Il Turkmenistan, paese centroasiatico assoggettato all'Impero russo prima e all'Unione sovietica poi, ha proclamato l'indipendenza nell'ottobre del 1991. L'ingresso come attore sovrano nella Comunità internazionale non ha tuttavia coinciso con la rottura del decennale isolamento politico ed economico del paese, proseguito dopo il 1991 con la direzione del presidente Saparmurat Niyazov, che ha retto le sorti del Turkmenistan sino alla sua scomparsa, nel dicembre 2006. Niyazov, ha conferito alla politica estera del suo paese una connotazione spiccatamente isolazionista, neutrale e non allineata rispetto ai blocchi politici regionali, manifestando una radicale ritrosia al coinvolgimento nei meccanismi di cooperazione che non avessero un'agenda puramente economica. Ciò ha tagliato il Turkmenistan fuori dai principali forum di dialogo e cooperazione regionali, limitando notevolmente le potenzialità offerte al paese dalla strategica collocazione geografica e, soprattutto, dal possesso di ingenti e in gran parte inesplorate risorse energetiche.
Pur mantenendo ferma la ‘neutralità permanente' del Turkmenistan, la successione di Gurbanguly Berdimuhammedov a Niyazov, nel dicembre 2006, ha segnato l'apertura di una nuova fase nella politica estera che, più risolutamente finalizzata a capitalizzare gli elementi di forza strutturali del paese, ha aperto una pragmatica linea di dialogo e cooperazione con i principali attori della comunità internazionale, statali e sovranazionali. Obiettivo centrale di Berdimuhammedov è stato affiancare ai tradizionalmente solidi rapporti con la Federazione russa un nuovo ventaglio di reti diplomatiche regionali e internazionali, fondate anzitutto sull'attrattiva delle risorse energetiche del paese.
Per ampiezza dei mercati energetici di riferimento e capacità di investimento nei settori dell'esplorazione, sfruttamento e trasporto delle risorse energetiche, la Repubblica popolare cinese e l'Unione europea hanno costituito gli interlocutori privilegiati del nuovo corso di politica estera turkmena.
L'Italia ha avviato relazioni diplomatiche con il Turkmenistan con il Protocollo del 9 giugno 1992. Passaggi fondamentali nello sviluppo delle relazioni tra i due Paesi possono considerarsi l'apertura dell'Ambasciata d'Italia in Turkmenistan avvenuta il 2 dicembre 2013 e le due visite rispettivamente del Presidente del Consiglio Renzi ad Ashgabat e del Presidente del Turkmenistan Berdimuhamedov a Roma, avvenute a pochi mesi di distanza l'una dall'altra, tra fine 2014 e primi mesi del 2015. Nel corso della visita in Italia del Presidente turkmeno nel maggio 2015, sono stati firmati un Accordo sullo scambio di informazioni in materia fiscale, due Memorandum of Understanding nei settori della Cooperazione Economica e della Cooperazione Scientifica, e un' Intesa sulla collaborazione tra i due Ministeri degli Affari Esteri.
Italia e Turkmenistan presentano punti di vista convergenti su molti temi di politica estera in discussione in diversi fori internazionali (agenzie dell'ONU). Il nostro Paese apprezza in particolare lo status di neutralità permanente del Turkmenistan riconosciuto a livello internazionale con Risoluzioni delle Nazioni Unite, così come è positivamente considerata dal governo turkmeno la politica estera imperniata sul dialogo e la soluzione diplomatica delle controversie adottata dal nostro Paese. I due Paesi si sostengono reciprocamente in occasione di rispettive candidature presso organismi internazionali.
Oltre che sul piano bilaterale, l'evoluzione dei rapporti italo-turkmeni si dispiega anche attraverso l'operato delle diverse agenzie internazionali (UNDP, OSCE, UNICEF, BERS, etc.) presenti sul territorio del Turkmenistan. Principale attività di tale folto gruppo di enti internazionali è assistere il Paese nel lento e difficile processo verso la democratizzazione politica e sociale e l'economia di mercato.