segnalazione 13 luglio 2021
Studi - Affari esteri OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE, Approfondimento n. 178 La condotta cinese e nordcoreana nelle zone grigie del dominio marittimo e cibernetico: prospettive per il futuro delle alleanze di sicurezza a cura dell'ISPI

Nell'ambito dell'Osservatorio di Politica Internazionale è stato pubblicato l'Approfondimento n. 178  "La condotta cinese e nordcoreana nelle "zone grigie" del dominio marittimo e cibernetico: prospettive per il futuro delle alleanze di sicurezza" a cura dell'ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale), luglio 2021

Executive Summary

Recentemente si è registrato il ritorno nel dibattito sulla difesa dell'espressione "zona grigia" utilizzata dagli analisti e dai policy makers per riferirsi all'impiego di tattiche che sfidano lo status quo senza innescare un'escalation che sfoci in un confronto bellico esteso. Queste sfide altresì descritte nei decenni passati con termini quali guerra ibrida, conflitto a bassa intensità, guerra asimmetrica e non convenzionale, identificano scenari di interazioni conflittuali che influenzano e alterano una competizione strategica altrimenti caratterizzata da un certo grado di stabilità e prevedibilità.

La Cina è uno dei principali attori internazionali a muoversi entro la "zona grigia" e ha reso questo approccio una componente sostanziale della sua strategia politico-militare nell'Asia-Pacifico al fine di spostare l'equilibrio di potere regionale a suo favore e incidere sulla credibilità degli impegni degli Stati Uniti a sostegno della difesa degli alleati storici come il Giappone, la Corea del Sud o l'Australia. I tentativi di Pechino di raggiungere alcuni obiettivi di sicurezza senza ricorrere a un uso diretto e cospicuo della forza militare sono visibili da anni nel dominio marittimo e aereo in particolare nel Mar Cinese Meridionale e Orientale. La rilevanza delle azioni cinesi, messe in atto attraverso agenzie di law enforcement integrate nella catena di comando militare, valica i confini dei casi oggetto di questo studio, perché potrebbero costituire un precedente potenzialmente replicabile nel quadro di altre dispute nella regione, ma anche al di fuori di essa, e compromettere la gestione degli spazi marittimi contestati.

Dall'armistizio del luglio 1953 la Corea del Nord ha continuato con vari gradi di intensità a mettere in atto provocazioni e aggressioni militari circoscritte ai danni della Corea del Sud, ma la superiorità dell'alleanza bilaterale di sicurezza tra Washington e Seoul è riuscita a scoraggiare Pyongyang dal lanciare una nuova aggressione su larga scala. Nonostante ciò, la minaccia asimmetrica nordcoreana si è intensificata da quando le operazioni nel dominio cibernetico si sono aggiunte a un deterrente nucleare e missilistico che sotto Kim Jong Un è diventato più credibile e integrato. L'attenzione internazionale rivolta alla Corea del Nord continua a concentrarsi sul suo programma di armi di distruzione di massa, essendo questo la componente più visibile. Tuttavia, le operazioni informatiche offensive offrono al leader un'alternativa a basso costo per esercitare ulteriore pressione sulla comunità internazionale e garantire la sopravvivenza del regime della famiglia Kim in una fase in cui l'economia nordcoreana è messa in ginocchio dall'effetto congiunto delle sanzioni internazionali e dell'isolamento autoimposto per impedire la diffusione nel paese della pandemia da Covid-19.

L'approfondimento intende fare luce sull'uso deliberato e integrato di vari strumenti del potere politico, economico e militare da parte di Pechino e di Pyongyang rispettivamente nello spazio marittimo e cibernetico le cui ripercussioni, soprattutto considerate le caratteristiche del secondo dominio, trascendono i rapporti tra gli stati dell'Asia orientale. Il regime cinese e quello nordcoreano sfidano l'ambiente strategico beneficiando dell'ambiguità tipica delle tattiche coercitive della "zona grigia" relativamente alla natura dello scontro e all'incertezza del quadro legislativo e politico di riferimento che aumenta quando compaiono degli attori non statali. Pechino e Pyongyang traggono ulteriori vantaggi dalle vulnerabilità connesse alle dinamiche tra gli Stati Uniti, il Giappone e la Corea del Sud. Operando al di sotto della soglia che giustificherebbe altrimenti una risposta collettiva secondo le clausole previste dai trattati bilaterali che compongono il sistema di alleanze cosiddetto "hub-andspoke", Cina e Corea del Nord portano alla luce le difficoltà di coordinamento tra Washington e i suoi alleati legate soprattutto alle percezioni difformi circa l'origine delle minacce e all'antagonismo storico tra Seoul e Tokyo che negli anni ha ostacolato qualsiasi tentativo di formalizzare un'alleanza trilaterale.