggiungere un posizionamento migliore rispetto alla media europea entro il 2026, con l'obiettivo di rientrare tra i primi 10 paesi europei in 10 anni.

In merito si segnala che nel corso degli ultimi due anni l'Italia ha acquistato un punteggio migliore nella classifica EIGE, pur tuttavia restando collocata al 14°posto nell'UE.
Infatti, nell'indice sull'uguaglianza di genere 2020, l'Italia aveva ottenuto un punteggio di 63,5 su 100, inferiore alla media dell'UE di 4,4, punti. Mentre nell'indice sull'uguaglianza di genere 2022, l'Italia vanta un punteggio di 65,0 su 100. 
Si consideri che i punteggi dell'Italia sono inferiori a quelli della media UE in tutti i settori, ad eccezione di quello della salute. Le disuguaglianze di genere sono più marcate nei settori del potere (56,9 punti) - dove tuttavia si registrano i maggiori progressi - del tempo (59,3 punti) e della conoscenza (61,9 punti). 
L'Italia ha il punteggio più basso di tutti gli Stati membri dell'UE nel settore del lavoro (63,2). Il suo punteggio più alto è invece nel settore della salute (89 punti).

Per rafforzare la governance della Strategia 2021-2026, la legge di bilancio 2022 (articolo 1, commi 139-148, L. n. 234/2021), oltre a prevedere l'adozione di un Piano strategico nazionale per la parità di genere, ha disposto l'istituzione presso il Dipartimento per le pari opportunità di una Cabina di regia interistituzionale e di un Osservatorio nazionale per l'integrazione delle politiche per la parità di genere.

Ai sensi delle richiamate norme il Piano strategico nazionale per la parità di genere con i seguenti obiettivi:

  • individuare buone pratiche per combattere gli stereotipi di genere;
  • colmare il divario di genere nel mercato del lavoro;
  • raggiungere la parità nella partecipazione ai diversi settori economici;
  • affrontare il problema del divario retributivo e pensionistico;
  • conseguire l'equilibrio di genere nel processo decisionale.

Il finanziamento del Piano prevede, a decorrere dall'anno 2022, un incremento di 5 milioni di euro del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità.

Per l'elaborazione e l'adozione del Piano, è prevista l'istituzione presso il Dipartimento per le pari opportunità di una Cabina di regia interistituzionale e di un Osservatorio nazionale per l'integrazione delle politiche per la parità di genere. 

La Cabina di regia è stata istituita con successivo decreto 27 gennaio 2022 ha funzioni di raccordo tra le diverse amministrazioni coinvolte e tra i diversi livelli di governo al fine di coordinare le azioni a livello centrale e territoriale. Tra i compiti, spetta alla Cabina di regia effettuare la ricognizione periodica sullo stato di attuazione delle misure, degli interventi previsti nel Piano strategico nazionale per la parità di genere, nonché garantire la programmazione delle risorse destinate al finanziamento del Piano.

La Cabina di regia è presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri o dall'Autorità politica delegata alle pari opportunità ed è composta da 20 Ministri e 3 designati dalla Conferenza unificata. 

L'Osservatorio Nazionale per l'integrazione delle politiche di genere, istituito con decreto 22 febbraio 2022  è organismo tecnico di supporto alla Cabina di regia, con funzioni di monitoraggio, analisi, studio e proposta dei possibili strumenti per la definizione e l'attuazione del Piano strategico nazionale, valutandone l'impatto al fine di migliorarne l'efficacia e integrarne gli strumenti. 

ultimo aggiornamento: 30 gennaio 2023

Nell'ambito della Missione 5, componente 1, del Piano, l'investimento 1.3 è dedicato alla attivazione di un Sistema nazionale di certificazione della parità di genere, con l'obiettivo di incentivare le imprese ad adottare policy adeguate a ridurre il divario di genere in tutte le aree che presentano maggiori criticità, come le opportunità di carriera, la parità salariale a parità di mansioni, le politiche di gestione delle differenze di genere e la tutela della maternità.
Per quanto riguarda l'attuazione di tale investimento, la certificazione della parità di genere è stata istituita, a decorrere dal 1° gennaio 2022, dalla L. 162/2021. Successivamente, il decreto del Dip.to delle pari opportunità del 29 aprile 2022  ha dettato le linee guida per la concessione della certificazione in oggetto da parte delle imprese, che richiamano esplicitamente i parametri minimi stabiliti dalla prassi di riferimento Uni/PdR 125:2022, delineata nel marzo 2022.
La richiamata L. 162/2021 collega altresì al possesso di tale certificazione la concessione di un apposito sgravio contributivo nella misura dell'1% dal versamento dei complessivi contributi previdenziali a carico del datore di lavoro (fermo restando il limite massimo di 50.000 euro annui e l'eventuale riduzione che può essere disposta in taluni casi), nonché l'attribuzione di un punteggio premiale per la valutazione, da parte di autorità titolari di fondi europei nazionali e regionali, di proposte progettuali ai fini della concessione di aiuti di Stato a cofinanziamento degli investimenti sostenuti e può costituire un criterio premiale nell'affidamento di appalti pubblici. I criteri e le modalità di concessione di tale esonero sono definite nel DM 20 ottobre 2022 il quale prevede altresì che ulteriori interventi finalizzati alla promozione della parità salariale di genere e della partecipazione delle donne al mercato del lavoro siano realizzati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in collaborazione con l'INAPP e in accordo con il Dipartimento per le Pari Opportunità che ne assicurerà la coerenza rispetto al Piano strategico nazionale per la parità di genere.
Con i Decreti del Dip.to Pari opportunità del  27 gennaio 2022 e del 22 febbraio 2022  sono stati istituiti, rispettivamente, la Cabina di regia interistituzionale per la parità di genere e l'Osservatorio nazionale per l'integrazione delle politiche per la parità di genere, al fine di garantire il coordinamento e il supporto necessario al Dipartimento per le pari opportunità in vista della predisposizione e dell'attuazione del Piano strategico nazionale per la parità di genere, in coerenza con gli obiettivi della Strategia europea per la parità di genere 2020-2025.
Si ricorda, altresì, che con il Decreto del Dipartimento delle pari opportunità del 5 aprile 2022 è stato istituito il Tavolo di lavoro permanente sulla certificazione di genere alle imprese.

Il Sistema della certificazione della parità di genere è di fatto già operativo in quanto Accredia, l'ente italiano di accreditamento, ha abilitato 37 organismi di valutazione che a loro volta hanno certificato 525 imprese (dati al 10 settembre 2023, presenti sul sito https://certificazione.pariopportunita.gov.it/public/home ).

Il Dip.to Pari opportunità ha pubblicato un Avviso per la formazione di un elenco degli organismi di certificazione accreditati. Le domande d'iscrizione all'elenco potranno essere trasmesse fino al 30 giugno 2026.

Nell'agosto 2023 è stato altresì pubblicato un Avviso finalizzato alla costituzione di un elenco di esperti per attività di assistenza tecnico-consulenziale alle PMI sulla prassi di riferimento per il raggiungimento della certificazione.  Le domande d'iscrizione all'elenco dovranno essere inviate entro e non oltre il giorno di chiusura dei termini di presentazione previsti dalle finestre temporali: entro il 4 settembre 2023 per la prima finestra temporale e dal 15 gennaio al 5 febbraio 2024 per la seconda. Gli esperti selezionati avranno il compito di supportare le imprese nel percorso di certificazione fornendo servizi di assistenza tecnica e accompagnamento.

Ai fini della creazione di un sistema informativo presso il Dipartimento per le pari opportunità con funzione di piattaforma di raccolta di dati disaggregati per genere e di informazioni sulla certificazione, nonché dell'albo degli enti accreditati, si è proceduto ad un affidamento in house alla società Sogei Spa. L'affidamento, per un importo di 977.964,79 euro, è avvenuto con la firma di un Accordo esecutivo del 28 gennaio 2022, nell'ambito della Convenzione quadro che Sogei ha siglato con la Presidenza del Consiglio dei ministri, scaduto il 30 aprile 2023. è in corso di definizione un nuovo accordo con Sogei in vista del mantenimento e dell'ulteriore sviluppo della piattaforma contenente i dati della certificazione. Il rilascio delle prime funzionalità del sistema informativo è avvenuto in data 21 dicembre 2022.

 Nell'ultima Relazione sull'attuazione del PNRR presentata dal Governo al Parlamento e aggiornata al 31 maggio 2023 (Doc. XIII, n. 1) viene segnalato che per la misura in esame si riscontra un elemento di debolezza riconducibile esclusivamente a "Eventi e circostanze oggettive" (squilibrio offerta/domanda, investimenti non attrattivi, impreparazione del tessuto produttivo).

ultimo aggiornamento: 11 settembre 2023

Nell'ambito della Missione 5, componente 1, del Piano, l'investimento 1.2 è dedicato alla «Creazione di imprese femminili», con la finalità di incrementare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e di sistematizzare e ridisegnare gli attuali strumenti di sostegno all'avvio e alla realizzazione di progetti aziendali per imprese a conduzione femminile o a prevalente partecipazione femminile.
Per quanto concerne l'attuazione di tale investimento, con la legge di bilancio 2021 è stato istituito il Fondo impresa femminile per promuovere e sostenere l'avvio e il rafforzamento delle imprese femminili, programmi ed iniziative per la diffusione della cultura dell'imprenditorialità tra la popolazione femminile, inclusi programmi di formazione e orientamento anche verso percorsi di studio STEM e verso professioni tipiche dell'economia digitale (articolo 1, commi 97-103, legge 30 dicembre 2020, n. 178).
La dotazione iniziale di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021 e 2022 è stata successivamente integrata.
Con decreto interministeriale del 24 novembre 2021 si sono infatti aggiunti 160 milioni di euro provenienti dall'investimento 1.2 del PNRR (quanto all'impiego delle altre risorse PNRR, pari a 240 milioni, vedi infra).
Ai sensi di legge, il Fondo può concedere:

  • contributi a fondo perduto per l'avvio di imprese femminili (con particolare attenzione alle imprese individuali, alle attività libero professionali e alle atttività avviate da donne disoccupate di qualsiasi età); nonché
  • finanziamenti a tasso zero o agevolati per avviare e sostenere le attività di imprese femminili. È ammessa anche la combinazione di contributi a fondo perduto e finanziamenti.

Le attività devono incentrarsi sulla collaborazione con le regioni e gli enti locali, con le associazioni di categoria, con il sistema delle camere di commercio e con i comitati per l'imprenditoria femminile, anche attraverso forme di cofinanziamento tra i rispettivi programmi in materia.
Il Ministro dello sviluppo economico deve presentare annualmente alle Camere una relazione sull'attività svolta e sulle possibili misure da adottare per risolvere i problemi relativi alla partecipazione della popolazione femminile alla vita economica e imprenditoriale del Paese. A tal fine, la legge ha previsto la costituzione del Comitato impresa donna, di cui il Ministro si avvale per l'esecizio delle attività sopra indicate.
Il Decreto interministeriale 30 settembre 2021 disciplina l'ambito di applicazione, le finalità dell'intervento, la ripartizione della dotazione finanziaria del Fondo. Il Decreto interministeriale 27 luglio 2021 disciplina la composizione e le modalità di nomina del Comitato impresa donna, i cui componenti sono stati nominati l'8 marzo 2022.
Le residue risorse PNRR, pari a 240 milioni di euro sono state destinate ad ulteriori misure che hanno mostrato particolare efficacia:

  • 100 milioni di euro per la misura cd. NITO-ON, per l'autoimprenditorialità femminile (credito agevolato integrato da contribuzione a fondo perduto per le micro, piccole e medie femminili, di cui al Tit. I, Capo 01, del D.Lgs. n. 185/2000);
  • 100 milioni per la misura cd. Smart e Start Italia per le startup innovative (di cui al D.M. 24 settembre 2014 e ss.mod. e int.). Questa misura non è esclusivamente diretta a sostenere le startup innovative femminili, sebbene per esse rechi delle percentuali di agevolazione maggiori.
  • 40 milioni sono utilizzate per l'attuazione di misure di accompagnamento, monitoraggio e campagne di comunicazione. Una quota di essi, pari a 1,2 milioni è utilizzata dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la realizzazione di campagne pluriennali di informazione e comunicazione.

Ai sensi dell'articolo 2, comma 6-bis, del D.L. n. 77/2021 (L. n. 108/2021) almeno il 40% delle risorse PNRR deve essere destinato al finanziamento di progetti da realizzare nelle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Il Decreto interministeriale 30 settembre 2021 ha disciplinato l'ambito di applicazione, le finalità dell'intervento, la ripartizione della dotazione finanziaria del Fondo. Il Decreto interministeriale 27 luglio 2021 ha disciplinato la composizione e le modalità di nomina del Comitato impresa donna, i cui componenti sono stati nominati l'8 marzo 2022

 

In data 2 febbraio 2023, Invitalia e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy hanno sottoscritto la convenzione per la gestione e attuazione del Capo V del "Fondo a sostegno dell'impresa femminile" ex art. 1, commi 97-106, della legge 178/2020, comprensiva della dotazione PNRR (Decreto interministeriale 24 novembre 2021), finalizzata alla promozione e formazione dell'imprenditoriale femminile. I primi mesi dall'avvenuta registrazione della Convenzione saranno impiegati nella macro-progettazione e avvio delle attività, nella stipula dell'accordo tra amministrazioni con Unioncamere e nella pubblicazione degli affidamenti per acquisto di beni e servizi

 

Nella relazione della Corte dei Conti sull'attuazione del PNRR (DOC XIII-bis, n. 1, Tomo I) di marzo 2023, che si basa sui dati disponibili al 13 febbraio 2023, si rileva quanto segue: il target appare raggiungibile senza ostacoli in coerenza con le scadenze del cronoprogramma

ultimo aggiornamento: 6 aprile 2023

 Una delle azioni con cui il Governo intende incrementare la parità di genere e generazionale nel mercato del lavoro è costituita dall'inserimento nei progetti finanziati dal PNRR e dai Fondi REACT-EU e FCN di previsioni dirette a condizionarne l'esecuzione all'assunzione di giovani e donne.
A tale previsione è stata data attuazione con l'art. 47 del D.L. 77/2021 che prevede che le stazioni appaltanti inseriscano nei bandi di gara, negli avvisi e negli inviti specifiche clausole dirette all'inserimento - come requisiti necessari e come ulteriori requisiti premiali dell'offerta - di criteri volti a promuovere l'inclusione lavorativa delle persone disabili, l'imprenditoria giovanile, la parità di genere e l'assunzione di giovani con età inferiore a trentasei anni e di donne di qualsiasi età. Con il DM 7 dicembre 2021 sono state adottate le linee guida per la definizione degli orientamenti in ordine alle modalità e ai criteri applicativi delle previsioni di cui al richiamato art. 47 la cui applicazione, come disposto nel medesimo DM, deve intendersi generalizzata e riferibile a tutti i contratti pubblici del PNRR e del Piano nazionale per gli investimenti complementari.
Inoltre, il D.L. n. 77/2021 prevede, per gli operatori economici che partecipano alle procedure afferenti agli investimenti pubblici finanziati dal PNRR o dal PNC:

  • l'obbligo di presentare il rapporto biennale relativo alla situazione del personale in sede di presentazione della domanda di partecipazione o dell'offerta, se tenuti per legge a redigerlo;
  • l'obbligo di consegnare comunque alla stazione appaltante entro sei mesi dalla conclusione del contratto, una relazione di genere sulla situazione del personale maschile e femminile, se non sono tenuti per legge a redigere il suddetto rapporto ma hanno almeno 15 dipendenti.
ultimo aggiornamento: 24 gennaio 2023

Nel Piano sono altresì delineate alcune azioni trasversali che si ritengono suscettibili di rilevanza ai fini di una riduzione dei divari di genere sia con riferimento all'aspetto occupazionale, sia in senso più ampio, con riferimento alle condizioni sociali e culturali.
Tra queste:

  • nell'ambito della Missione 1:
    • la previsione di nuovi meccanismi di reclutamento del personale nella PA e la revisione delle opportunità di carriera verticale e di promozione alle posizioni dirigenziali di alto livello, che secondo il Piano possono contribuire al riequilibrio di genere sia in ingresso che nelle posizioni apicali della pubblica amministrazione. Si prevede, inoltre, nell'ambito dei programmati investimenti nella formazione dei dipendenti pubblici, di inserire moduli obbligatori su "empowerment delle donne";
    • il potenziamento dell'offerta turistica e culturale che il PNRR ritiene, pur senza dettagliare interventi specifici o dati previsionali, che possano incrementare nel loro insieme l'occupazione delle donne in quei settori già a forte presenza femminile (come quello alberghiero, della ristorazione o delle attività culturali); 
  • nell'ambito della Missione 4:
    • l'attuazione di specifiche misure nell'ambito della ricerca di base, come gli investimenti a valere sul Fondo per il PNR e i PRIN (progetti di ricerca nazionale) ovvero l'allargamento dei partenariati di ricerca, che dovrebbero prevedere azioni mirate a determinare l'aumento delle ricercatrici;
    • il potenziamento dei servizi di asili nido e per la prima infanzia, delle scuole per l'infanzia e del tempo pieno a scuola, che secondo il PNRR possono arrecare benefici in termini di conciliazione vita-lavoro ed aumentare il tasso di occupazione femminile;
    • la promozione dell'accesso da parte delle donne all'acquisizione di competenze STEM, linguistiche e digitali, in virtù del quale il Governo stima un possibile incremento dell'occupazione femminile in tali settori;
  • nell'ambito delle Missioni 5 e 6:
    • il potenziamento delle politiche attive del lavoro che si stima possano contribuire, tra l'altro, a ridurre il numero di NEET, fra i quali si registra un significativo divario di genere;
    • la valorizzazione delle infrastrutture sociali e la creazione di innovativi percorsi di autonomia per gli individui disabili, che potrebbero comportare l'alleggerimento del carico di cura non retribuita gravante sulla componente femminile della popolazione e determinare effetti positivi sull'incremento occupazionale della stessa;
    • il rafforzamento dei servizi di prossimità e di supporto all'assistenza domiciliare, che potrebbero incoraggiare un aumento dell'occupazione sia nel settore dei servizi di cura, a cui contribuiscono maggiormente le donne (politica di stimolo alla domanda di lavoro femminile), sia più in generale nell'economia, riducendo l'onere delle attività di cura fornito in famiglia dalle donne (politica di conciliazione vita-lavoro e stimolo all'offerta di lavoro femminile);
    • la presenza di almeno un consultorio ogni 20.000 abitanti con la possibilità di un Consultorio ogni 10.000 abitanti nelle aree interne e rurali. Tale previsione, contenuta nella scheda illustrativa n. 13 "Servizi per la salute dei minori, delle donne, delle coppie e delle famiglie" del DM n. 77 del 2022 sugli standard dell'assistenza territoriale (Riforma prevista da M6C1) riprende le indicazioni della legge n. 34 del 1996 e dal POMI (Progetto Obiettivo Materno Infantile) ma al contempo la presenza dei Consultori nelle Case di comunità (le nuove strutture dell'assistenza di prossimità per bisogni di assistenza sanitaria, socio-sanitaria a valenza sanitaria)  è indicata dal DM n. 77 come facoltativa. Conseguentemente, i Consultori troveranno probabilmente spazio nelle Case di comunità hub, presenti ogni 40.000-50.000 abitanti, mentre è lasciata alla discrezionalità della Regione di riferimento di insediarle nelle Case di comunità spoke  (articolazioni  delle prime con personale, dotazioni e orari  più ridotti).
ultimo aggiornamento: 24 gennaio 2023