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Politica economica e finanza pubblica

Le linee di politica economica e di finanza pubblica sono state definite, dal primo Governo Conte, attraverso la Nota di aggiornamento al DEF 2018 e la manovra di finanza pubblica per il triennio 2019-2021, realizzata con la legge di bilancio per il 2019 e il decreto-legge 119 del 2018, nonche con il successivo documento di economia e finanza del 2019.

Le linee di politica economica del secondo Governo Conte per il triennio 2020-2022 sono state definite dalla Nota di aggiornamento al DEF 2019 e con la manovra di finanza pubblica realizzata con la legge di bilancio per il 2020. Le linee di politica economica per il triennio 2021-2023 sono state definite con la Nota di aggiornamento al DEF 2020 e con la manovra di finanza pubblica realizzata con la legge di bilancio per il 2021.

Nel complesso, l'indirizzo di politica economica è stato in una prima fase volto, attraverso politiche di bilancio non restrittive, a sostenere il rilancio della domanda interna e la spesa per investimenti, rinviando di anno in anno il raggiungimento degli obiettivi fissati per il nostro Paese (OMT) nell'ambito del Patto di stabilità e crescita (PSC), anche attraverso l'ampio utilizzo dei margini di flessibilità da esso previsti.

Il quadro di finanza pubblica ha subito un drastico mutamento a partire dal mese di febbraio 2020, quando al fine di fronteggiare l'emergenza COVID-19 e le conseguenze della forte limitazione delle attività economiche il Governo ha adottato una serie di provvedimenti d'urgenza che hanno disposto lo stanziamento di ingenti risorse pubbliche in deficit. L'adozione di tali misure è stata resa possibile dai ripetuti scostamenti di bilancio autorizzati (a maggioranza assoluta) dalle Camere e dalla sospensione del Patto di stabilità e crescita (PSC) decisa dalla Commissione europea.

Il primo Governo Conte

Per quanto concerne le linee di politica economica e gli andamenti di finanza pubblica nel corso della XVIII legislatura, il Documento di economia e finanza 2018 (DEF 2018), presentato dal Governo Gentiloni (ancora in carica per gli affari correnti) nel mese di aprile 2018, non recava il nuovo quadro programmatico di finanza pubblica, ma si limitava all'aggiornamento delle previsioni macroeconomiche per l'Italia ed al quadro di finanza pubblica tendenziale,  rinviando alle valutazioni del successivo Esecutivo l'elaborazione di un quadro programmatico.

Il Governo Conte (entrato in carica il 1° giugno 2018) ha definito il quadro macroeconomico programmatico per gli anni 2019-2021 nel mese di settembre 2018, attraverso la Nota di aggiornamento del DEF 2018, includendo l'impatto sull'economia delle misure da adottare con la successiva legge di bilancio per il 2019. Nello scenario programmatico, la crescita del PIL reale era prevista all'1,5% nel 2019, all'1,6% nel 2020 e all'1,4 per cento nel 2021. Per quanto riguarda l'impatto macroeconomico delle misure previste nella successiva manovra di bilancio, rispetto allo scenario tendenziale si profilava un incremento del tasso di crescita del PIL di 0,6 punti percentuali nel 2019, di 0,5 punti percentuali nel 2020 e di 0,3 punti nel 2021. Partendo da deficit tendenziali pari all'1,2 per cento del PIL nel 2019, 0,7 nel 2020 e 0,5 nel 2021, la Nota di aggiornamento prefigurava una manovra di bilancio volts a conseguire un indebitamento netto della PA pari al 2,4 per cento del PIL nel 2019, al 2,1% nel 2020 e all'1,8% nel 2021. L'indebitamento netto strutturale era previsto (in peggioramento rispetto al tendenziale dello 0,9%) al livello dell'1,7% per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021.

Il Governo prendeva atto che lo scenario programmatico avrebbe determinato una deviazione dal sentiero di convergenza verso il pareggio di bilancio strutturale, che avrebbe richiesto (secondo le regole europee) una miglioramento del saldo strutturale di almeno 0,6 punti percentuali per ciascuno degli anni 2018 e 2019. Il Governo, tuttavia, riteneva che una politica fiscale volta ad avvicinare i parametri europei richiesti avrebbe privato il bilancio pubblico di risorse destinate a rilanciare la domanda interna e a migliorare le prospettive di crescita di medio periodo e la sostenibilità sociale. Il Governo, inoltre, annunciava un programma straordinario di investimenti, ritenendolo compatibile con l'accesso alla flessibilità all'interno del sistema di regole europee.

Alla fine di ottobre 2018 il Governo ha presentato il disegno di legge di bilancio, che nel corso dell'esame parlamentare ha subito sostanziali modifiche al fine di recepire l'accordo tra il Governo e la Commissione europea. La legge di bilancio per il 2019 è stata quindi approvata, in via definitiva, il 30 dicembre 2018.

Con il DEF 2019 (presentato alle Camere nel mese di aprile 2019) sono stati definiti dal Governo gli obiettivi di politica economia e di finanza pubblica per il triennio 2020-2022.

Per un dettagliato quadro del confronto tra la Commissione europea e il Governo sul debito pubblico italiano, che ne ripercorre tutte le tappe principali fino al mese di maggio del 2019,  si rinvia al seguente dossier.

Successivamente, il 5 giugno 2019 la Commissione europea ha pubblicato una relazione a norma dell'articolo 126, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), per esaminare la conformità dell'Italia nel 2018 alla regola del debito pubblico, concludendo che il criterio del debito debba considerarsi non rispettato e che, pertanto, una procedura per i disavanzi eccessivi basata sul debito sia giustificata.

Nell'ambito della negoziazione avviata dalla relazione, il Governo italiano ha proposto, in una lettera trasmessa alla Commissione europea il 2 luglio 2019, di adottare con la legge di assestamento del 2019 una serie di misure che comporteranno una correzione del saldo di bilancio pari a 7,6 miliardi di euro (0,42% del PIL) in termini nominali, corrispondente a 8,2 miliardi di euro (0,45% del PIL) in termini strutturali. Ciò contribuirà all'osservanza del braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita del 2019.

Si tratta, in particolare, di maggior gettito rispetto alle previsioni per circa 6,2 miliardi di euro, dovuto a maggiori entrate fiscali per 2,9 miliardi di euro, maggiori contributi per 0,6 miliardi di euro, e ad altre entrate relative a maggiori dividenti dalla Banca d'Italia e dalla Cassa Depositi e Prestiti per 2,7 miliardi di euro.

Alla correzione di bilancio contribuiscono inoltre i risparmi attesi nel 2019 dal minor utilizzo delle risorse iscritte in bilancio per l'attuazione delle disposizioni relative all'introduzione del reddito di cittadinanza e al trattamento di pensione anticipata "quota 100". A salvaguardia dell'effettivo realizzo di tali risparmi, per un importo almeno pari a 1,5 miliardi di euro nel 2019, con il decreto-legge n.61 del 2019 è stato disposto l'accantonamento di un corrispondente importo delle dotazioni di bilancio (in termini di competenza e cassa).

A fronte degli interventi annunciati dal Governo, con la comunicazione al Consiglio dell'UE del 3 luglio 2019, la Commissione europea ha concluso che le misure che il Governo italiano propone di adottare per il miglioramento dei saldi di finanza pubblica sono sufficienti a impedire, in questa fase, l'avvio di una procedura per mancata osservanza della regola del debito pubblico del 2018.

Il secondo Governo Conte

Il 5 settembre 2019 è entrato in carica il Governo Conte II, che ha definito le proprie linee di politica economica per il triennio 2020-2022 con la Nota di aggiornamento al DEF 2019 e con la manovra di finanza pubblica realizzata con la legge di bilancio per il 2020 e il decreto-legge 124 del 2019, fissando obiettivi programmatici di deficit pari al 2,2% nel 2020, all'1,7% nel 2021 e all'1,4% nel 2022.

Il quadro di finanza pubblica ha subito un drastico e repentino mutamento a partire dal mese di febbraio 2020, quando al fine di fronteggiare l'emergenza COVID-19 il Governo ha adottato una serie di provvedimenti d'urgenza che hanno disposto lo stanziamento di ingenti risorse pubbliche, peggiorrando significativamente (come in parte rilevato già nel DEF 2020) le prospettive di deficit e debito pubblico. L'adozione di tali misure è stata resa possibile dai ripetuti scostamenti di bilancio autorizzati (a maggioranza assoluta) dalle Camere e dalla sostanziale sospensione del Patto di stabilità e crescita (PSC) decisa dalla Commissione europea (attualmente prevista fino al termine del 2023).

Le linee di politica economica per il triennio 2021-2023 sono state definite con la Nota di aggiornamento al DEF 2020 (NADEF 2020) e con la manovra di finanza pubblica realizzata con la legge di bilancio per il 2021, che ha tenuto conto, in parte, anche delle risorse assegnate all'Italia nell'ambito del programma Next Generation EU. In particolare, la NADEF 2020 ha fissato obiettivi programmatici di deficit pari al -7% nel 2021,-4,7% nel 2022 e -3% nel 2023.

Il Governo Draghi

Il 13 febbraio 2021 è entrato in carica il Governo Draghi, chiamato a fronteggiare, sempre con politiche di bilancio espansive (definite già con il DEF 2021), i perduranti effetti economici della crisi legata all'emergenza COVID-19 sulle imprese e sulle famiglie. 

A fine aprile 2021 è giunto a conclusione il lungo percorso di elaborazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, avviato nell'estate dell'anno prima. Il 30 aprile 2021 il PNRR dell'Italia è stato trasmesso dal Governo alla Commissione europea e il 13 luglio 2021 è stato definitivamente approvato con Decisione di esecuzione del Consiglio, dando avvio alla fase attuativa degli interventi.

Le linee di politica economica per il triennio 2022-2024 sono state definite con la NADEF 2021 e con la legge di bilancio per il 2022.

Un ulteriore mutamento del quadro economico nazionale si è avuto a seguito dell'aggressione russa all'Ucraina del 24 febbraio 2022, che ha comportato un peggioramento delle prospettive di ripresa, soprattutto per l'incremento dei prezzi energetici e delle materie prime.

Le prospettive di finanza pubblica nel nuovo quadro macroeconomico determinato dal repentino mutamento delle condisioni geopolitiche mondiali a seguito della guerra sono state delineate, da ultimo, nel DEF 2022.

 

Il rilancio degli investimenti e gli altri interventi

Il rilancio degli investimenti pubblici, fortemente ridottisi nel corso dell'ultimo decennio, rappresenta uno dei principali obiettivi della politica economica del Governo. Tra gli strumenti di intervento più rilevanti fin qui attivati si segnalano due fondi istituiti dalle leggi di bilancio per il 2019 e il 2020, finalizzati all'incremento degli investimenti delle amministrazioni centrali.

La legge di bilancio per il 2019 ha istituito il Fondo finalizzato al rilancio degli investimenti delle Amministrazioni centrali dello Stato e allo sviluppo del Paese, con una dotazione complessiva di circa 43,6 miliardi di euro per gli anni dal 2019 al 2033. Successivamente, la legge di bilancio per il 2020  ha istituito un ulteriore Fondo, anch'esso finalizzato al rilancio degli investimenti delle Amministrazioni centrali dello Stato e allo sviluppo del Paese, ma più specificamente orientato alla sostenibilità ambientale (economia circolare, decarbonizzazione dell'economia, riduzione delle emissioni, al risparmio energetico) e all'attivazione di programmi di investimento e progetti a carattere innovativo. Tale Fondo ha una dotazione complessiva di circa 20,8 miliardi di euro per gli anni dal 2020 al 2034.

Le risorse dei due fondi di nuova istituzione si sommano a quelle del Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, istituito dalla legge di bilancio per il 2017 e rifinanziato dalla legge di bilancio per il 2018 per complessivi 36,115 miliardi di euro per gli anni dal 2018 al 2033. Tale Fondo finanzia interventi in specifici settori di spesa, tra cui i trasporti, le infrastrutture, la ricerca, la difesa del suolo, l'edilizia pubblica e la riqualificazione urbana.

Un ulteriore e significativo impulso agli investimenti discende, inoltre, dagli interventi previsti dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), adottato nell'ambito del programma Next Generation EU, il nuovo strumento dell'Unione europea per la ripresa a seguito della crisi pandemica da Covid-19.

Infine, ulteriori interventi hanno riguardato l'equilibrio dei bilanci degli enti teritoriali, il contributo del sistema delle autonomie al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, il controllo e la revisione della spesa pubblica (in particolare la spending review dei ministeri) e la disciplina delle società partecipate da enti pubblici.

 
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