segnalazione 15 settembre 2021
Studi - Affari esteri OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE, Approfondimento n. 183, La sfida geopolitica per la leadership della transizione verde, a cura dell'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), settembre 2021

Nell'ambito dell'Osservatorio di politica internazionale, è stato pubblicato l'approfondimento n. 183, La sfida geopolitica per la leadership della transizione verde, a cura dell'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), settembre 2021

EXECUTIVE SUMMARY

L'accordo di Parigi pone l'obiettivo di mantenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali, e proseguire l'azione volta a limitare l'aumento a 1,5°C. La scienza (IPCC - Intergovernmental Panel on Climate Change) informa che gli effetti che si avrebbero se la temperatura venisse mantenuta entro 1.5°C rispetto a 2°C sarebbero molto diversi e invita a perseguire il target più basso per prevenire cambiamenti di lunga durata o irreversibili, inclusa la perdita di ecosistemi vitali.

Il raggiungimento degli obiettivi stabiliti nell'Accordo di Parigi richiede un considerevole ulteriore sforzo da parte di tutti gli attori coinvolti, a partire dagli stati che devono intraprendere una transizione rapida, estesa e senza precedenti in termini di portata nei sistemi energetici e industriali e nelle varie infrastrutture, che porti a riduzioni drastiche delle emissioni di tutti i settori.

A livello internazionale è partita la corsa tra i diversi paesi del mondo per assumere un ruolo guida nella sfida verso la neutralità climatica. Molti paesi, tra cui gli Stati Uniti, l'UE e il Giappone hanno annunciato la volontà di raggiungere le emissioni nette-zero entro il 2050, mentre la Cina entro il 2060. Una partita geopolitica e geoeconomica ma che in primo luogo è soprattutto industriale e tecnologica. Raggiungere tali obiettivi richiede ingenti investimenti per la riconversione delle infrastrutture, dei sistemi industriali e della mobilità, ma permette anche di conseguire un vantaggio industriale e tecnologico sui principali competitor, con benefici sulle prospettive di crescita di lungo termine.

La trasformazione del sistema energetico costituisce un aspetto fondamentale per il raggiungimento della neutralità climatica. Essa corre lungo due binari interconnessi: da un lato, lo sviluppo delle fonti rinnovabili e delle reti intelligenti digitalizzate; dall'altro, l'elettrificazione dei consumi energetici. Questa transizione in corso verso le rinnovabili non è solo un passaggio da un insieme di combustibili a un altro, bensì comporta una trasformazione molto più profonda dei sistemi energetici mondiali che avrà importanti implicazioni sociali, economiche e politiche che vanno ben oltre il settore energetico. Il termine "trasformazione energetica" coglie queste implicazioni più ampie dal momento che avrà un impatto particolarmente pronunciato sulla geopolitica.

La transizione energetica e ambientale rappresenta inoltre un punto di svolta per la configurazione delle alleanze industriali e commerciali a livello internazionale. Il livello di cambiamento che tale rivoluzione porterà negli equilibri economici internazionali è ancora di difficile definizione ma segnerà, in particolare per i paesi industrializzati, una decisa riduzione della dipendenza da fonti fossili esterne. Tuttavia, la "storica" dipendenza potrebbe essere sostituita da una nuova necessità di approvvigionamento, come sta dimostrando l'aumento della richiesta di terre e metalli rari necessari alla produzione di auto elettriche, turbine eoliche, pannelli fotovoltaici e tutte le nuove applicazioni utili ad assicurare una transizione verde dell'economia e della società. Essere leader in questi campi nei prossimi anni significherà poter definire e far adottare a livello internazionale i propri standard tecnici e regolamentari. Una partita determinante che aprirà per di più la gara tra le maggiori potenze per chi finanzierà e realizzerà la transizione nei paesi in via di sviluppo. Il problema dei prossimi anni sarà inoltre quello di individuare gli strumenti più adeguati a coniugare transizione verde e necessità di una riconversione progressiva dei sistemi industriali, economici e sociali. Tale transizione potrà infatti anche produrre un impatto fortemente negativo in quei settori ad alto utilizzo e contenuto di carbonio, e di conseguenza per la forza lavoro lì impiegata a vari livelli.