Al riequilibrio territoriale sono altresì destinati molti degli interventi del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che costituisce un'occasione per il rilancio del Mezzogiorno e per la ripresa del processo di convergenza con le aree più sviluppate del Paese.
La coesione sociale e territoriale rappresenta uno dei pilastri fondamentali su cui poggia la programmazione e il contenuto dell'intero PNRR. Il Piano persegue, dunque, il riequilibrio territoriale e il rilancio del Sud come priorità trasversale a tutte le missioni del Piano.
L'asse strategico dell'inclusione sociale, in particolare, punta a ridurre il divario di cittadinanza, a superare le diseguaglianze profonde, spesso accentuate dalla pandemia, a superare la debolezza strutturale del sistema produttivo del Sud, accompagnando il processo di convergenza tra Sud e Centro-Nord quale obiettivo di crescita economica, come più volte richiesto nelle Raccomandazioni della Commissione europea.
Secondo quanto espressamente indicato nel PNRR, il Piano mette a disposizione del Sud un complesso di risorse pari a non meno del 40 per cento delle risorse territorializzabili del PNRR (pari a circa 82 miliardi, incluso il Fondo complementare), per le otto regioni del Mezzogiorno, a fronte del 34 per cento previsto dalla attuale normativa vigente in favore del Sud per la ripartizione degli investimenti ordinari destinati su tutto il territorio nazionale.
Il Piano prevede, infatti, in aggiunta alle risorse europee, ulteriori 30,6 miliardi di risorse nazionali che confluiscono in un apposito Fondo complementare al PNRR finanziato attraverso lo scostamento di bilancio approvato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile 2021 e autorizzato dal Parlamento, a maggioranza assoluta, nella seduta del 22 aprile 2021. Il Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR è stato approvato dal decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59
, con una dotazione di 30,6 miliardi di euro per gli anni dal 2021 al 2026. Il D.L. n. 59/2021 provvede altresì alla ripartizione delle risorse del Fondo tra le Amministrazioni centrali competenti, individuando i programmi e gli interventi cui destinare le risorse ed il relativo profilo finanziario annuale.
L'assegnazione del 40 per cento delle risorse del PNRR al Mezzogiorno è stata peraltro ribadita, a livello normativo, dal D.L. n. 77 del 2021 (DL semplificazioni) - che disciplina, nella Parte I, la cd. governance del PNRR - disponendo che spetta alle Amministrazioni centrali titolari di interventi previsti dal PNRR il compito di assicurare che, in sede di definizione delle procedure di attuazione degli interventi del PNRR, almeno il 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente, anche attraverso bandi, indipendentemente dalla fonte finanziaria di provenienza, sia destinato alle regioni del Mezzogiorno, salve le specifiche allocazioni territoriali già previste nel PNRR (art. 2, comma 6-bis).
Il Dipartimento per le politiche di coesione, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, attraverso i dati rilevati dal sistema di monitoraggio attivato dal Servizio centrale per il PNRR, verifica il rispetto del predetto obiettivo e, laddove necessario, sottopone gli eventuali casi di scostamento alla Cabina di regia, che adotta le occorrenti misure correttive e propone eventuali misure compensative. Il Dipartimento ha pubblicato il 9 marzo 2022 la Prima relazione istruttoria sul rispetto del vincolo di destinazione alle regioni del Mezzogiorno di almeno il 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente .
Nella Relazione si ribadisce che il valore complessivo del PNRR e del Fondo Complementare ammonta a oltre 222 miliardi di euro, di cui circa 211 sono imputabili a iniziative allocabili territorialmente (al netto quindi delle azioni di sistema). Ad esito della valutazione le risorse destinate al Mezzogiorno ammontano a 86 miliardi, pari al 40,8% delle risorse allocabili territorialmente.
Tale valutazione deve essere considerata con cautela, perché riferita per circa un terzo a interventi la cui quota Mezzogiorno discende da stime fornite dalle amministrazioni in quanto le relative procedure non sono ancora attivate o sono attivate senza previsione di destinazione territoriale (28,2 miliardi). Ulteriore cautela deve essere posta per le quantificazioni relative a interventi già oggetto di riparto/clausola territoriale attuati attraverso procedure competitive, che ex post potrebbero non determinare la piena allocazione delle risorse riservate al Mezzogiorno (23,4 miliardi). Da ultimo si deve considerare che anche i progetti già identificati (soprattutto nel caso di opere e infrastrutture) spesso non sono in fase di realizzazione (24,8 miliardi), mentre sono in piena attuazione molte delle iniziative di incentivazione a privati e imprese, con dispositivi fiscali, bonus o a sportello (9,6 miliardi). Per tali misure di incentivazione è stato possibile operare prime valutazioni di proiezione sull'assorbimento nel Mezzogiorno sulla base di dati aggiornati relativi all'utilizzo effettivo dei dispositivi già attivati. Ne consegue quindi che nel tempo la valutazione di indirizzo territoriale delle risorse potrà modificarsi, alla prova dell'attuazione più avanzata, sia al rialzo che al ribasso.
La Relazione dà conto del grado e modalità di attivazione delle misure di responsabilità dei diversi Ministeri e analizza le diverse iniziative previste presentando elementi di attenzione e prospettive dell'effettiva finalizzazione al Mezzogiorno delle risorse. La quasi totalità delle Amministrazioni supera la quota del 40% destinata al Mezzogiorno, con l'eccezione del Ministero dello Sviluppo economico (24,8%) e del Ministero del Turismo (28,6%).
La Seconda Relazione istruttoria sul rispetto del vincolo di destinazione alle regioni del Mezzogiorno di almeno il 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente (con dati aggiornati al 30 giugno 2022) è stata presentata dal Dipartimento per le politiche di coesione a fine settembre 2022. Considerando l'insieme delle risorse del PNRR e del PNC con destinazione territoriale, le risorse destinate al Mezzogiorno salgono a oltre 86 miliardi, elevando lievemente la quota complessiva al 41 per cento. Questa quantificazione, con riferimento al 30 giugno 2022, conferma sostanzialmente, per il dato aggregato, quanto emerso dalla prima verifica al 31 gennaio 2022. La situazione sottostante non è però statica, perché nei mesi intercorrenti fra le due verifiche il Piano ha registrato avanzamenti e la modalità di quantificazione della quota Mezzogiorno ha potuto giovarsi in diversi casi di nuovi elementi informativi.
L'Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB ), in una recente documento in cui analizza l'apporto degli enti locali alla realizzazione del PNRR, in relazione al tentativo di ridurre i divari territoriali, ha evidenziato tre principali elementi di criticità, riguardanti: la difficoltà di integrare l'obiettivo territoriale con quelli specifici di ciascun intervento; l'effettiva capacità amministrativa degli Enti e, in particolare, di quelli del Sud; i tempi di realizzazione delle opere, in generale più ampi nel Mezzogiorno.
Per quanto riguarda gli elementi ricavabili dalle 6 Missioni di cui si compone il Piano si segnala, in particolare, la Missione n. 5 ("Inclusione e coesione").
Tale missione – che non esaurisce l'obiettivo di riduzione dei divari territoriali che il PNRR persegue trasversalmente a tutte le missioni - riveste un ruolo rilevante di sostegno all'empowerment femminile e al contrasto alle discriminazioni di genere, di incremento delle prospettive occupazionali dei giovani, di riequilibrio territoriale e sviluppo del Mezzogiorno e delle aree interne.
Nell'ambito della missione, la terza componente "Interventi speciali di coesione territoriale", è dedicata, in particolare, alla riduzione dei divari tra le diverse aree del paese: "Divario demografico e di servizi", tra zone interne/rurali, montane, periferiche e urbane; "Divario nello sviluppo delle competenze", in una prospettiva di innovazione per le imprese, i centri di ricerca e le autorità pubbliche; "Divario degli investimenti" e "divario sociale ed economico" nelle regioni meridionali.
Per conseguire questi obiettivi, la componente 5.3 si articola in due settori d'intervento, per un complesso di risorse pari a 1,98 miliardi di euro:
- Piano per la resilienza delle zone interne, periferiche e montane, attraverso il rafforzamento delle aree interne,
- Progetti per lo sviluppo del Sud, compresi gli investimenti per combattere la povertà nell'istruzione, nonché il potenziamento dei beni confiscati dalla criminalità organizzata e gli investimenti infrastrutturali nel potenziamento delle zone economiche speciali.
Nello specifico i circa 2 miliardi destinati dal PNRR agli "Interventi speciali di coesione territoriale" sono così articolati:
- 830 milioni alla Strategia nazionale per le aree interne;
- 630 milioni in favore delle Zone Economiche Speciali (ZES);
- 300 milioni per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie:
- 220 milioni ad interventi socio-educativi strutturati per combattere la povertà educativa nel Mezzogiorno a sostegno del Terzo Settore.
Ulteriori 2,43 miliardi sono stanziati nel Fondo complementare al PNRR. Tali fondi sono destinati, dal D.L. n. 59/2021, ai seguenti investimenti complementari alla strategia della Missione 5, Componente 3:
- 1.780 milioni per interventi nelle aree del terremoto 2009 e 2016;
- 300 milioni per il miglioramento dell'accessibilità e della sicurezza delle strade delle Aree interne;
- 350 milioni in favore degli ecosistemi per l'innovazione al Sud in contesti urbani marginalizzati.
Ulteriori interventi a favore del Mezzogiorno sono esplicitati nelle altre missioni.
Nella Missione 1 (Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura) molti interventi sono specificamente volti ad incidere sulla produttività delle PMI del Mezzogiorno e a migliorare la connettività nelle zone rurali e nelle aree interne, in linea con le raccomandazioni specifiche della Commissione europea sull'Italia e agli obiettivi dell'Unione sul digitale. Sotto questo profilo, la Missione 1 è destinata ad avere un impatto significativo nella riduzione dei divari territoriali:
- oltre il 45 per cento degli investimenti nella connettività a banda ultralarga si svilupperanno nelle regioni del Mezzogiorno, raggiungendo tutte le aree interne del Paese e le isole minori;
- gli interventi sulla digitalizzazione delle PA locali avranno ricadute importanti per le aree del Sud che presentano ampi divari in termini di digital divide e di esposizione on line di servizi pubblici al cittadino;
- molte imprese del Mezzogiorno saranno favorite dall'accresciuta accessibilità agli incentivi fiscali del Piano Transizione 4.0;
- il piano Space Economy rivitalizzerà i distretti aerospaziali delle regioni del Mezzogiorno;
- gli investimenti previsti per incrementare la proiezione del nostro export e l'attrattività dell'offerta culturale e del nostro turismo miglioreranno il posizionamento internazionale del Mezzogiorno.
Gli interventi sulla transizione ecologica della Missione 2 (Rivoluzione verde e transizione ecologica) contribuiscono al superamento dei divari territoriali, in particolare, migliorando la gestione dei rifiuti al Sud e contribuendo alla riduzione della dispersione delle risorse idriche, in ottemperanza alle raccomandazioni specifiche della Commissione europea sull'Italia che invitano a investire al Sud sulle infrastrutture per la gestione dei rifiuti e le infrastrutture idriche (nella distribuzione per usi civili, la dispersione media è del 41 per cento a livello nazionale, del 51 per cento al Sud). Alcune misure possono avere maggior incidenza al Sud, come ad esempio alcuni progetti di potenziamento dell'industria nazionale in settori strategici per la produzione di energie rinnovabili e di tecnologie per il trasporto sostenibile. Le riforme di sistema che accompagnano l'attuazione del Piano, improntate alla semplificazione e al rafforzamento della capacità amministrativa delle regioni del Mezzogiorno, consentiranno un maggiore assorbimento delle risorse, in particolare per gli incentivi in materia di efficienza energetica e riqualificazione degli edifici.
Nell'ambito della Missione 3 (Infrastrutture per una mobilità sostenibile), gli investimenti rafforzano le infrastrutture del Mezzogiorno, in particolare l'alta velocità ferroviaria, contribuendo anche a migliorare l'occupazione in tutta la catena logistica. Gli investimenti per l'alta velocità sono affiancati da interventi che mirano ad assicurare una maggiore e migliore offerta di linee ferroviarie regionali e l'adeguamento di quelle urbane. Dal punto di vista territoriale, si auspica che gli investimenti producano un'inversione dei fenomeni di depauperamento demografico e socio-economico dei territori meno collegati, fungendo da fattore di coesione territoriale. Molti interventi riguardano infrastrutture che saranno realizzate a beneficio delle aree e delle città del Sud, anche grazie all'integrazione con le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione.
Nella Missione 4 (Istruzione e ricerca) i progetti relativi ad asili e scuole per l'infanzia, lotta all'abbandono scolastico, edilizia scolastica e contrasto alla povertà educativa hanno un forte impatto al Sud, favorendo un percorso che - in complementarità con la spesa pubblica ordinaria - dovrà portare al rispetto costituzionale dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP), da garantire a tutti i cittadini dovunque risiedano. Inoltre, l'intervento sulla riduzione dei divari territoriali nella scuola secondaria di secondo grado contribuisce a migliorare il livello delle competenze di base e a ridurre in modo strutturale l'abbandono scolastico, soprattutto nel Mezzogiorno. La promozione di nuovi centri di eccellenza nel campo della ricerca al Sud – integrati in ecosistemi dell'innovazione a livello locale – favorisce anche il trasferimento tecnologico, l'impiego e l'attrazione di risorse qualificate.
Nella Missione 6 (Salute) la riorganizzazione delle politiche della salute attraverso riforme e investimenti basati sui fabbisogni assistenziali contribuisce a superare i divari tra i diversi sistemi sanitari regionali. Il Piano intende realizzare un percorso integrato che parte dalla casa come primo luogo di cura, per arrivare alle Case della Comunità e agli Ospedali di Comunità, superando la carenza di coordinamento negli interventi sanitari, sociosanitari e socioassistenziali.
Per quel che concerne le riforme, nel PNRR si indica, innanzitutto, tra le riforme abilitanti, quella finalizzata alla semplificazione delle norme in materia di investimenti e interventi nel Mezzogiorno e la riforma settoriale sul rafforzamento delle Zone economiche speciali (ZES) con la razionalizzazione delle norme e delle procedure sul credito d'imposta e su altre agevolazioni alle imprese per l'acquisto di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive o di beni immobili situati nelle ZES.
La riforma delle ZES, il cui target era fissato al quarto trimestre (T4) del 2021, è stata attuata con il D.L. n. 77/2021, articolo 57, che interviene su alcune procedure riguardanti il funzionamento, e la governance delle ZES, e con il D.L. n. 152/2021, articolo 11, che introduce lo sportello unico digitale per la presentazione dei progetti di nuove attività nelle ZES e prevede semplificazioni procedurali e per la risoluzione delle controversie nei casi di opposizione delle amministrazioni interessate nell'ambito della conferenza dei servizi.
Nel corso dell'esame parlamentare della prima Relazione sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza , presentata dal Governo al Parlamento il 23 dicembre 2021, il Ministro Franco ha comunicato
che alla data del 23 febbraio 2022, in base ai provvedimenti già adottati dalle singole amministrazioni, risultano assegnati a livello territoriale circa 56,6 miliardi di euro
: di questi, 25,7 miliardi (il 45%) risultano assegnati in favore di regioni del Mezzogiorno.
Per approfondimenti e dettagli sui singoli interventi e sul relativo stato di attuazione si rinvia al tema sulla politica di "Coesione territoriale nel PNRR ", e agli appositi allegati Investimenti
e Riforme
(in tali allegati sono esposti interventi finalizzati al riequilibrio territoriale e allo sviluppo del Mezzogiorno presenti non solo nella Missione 5, ma anche in altre Missioni del PNRR).
Relativamente alla stima dell'impatto macroeconomico del Piano nelle regioni del Mezzogiorno, nel PNRR si sottolinea che "il Mezzogiorno contribuisce per un punto percentuale allo scostamento del PIL nazionale nell'anno finale del Piano". Lungo tutta la durata del Piano il Mezzogiorno contribuisce a circa un terzo dei 15 punti percentuali di PIL nazionale aggiuntivo. Il contributo alla deviazione del PIL a livello nazionale nell'ultimo anno del Piano è dunque di 4,9 punti percentuali.
|
2021
|
2022
|
2023
|
2024-2026
|
PIL
|
0,2
|
0,7
|
1,0
|
1,0
|
Consumi
|
0,3
|
0,8
|
1,1
|
1,1
|
Spesa pubblica
|
0,2
|
0,5
|
0,8
|
0,6
|
Investimenti
|
0,6
|
2,0
|
3,5
|
3,9
|
Occupazione
|
0,3
|
0,8
|
1,1
|
1,1
|
Il PNRR sottolinea come il Piano ridurrà sensibilmente il divario tra il Mezzogiorno e il resto del Paese. La quota del Mezzogiorno sul PIL nazionale salirebbe dal 22 per cento del 2019 al 23,4 per cento nel 2026.
Va sottolineato che le stime riportate nel PNRR si riferiscono all'impatto immediato del Piano sull'economia del Mezzogiorno, ovvero agli effetti che si verificheranno durante il periodo di attuazione del Piano. La modernizzazione delle infrastrutture per i trasporti e le telecomunicazioni, gli investimenti nelle rinnovabili, il potenziamento dell'istruzione e della formazione sono tutti fattori che, anche attraverso l'impulso all'accumulazione di capitale nel settore privato, continueranno tuttavia a sospingere la crescita del PIL del Mezzogiorno anche su un arco di tempo più lungo.