segnalazione 17 luglio 2018
Studi - Affari sociali Sanità e Assistenza nel Rapporto 2018 sul coordinamento della finanza pubblica

Il 12 luglio 2018 è stato presentato dalla Corte dei Conti il Rapporto 2018 sul coordinamento della finanza pubblica (qui la sintesi). Il Rapporto ha l'obiettivo di mettere a disposizione del Parlamento e del Governo elementi di valutazione dell'efficacia dimostrata dagli strumenti di sostegno alla crescita, di controllo e regolazione dei principali settori dell'intervento pubblico, nonché dalla gestione e della distribuzione del carico fiscale. Sul terreno delle spese per prestazioni di protezione sociale, vengono qui segnalati i capitoli dedicati ad assistenza e sanità di cui si mettono in rilievo le criticità segnalate dalla Corte.

ASSISTENZA

Fra i problemi aperti, la Corte segnala il residuale grado di categorialità e frammentazione degli strumenti di intervento e la disomogenea capacità degli enti locali di offrire servizi sociali. Circa il primo aspetto, viene sottolineato come una tassonomia degli istituti gestiti dall'Inps (e quindi di una sola parte, pur importante, del panorama degli erogatori di servizi) ha confermato che molti di essi vengono ancora attivati non sulla base di una valutazione della situazione economica dell'intero nucleo familiare, ma spesso solo in base al reddito individuale, e talvolta solo a quello da lavoro. In tale quadro, secondo la magistratura contabile, il problema di un appropriato targeting è tutt'altro che risolto; del resto, secondo dati Inps, su una spesa complessiva riguardante cinque schemi di contrasto della povertà, tra cui assegni sociali e integrazioni al minimo, quasi cinque miliardi di essi andrebbero a soggetti appartenenti al 30 per cento delle famiglie con l'ISEE più elevato. Già la Commissione Onofri, a metà degli anni Novanta, aveva segnalato l'esigenza di dotarsi di uno strumento per la misurazione delle condizioni economiche delle famiglie, strumento la cui qualità è evidentemente condizione di base perché il necessario screening delle persone effettivamente vulnerabili sia efficace ed efficiente. In questi anni su questo fronte sono stati conseguiti risultati incoraggianti: rimane di difficile comprensione, rileva la Corte, perché l'uso del "nuovo ISEE" - certamente ancora migliorabile, ma che negli ultimi anni è stato molto affinato e reso molto più efficiente - continui ad essere relativamente limitato.

SANITA'

La Corte elenca i fronti di azione ancora aperti: la governance farmaceutica, per la quale si tratta di ripensare gli strumenti a disposizione per garantire la sostenibilità della spesa a partire dal payback ed agli strumenti di negoziazione del prezzo dei farmaci; le procedure di approvazione dei nuovi farmaci, da velocizzare; le compartecipazioni alla spesa, di cui occorre rivedere modalità di funzionamento e ragioni; i rinnovi contrattuali e lo sblocco del turn-over per accompagnare lo svecchiamento delle strutture e l'adeguamento alle nuove esigenze di cura; l'integrazione tra assistenza sociale e sanitaria, per poter affrontare al meglio la questione dell'invecchiamento della popolazione e dell'insufficienza dell'assistenza domiciliare; l'attuazione dei piani regionali delle cronicità.

D'altra parte la Corte rileva come l'attività del SSN si stia contraendo negli ultimi anni in tutti gli ambiti assistenziali. Diminuiscono i ricoveri, scesi a 8,7 milioni nel 2016, con una riduzione del 11,7 per cento tra il 2013-2016. I cali interessano soprattutto quelli a bassa complessità. Se ciò ha permesso di migliorare l'appropriatezza, al contempo non sembra accompagnarsi ad una risposta adeguata alla domanda di assistenza territoriale. Mentre la riduzione nell'indicatore di utilizzo dei posti letto segnala, in molti casi, la permanenza di oneri. In numerose aree del paese si assiste ad una mobilità passiva in crescita Nella specialistica ambulatoriale, stenta a trovare risposta il problema delle liste d'attesa; tariffe e tickets disincentivanti portano alla diminuzione dei volumi coperti dal servizio pubblico; emergono crescenti criticità nell'accesso ai servizi di fronte a un quadro epidemiologico in peggioramento per la crescita costante dell'età media degli italiani. Ad oggi, le fonti pubbliche coprono il 95 per cento della spesa ospedaliera, ma solo il 60 per cento della spesa per prestazioni ambulatoriali e il 46 per cento della riabilitazione ambulatoriale (ISTAT, 2017).