segnalazione 29 novembre 2019
Studi - Affari esteri OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE, Approfondimenti n. 154: L'evoluzione della crisi siriana tra instabilità interna e competizione regionale, novembre 2019

Nell'ambito dell'Osservatorio di politica internazionale, è stato pubblicato l'Approfondimento N. 154 L'evoluzione della crisi siriana tra instabilità interna e competizione regionale a cura del CeSI - Centro Studi Internazionali

 

 Executive summary

 

Gli importanti sviluppi avvenuti in Siria a partire dallo scorso ottobre hanno aumentato ulteriormente il grado di volatilità della crisi. Il parziale disimpegno americano dal nord-est del Paese e il successivo intervento militare della Turchia hanno modificato la geografia del conflitto e indebolito l'asse tra Washington e le forze curde, ma hanno soprattutto posto le basi per una più stretta cooperazione tra Mosca e Ankara nel dossier siriano.

La Turchia si è definitivamente imposta come uno dei principali attori in grado di determinare il futuro assetto della Siria. Il progressivo avvicinamento tattico alla Russia e lo speculare smarcamento dagli Stati Uniti le hanno consentito di restare centrale nelle dinamiche siriane, ritagliarsi il ruolo di garante esterno delle opposizioni ad Assad e, da ultimo, di capitalizzare sul piano diplomatico l'impegno profuso nel supportare militarmente i gruppi armati anti-governativi.

Il maggior coinvolgimento turco in Siria, reso possibile dal disimpegno americano, consente ad Ankara di agire con un grado più alto di autonomia da Washington. Ankara si trova adesso in posizione di forza rispetto ad un alleato americano che, nella metà orientale del Paese, ha ormai perso l'agibilità di gran parte del territorio e già a breve potrà trovarsi in difficoltà anche nel mantenere l'uso dello spazio aereo.

Condizioni, queste, che tolgono centralità agli Stati Uniti nell'evoluzione della crisi siriana e diminuiscono il loro peso negoziale, a tutto vantaggio di attori come Turchia e Russia. Il disimpegno ha rafforzato la percezione che ci sia uno sfasamento profondo tra le linee dettate dalla Casa Bianca e gli obiettivi strategici perseguiti da Dipartimento di Stato e Pentagono, il cui risultato principale è una perdita di coerenza per l'azione americana in questo quadrante. In questo senso, la decisione presa dal Presidente Trump a ottobre può rendere più complesso, per gli Stati Uniti, continuare l'opera di contrasto a Daesh e il monitoraggio delle attività di Teheran e dei suoi proxy regionali. Se dovesse proseguire nei termini attuali, questo scollamento potrebbe portare a un'ulteriore rimodulazione degli obiettivi del contingente americano in Siria già nel prossimo futuro.

Per quanto parziale, il disimpegno americano si è immediatamente tradotto in un nuovo e maggiore ruolo della Russia nel determinare la traiettoria futura della crisi siriana. Da inizio ottobre, per Mosca si è aperta una finestra di opportunità che le può consentire di accelerare il percorso di stabilizzazione del Paese e, in prospettiva, di iniziare a raccogliere i dividendi economici e geopolitici dell'intervento. A spazi di manovra più ampi per la Russia, però, corrispondono anche un livello e una qualità di coinvolgimento nel dossier siriano più profondi. Una situazione in cui il cauto approccio incrementale finora usato da Mosca, sia a livello diplomatico che nella conduzione delle offensive militari, può risultare inefficace e anacronistico. In ogni caso, è facile immaginare che il Cremlino sia tentato di allargare anche all'est siriano il processo di Astana (il dialogo a tre con Turchia e Iran, già sperimentato nella metà occidentale del Paese), per riuscire così a gestire i negoziati con un numero ristretto di attori e salvaguardare il suo peso specifico negli equilibri siriani.

Attraverso un dialogo più serrato con la Turchia, la Russia vede la possibilità di trovare una sistemazione definitiva ai due nodi che rendono ancora instabile l'intero nord della Siria, ovvero il futuro di Idlib e la questione curda. Sul primo dossier, negli ultimi mesi il dialogo russo-turco si era pericolosamente arenato. Il disimpegno americano sta rappresentando una potenziale via d'uscita, perché permette a Mosca per la prima volta di legare i due dossier.

 

 

L'Osservatorio di politica internazionale è un progetto di collaborazione tra Senato della Repubblica, Camera dei deputati e Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, che si avvale del contributo di Istituti di studi internazionalistici per la realizzazione di studi e documentazioni a supporto dell'attività parlamentare. Tutti i prodotti dell'Osservatorio sono disponibili in formato PDF sul sito del Parlamento .