dossier 19 gennaio 2022
Studi - Affari esteri Trattato con la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata, fatto a Roma il 26 novembre 2021

La sottoscrizione a Roma, il 26 novembre scorso, del cosiddetto Trattato del Quirinale si pone saldamente nella cornice di un rilancio del processo d'integrazione europea con l'affermazione di una dimensione franco-italiana accanto al lungo e collaudato sodalizio franco-tedesco (emblematizzato dal Trattato dell'Eliseo del 1963, siglato dal generale de Gaulle e dal cancelliere Adenauer), quali fulcri della stabilità e del rilancio del disegno comunitario. La cooperazione franco-tedesca risultava nel mondo successivo alla Seconda Guerra Mondiale un'assoluta necessità per la sicurezza dell'Europa e la credibilità dell'Alleanza atlantica ed implicava il superamento del plurisecolare contrasto tra la Francia e la Germania. All'atto della creazione delle Comunità europee, nel 1957, le relazioni tra Roma e Parigi, invece, non sembrava potessero rivestire un'importanza paragonabile a quello tra Parigi e Berlino, fatta salva la rilevanza del nostro Paese dal punto di vista geostrategico, economico e demografico. Come risulta evidente, invece, l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea ha profondamente modificato l'equilibrio dei rapporti tra i principali Stati membri, rilanciando il ruolo di fulcro della Francia, paese storicamente legato ai valori giuridico-politici della tradizione liberaldemocratica, membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dotato di un'autonoma forza di dissuasione nucleare.

Il rilancio della dimensione franco-italiana come cooperazione rafforzata all'interno dell'Unione europea ha così acquisito nuovo appeal, mentre Parigi mirava a consolidare ulteriormente l'asse con la Germania, con un nuovo trattato, emblematicamente sottoscritto ad Aquisgrana, il 22 gennaio 2019, dal presidente Macron e dalla cancelliera Merkel, che introduce una clausola di reciproca assistenza armata in caso di aggressione, similmente a quella delineata all'interno dell'Alleanza atlantica, ed al quale si aggiungono convenzioni sia ancora in ambito militare sia di sicurezza interna. Il Trattato di Aquisgrana ha sicuramente costituito un riferimento importante per la redazione del Trattato del Quirinale, pur con tutte le ovvie differenze rispetto ad un sistema franco-tedesco costruitosi a partire dal 1963, anche se vi sono alcuni elementi qualificanti dell'accordo italofrancese, a partire dallo spazio riservato alle questioni agricole ed agroalimentari, con un'attenzione specifica alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d'origine.

Alle tensioni che si erano manifestate tra Italia e Francia soprattutto tra il 2018 e il 2019 è stato posto rimedio anzitutto con due incontri bilaterali tra il Presidente Mattarella ed Emmanuel Macron a Chambord (maggio 2019) ed a Napoli (febbraio 2020). Questa robusta ripresa di rapporti si è via via orientata alla stipula di un nuovo accordo quadro franco-italiano, la cui prospettiva peraltro era stata già avanzata informalmente dal Capo dello Stato francese nel settembre 2017 a margine del vertice bilaterale di Lione.

In effetti la decisa ripresa dei rapporti tra Roma e Parigi è fondata su una base strutturale piuttosto forte: si contano infatti diversi gruppi industriali a partecipazione mista francese e italiana, nei settori spaziale, navale, aeronautico, elettronico, automobilistico e ottico, che nel complesso impiegano oltre 600.000 lavoratori. A fronte poi di un buon numero di gruppi economici italiani con investimenti in Francia (settori assicurativo, turistico, alimentare e della ristorazione, con all'incirca 240.000 addetti), ben più cospicua è la presenza francese in aziende operanti in Italia (settori finanziario e bancario, della moda, della telefonia, della grande distribuzione, che complessivamente impiegano circa 1.700.000 addetti) Vanno al proposito evidenziate le diverse traiettorie economiche percorse dai due paesi negli Anni Novanta: l'Italia, impegnata a ridurre il rilevantissimo debito pubblico procedeva massicciamente a una serie di privatizzazioni, mentre la Francia cercava di resistere il più possibile alle normative europee per la liberalizzazione dei mercati e dei servizi, puntando a mantenere i propri "campioni nazionali" in diversi settori, con la sopravvivenza di un modello dirigistico di politica economica.

Se dunque nonostante l'oggettiva interconnessione economica ed i fortissimi legami di carattere storico, politico, culturale e linguistico i rapporti tra Italia e Francia si sono mantenuti su un piano di asimmetria, una delle matrici fondamentali di tutto ciò sembra essere stata la mancanza di processi di dialogo istituzionalizzati, capaci di dare continuità ai rapporti bilaterali al di là di oscillazioni squisitamente politiche.

L'emergere di una convergenza sull'opportunità di stipulare un accordo-quadro sembra tra l'altro poter porre rimedio a queste mancanze, accentuando il carattere interstatuale della cooperazione reciproca, ponendola così maggiormente al riparo da oscillazioni contingenti.

Indubbiamente la tendenza verso la stipula del Trattato del Quirinale è stata favorita dall'emergere recente di convergenze un tempo non previdibili, come ad esempio sulle scelte politiche da operare per la stabilizzazione della Libia, sull'accettazione delle richieste italiane di consegna degli ex terroristi riparati in Francia grazie alla nota dottrina Mitterrand, e soprattutto sulla forte iniziativa per l'emissione di debito europeo onde reperire almeno parte dei fondi per i piani nazionali di rilancio dopo la pandemia da Covid-19.

In questo contesto di forte rilancio delle relazioni italo-francesi si colloca la conclusione, il 29 novembre scorso, del Protocollo di cooperazione parlamentare, sottoscritto a Parigi dai presidenti della Camera dei deputati, Roberto Fico, e dell'Assemblée Nationale, Richard Ferrand.

L'obiettivo del protocollo è  rafforzare la cooperazione e la concertazione tra le due Assemblee: a tale fine è prevista la c reazione di un gruppo di cooperazione parlamentare, presieduto congiuntamente dai Presidenti e composto da 6 membri per ciascuna delle Assemblee, avrà la missione, in particolare, di consolidare i legami esistenti attraverso lo svolgimento di vertici parlamentari che si terranno alternativamente ogni due anni, di promuovere incontri tra le omologhe commissioni delle due Assemblee ed agevolare la convergenza delle posizioni italiane e francesi su temi d'interesse comune.
L'8 dicembre scorso, u na delegazione della III Commissione, guidata dal presidente Piero Fassino e composta dal vicepresidente Paolo Formentini e dai deputati Iolanda Di Stasio, Valentino Valentini ed Osvaldo Napoli, si è recata in missione a Parigi in restituzione della visita svolta da una delegazione della omologa Commissione dell'Assemblée Nationale  francese nel luglio scorso. Il particolare significato della missione è stato ulteriormente rafforzato dal fatto che si è trattato della prima visita all'estero della III Commissione dall'inizio della crisi pandemica. O biettivo della missione è stato, in particolare, dare seguito e sostanza alla cooperazione rafforzata lanciata in un Ufficio di presidenza congiunto delle Commissioni esteri italiana e francese e avviata nel luglio 2021 con la visita a Roma dell'omologa Commissione francese. Gli esiti della missione svolta a Parigi sono stati illustrati dal presidente Fassino nella seduta della Commissione Affari esteri del 23 dicembre scorso. 
L'agenda di incontri istituzionali ha comportato innanzitutto un lungo ed approfondito incontro con la Commissione Affari esteri dell'Assemblée nationale in base ad un ordine del giorno tematico assai articolato, con riferimento ai seguenti temi: le responsabilità geopolitiche europee ed occidentali di Francia e Italia con riferimento alle trasformazioni in atto presso la NATO, la riforma della politica di asilo e di immigrazione; la situazione in Africa (anche in vista del vertice UE-Africa che si celebrerà nel 2022 nel semestre di Presidenza francese dell'UE) e in particolare in Sahel; le tensioni in Bielorussia e Ucraina; la cooperazione bilaterale dopo il Trattato del Quirinale.
La delegazione italiana, dopo una conferenza stampa, ha potuto svolgere un dibattito a porte chiuse con Thomas Gomart, Direttore dello Institut français des relations internationales (IFRI), tra i più prestigiosi think tank di politica estera al mondo. Successivamente l'intera delegazione è stata ricevuta dal Ministro francese dell'Europa e degli Affari Esteri, Jean-Yves Le Drian, alla presenza del presidente Bourlanges. A conclusione del programma di incontri la delegazione ha avuto uno scambio di vedute informale con Clément Beaune, segretario di Stato incaricato degli Affari europei, che ha dato alcune anticipazioni sulle priorità della presidenza francese dell'UE.
  • atto camera 3423 "Ratifica ed esecuzione del Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata, fatto a Roma il 26 novembre 2021" (3423)
    iter vedi su camera.it
    • 23 12 2021 Da assegnare
    • 11 01 2022 Assegnato
    • 19 01 2022 In corso di esame in Commissione
    • 18 05 2022 Concluso l'esame da parte della Commissione. In stato di relazione
    • 23 05 2022 In discussione
    • 25 05 2022 Approvato. Trasmesso al Senato
    • 05 07 2022 Approvato definitivamente dal Senato, non ancora pubblicato
    • 12 07 2022 Approvato definitivamente dal Senato. Legge
 
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