Sviluppo economico e politiche energetiche

La situazione energetica nazionale nel 2016

Ad aprile 2017 il Ministero dello sviluppo economico ha presentato la Relazione "La situazione energetica nazionale nel 2016"  .

Come si afferma nella premessa, la relazione è stata redatta, come accaduto lo scorso anno per la precedente Relazione, da un gruppo di lavoro appositamente costituito presso la DGSAIE del MISE, formato da rappresentanze istituzionali e settoriali interessate alla specifica tematica, con l'intento di fornire un quadro informativo finalizzato al monitoraggio e all'aggiornamento della Strategia Energetica Nazionale.

Nel Rapporto, si mette in evidenza che, nel 2016, l'Italia ha proseguito il suo percorso di rafforzamento della sostenibilità ambientale e dell'efficienza del proprio sistema energetico. In particolare, le fonti rinnovabili (FER) hanno consolidato il proprio ruolo di primo piano nel sistema energetico nazionale confermandosi una componente centrale dello sviluppo sostenibile del Paese, anche in termini di ricadute occupazionali.

La Relazione stima che nel 2016 le FER abbiano coperto il 17,6% dei consumi finali lordi di energia con un contributo particolarmente rilevante nel settore termico ed elettrico.
È poi proseguito il miglioramento dell'efficienza energetica: l'intensità energetica del PIL ha ripreso il suo trend di riduzione dopo la breve interruzione registrata nel 2015, raggiungendo i 107,8 tonnellate equivalenti di petrolio (Tep) per milione di euro, un decremento complessivo pari al 4,3% rispetto al 2012.
Il miglioramento è frutto anche dei molti strumenti di promozione adottati (dalle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, al nuovo Conto termico ai Titoli di efficienza energetica) che hanno portato a rilevanti risparmi di energia e, conseguentemente, alla riduzione di emissioni inquinanti: la Relazione stima che complessivamente, nel periodo 2005-2016, con le misure per l'efficienza energetica, siano stati risparmiati 10,7 milioni di Tep all'anno di energia primaria e oltre 3,1 miliardi di euro di mancate importazioni.
La progressiva incidenza delle FER e la riduzione dell'intensità hanno contribuito, negli ultimi anni, alla riduzione della dipendenza del nostro Paese dalle fonti di approvvigionamento estere. La quota di fabbisogno energetico nazionale soddisfatta da importazioni nette rimane elevata (75,6%) ma più bassa di circa 7 punti percentuali rispetto al 2010.
Nel 2016, si contrae nuovamente la domanda di energia primaria ma crescono gli impieghi finali (0,9% rispetto al 2015), con aumenti per gli usi non energetici (3,7%) e nel settore civile (1,5%). Nel settore industriale, che nel complesso registra una diminuzione del -1,3%, aumenta però in modo sostanziale il ricorso al gas naturale (7,3%).
Rimane un divario in termini di costi energetici che svantaggia il nostro Paese: il differenziale fra i prezzi dei prodotti energetici in Italia e nell'Unione europea rimane positivo e si è arrestato il processo di convergenza iniziato qualche anno fa.

Permane un significativo premio pagato dalle imprese italiane per l'energia elettrica e uno più lieve (e in calo) per il gas acquistato dalle famiglie. Ciò - secondo la Relazione - è anche il risultato della maggiore pressione fiscale che nel nostro Paese colpisce i prodotti energetici: nel 2015, ultimo dato disponibile, ogni Tep di energia utilizzata era gravata da una imposta di 369 euro, un valore superiore del 58% alla media europea.

Infine, si ricorda che nella Relazione annuale sullo stato dell'Unione dell'energia, la Commissione europea ha pubblicato, il 1° febbraio 2017, la sua seconda relazione (COM(2017)53).  Per quanto riguarda l'Italia, la Commissione europea ha certificato il raggiungimento nel 2014 dell'obiettivo – previsto da raggiungere entro il 2020 - del 17% di energia da fonti rinnovabili. La Commissione europea ha richiamato anche i risultati positivi conseguiti dall'Italia per quanto concerne l'efficienza energetica e la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. In particolare, sotto il profilo dell'efficienza energetica, la Commissione ha rilevato che, considerato il livello di consumo di energia primaria, si rendono necessari sforzi per mantenere il trend al ribasso. Sulla base dei dati Eurostat, infatti, l'Italia ha registrato una domanda di energia primaria nel 2014 pari a 143,8 Mtep, mentre i consumi finali di energia sono stati pari a 113,4 Mtep (esclusi gli usi non energetici). Circa la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, l'Italia, sempre in base ai dati Eurostat, mostra un trend positivo dal 2005 al 2014.

Tuttavia, nonostante i suddetti progressi, l'Italia, a giudizio della Commissione, dovrà impegnarsi ancora al fine di migliorare la capacità di interconnessione (l'Italia, infatti, è ancora insufficientemente collegata con il mercato dell'energia elettrica dell'UE e non ha ancora raggiunto l'obiettivo di interconnessione di energia elettrica 2020 del 10%) e di ridurre i prezzi dell'energia elettrica che, in generale, sono sopra la media UE.