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L' Italia e l' Unione europea

L'Italia e l'Unione europea

Il ruolo del Parlamento italiano in relazione alle attività dell'Unione europea (UE) si svolge nel quadro delle norme generali sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'UE.

La legge n. 234 del 2012, che è stata modificata nel corso della XVIII legislatura, disciplina infatti gli obblighi di informazione del Governo in materia europea nei confronti del Parlamento, sia attraverso la trasmissione sistematica di una serie di documenti e atti dell'UE, accompagnati da elementi di informazione da parte del Governo, sia in occasione dell'illustrazione della posizione che il Governo intende assumere prima delle riunioni del Consiglio europeo.

Le comunicazioni del Presidente del Consiglio alle Camere prima dei Consigli europei, alle quali fa seguito un dibattito al termine del quale possono essere approvati atti di indirizzo al Governo, hanno rappresentato un'occasione cruciale per discutere delle grandi questioni in ambito europeo che hanno caratterizzato la legislatura, fra le quali le misure per contrastare la pandemia da Covid 19 e le iniziative da adottare a seguito dell'aggressione militare russa in Ucraina. Nel contesto della risposta europea alla crisi pandemica, coordinata dalla Commissione europea presieduta dal 2019 da Ursula von der Leyen, ha assunto una particolare importanza la discussione sul bilancio pluriennale per il periodo 2021-2027 e la definizione delle misure per la ripresa delle economie europee nei piani nazionali per la ripresa e la resilienza (PNRR).

L'attività europea del Parlamento italiano si è altresì focalizzata sulla discussione delle altre grandi tematiche che hanno contraddistinto il dibattito interistituzionale a livello europeo e che hanno avuto un forte impatto a livello nazionale. Tra queste, si segnalano:

  • il dibattito sul futuro dell'Europa e sul seguito da dare alle proposte elaborate dalla Conferenza sul futuro dell'Europa, che si è conclusa il 9 maggio 2022;
  • la predisposizione delle misure in risposta alla crisi pandemica, con particolare riferimento al negoziato sulla iniziativa NextGenerationEU nonché la connessa riflessione sulla revisione delle regole economiche e di bilancio dell'UE, in cui rientra il Patto di stabilità e crescita;
  • il quadro finanziario pluriennale e il sistema di risorse proprie dell'Ue per il periodo 2021-2027;
  • i negoziati per l'uscita del Regno Unito dall'UE (cosiddetta Brexit);
  • il rafforzamento della cooperazione europea nel settore della difesa, anche ai fini della definizione in modo condiviso di obiettivi e capacità attraverso l'attuazione delle iniziative previste dalla Bussola strategica dell'UE (Strategic Compass);
  • le iniziative nel settore della politica migratoria, per affrontare da un lato l'emergenza dei flussi migratori, e dall'altro per ridefinire un approccio dell'UE basato sull'equilibrio tra principi di solidarietà e responsabilità;
  • la transizione verde e la trasformazione digitale, che rappresentano gli assi portanti della strategia europea per la ripresa e per la modernizzazione delle economie europee;
  • l'autosufficienza energetica e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, a seguito della guerra in Ucraina che ha posto al centro dell'agenda politica dell'UE la necessità di ridurre la dipendenza dalle forniture di energia della Russia.

La discussione delle varie questioni si è svolta in diverse sedi: in Assemblea in occasione delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri; nelle Commissioni, sia nell'ambito di un'intensa attività conoscitiva, sia nell'esame delle proposte della Commissione europea nel quadro del cosiddetto "dialogo politico" (cd. "fase ascendente" di formazione delle politiche europee).

Una delegazione parlamentare della Camera ha partecipato ai lavori della Conferenza sul futuro dell'Europa, mentre le Commissioni esteri ed affari europei hanno svolto un'indagine conoscitiva sulla Conferenza.

L'esame delle proposte della Commissione europea si è focalizzato sui profili di merito, piuttosto che su quelli relativi al controllo del rispetto del principio di sussidiarietà introdotto dal Trattato di Lisbona. La Commissione, infatti, ha costantemente sollecitato i Parlamenti nazionali, già a partire dal 2006 nel quadro del dialogo politico, ad esprimere osservazioni e pareri sulle sue proposte e sui documenti di consultazione, ai quali la Commissione stessa fornisce puntuale risposta.

Ad un orientamento, che privilegia l'esame dei profili di merito delle proposte della Commissione europea, ha contribuito anche la riorganizzazione delle regole per la partecipazione alla formazione delle politiche europee nel contesto della legge n. 234 del 2012. Tale legge di sistema è stata modificata dalla legge europea 2019-2020, al fine di estendere gli obblighi informativi del Governo nei confronti del Parlamento nell'ambito del processo decisionale europeo e di rendere più incisivo il ruolo di indirizzo del Parlamento rispetto alla posizione che il Governo assume in sede di Consiglio dell'Unione europea e di altre istituzioni od organi dell'Unione. Sono state inoltre introdotte nell'ordinamento disposizioni relative al monitoraggio parlamentare sull'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), finalizzate a garantire il corretto utilizzo delle risorse dell'Unione europea assegnate all'Italia e la verifica del conseguimento dei traguardi e degli obiettivi intermedi del Piano.

Con riguardo alla fase discendente di attuazione del diritto dell'Unione europea, nella XVIII legislatura sono state approvate in via definitiva cinque leggi europee, due delle quali riferite a un biennio: tre leggi di delegazione europea (2018, 2019-2020 e 2021) e due leggi europee (2018 e 2019-2020).

Il processo di adeguamento dell'ordinamento italiano a quello europeo ha registrato dei rallentamenti, anche in ragione della fine anticipata della legislatura, che hanno contribuito a un peggioramento dello stato del contenzioso pendente nei confronti dell'Italia. In data 23 marzo 2018 le procedure di infrazione aperte a carico dell'Italia ammontavano a 61 (di cui 50 per violazione del diritto dell'Unione e 11 per mancato recepimento di direttive), mentre sulla base dell'aggiornamento del 23 settembre 2022, le infrazioni aperte nei confronti dell'Italia risultano in numero pari a 85 (di cui 58 per violazione del diritto dell'Unione e 27 per mancato recepimento di direttive).

 
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