La dimensione economica del superbonus
L'articolo 119 del decreto legge n.34 del 2020 (cd. decreto Rilancio) ha introdotto una detrazione pari al 110% delle spese relative a specifici interventi di efficienza energetica e di misure antisismiche sugli edifici (cd superbonus). La disciplina è stata più volte modificata, in particolare, rimodulando l'importo della misura, con scadenze differenziate, in base al soggetto beneficiario.
In sintesi, per gli interventi effettuati, il beneficio, da ripartire in quattro quote annuali di pari importo, spetta nella misura del 90% per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2023, nella misura ridotta al 70% per le spese sostenute nel 2024 e in quella ulteriormente ridotta al 65% per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2025.
L'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile-ENEA con cadenza mensile, pubblica i dati nazionali e regionali, relativi all'utilizzo del superbonus.
In base agli ultimi dati disponibili al 31 agosto 2023, erano in corso 425.351 interventi edilizi incentivati, per circa 85 miliardi di investimenti ammessi a detrazione.
Dalla ripartizione degli interventi in base alla tipologia degli edifici interessati emerge che sono 73.837 i lavori condominiali avviati (73,9% già ultimati), che rappresentano il 55,2% del totale degli investimenti, mentre i lavori negli edifici unifamiliari e nelle unità immobiliari funzionalmente indipendenti sono rispettivamente 236.473 (91% già realizzati), che rappresentano il 31,8% del totale investimenti e 115.035 (93,3% realizzati che rappresentano il 13,1% degli investimenti).
Secondo i dati ISTAT il numero di edifici residenziali in Italia è di 12.187. 698 e di questi i condomini, secondo le stime più diffuse, sono circa 1,2 milioni (in cui vivono 14 milioni di persone). Pertanto, la misura ha avuto un impatto su poco più del 6 per cento del totale condomini italiani e su poco meno del 3,5 per cento del totale degli edifici residenziali censiti in Italia.
I dati in termini assoluti degli investimenti impegnati, ripartiti per tipologia degli edifici, sono esposti nel grafico seguente.
L'investimento medio risulta così ripartito: condomini 639.830,67€; edifici unifamiliari 117.439,42€; unità immobiliari funzionalmente indipendenti 98.493,44 €, castelli 281.586,18€.
L'ENEA ha altresì preso in considerazione nel suo Rapporto annuale efficienza energetica 2022 anche l'impatto dei lavori previsti dalla disciplina del superbonus sul fronte dei prezzi degli immobili (secondo dati forniti Federazione italiana agenti immobiliari professionali). È risultato che circa il 39,2% del campione ha potuto apprezzare un aumento (molto rilevante o rilevante) dei prezzi delle case da ristrutturare, percentuale che scende al 37,5% nel caso di immobili nuovi. Nel grafico seguente viene descritto l'impatto delle misure introdotte per stimolare la ristrutturazione green e antisismica degli edifici sui prezzi degli immobili da ristrutturare (alto) e ad elevate prestazioni energetiche (basso):
In termini geografici, la regione con più lavori avviati è la Lombardia (67.623 edifici per un totale di oltre 15,6 miliardi di euro di investimenti ammessi a detrazione), seguita dal Veneto (53.1 interventi e 8,1 miliardi di euro d'investimenti) e dalla Emilia-Romagna (37.3 interventi già avviati e 7,7 miliardi di euro di investimenti).
In particolare la ripartizione del totale degli investimenti ammessi a detrazione tra le varie regioni è rappresentata nel grafico seguente.
L'articolo 121 sempre del decreto Rilancio (comma 1, lettere a) e b)) stabilisce inoltre che i soggetti che sostengono le spese per alcuni specifici interventi edilizi (incluso il superbonus), possono optare, in luogo dell'utilizzo diretto della detrazione spettante, alternativamente:
Per una ricostruzione normativa della misura della cessione del credito si rinvia alla lettura della scheda dell'articolo 1 in esame nonché al dossier Le agevolazioni fiscali per gli interventi edilizi realizzato dal Servizio studi della Camera dei deputati.
L'articolo 2 del decreto legge n.11 del 2023 ha previsto che, a decorrere dal 17 febbraio 2023 in relazione agli interventi previsti all'articolo 121 non è più consentito l'esercizio di tali opzioni. Nel corso dell'audizione svoltasi il 2 febbraio 2023 presso la VI Commissione - finanze e tesoro del Senato, il Direttore generale delle finanze-MEF ha spiegato le ragioni dell'intervento, rappresentando che nell'aggiornamento delle previsioni tendenziali di finanza pubblica incluse nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, la stima del superbonus e degli altri bonus edilizi è stata aumentata a circa 110 miliardi di euro con uno scostamento complessivo di 37,75 miliardi di euro rispetto alle previsioni iniziali sull'intero orizzonte temporale; in particolare, le previsioni nei tendenziali di bilancio relative al superbonus 110% si attestano a 61,2 miliardi e quelle del bonus facciate a 19 miliardi.
In merito all'impatto economico del superbonus sul PIL nazionale sono stati realizzati diversi studi, in particolare di centri di ricerca privati e associazioni di categoria, tuttavia come rilevato dall'Ufficio parlamentare di bilancio nella memoria presentata al Senato, il 3 marzo 2023, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli strumenti di incentivazione fiscale con particolare riferimento ai crediti d'imposta, "tali analisi sono complesse e fortemente influenzate dalle ipotesi di riferimento adottate". A titolo di esempio qui, comunque, riportiamo le conclusioni presentate dal Censis e dalla società Nomisma. Nel Rapporto Censis del novembre 2022 "Ecobonus e superbonus per la transizione energetica del paese". Secondo tale stima, basata su un'elaborazione del Centro Studi CNI (Consiglio nazionale ingeneri) su dati Enea ed Istat, la misura in circa due anni di vigenza ha contribuito alla crescita del PIL per 73 miliardi di euro.
Mentre secondo uno studio realizzato dalla società di ricerche di mercato Nomisma (21 Febbraio 2023) l'impatto economico complessivo del Superbonus 110% sull'economia nazionale sarebbe stato maggiore e pari a 195,2 miliardi di euro, con un effetto diretto di 87,7 miliardi, 39,6 miliardi di effetti indiretti, per un totale di produzione aggiuntiva attivata di 127,3 miliardi, a cui andrebbero aggiunti ulteriori 67,8 miliardi di indotto.
Nel medesimo studio si dà anche conto della ripartizione tra fasce di reddito dei contribuenti coinvolti, segnalando che il 25% di coloro che hanno già usufruito della misura presenta un reddito familiare più elevato della media (oltre i 3.000 euro al mese) e nel 23% dei casi è proprietario di una seconda casa. Sono però stati comunque 1,7 milioni gli italiani con reddito medio-basso ad aver beneficiato del provvedimento da quando è stato varato. Il profilo dei beneficiari è prevalentemente rappresentato da impiegati (nel 28% dei casi), residenti in comuni con un numero di abitanti compreso tra 40.000 e 100.000 abitanti (15%) e proprietario di un appartamento in condominio composto al massimo da 8 unità abitative (25% del totale). Nel 64% dei casi le famiglie hanno preferito rivolgersi direttamente a una impresa di costruzioni, contro il 9% di grandi player e l'8% di utilities, portando un beneficio prevalentemente a operatori di dimensione medio-piccola.
Più di recente (16 marzo 2023-audizione presso la V Commissione della Camera dei deputati (Bilancio, Tesoro e programmazione), l'Ufficio parlamentare di bilancio segnalava che secondo gli ultimi dati di contabilità nazionale, che potranno comunque essere rivisti dall'Istat, nello scorso biennio il settore delle costruzioni è cresciuto a ritmi marcati, superiori a quelli registrati nei maggiori paesi europei. Tuttavia, l'espansione dell'attività edile in Italia è ascrivibile solo in parte agli investimenti in abitazioni, in quanto è risultata pronunciata anche l'accumulazione di costruzioni non residenziali e in opere pubbliche, che non hanno beneficiato degli incentivi. In termini annuali, gli investimenti in abitazioni hanno registrato una crescita decisamente marcata nel 2021, quando il ricorso al superbonus era contenuto, mentre hanno rallentato nel 2022, quando il ricorso all'incentivo è stato massiccio. Secondo gli ultimi dati di contabilità nazionale, preliminari e soggetti a revisioni, gli investimenti residenziali sono cresciuti di circa 43 miliardi nel biennio 2021-22. Tale valore è elevato nel confronto storico, ma comunque inferiore al valore dell'insieme delle agevolazioni edilizie erogate nel periodo, in particolare, il superbonus, il bonus facciate e l'incentivo alle ristrutturazioni edilizie. Questo potrebbe segnalare uno spiazzamento che l'investimento in efficientamento energetico (agevolato) ha operato rispetto alle altre spese (non incentivate) sulle abitazioni nel biennio scorso; parte di questi investimenti spiazzati potrà essere recuperata nei prossimi trimestri, con il venire meno dello stimolo relativo ai lavori finanziati da agevolazioni. Secondo i dati di contabilità nazionale il contributo degli investimenti in costruzioni residenziali alla crescita del PIL nel biennio scorso è stato di due punti percentuali.
Sempre nel corso delle audizioni svoltesi presso la V Commissione della Camera dei deputati (il 24 maggio 2023), l'ISTAT ha evidenziato che sulla base di una simulazione basata sul profilo degli investimenti addizionali in costruzioni (+18,6 miliardi nel 2021 e +32,0 miliardi nel 2022 rispetto allo scenario controfattuale di assenza di incentivi), nel biennio 2021-2022, in termini di scostamenti percentuali (cumulati) rispetto allo scenario base di assenza di incentivi, la crescita aggiuntiva in termini reali attribuibile alle spese riferite al Superbonus 110% e al Bonus facciate oscillerebbe tra 1,4 e 2,6 punti (a seconda che l'analisi sia basata sulle tavole input-output o sulla base del modello Memo-It).
Sull'impatto della misura sull'economia nazionale si è espresso anche il Governo nella Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza-NADEF 2023. Nella NADEF si rappresenta che ai costi delle due misure del superbonus 110 e del bonus facciate, oggetto di significative revisioni al rialzo (nel 2022, ad esempio, la stima dei costi è stata rivista al rialzo dal 2,6 al 2,8 per cento del PIL), si contrappongono impatti positivi, ma di difficile quantificazione sul PIL. Per quanto riguarda la finanza pubblica, si ritiene comunque che lo stimolo esercitato dai provvedimenti sull'attività economica e sul gettito fiscale non sia stato sufficiente a compensarne i costi.
Circa la quantificazione economica del fenomeno, comunque rilevante, delle frodi fiscali riscontrate nell'utilizzo dei vari bonus edilizi, l'Agenzia delle entrate, nel corso dell'audizione tenutasi alla VI Commissione finanze della Camera dei deputati il 2 marzo 2023, ha segnalato che "l'attività di analisi e controllo ha consentito all'Agenzia delle entrate e alla Guardia di Finanza di individuare un ammontare complessivo di crediti d'imposta irregolari pari a 9 miliardi, di cui circa 3,6 miliardi oggetto di sequestro da parte dell'Autorità giudiziaria". La ripartizione in percentuale delle irregolarità tra le varie tipologie di bonus è rappresentata dal grafico seguente.