segnalazione 3 novembre 2020
Studi - Trasporti International Transport Forum: Rapporto 2020 sulla sicurezza stradale

E' stato pubblicato il Rapporto 2020 sulla sicurezza stradale dell'ITF (International Transport Forum) dell'OECD, che fornisce una panoramica della sicurezza stradale per i 42 paesi che partecipano al gruppo di lavoro permanente sulla sicurezza stradale, noto come Gruppo IRTAD (International Traffic Safety Data and Analysis Gruop). 

Ad agosto 2020 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione A/RES/74/299 "Migliorare la sicurezza stradale globale", che fissa un nuovo obiettivo per la comunità internazionale di ridurre il numero di vittime della strada del 50 % entro il 2030, quale obiettivo primario del nuovo "Decennio d'azione per la sicurezza stradale 2021-30", obiettivo condiviso anche dagli SDG's targets che indicano altresì la necessità di migliorare la sicurezza stradale nelle città. La strategia UE per la sicurezza stradale ha previsto l'obiettivo di riduzione della mortalità del 50% nel decennio 2011-2020.

In relazione alle restrizioni agli spostamenti imposte per l'emergenza Covid-19, si è registrata una riduzione significativa degli incidenti sulle strade nei primi mesi del 2020, anche se la riduzione della mortalità pur molto elevata, non in tutti i Paesi è stata proporzionale alla riduzione del traffico registrata. In Italia la riduzione della mortalità ad Aprile 2020, rispetto ad Aprile 2019, è stata molto forte, pari al 79%, in Francia del 56%, in Spagna del 49%, mentre in Germania solo dell'1%.

Il rapporto ITF evidenzia che nell'ultimo decennio, nel complesso dei 22  Paesi i cui dati sono disponibili, le strade più sicure rimangono le autostrade, mentre le strade extraurbane registrano il tasso di mortalità più elevato per tipologia di strada: dal 36% del Portogallo al 73% della Nuova Zelanda, mentre in Italia le vittime sulle strade statali rappresentano circa il  50% del totale delle vittime sulle strade, peraltro con un tasso molto elevato di mortalità anche nelle strade urbane, di poco superiore al 40%. In Italia nel 2019 si sono registrate  3.173 vittime, con una riduzione rispetto alle 3.334 del 2018 ed un tasso di mortalità di 5,5 vittime per 100 mila abitanti.

Lo studio mostra che in alcuni Paesi è stato adottato un limite di velocità ridotto a 30 Km/h nei centri urbani (Oslo, Toronto, Monaco di Baviera, Madrid), e che l'utilizzo delle cinture di sicurezza riduce di molto la gravità degli effetti degli incidenti e potrebbe pertanto ridurre ulteriormente il tasso di mortalità.

L'utilizzo delle cinture nei sedili anteriori oscilla in media (dati 2019 o 2018) tra l'80 ed il 90% (es: Spagna, Stati Uniti, Serbia), arrivando intorno al 100% in Francia, Germania, Giappone, Svezia, Canada, con l'Italia che invece si colloca al terzultimo posto dei 34 Paesi monitorati, insieme a Messico ed Argentina, con solo poco più del 60% di utilizzo delle cinture anteriori, obbligatorie dal 1988. L'utilizzo delle cinture sui sedili posteriori risulta ancora più basso rispetto a quelle anteriori: solo in Germania, Austria, Norvegia, Australia Canada e Repubblica ceca, l'utilizzo è superiore al 90%, mentre resta sotto l'80% nella metà dei 36 Paesi in cui sono disponibili dati, collocandosi al di sotto del 40% in 5 Paesi (Giappone, Costa Rica, Marocco, Uruguay, Argentina), con tassi del 20% circa in Serbia, Messico, Chile e Malesia e con l'Italia al penultimo posto della classifica, con solo  l'11% di utilizzo delle cinture posteriori, obbligatorie dal 1994 nel nostro Paese. Peraltro, poichè non vi è una metodologia univoca di registrazione di tale dato nei vari Paesi, basato talvolta su sondaggi, il Rapporto sottolinea che esso potrebbe risultare in realtà ancora più basso.