In conformità a quanto concordato nella riunione del 14 dicembre 2018, il Vertice euro del 21 giugno 2019, nel suo formato esteso a 27 Stati membri, ha discusso della riforma dell'UEM e in particolare di:
Al termine della riunione, è stata adottata una dichiarazione con la quale si accolgono con favore i progressi compiuti in sede di Eurogruppo sul rafforzamento dell'Unione economica e monetaria, come illustrato nella lettera inviata dal presidente dell'Eurogruppo il 15 giugno 2019, e si invita l'Eurogruppo in formato inclusivo a proseguire i lavori su tutti gli elementi di questo pacchetto globale. Il Vertice euro ha altresì preso atto dell'ampio accordo raggiunto dall'Eurogruppo:
Infine, il Vertice euro attende con interesse la prosecuzione dei lavori tecnici sull'ulteriore rafforzamento dell'unione bancaria.
Per ulteriori approfondimenti, in particolare sulla revisione del trattato del Meccanismo europeo di stabilità (MES), si veda il dossier "Vertice euro del 21 giugno 2019".
Il Vertice euro del 14 dicembre 2018 ha incaricato l'Eurogruppo di lavorare all'elaborazione, alle modalità di esecuzione e alle tempistiche di uno Strumento di bilancio per la convergenza e la competitività della zona euro e, su base volontaria, degli Stati membri dell'Exchange Rate Mechanism (ERM II - Accordo europeo sul cambio), che farà parte del bilancio dell'UE, al fine di concordare le caratteristiche dello strumento di bilancio nel giugno 2019.
Nell'Eurogruppo del 13 giugno 2019 è stato approvato un documento riassuntivo concernente i principi generali dello Strumento, le sue principali caratteristiche, il finanziamento e la governance. Tra l'altro, lo Strumento sosterebbe le riforme strutturali e agli investimenti pubblici, in linea con le indicazioni del Semestre europeo, gli Stati membri della zona euro presenterebbero in maniera volontaria proposte di investimenti e di riforma, che sarebbero valutate dalla Commissione europea con criteri trasparenti, e sempre gli Stati membri della zona euro, riuniti in sede di Consiglio e di Eurogruppo/Vertice euro, fornirebbero orientamenti strategici in linea con la raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro. Infine, lo Strumento dovrebbe essere adottato sulla base di una proposta legislativa della Commissione europea.
Il 24 luglio 2019 la Commissione europea ha quindi presentato una proposta di regolamento concernente il quadro di governance dello Strumento, che sarebbe istituito nell'ambito della proposta di regolamento COM(2018)391 relativa al programma di sostegno alle riforme (Vedi infra) e farebbe parte del bilancio dell'Unione (l'entità sarebbe determinata nel contesto dei negoziati sul prossimo bilancio a lungo termine dell'UE per il periodo 2021-2027).
La proposta prevede che il Consiglio, a seguito di discussioni in seno all'Eurogruppo, definisca ogni anno orientamenti strategici sulle riforme e le priorità di investimento per l'intera zona euro e che, successivamente, adotti una raccomandazione con orientamenti specifici per Paese rivolta a ciascuno Stato membro della zona euro per quanto concerne le riforme e gli investimenti da sostenere nell'ambito dello Strumento.
Entrambe le fasi e l'attuazione dello Strumento, secondo la proposta, saranno pienamente integrate e coerenti con le fasi e gli orientamenti previsti nell'ambito del Semestre europeo.
In particolare, quindi, secondo la proposta della Commissione europea, il nuovo quadro dovrebbe consentire agli Stati membri della zona euro di:
Facendo seguito al mandato ricevuto dai leader dell'UE in occasione del Vertice euro del 14 dicembre 2018, l'Eurogruppo del 13 giugno 2019 ha raggiunto un ampio accordo sulla revisione del trattato del Meccanismo europeo di stabilità (MES), i cui principali contenuti sono riportati in una lettera del Presidente Centeno indirizzata al Presidente del Consiglio europeo in vista del Vertice euro del 21 giugno 2019.
Le modifiche concordate al trattato del MES, sulle quali il Presidente dell'Eurogruppo ha espresso l'auspicio che si possa trovare un accordo complessivo sull'intero pacchetto di riforme entro la fine del 2019, in modo da consentire un immediato avvio del processo di ratifica negli Stati membri, riguardano, in particolare, questioni quali il sostegno comune (backstop) per la risoluzione delle banche, gli strumenti precauzionali nonché gli aspetti istituzionali e la questione della cooperazione tra il MES e la Commissione europea nell'ambito dei programmi e al loro esterno.
Nelle rispettive sedute del 19 giugno 2019, dedicate alle Comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 giugno, la Camera e il Senato hanno approvato, rispettivamente, le risoluzioni 6-00076 (Nuova formulazione) Molinari, D'Uva, e 6-00065 Patuanelli, Romeo, nelle quali, tra l'altro, si impegna il Governo «in ordine alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità, a non approvare modifiche che prevedano condizionalità che finiscano per penalizzare quegli Stati membri che più hanno bisogno di riforme strutturali e di investimenti, e che minino le prerogative della Commissione europea in materia di sorveglianza fiscale» e a «render note alle Camere le proposte di modifica al trattato MES, elaborate in sede europea, al fine di consentire al Parlamento di esprimersi con un atto di indirizzo e, conseguentemente, a sospendere ogni determinazione definitiva finché il Parlamento non si sia pronunciato».
Si ricorda che il 6 dicembre 2017 la Commissione europea aveva presentato un pacchetto di proposte sul futuro dell'UEM, che mira a migliorare la resilienza e l'integrazione dell'area euro, affrontando non solo profili istituzionali e di governance, ma anche alcune criticità emerse con l'esplosione della crisi economico-finanziaria degli ultimi anni.
In tale contesto, il pacchetto in questione ha proposto, in particolare, di:
Il Ministro europeo dell'economia e delle finanze, secondo la comunicazione della Commissione COM(2017)823:
Per quanto concerne le funzioni, il Ministro dovrebbe:
Nella XVII legislatura, le Commissioni riunite V bilancio e XIV politiche dell'UE della Camera dei deputati, nel documento finale approvato il 7 febbraio 2018, hanno rilevato che all'istituzione della figura del Ministro europeo dell'economia e delle finanze non è tuttavia associata la previsione dell'attribuzione al medesimo Ministro di un bilancio dell'area euro, la cui creazione, in base alla tabella di marcia della Commissione europea, è rinviata a una fase successiva (tra il 2019 e il 2025).
Il Fondo monetario europeo (FME), in base alla proposta di regolamento presentata dalla Commissione COM(2017)827, sarebbe basato sulla struttura ormai consolidata del Meccanismo europeo di stabilità (cd. Fondo "salva-Stati", MES), ma ancorato all'ordinamento giuridico dell'UE (attualmente, il MES è disciplinato da un apposito accordo intergovernativo).
Allo stato attuale, la proposta sembrerebbe superata dalla soluzione intermedia individuata nel Vertice euro del 21 giugno 2019 che prevederebbe, almeno in questa fase, solamente una revisione del trattato che istituisce il MES per poi eventualmente includere il Meccanismo nel quadro giuridico dell'UE in una fase successiva (Vedi supra).
Nella Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'UE per il 2019, il Governo afferma, con riferimento alla riforma del MES, che "l'Italia sarà favorevole ad iniziative volte a migliorare l'efficacia degli strumenti esistenti, rendendone possibile l'utilizzo ed evitando l'attuale effetto "stigma", ma si opporrà all'affidamento al MES di compiti di sorveglianza macroeconomica degli Stati membri che rappresenterebbero una duplicazione delle competenze già in capo alla Commissione europea".
Inoltre, nella XVII legislatura, le Commissioni riunite V bilancio e XIV politiche dell'UE della Camera dei deputati, nel documento finale approvato il 7 febbraio 2018, hanno invitato le Istituzioni europee a valutare l'opportunità di attribuire al FME la capacità di collocare titoli anche sul mercato primario e non solo a banche e istituzioni finanziarie, al fine di potenziarne le possibilità di raccolta di capitale, adottando le necessarie precauzioni a tutela dei risparmiatori.
La Commissione europea con la proposta di direttiva COM(2017)824 propone di incorporare le disposizioni del Trattato sulla stabilità, il coordinamento economico e la governance (cd. Fiscal Compact) nell'ordinamento giuridico dell'Unione.
Il Fiscal Compact è stato firmato il 2 marzo 2012 da 25 parti contraenti (tutti gli Stati membri, tranne Repubblica ceca, Regno Unito e Croazia; quest'ultima, peraltro, al momento della firma del trattato, non era uno Stato membro e, ad oggi, non l'ha ancora sottoscritto).
L'articolo 16 del Fiscal Compact prevede, infatti, che, al più tardi entro cinque anni dalla data di entrata in vigore del Trattato stesso (e dunque, entro il 1° gennaio 2018), sulla base di una valutazione dell'esperienza maturata in sede di attuazione, siano adottate le misure necessarie per incorporarne il contenuto nella cornice giuridica dell'UE.
Con il Fiscal Compact, di fatto, si sono rafforzate alcune regole di bilancio già introdotte nell'ordinamento dell'UE e gli Stati firmatari si sono impegnati, tra l'altro, a recepire la regola del pareggio strutturale di bilancio in disposizioni vincolanti a un elevato livello di gerarchia delle fonti giuridiche (preferibilmente a livello costituzionale).
In sostanza, a norma dell'articolo 3, paragrafo 1, del Fiscal Compact le parti contraenti si sono impegnate a tenere una posizione di bilancio in pareggio o in avanzo, con un limite inferiore del disavanzo strutturale dello 0,5% del PIL, che può diventare l'1% del PIL per gli Stati membri con un livello di debito significativamente inferiore al 60% del PIL e con bassi rischi sul piano della sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche. Tale regola del pareggio di bilancio, inoltre, deve essere dotata di un meccanismo di correzione automatico in caso di deviazione significativa.
L'Italia si è conformata a tale impegno modificando il dettato dell'articolo 81 della Costituzione (legge costituzionale n. 1/2012), adottando la legge rinforzata n. 243/2012, recante le norme fondamentali e i criteri volti ad assicurare l'equilibrio tra le entrate e le spese dei bilanci e la sostenibilità del debito del complesso delle pubbliche amministrazioni, e adeguando la legislazione contabile.
Nella XVII legislatura, le Commissioni riunite V bilancio e XIV politiche dell'UE della Camera dei deputati, nel documento finale approvato il 7 febbraio 2018, hanno espresso una valutazione contraria sulla proposta.
Inoltre, a giudizio della relazione della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) della Camera dei deputati, presentata il 21 marzo 2019 per l'esame in Assemblea della Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'UE per il 2019, la proposta rappresenterebbe il rafforzamento di un «vincolo esterno» tramite la sua internazionalizzazione nel diritto dell'UE, con effetti potenzialmente restrittivi sull'economia nazionale.
Nel contesto delle proposte per il prossimo Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, il 31 maggio 2018 la Commissione europea ha presentato:
Nella Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'UE per il 2019, il Governo afferma che l'Italia può senz'altro appoggiare l'istituzione del fondo purché ne sia assicurata l'effettiva complementarità rispetto agli strumenti esistenti (in particolare i fondi di coesione), l'utilizzo dei fondi sia destinato ad aumentare la convergenza strutturale e la resilienza e ci sia coerenza rispetto alla natura del nuovo strumento nella definizione dei criteri allocativi;
Il Governo, nel corso dei negoziati, ha segnalato, in particolare, che l'introduzione di una funzione di stabilizzazione come completamento dell'UEM è stata sempre sostenuta dall'Italia che ha portato avanti la propria proposta di un rainy day fund collegato alla disoccupazione, che garantirebbe maggiore efficacia in termini di risorse finanziarie disponibili per contrastare gli shock e in termini di tempestività nel contrastare l'impatto della congiuntura negativa sull'economia. Secondo il Governo, inoltre, l'obiettivo di protezione degli investimenti è condivisibile, ma la portata dello strumento proposto sembra troppo limitata affinché possa essere svolta un'efficace azione di stabilizzazione.