Politica estera e relazioni internazionaliForeign Policy and International Relations

Cina e Indo-Pacifico

China and the Indo-Pacific

ITALIANO ENGLISH

La vastissima regione che comprende la Cina e l'Indo-Pacifico è stata naturalmente uno dei fulcri dell'attività parlamentare nei confronti dell'estero, con il trattamento di molteplici profili in numerosi paesi, e con un ruolo centrale della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati. I temi oggetto dell'attenzione parlamentare spaziano dal rispetto dei diritti umani e politici in paesi come la Cambogia, o il Myanmar dopo il colpo di stato militare, al rispetto della minoranza islamica uigura residente nella Cina occidentale. Anche la tutela della libertà religiosa in Pakistan ha costituito un elemento di attenzione non secondario. Rilevanti sono anche le attività della Commissione Affari Esteri di Montecitorio, e del Comitato Permanente per la Politica Estera e le Relazioni Esterne dell'Unione Europea costituito al suo interno, con riferimento a due atti dell'Unione Europea, ovvero le comunicazioni congiunte sulla strategia delle relazioni tra l'Unione Europea e la Cina e sulla strategia europea per la cooperazione nella regione indo-pacifica. Un capitolo a parte è stato quello delle ripetute attività di orientamento in Assemblea e in Commissione sulla situazione di Hong Kong a partire dalla fine del 2019, in presenza di un aumento dei tentativi di Pechino di controllare l'autonomia dell'ex colonia britannica. Da segnalare, infine, l'attività di informazione e orientamento svolta in riferimento alla dimensione economica della Cina, perno di una regione asiatica che è ormai il motore dell'economia mondiale.

The very wide region that includes China and the Indo-Pacific was naturally one of the focuses of parliamentary activity with regard to abroad, with the treatment of multiple profiles in numerous countries, and with a central role of the Foreign Affairs Commission of the Chamber of Deputies. The issues that are the subject of parliamentary attention range from respect for human and political rights in countries such as Cambodia, or Myanmar after the military coup, to respect for the Uyghur Islamic minority residing in western China. The protection of religious freedom in Pakistan also constituted a not secondary element of attention. Also relevant are the activities of the Foreign Affairs Commission of Montecitorio, and of the Standing Committee for Foreign Policy and External Relations of the European Union established within it, with reference to two acts of the European Union, namely the joint communications on the strategy of relations between the European Union and China, and on the European strategy for cooperation in the Indo-Pacific region. A separate chapter was that of the repeated guidance activities in the Assembly and in the Commission on the situation in Hong Kong starting from the end of 2019, in the presence of an increase in Beijing's attempts to control the autonomy of the former British colony. Lastly, mention should be made of the information and guidance activities carried out in reference to the economic dimension of China, the pivot of an Asian region that is the driving force of the world economy.

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 Nei confronti della regione di riferimento l'attività legislativa si è sostanziata nella XVIII Legislatura nell'autorizzazione alla ratifica di trattati bilaterali o dell'Unione europea con i vari Stati dell'area, dei quali si richiamano i più rilevanti:

  • Accordo con il Giappone concernente il trasferimento di equipaggiamenti e di tecnologia di difesa, fatto a Tokyo il 22 maggio 2017 (legge 17 gennaio 2019, n. 11  );
  •  Accordo quadro tra l'Unione europea ed i suoi Stati membri, da una parte, e l'Australia, dall'altra, fatto a Manila il 7 agosto 2017 (legge 12 ottobre 2020, n. 136  );
  • Accordo di partenariato sulle relazioni e la cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Nuova Zelanda, dall'altra, fatto a Bruxelles il 5 ottobre 2016 (legge 12 ottobre 2020, n. 138  );
  • Accordo con la Corea del Sud sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 17 ottobre 2018 (legge 29 marzo 2021, n. 48  );
  • Accordo di partenariato strategico tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Giappone, dall'altra, fatto a Tokyo il 17 luglio 2018 (legge 5 agosto 2022, n. 116  ).

La Commissione Affari esteri della Camera ha discusso approfonditamente la Comunicazione congiunta della Commissione europea e dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Parlamento europeo e al Consiglio, "La   strategia dell'UE per la cooperazione nella regione indo-pacifica  " (JOIN(2021) 24 final): su tale atto dell'Unione europea dapprima in fase istruttoria si pronunciava, nella seduta del 14 ottobre 2021  , il Comitato permanente per la politica estera e le relazioni esterne dell' UE costituito in seno alla Commissione Esteri;, e successivamente la medesima Commissione in sede plenaria, nelle sedute dell'11 gennaio  , del 19 gennaio   e del 15 febbraio 2022  , approvando un documento finale (doc. XVIII, n. 37  ), su proposta del relatore, il deputato Orsini.  

Il documento esprime una valutazione favorevole sulla Comunicazione ed invita il Governo ad agire in  sede europea:

  • aaffinchè la nuova Strategia dell'UE per la regione dell'Indo-Pacifico sia ispirata ad un approccio globale e sistemico, assicurando coerenza tra le azioni condotte dall'UE e le iniziative dei singoli Stati membri, tenendo conto degli attuali interessi dell'UE e del loro sviluppo e ricercando convergenza e condivisione con i principali partner dell'Unione;
  • si promuova un dialogo tra l'Unione europea e gli Stati Uniti volto alla definizione di un approccio comune e comuni obiettivi, che includa un sistema di consultazione reciproca;
  • si dia seguito alle azioni delineate nella Strategia proposta dalla Commissione volte a promuovere:
    • la conclusione dei negoziati commerciali dell'UE con Australia, Indonesia e Nuova Zelanda; riprendere i negoziati per un accordo commerciale esugli investimenti con l'India;
    • promuovere accordi di partenariato e di cooperazione con Malesia e Tailandia;
    • avviare negoziati per un accordo di partenariato e di cooperazione con le Maldive;
    • portare a compimento l'imminente Accordo di partenariato dell'UE con gli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP), che succederà all'Accordo di Cotonou;
  • si colga l'occasione della nuova strategia dell'UE per rafforzare il ruolo e laposizione dell'Italia nella macro-regione del-l'Indo-Pacifico, in particolare promuovendo il rafforzamento delle relazioni bilaterali con i Paesi dell'area sia sul piano politicoche economico-commerciale, nonché iniziative per la tutela dell'economia marittima e della libertà di navigazione, la lotta ai cambiamenti climatici, le migrazioni e la tutela dei diritti umani e del pluralismo;
  • sia attivo partecipe nei fora multilaterali regionali e, in particolare, l'Indian Ocean Rim Association (IORA), l'Associazione degli Stati del sudest Asiatico (ASEAN) ed il Pacific Islands Forum (PIF);
  • il sistema di sostegno ai Paesi della regione sia coerente e funzionale a promuovere concretamente e in modo tangibile i diritti umani e a favorire l'esercizio della libertà di religione o credo delle persone appartenenti alle minoranze cristiane e ad ogni altra confessione, anche destinando espressamente una quota del sostegno a tale finalità;
  • considerato che l'Accordo globale Unione europea-Cina sugli investimenti, prevede specificatamente l'impegno ad attuare efficacemente le Convenzioni dell'OIL ratificate e a giungere al più presto alla ratificadelle altre convenzioni dell'OIL sul lavoro forzato, si operi per l'effettiva ottemperanza di tale impegno da parte cinese e perla concreta tutela dei diritti delle minoranze etniche e religiose, con particolare riferimento al contrasto ad ogni forma di sfruttamento del lavoro forzato e ad obbli-ghi di due diligencenelle catene di approv-vigionamento.   

A seguito della pubblicazione da parte del MAECI, nel gennaio 2022, del "Contributo italiano per la Strategia europea per l'Indo-Pacifico", la Commissione Affari esteri della Camera continuava a soffermarsi su questa problematica nelle sedute del 30 marzo   e del 5 aprile 2022  , discutendo ed approvando la risoluzione conclusiva n. 8-0161   d'iniziativa del deputato Formentini ed altri sulla strategia italiana per la regione dell'Indo-Pacifico, che richiama la necessità per l'Italia di rafforzare la propria presenza nell'area e contribuire concretamente all'attuazione della strategia UE nell'Indo-Pacifico, anche in coordinamento con i principali partner, quali gli USA. Il documento impegna quindi l'Esecutivo:

  • ad aumentare le dotazioni delle sedi diplomatiche istituite nella regione dell'Indo-Pacifico, in particolare sviluppandone gli uffici politici preposti all'analisi complessiva di quanto accade nei Paesi di competenza;
  • a continuare ad adottare iniziative per il rafforzamento della collaborazione con i principali organismi regionali dell'Indo-Pacifico nell'ambito delle forme di partenariato già avviate;
  • ad assumere le opportune iniziative in ambito europeo ed atlantico utili a promuovere una riflessione più approfondita sulle sfide connesse alle differenze di governance e valori tra occidente e Repubblica Popolare Cinese, mantenendo l'approccio che contraddistingue il ruolo e la visione dell'Italia nell'Indo-Pacifico.

Il 19 marzo 2019 tanto il Senato quanto la Camera ascoltavano comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte,  concernenti tra l'altro il Memorandum d'intesa tra Italia e Cina sulla collaborazione all'interno del progetto economico della "Via della Seta": in entrambi i rami del Parlamento la conseguente discussione si concludeva con l'approvazione di risoluzioni.

In particolare, la risoluzione n. 6-00056  , d'iniziativa dei deputati Molinari, D'Uva, Zóffili, Sabrina De Carlo, Suriano, Emiliozzi, Caffaratto, Coin e Centemero, evidenziava nella premessa che l'Italia non deve rinunciare alla tutela dei propri interessi nazionali, economici e politici, ma è necessario che questi siano in linea con l'appartenenza del nostro Paese all'Alleanza atlantica e alla condivisione dei valori occidentali e richiamava le perplessità affiorate anche in ambito europeo in merito alla sottoscrizione di dichiarazioni di intenti di ampia portata con la Cina, considerata anche dall'Unione europea un competitore sistemico da assoggettare in eventuali rapporti bilaterali al rispetto dei diritti fondamentali e della « rule of law» e della reciprocità nel commercio e negli investimenti. La risoluzione impegnava il Governo:

1) a confermare che siano state effettuate le necessarie verifiche e completate le valutazioni necessarie per procedere a sottoscrivere il Memorandum Belt and Road Initiative e ad assicurare che gli accordi ad esso collegati non interessino aspetti economico-commerciali di valenza strategica;

2) a garantire che ognuno degli strumenti bilaterali in via di sottoscrizione sia compatibile con il mantenimento delle tradizionali relazioni transatlantiche;

3) ad assumere passi tesi ad evitare che i nuovi rapporti bilaterali che verranno stretti con la Repubblica Popolare Cinese possano ragionevolmente essere interpretati all'estero come un principio di distacco dell'Italia dall'Alleanza Atlantica.

Sempre in tema di rapporti tra l'UE e Pechino, la Commissione Affari esteri della Camera esaminava la Comunicazione congiunta al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio intitolata "UE-Cina . Una prospettiva strategica" (Join 2019/5 final), dapprima svolgendone l'esame istruttorio presso il Comitato permanente sulla politica estera e le relazioni esterne dell'Unione europea, costituito in seno alla Commissione Esteri, nelle sedute del 29 maggio   e del 17 luglio 2019  . Il medesimo atto della UE era inoltre discusso in sede consultiva presso la Commissione Politiche dell'Unione europea, nelle sedute del 13 giugno   e del 26 giugno 2019  : in quest'ultima seduta la Commissione esprimeva un parere favorevole con osservazioni.

Infine, nella seduta del 25 luglio 2019  , la Commissione Affari esteri concludeva l'iter con l'approvazione di un documento finale (relatore, il dep. Cabras), nel quale si valuta favorevolmente la Comunicazione congiunta, formulando peraltro alcune osservazioni, soprattutto sulla necessità di semplificare l'accesso al mercato cinese dei nostri prodotti, in particolare agro-alimentari, assicurando un'effettiva parità di trattamento per gli operatori italiani e europei. Inoltre, per scongiurare le possibili gravi implicazioni in termini di sicurezza delle infrastrutture digitali critiche, si sottolineava l'esigenza che eventuali imprese cinesi cfornitrici di apparecchiature o servizi si conformino alla legislazione nazionale ed europea per quanto riguarda vita privata, protezione dei dati e cyber sicurezza – soprattutto alla luce del più avanzato livello tecnologico cinese nel campo delle reti 5G.

Nella seduta del 5 novembre 2019  , il sen. Petrocelli, presidente della Commissione Affari esteri del Senato svolgeva comunicazioni sulla missione in Cina svolta da una delegazione guidata dal vicepresidente della Commissione, sen. Tony Chike Iwobi, e composta dai senatori membri della medesima, Francesco Giacobbe e Marinella Pacifico, dal 15 al 21 ottobre 2019, per svolgere una visita di approfondimento delle relazioni parlamentari bilaterali tra i due Paesi, su invito dell'omologa Commissione della Conferenza politica consultiva del Popolo cinese.

Il 3 dicembre 2019 la Commissione Esteri di Montecitorio discuteva due proposte di risoluzione sulla situazione in atto ad Hong Kong, alla luce di una nuova stretta legislativa di Pechino sull'autonomia della ex colonia britannica, che suscitava nuovamente proteste di piazza. L'esame sfociava nell'approvazione della risoluzione conclusiva n. 8-00054, nella quale si impegna il Governo tra l'altro a sostenere una iniziativa della UE per chiedere l'avvio da parte delle Autorità di Hong Kong di una immediata inchiesta per verificare le ragioni alla base delle proteste e le eventuali violazioni del diritto nell'impiego della forza, nonché per un celere e imparziale esame, da parte delle medesime Autorità, delle richieste di rilascio dei manifestanti arrestati durante le proteste. Il Governo era inoltre impegnato a ribadire alle Autorità cinesi che la tutela delle libertà di espressione e i diritti personali sono un principio essenziale per la conduzione della nostra politica estera.

 

Con il nuovo anno era la volta dell'Assemblea di Montecitorio, che nelle sedute dell'8 e del 9 gennaio 2020 discuteva mozioni concernenti iniziative in sede internazionale volte al rispetto dell'autonomia riconosciuta ad Hong Kong, alla luce delle manifestazioni in corso negli ultimi mesi. Al termine della discussione era approvata la sola mozione 1-00308 dell'On. Cabras ed altri, che ribadiva gli impegni al Governo già contenuti nella sopra richiamata risoluzione conclusiva n. 8-00054 della Commissione Esteri.

Nel perdurare delle tensioni a Hong Kong, il 15 luglio 2020 proprio la Commissione Esteri discuteva proposte di risoluzione sulla crisi tra la Repubblica Popolare Cinese e la Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong, approvando le risoluzioni conclusive n. 8-00077 e n. 8-00078, di identico testo, risultanti dalla riformulazione della risoluzione 7-00489 (originariamente presentata) e della risoluzione 7-00515 (introdotta nel corso del dibattito). Rispetto ai precedenti dibattiti il nuovo testo aggiungeva per il Governo gli impegni ad aderire all'iniziativa dell'Alto Rappresentante UE per la politica estera sul rispetto degli accordi internazionali che garantiscono l'autonomia della Regione amministrativa speciale di Hong Kong in forza del principio condiviso di «un Paese, due sistemi»; nonché a valutare la possibilità di promuovere la designazione, in ambito Consiglio Diritti Umani ONU, di un relatore speciale sulla situazione dei diritti umani a Hong    Kong e a considerare la situazione politica di Hong Kong nella valutazione delle domande di protezione internazionale presentate in Italia da quei cittadini. 

 

Il tema di Hong Kong rimaneva al centro dell'attenzione parlamentare quando tornava a trattarne l'Assemblea della Camera (sedute del 20 e del 30 luglio 2020), discutendo mozioni concernenti iniziative, in ambito internazionale ed europeo, in ordine al rispetto degli accordi internazionali relativi all'autonomia di Hong Kong e alla tutela dei diritti umani in tale territorio. A conclusione era approvato un unico dispositivo frutto di riformulazione dei testi presentati, nel quale si impegna il Governo del tutto analogamente a quanto già previsto nelle risoluzioni conclusive n. 8-00077 e n. 8-00078 approvate il 15 luglio dalla Commissione Esteri.  

 

Peraltro quasi due anni dopo la Commissione Esteri della Camera tornava ad occuparsi di Hong Kong discutendo – nelle sedute del 21 febbraio e del 16 marzo 2022 - la risoluzione n. 7-00782 dell'On. Delmastro Delle Vedove sulle repressioni in atto nella ex colonia britannica. Al termine era approvata la risoluzione conclusiva n. 8-00156, la quale impegna il Governo, tra l'altro, a condannare con la massima fermezza le repressioni in atto a Hong Kong, incluse quelle contro molti giornalisti, nonché ad adoperarsi per l'immediato rilascio di tutti i prigionieri politici a Hong Kong. Inoltre il Governo è impegnato ad esortare le autorità cinesi ad abrogare la Legge sulla sicurezza nazionale, che costituisce una violazione degli impegni e degli obblighi della Repubblica popolare cinese nel quadro del diritto internazionale, come anche a ribadire che qualsiasi ratifica dell'accordo globale UE-Cina e futuri accordi sugli investimenti debbano tenere conto dell'attuale situazione dei diritti umani a Hong Kong.

Va infine segnalata una problematica già in passato affrontata più volte in Parlamento, il cui riaffiorare ha anticipato singolarmente le tensioni intorno a Taiwan riaccese soprattutto nell'estate 2022 con la visita della speaker della Camera dei Rappresentanti USA Nancy Pelosi a Taipei: si tratta della risoluzione n. 7-00835 presentata dal dep. Delmastro delle Vedove, sulla partecipazione di Taiwan all'Organizzazione Mondiale della Sanità, discussa dalla Commissione Affari esteri della Camera nelle sedute del 15   e 22 giugno 2022  , terminando con l'approvazione all'unanimità della risoluzione conclusiva n. 8-00172  , che, dopo avere richiamato l'esigenza d'incoraggiare quanto più possibile lo scambio di esperienze e conoscenze in seno alla Comunità internazionale, evidenziando che, nonostante i risultati eccellenti ottenuti dal Taiwan nella lotta contro il virus, l'OMS non abbia ancora acconsentito alla sua partecipazione nei lavori dell'Assemblea Mondiale della Sanità;, invita il Governo a richiedere la partecipazione significativa di Taiwan nelle future edizioni dell'Assemblea Mondiale della Salute e negli incontri a livello tecnico dell'OMS.

Il 3 dicembre 2019 la Commissione Esteri di Montecitorio discuteva due proposte di risoluzione sulla situazione in atto ad Hong Kong, alla luce di una nuova stretta legislativa di Pechino sull'autonomia della ex colonia britannica, che suscitava nuovamente proteste di piazza. L'esame sfociava nell'approvazione della risoluzione conclusiva n. 8-00054, nella quale si impegna il Governo tra l'altro a sostenere una iniziativa della UE per chiedere l'avvio da parte delle Autorità di Hong Kong di una immediata inchiesta per verificare le ragioni alla base delle proteste e le eventuali violazioni del diritto nell'impiego della forza, nonché per un celere e imparziale esame, da parte delle medesime Autorità, delle richieste di rilascio dei manifestanti arrestati durante le proteste. Il Governo era inoltre impegnato a ribadire alle Autorità cinesi che la tutela delle libertà di espressione e i diritti personali sono un principio essenziale per la conduzione della nostra politica estera.

 

Con il nuovo anno era la volta dell'Assemblea di Montecitorio, che nelle sedute dell'8 e del 9 gennaio 2020 discuteva mozioni concernenti iniziative in sede internazionale volte al rispetto dell'autonomia riconosciuta ad Hong Kong, alla luce delle manifestazioni in corso negli ultimi mesi. Al termine della discussione era approvata la sola mozione 1-00308 dell'On. Cabras ed altri, che ribadiva gli impegni al Governo già contenuti nella sopra richiamata risoluzione conclusiva n. 8-00054 della Commissione Esteri.

Nel perdurare delle tensioni a Hong Kong, il 15 luglio 2020 proprio la Commissione Esteri discuteva proposte di risoluzione sulla crisi tra la Repubblica Popolare Cinese e la Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong, approvando le risoluzioni conclusive n. 8-00077 e n. 8-00078, di identico testo, risultanti dalla riformulazione della risoluzione 7-00489 (originariamente presentata) e della risoluzione 7-00515 (introdotta nel corso del dibattito). Rispetto ai precedenti dibattiti il nuovo testo aggiungeva per il Governo gli impegni ad aderire all'iniziativa dell'Alto Rappresentante UE per la politica estera sul rispetto degli accordi internazionali che garantiscono l'autonomia della Regione amministrativa speciale di Hong Kong in forza del principio condiviso di «un Paese, due sistemi»; nonché a valutare la possibilità di promuovere la designazione, in ambito Consiglio Diritti Umani ONU, di un relatore speciale sulla situazione dei diritti umani a Hong    Kong e a considerare la situazione politica di Hong Kong nella valutazione delle domande di protezione internazionale presentate in Italia da quei cittadini. 

 

Il tema di Hong Kong rimaneva al centro dell'attenzione parlamentare quando tornava a trattarne l'Assemblea della Camera (sedute del 20 e del 30 luglio 2020), discutendo mozioni concernenti iniziative, in ambito internazionale ed europeo, in ordine al rispetto degli accordi internazionali relativi all'autonomia di Hong Kong e alla tutela dei diritti umani in tale territorio. A conclusione era approvato un unico dispositivo frutto di riformulazione dei testi presentati, nel quale si impegna il Governo del tutto analogamente a quanto già previsto nelle risoluzioni conclusive n. 8-00077 e n. 8-00078 approvate il 15 luglio dalla Commissione Esteri.  

 

Peraltro quasi due anni dopo la Commissione Esteri della Camera tornava ad occuparsi di Hong Kong discutendo – nelle sedute del 21 febbraio e del 16 marzo 2022 - la risoluzione n. 7-00782 dell'On. Delmastro Delle Vedove sulle repressioni in atto nella ex colonia britannica. Al termine era approvata la risoluzione conclusiva n. 8-00156, la quale impegna il Governo, tra l'altro, a condannare con la massima fermezza le repressioni in atto a Hong Kong, incluse quelle contro molti giornalisti, nonché ad adoperarsi per l'immediato rilascio di tutti i prigionieri politici a Hong Kong. Inoltre il Governo è impegnato ad esortare le autorità cinesi ad abrogare la Legge sulla sicurezza nazionale, che costituisce una violazione degli impegni e degli obblighi della Repubblica popolare cinese nel quadro del diritto internazionale, come anche a ribadire che qualsiasi ratifica dell'accordo globale UE-Cina e futuri accordi sugli investimenti debbano tenere conto dell'attuale situazione dei diritti umani a Hong Kong.

La Commissione Affari esteri della Camera si è occupata della difficile situazione politica della Cambogia, discutendo nella seduta del 12 febbraio 2019  , 1tre proposte di risoluzione, delle quali è stata approvata la n. 7-00173  , presentata dal dep. Formentini ed altri, che impegna il Governo:

  • a invitare tutte le parti in causa, compreso il Governo cambogiano in carica, che può contare sul cento per cento dei seggi parlamentari dopo le ultime elezioni del 29 luglio 2018, a lavorare per costruire un clima di fiducia tramite il dialogo fra tutti gli attori al fine di garantire il diritto alla libertà di espressione e di associazione garantiti dagli Accordi di pace di Parigi del 1991;

  • a mantenere un'attiva partecipazione ai dibattiti e, in base a quanto previsto dalla normativa comunitaria, alle procedure in seno all'Unione europea sul futuro del regime di tariffe preferenziali Eba (Everything But Arms), in vista della decisione della Commissione europea;

  • a valutare la possibilità di adottare iniziative di competenza affinché il Governo cambogiano avvii riforme volte a rafforzare la democrazia e ad applicare, per i futuri processi elettorali, le norme minime riconosciute in ambito internazionale, anche per quanto riguarda l'organizzazione di elezioni multipartitiche e libere, nonché a garantire i principi fondamentali della convivenza

Il Sud-est asiatico veniva nuovamente in primo piano nell'attenzione parlamentare con il colpo di Stato messo in atto dai militari in Myanmar il 1° febbraio 2021. La Commissione Affari esteri della Camera, nelle sedute del 24 febbraio   e del 2 marzo 2021  : nel corso di quest'ultima seduta veniva approvata all'unanimità la risoluzione conclusiva n. 8-00098  . presentata dal presidente Fassino che impegna il Governo:

  • a chiedere l'immediata sospensione di ogni azione repressiva nei confronti delle pacifiche manifestazioni di protesta per il colpo di Stato e il rilascio di tutte le persone arrestate durante le manifestazioni;
  • a chiedere il rilascio immediato e senza alcuna condizione di tutti i membri del Governo, del presidente U Win Myint, della consigliera di Stato Aung San Suu Kyi e di tutti i loro collaboratori, dei parlamentari e di tutti gli attivisti, giornalisti, monaci e semplici cittadini inermi che sono stati arrestati dalla giunta militare birmana;
  • a condannare in modo fermo il golpe militare messo in atto il 1° febbraio 2021 dal Tatmadaw e a chiedere con pari fermezza l'immediato ripristino dell'autorità civile, il rispetto dell'esito delle elezioni democraticamente svoltesi l'8 novembre 2020 e della volontà popolare chiaramente emersa;
  • a chiedere in tutte le sedi competenti l'adozione di misure restrittive mirate nei confronti degli autori del colpo di Stato e di quanti si rendano responsabili della violazioni dei diritti umani e civili e ad assumere iniziative appropriate ad assicurare la piena applicazione delle Conclusioni del 22 febbraio 2021 del Consiglio Affari esteri dell'Unione europea;
  • a non dare corso a misure di annullamento del debito del Myanmar/Birmania, come già deliberato nel luglio 2020 da Austria, Finlandia, Francia, Germania, Paesi Bassi e Polonia fino al ripristino della legalità e a fare pervenire gli aiuti di cooperazione allo sviluppo alla popolazione attraverso canali alternativi a quelli governativi;
  • a sostenere in ogni modo la popolazione del Myanmar/Birmania, condannando la repressione di attivisti, delle organizzazioni non governative, dei monaci, delle organizzazioni dei media e della società civile messa in atto dal Tatmadaw, assicurando un monitoraggio e un'attenzione costante sulla crisi, nella considerazione che Aung San Suu Kyi, vittima negli anni passati di una campagna di screditamento internazionale da parte dei militari, resta per i birmani «Mother SUU», la campionessa delle loro battaglie per la democrazia, la leader che vorrebbero vedere libera e governare il Paese;
  • a sollecitare l'Unione europea a promuovere azioni comuni con i partner asiatici e con le organizzazioni regionali quali l'ASEAN, a favore di una soluzione pacifica della crisi in Myanmar/Birmania;
  • a promuovere ogni iniziativa utile al ripristino della legalità democratica, sostenendo le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu e del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

In parallelo, la III Commissione promuoveva due audizioni in sede informale, per acquisire ulteriori elementi conoscitivi sul golpe militare. Venivano ascoltati pertanto l'ambasciatrice d'Italia in Myanmar, Alessandra Schiavo, nella seduta del 16 febbraio 2021   e rappresentanti dell'Associazione "Italia-Birmania insieme", nella seduta del 2 marzo 2021  .

 La stessa Commissione discuteva ed approvava, nella seduta del 7 aprile 2021  , una nuova risoluzione conclusiva, la n. 8-00107  , presentata dai deputati Fassino, Di Stasio, Zoffili, Quartapelle Procopio, Migliore  e Delmastro Delle Vedove, dell'On. Fassino rsulla repressione dei movimenti di protesta pacifica da parte della giunta militare in Myanmar che invita l'Esecutivo:

  • richiedere la immediata sospensione di ogni azione repressiva, la liberazione di Aung San Suu Ky, dei parlamentari, degli esponenti del governo legittimo e di tutte le persone arrestate;
  • sostenere tutte le iniziative assunte dalle Nazioni Unite e dall'Unione europea per favorire il ripristino della legalità costituzionale;
  • stante la loro incisiva influenza a sollecitare i grandi players asiatici – in primis Cina, Russia, India e Giappone – e le nazioni del sud-est asiatico e l'Asean a promuovere azioni positive utili al superamento della crisi e al ritorno alla legalità democratica;
  • a favorire e sostenere tutte le iniziative bilaterali e multilaterali utili all'apertura tra tutte le componenti civili e militari della società birmana di un confronto finalizzato al superamento dell'attuale crisi e alla ripresa del cammino di transizione democratica;
  • a proporre all'Alto Rappresentante UE Borrell di avviare forme di interlocuzione con il Comitato delle Rappresentanze Parlamentari (CRPH) e le forme di rappresentanza da esso istituite.

Il ruolo della Cina come attore globale è rapidamente cresciuto negli ultimi 10 anno soprattutto nel campo economico e finanziario ma anche nel settore della sicurezza internazionale. Per diverso tempo la NATO non ha avuto una sua politica verso l'Asia né tanto meno un chiaro ruolo nella regione. Tuttavia, la crescente influenza della Cina negli affari globali ha dimostrato di avere un forte impatto sulla sicurezza individuale e collettiva degli alleati e sui loro interessi politici ed economici. L'instabilità regionale derivante dall'acuirsi delle tensioni tra la Cina e i Paesi dell'Asia-Pacifico insieme alle aspirazioni e rivendicazioni territoriali nel Mar meridionale cinese hanno un impatto tangibile sugli Stati membri della NATO.

Negli ultimi anni si è dunque andata affermando una maggiore consapevolezza della necessità di mantenere rapporti di cooperazione ma al tempo stesso di rafforzare le capacità dell'Alleanza nei confronti delle sfide poste dal gigante asiatico. Infatti, il Nuovo Concetto Strategico, adottato a giugno 2022 a Madrid dal Vertice NATO, ha posto tra le sue priorità il rapporto con la Cina, le cui "ambizioni dichiarate e politiche coercitive sfidano i nostri interessi, sicurezza e valori. [...]

La Repubblica Popolare Cinese utilizza un'ampia gamma di strumenti politici, economici e militari per aumentare la sua impronta globale e la proiezione di potere, pur rimanendo poco chiara sulla sua strategia, intenzioni e sviluppi militari. La RPC cerca di controllare i settori tecnologici e industriali chiave, le infrastrutture critiche, i materiali strategici e le catene di approvvigionamento".

In ogni caso, la NATO si dichiara aperta al dialogo, "per costruire trasparenza reciproca, al fine di salvaguardare gli interessi di sicurezza dell'Alleanza". 

Anche l'Assemblea parlamentare ha dedicato attenzione al tema. Nell'arco temporale della XVIII legislatura, infatti, le varie Commissioni hanno esaminato diversi rapporti relativi alla Cina: "La postura di difesa della Cina: le implicazioni per la NATO (2021)  ", "La Cina e l'ordine globale liberale (2020)  ", "La Belt and Road Initiative della Cina: una valutazione strategica ed economica (2020)  ", "L'ascesa della Cina: ripercussioni per la sicurezza globale e euro-atlantica (2020)  ". Inoltre, si ricorda la risoluzione n. 464 del 2020 "Una strategia transatlantica per la Cina  ", approvata nel novembre 2020 nell'ambito della Sessione annuale.

Il testo parte dal riconoscimento che la Repubblica popolare cinese, essendo il Paese più popoloso del mondo e la seconda economia in ordine di grandezza, avendo la seconda maggiore spesa per la difesa ed essendo un leader tecnologico a livello mondiale, è assurta alla posizione di attore strategico globale di primissimo piano, il che comporta il dovere di agire responsabilmente e difendere l'ordine globale fondato sulle regole. Pertanto, la crescente influenza della Cina sulla scena internazionale e nei consessi multilaterali incide sulla sicurezza euro-atlantica, cosa che genera sia opportunità, sia sfide che l'Alleanza deve affrontare congiuntamente.

La risoluzione esorta quindi i Governi e i Parlamenti membri dell'Alleanza atlantica e i loro partner a: favorire una cooperazione costruttiva della NATO con la Cina ed esaminare le opportunità di allargamento del dialogo politico e militare NATO-Cina oggi in corso su questioni quali, tra le altre, la trasparenza militare, la libertà di navigazione, la risposta alle emergenze e la gestione dei disastri; migliorare la resilienza nei confronti delle minacce costituite dalle campagne di disinformazione, dagli attacchi informatici e dalle interferenze informatiche cinesi; creare o potenziare dispositivi di valutazione dei potenziali rischi per la sicurezza nazionale e collettiva legati a investimenti di terzi in settori strategici, comprese le reti 5G e le catene di approvvigionamento in campo sanitario; intraprendere sforzi diplomatici per rafforzare l'ordine economico globale aperto, resistendo all'instaurazione di sistemi commerciali e d'investimento altamente transazionali, opachi e che sfuggono ad ogni controllo come la Belt and Road Initiative; dar prova di vigilanza nel trattare le questioni relative all'Artico con la Cina, poiché molti dei suoi investimenti commerciali nella regione hanno potenziali implicazioni militari e strategiche per l'Alleanza.

Durante la medesima Sessione è stata altresì approvata la risoluzione n. 460, "NATO 2030: un'Alleanza più forte e più unita sulla scena internazionale  ", in cui si invitavano gli Alleati a vagliare la possibilità di istituire un Centro di eccellenza accreditato dalla NATO nel bacino indopacifico.

L'Assemblea si è tornata ad occupare del tema nel contesto più allargato dell'Indopacifico. La Sottocommissione Partenariati NATO ha esaminato durante la Sessione primaverile di Vilnius (28/30 maggio 2022) il rapporto "La NATO e la regione Indopacifica  ", che sarà approvato nel corso della prossima sessione Plenaria di Madrid (17/19 novembre 2022).

Nel contesto della guerra russa all'Ucraina, il rapporto evidenzia che l'evoluzione dei rapporti con la Cina terrà conto della posizione di Pechino nei confronti di Mosca. "Se la Cina dovesse continuare a osservare una relativa neutralità e si astenesse dal trarre d'impaccio il regime russo o dal fornirgli un sostegno cospicuo, gli Alleati farebbero bene a seguire nei suoi confronti una politica equilibrata", che vede la Cina come rivale sistemico, concorrente e partner allo stesso tempo. In ogni caso, si invitano gli Alleati a ridurre la loro dipendenza strategica dalla Cina: "sebbene la NATO o l'UE non possano impedire ai rispettivi membri di ricevere investimenti cinesi, le legislazioni e i contratti dovrebbero essere coordinati per garantire che, in caso di crisi grave, la NATO abbia accesso alle infrastrutture essenziali".

La NATO deve insistere affinché la Cina, potenza globale a pieno titolo, inizi a impegnarsi in un processo di controllo degli armamenti, portando a risultati concreti, come ad esempio la denuclearizzazione della penisola coreana, le misure da prendere per evitare che l'Afghanistan si trasformi in un rifugio per i terroristi oppure l'agenda sul clima. "Infine, dato che la Cina è uno dei principali contributori alle operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite, e che la NATO ha una vasta esperienza nell'addestramento delle truppe specializzate in tali missioni, degli scambi tra le autorità cinesi e la NATO sulle norme e gli standard applicabili a tali operazioni non potranno che essere vantaggiosi per ambo le parti e per i beneficiari delle operazioni stesse".

In conclusione, l'approccio della NATO alla regione indopacifica rimarrà imperniato su un approfondimento dei partenariati con i Paesi della regione che condividono la stessa impostazione. La principale priorità di questi partenariati è la cooperazione nella definizione di norme e standard globali. La NATO dovrebbe inoltre studiare le possibilità di estendere le sue offerte di partenariato ad altri Paesi dell'Indo-Pacifico, in primis all'India. "Nonostante la vastità della crisi che attualmente interessa l'Europa, i decisori alleati non possono perdere di vista il fatto che, nel lungo periodo, il moto di rotazione strategica globale verso il bacino indopacifico rimarrà il più importante spostamento tettonico del XXI° secolo, al quale la NATO dovrà adattarsi".