L'espressione Industria 4.0 ha inteso indicare un processo generato da trasformazioni tecnologiche nella progettazione, nella produzione e nella distribuzione di sistemi e prodotti manifatturieri, finalizzato alla produzione industriale automatizzata e interconnessa. In particolare, Industria 4.0 identifica un'organizzazione dei processi produttivi basata sulla digitalizzazione di tutte le fasi degli stessi: un modello di "smart factory" (fabbrica intelligente) del futuro, nel quale l'utilizzo delle tecnologie digitali permette di monitorare i processi fisici e assumere decisioni decentralizzate, basate su meccanismi di autoorganizzazione, orientati alla gestione efficiente delle risorse, alla flessibilità, alla produttività e alla competitività del prodotto, che generano fruttuose sinergie tra produzione e servizi.
I nuovi processi produttivi si basano, infatti, su:
Industria 4.0 è strettamente connessa alla cosiddetta "quarta rivoluzione industriale", che fa seguito alle tre precedenti rivoluzioni industriali (legate, rispettivamente, all'utilizzo della macchina a vapore, all'introduzione dell'elettricità, dei prodotti chimici e del petrolio e all'avvento dell'informatica e dell'elettronica). Resa possibile dalla disponibilità di sensori e di connessioni wireless a basso costo, essa si associa a un impiego sempre più pervasivo di dati e informazioni, di tecnologie digitali e analisi dei dati, di nuovi materiali, componenti, di sistemi totalmente digitalizzati e connessi (internet of things and machines).
Le soluzioni tecnologiche fornite da Industria 4.0 sono pertanto finalizzate a:
L'espressione Industria 4.0 è stata utilizzata per la prima volta in Germania, ma si sovrappone per gran parte alle esperienze maturate a livello internazionale: Manufacturing USA negli USA, Smart Industry nei Paesi Bassi, in Slovacchia e in Svezia o Industrie du Futur in Francia. L'esperienza tedesca è indubbiamente la più strutturata ed è stata considerata come punto di riferimento, in ragione sia del considerevole anticipo con cui le autorità pubbliche hanno avviato l'iniziativa, sia della forte sinergia con i leader industriali privati.
In Germania, essa è nata al fine di creare le condizioni per preservare e favorire la competitività. Nel 2012 Industria 4.0 rientrava tra i dieci progetti della strategia High-Tech del Governo tedesco. Nel 2013, sulla base dei risultati di un gruppo di lavoro formato da rappresentanti dell'industria, accademici e scienziati, il Ministero dell'istruzione e della ricerca tedesco ha individuato le otto priorità della strategia Industria 4.0, dalla standardizzazione alla formazione continua. Nel 2015, tali impegni sono stati istituzionalizzati attraverso la creazione di una piattaforma composta da imprese, ricercatori e sindacati e guidata dai Ministri dell'economia e della ricerca, convinti che la digitalizzazione dei prodotti e dei servizi di Industria 4.0 potesse consentire guadagni annuali in termini di efficienza nel settore manifatturiero, nonché la creazione di nuovi posti di lavoro. Un'attenzione particolare è stata rivolta alle piccole e medie imprese, anche in Germania diffidenti nei confronti della transizione verso metodi di produzione digitalizzati. Alle proposte degli esperti, il Ministero della ricerca ha finora dato seguito autorizzando la sovvenzione di progetti di ricerca e, parallelamente, anche il Ministero federale per l'economia e l'energia ha adottato programmi di sostegno a favore della ricerca e dello sviluppo di importanti innovazioni nell'ambito di Industria 4.0.
Nella scorsa legislatura, la Camera dei deputati ha attivato i propri poteri di indagine e di indirizzo, con un'indagine conoscitiva su "«Industria 4.0»: quale modello applicare al tessuto industriale italiano. Strumenti per favorire la digitalizzazione delle filiere industriali nazionali".
L'indagine è stata condotta dalla X Commissione attività produttive ed il relativo documento conclusivo - elaborato alla fine di un ciclo di audizioni - è stato approvato all'unanimità nella seduta del 30 giugno 2016. Obiettivo dell'indagine, su cui si è registrata una sostanziale condivisione da parte di tutte le forze politiche e del Governo, è stato quello di concorrere con proposte operative ad una strategia italiana di Industria 4.0 attraverso una migliore definizione del quadro normativo necessario a promuoverne la realizzazione.
Dopo un'analisi dei punti di forza e di debolezza del sistema industriale italiano in relazione alla sua digitalizzazione, nonché delle opportunità e dei rischi, derivanti dal contesto europeo e internazionale, che potrebbero favorire il modello Industria 4.0 ovvero frenarne lo sviluppo, il documento elabora alcune proposte operative per una strategia digitale italiana.
In particolare, l'indagine illustra i cinque pilastri sui quali costruire una strategia Industria 4.0.
All'indomani della conclusione dell'indagine conoscitiva, il 21 settembre 2016, il Governo ha presentato il Piano Nazionale Industria 4.0, per il periodo 2017-2020. Il Piano ha previsto una cabina di regia a livello governativo caratterizzata dalla presenza di operatori pubblici (Politecnici di Bari, Milano, Torino, Scuola superiore S. Anna di Pisa, ITT, CREA, società pubbliche long term investor come Cassa depositi e prestiti) e privati (mondo economico ed imprenditoriale), nonché delle organizzazioni sindacali, oltre che delle Istituzioni competenti (PCM, MEF, MISE, MIUR, Ministero del Lavoro, MIPAAF e Ministero dell'ambiente).
Nel dettaglio, il Piano è stato strutturato per direttrici strategiche di intervento, che sono state dettagliate nella Nota di aggiornamento al DEF 2016 e prevalentemente attuate con la successiva legge di bilancio per il 2017 (L. n. 232/2016). Tali direttrici sono state suddivise in direttrici chiave e direttrici di accompagnamento.
Il Rapporto sulla competitività dei settori produttivi del 2018 elaborato dall'ISTAT ha fornito le prime indicazioni sulla percezione del mondo imprenditoriale in merito all'efficacia di alcune misure contenute nel Piano Impresa 4.0, avviato nella scorsa legislatura.
In particolare i dati, raccolti a novembre 2017, hanno permesso, secondo le elaborazioni effettuate nel Rapporto, di evidenziare due aspetti: a) la rilevanza degli incentivi nella decisione di investimento nel corso del 2017; b) gli orientamenti degli imprenditori circa le intenzioni di investire nel 2018 nelle tecnologie abilitanti oggetto del Piano Impresa 4.0. Vi si segnala, come emerge dal grafico sottostante, che, tra le principali misure, il super ammortamento ha svolto un ruolo "molto" o "abbastanza" rilevante nella decisione di investire per il 62,1 per cento delle imprese manifatturiere, con valori compresi tra il 57,3 per cento delle piccole e il 66,9 per cento delle medie (Figura 4.1). Per quanto riguarda l'iper ammortamento, considerata come la misura più direttamente rivolta a stimolare la digitalizzazione dei processi produttivi – la sua rilevanza sulle decisioni d'investimento per il 2017 è stata riconosciuta da un ampio segmento di imprese: oltre la metà delle unità di media (53,0 per cento) e grande (57,6 per cento) dimensione e da oltre un terzo (34,2 per cento) delle imprese con meno di 50 addetti. Quasi altrettanto efficace, nello stimolare gli investimenti, è risultata la misura del credito d'imposta per le spese legate alla ricerca e sviluppo: un giudizio favorevole è stato espresso da oltre il 40 per cento delle imprese manifatturiere, con picchi vicini al 50 per cento nelle classi dimensionali più elevate.
Le agevolazioni finanziarie previste dallo strumento denominato "Nuova Sabatini", introdotto per incentivare gli investimenti in beni strumentali di imprese di minore dimensione, sono state considerate di rilievo dal 35,2 per cento delle piccole e dal 28,9 per cento delle medie imprese.
Con riferimento ai piani di investimento per il 2018, quasi il 46 per cento delle imprese ha dichiarato di aver previsto investimenti in software, quasi un terzo (il 31,9 per cento) in tecnologie di comunicazione machine-to-machine o internet of things, il 27 per cento in connessione ad alta velocità (cloud, mobile, big data) e in sicurezza informatica, in misura direttamente proporzionale alla dimensione d'impresa.
Il Rapporto, inoltre, ha fornito una simulazione degli effetti macroeconomici degli incentivi agli investimenti per il biennio 2018-2019 e delinea altresì una disamina dei piani strategici programmati, a livello nazionale, dai diversi Paesi europei, orientati a porre in essere cambiamenti tecnologici attraverso la progressiva digitalizzazione dei processi produttivi. Il piano "Impresa 4.0" italiano, infatti, si colloca all'interno di un contesto europeo finalizzato al miglioramento della competitività delle imprese sui mercati internazionali, anche come risposta alla forte contrazione della base produttiva verificatasi a seguito della crisi del 2009. L'obiettivo, soprattutto in Spagna, Francia e Italia, è quello di aumentare la rilevanza della manifattura per la crescita del PIL, nella consapevolezza dell'importanza strategica di questo settore anche per lo sviluppo dei servizi, in particolare di quelli ad alta tecnologia.
A settembre 2017, sono stati diffusi dal Governo i primi risultati nell'anno 2017 delle misure introdotte ed stata inoltre avviata la c.d. "fase 2" del Piano, che ha assunto la denominazione "Piano nazionale Impresa 4.0" (finalizzata ad includere tra i destinatari non più soltanto il settore manifatturiero, ma anche agli altri settori dell'economia – servizi in primis – al fine di consentire alle piccole e medie imprese di dotarsi degli strumenti in grado di supportare la trasformazione in chiave digitale).
Il 4 luglio 2018 sono stati pubblicati i risultati dell'indagine MISE-MET sulla "Diffusione delle imprese 4.0 e le politiche: evidenze 2017". Nel Rapporto si è evidenziato come, nel processo di trasformazione 4.0, il ruolo delle politiche pubbliche sia stato incisivo: il 56,9% delle imprese 4.0 dichiarava di aver utilizzato almeno una misura di sostegno pubblico rispetto al 22,7% delle analoghe imprese non impegnate nelle tecnologie in esame. Le imprese hanno utilizzato in larga prevalenza il super ammortamento e l'iper ammortamento (36,8% nel caso delle imprese 4.0 e 12,8% tra le imprese tradizionali), il Credito d'imposta per le spese in R&S (17,0% vs 3,1%), la Nuova Sabatini (19,8% vs 4,7%) e i fondi di garanzia (11,3% vs 2,8%).