La sottoscrizione a Roma, il 26 novembre scorso, del cosiddetto Trattato del Quirinale si pone saldamente nella cornice di un rilancio del processo d'integrazione europea con l'affermazione di una dimensione franco-italiana accanto al lungo e collaudato sodalizio franco-tedesco (emblematizzato dal Trattato dell'Eliseo del 1963, siglato dal generale de Gaulle e dal cancelliere Adenauer), quali fulcri della stabilità e del rilancio del disegno comunitario. La cooperazione franco-tedesca risultava nel mondo successivo alla Seconda Guerra Mondiale un'assoluta necessità per la sicurezza dell'Europa e la credibilità dell'Alleanza atlantica ed implicava il superamento del plurisecolare contrasto tra la Francia e la Germania. All'atto della creazione delle Comunità europee, nel 1957, le relazioni tra Roma e Parigi, invece, non sembrava potessero rivestire un'importanza paragonabile a quello tra Parigi e Berlino, fatta salva la rilevanza del nostro Paese dal punto di vista geostrategico, economico e demografico. Come risulta evidente, invece, l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea ha profondamente modificato l'equilibrio dei rapporti tra i principali Stati membri, rilanciando il ruolo di fulcro della Francia, paese storicamente legato ai valori giuridico-politici della tradizione liberaldemocratica, membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dotato di un'autonoma forza di dissuasione nucleare.
Il rilancio della dimensione franco-italiana come cooperazione rafforzata all'interno dell'Unione europea ha così acquisito nuovo appeal, mentre Parigi mirava a consolidare ulteriormente l'asse con la Germania, con un nuovo trattato, emblematicamente sottoscritto ad Aquisgrana, il 22 gennaio 2019, dal presidente Macron e dalla cancelliera Merkel, che introduce una clausola di reciproca assistenza armata in caso di aggressione, similmente a quella delineata all'interno dell'Alleanza atlantica, ed al quale si aggiungono convenzioni sia ancora in ambito militare sia di sicurezza interna. Il Trattato di Aquisgrana ha sicuramente costituito un riferimento importante per la redazione del Trattato del Quirinale, pur con tutte le ovvie differenze rispetto ad un sistema franco-tedesco costruitosi a partire dal 1963, anche se vi sono alcuni elementi qualificanti dell'accordo italofrancese, a partire dallo spazio riservato alle questioni agricole ed agroalimentari, con un'attenzione specifica alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d'origine.
Alle tensioni che si erano manifestate tra Italia e Francia soprattutto tra il 2018 e il 2019 è stato posto rimedio anzitutto con due incontri bilaterali tra il Presidente Mattarella ed Emmanuel Macron a Chambord (maggio 2019) ed a Napoli (febbraio 2020). Questa robusta ripresa di rapporti si è via via orientata alla stipula di un nuovo accordo quadro franco-italiano, la cui prospettiva peraltro era stata già avanzata informalmente dal Capo dello Stato francese nel settembre 2017 a margine del vertice bilaterale di Lione.
Se dunque nonostante l'oggettiva interconnessione economica ed i fortissimi legami di carattere storico, politico, culturale e linguistico i rapporti tra Italia e Francia si sono mantenuti su un piano di asimmetria, una delle matrici fondamentali di tutto ciò sembra essere stata la mancanza di processi di dialogo istituzionalizzati, capaci di dare continuità ai rapporti bilaterali al di là di oscillazioni squisitamente politiche.
L'emergere di una convergenza sull'opportunità di stipulare un accordo-quadro sembra tra l'altro poter porre rimedio a queste mancanze, accentuando il carattere interstatuale della cooperazione reciproca, ponendola così maggiormente al riparo da oscillazioni contingenti.
Indubbiamente la tendenza verso la stipula del Trattato del Quirinale è stata favorita dall'emergere recente di convergenze un tempo non previdibili, come ad esempio sulle scelte politiche da operare per la stabilizzazione della Libia, sull'accettazione delle richieste italiane di consegna degli ex terroristi riparati in Francia grazie alla nota dottrina Mitterrand, e soprattutto sulla forte iniziativa per l'emissione di debito europeo onde reperire almeno parte dei fondi per i piani nazionali di rilancio dopo la pandemia da Covid-19.
In questo contesto di forte rilancio delle relazioni italo-francesi si colloca la conclusione, il 29 novembre scorso, del Protocollo di cooperazione parlamentare, sottoscritto a Parigi dai presidenti della Camera dei deputati, Roberto Fico, e dell'Assemblée Nationale, Richard Ferrand.