Politica estera e questioni globali

La Brexit

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A seguito del referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'UE tenutosi il 23 giugno 2016, il Governo del Regno Unito ha proceduto alla notifica formale del processo di recesso dall'UE il 29 marzo 2017.

Ai sensi dell'art. 50 del Trattato sull'Unione europea (TUE), il processo di uscita del Regno Unito dall'UE si dovrebbe concludere entro due anni, e quindi, il 29 marzo 2019 (a meno che il Consiglio europeo, come previsto dall'art. 50 del TUE, non decida all'unanimità di prorogare tale termine).

Il Consiglio europeo straordinario a 27, del 29 aprile 2017, ha adottato gli orientamenti per il negoziato sulla Brexit   prevedendo un approccio in due fasi dei negoziati:

  • una prima fase volta a fornire la massima chiarezza e certezza giuridica ai cittadini, alle imprese ed ai partner internazionali sugli effetti del recesso del Regno Unito ed alla definizione delle modalità di recesso del Regno Unito per quanto riguarda i diritti e le obbligazioni che derivano da impegni assunti in quanto Stato membro dell'UE;
  • una seconda fase dedicata ad una intesa complessiva sul quadro delle future relazioni tra UE e Regno Unito.

La prima fase dei negoziati si è svolta da giugno a dicembre 2017, quando il Consiglio europeo, in seguito al raggiungimento di un accordo di massima sulle questioni prioritarie relative al recesso del Regno Unito dall'UE (v. infra) ha deciso il passaggio alla seconda fase dei negoziati.

La seconda fase dei negoziati è stata avviata il 6 febbraio 2018.

Per l'UE i negoziati sono condotti da una task force della Commissione europea a capo della quale è stato nominato Michel Barnier.

L'UE e il Regno Unito hanno raggiunto, l'8 dicembre 2017, un accordo   sulle seguenti tre questioni prioritarie della prima fase dei negoziati:

  • diritti dei cittadini: i cittadini dell'UE residenti nel Regno Unito e i cittadini del Regno Unito residenti nell'UE potranno continuare ad esercitare i diritti attualmente garantiti dalle normative europee, sulla base dei principi di parità di trattamento e di non discriminazione. Le disposizioni relative alla protezione dei diritti dei cittadini UE residenti nel Regno Unito saranno sostanzialmente incorporate nel diritto britannico (avranno dunque applicabilità diretta e non potranno essere modificate unilateralmente dal Regno Unito attraverso una legge ordinaria) e i tribunali britannici dovranno fare riferimento diretto ad esse, assumendo come riferimento le sentenze della Corte di giustizia dell'UE. In caso di incertezza è previsto che le corti del Regno Unito facciano ricorso al rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia dell'UE per un periodo di 8 anni dall'entrata in vigore dell'accordo di recesso. Il controllo sulla corretta applicazione delle disposizioni relative ai diritti dei cittadini sarà esercitato dalla Commissione europea e, nel Regno Unito, da una autorità indipendente;
  • liquidazione finanziaria: il Regno Unito si impegna ad onorare tutti gli obblighi finanziari dovuti per la sua partecipazione all'UE e, in particolare, tutti gli obblighi finanziari fino al 2020, data di scadenza dell'attuale quadro finanziario pluriennale di bilancio dell'UE, nonché gli altri impegni finanziari già assunti che dovrebbero andare oltre tale data. Secondo le prime stime non ufficiali, tale impegno corrisponderebbe ad una cifra tra i 45 e i 60 miliardi di euro;
  • regolamentazione delle questioni legate al confine tra Irlanda e Irlanda del Nord. L'UE e il Regno Unito si sono impegnati a tutelare gli accordi del Venerdì santo (o accordo di Belfast) del 1998. Il Regno Unito si impegna a presentare soluzioni per regolamentare il confine tra Irlanda del Nord ed Irlanda senza la creazione di una vera e propria frontiere fisica e controlli alla frontiera. In mancanza di un accordo tra le parti il Regno Unito si impegna a mantenere il pieno allineamento regolamentare con le disposizioni dell'UE relative al mercato interno e all'Unione doganale, funzionali al rispetto della cooperazione nord/sud in Irlanda e degli accordi del 1988.

Il 19 marzo 2018, il capo negoziatore per l'UE, Michel Barnier, e David Davis, capo negoziatore per il Regno Unito, hanno annunciato di aver raggiunto un accordo su un progetto di accordo di recesso   del Regno Unito dall'UE, volto a tradurre il contenuto dell'accordo sulle questioni prioritarie che era stato raggiunto lo scorso 8 dicembre in un testo giuridico che sarà illustrato al Consiglio europeo del 22 e 23 marzo 2018.

In particolare, Barnier ha indicato che è stato raggiunto un accordo su due questioni:

  • un periodo transitorio dal 30 marzo 2019 al 31 dicembre 2020 nel corso del quale il Regno Unito cesserà di partecipare al processo decisionale dell'UE, poiché sarà diventato uno stato terzo, ma conserverà pieno accesso al mercato unico dell'UE. Nel corso di tale periodo il Regno Unito potrà, inoltre, negoziare propri accordi commerciali con paesi terzi che però potranno entrare in vigore solo al termine del periodo transitorio;
  • la garanzia anche per i cittadini dell'UE che si registreranno nel Regno Unito nel corso del periodo di transizione (30 marzo 2019 – 31 dicembre 2020) degli stessi diritti garantiti ai cittadini dell'UE già residenti nel Regno Unito.

Barnier ha indicato che rimane ancora da trovare una soluzione su alcune questioni e in particolare sulle modalità per evitare un confine fisico tra Irlanda e Irlanda del Nord.

Si ricorda che, in attesa di proposte da parte del Regno Unito sulla regolamentazione del confine tra Irlanda e Irlanda del Nord per evitare un confine fisico, la Commissione europea aveva proposto che nel progetto di accordo di recesso fosse comunque contenuta - nel caso non si trovasse una soluzione per evitare un confine fisico tra Irlanda e Irlanda del Nord - una clausola di salvaguardia per l'allineamento regolamentare con le disposizioni europee relative al mercato interno nell'Irlanda del Nord (il che implicherebbe la creazione di una separazione regolamentare tra Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito),

Tale proposta era stata giudicata irricevibile dal parte del Primo Ministro britannico, Theresa May, in quanto costituirebbe una minaccia all'integrità costituzionale del Regno Unito e implicherebbe la creazione di una frontiera doganale e regolamentare nel mare d'Irlanda.

Nell'ambito dell'accordo annunciato il 19 Marzo, il Regno Unito e l'UE si sono accordati sull'inserimento nell'accordo di recesso della clausola di salvaguardia sull'allineamento regolamentare tra Irlanda e Irlanda del Nord, che si applicherebbe in mancanza di altra soluzione da individuarsi nell'ambito del negoziato sulle future relazioni tra l'UE e il Regno Unito.

Il Consiglio dell'UE ha adottato il 29 gennaio 2018 direttive di negoziato aggiuntive   (che integrano per i profili della disciplina del periodo transitorio le direttive di negoziato   che erano state adottate dal Consiglio il 22 maggio 2017).

Per periodo transitorio si intende il periodo nel corso del quale il Regno Unito non farà più parte dell'UE, ma non saranno ancora applicabili le disposizioni del futuro accordo sui rapporti tra UE e Regno Unito.

Le direttive di negoziato aggiuntive prevedono che:

  • il periodo di transizione dovrà essere definito chiaramente e limitato precisamente nel tempo, e dovrà concludersi entro il 31 dicembre 2020. Le disposizioni dell'accordo di recesso relative ai diritti dei cittadini dovranno quindi applicarsi dalla data in cui termina il periodo di transizione.
La data del 31 dicembre 2020 coincide con la scadenza del corrente quadro finanziario pluriennale dell'UE 2014-2020. Secondo stime della Commissione europea, l 'uscita del Regno Unito dall'UE  potrebbe produrre una riduzione nel bilancio annuale dell'UE tra i 10 e i 12 miliardi di euro, corrispondente a circa il 10% del bilancio annuale dell'UE, che si aggira sui 150 miliardi di euro l'anno.
  • nel periodo transitorio, il Regno Unito continuerà a partecipare all'unione doganale e al mercato unico (con tutte e quattro le libertà) e l'acquis dell'UE continuerà ad applicarsi integralmente nei suoi confronti e al suo interno esattamente come se fosse ancora uno Stato membro. Di conseguenza, il Regno Unito dovrà restare vincolato agli obblighi derivanti dagli accordi conclusi con i paesi terzi. Qualsiasi modifica dell'acquis decisa nel periodo di transizione si applicherà automaticamente al Regno Unito;
  • nel corso del periodo transitorio si applicheranno tutti gli esistenti strumenti e strutture dell'Unione in materia di regolamentazione, bilancio, vigilanza, attività giudiziaria ed esecuzione, ivi compresa la competenza della Corte di giustizia dell'Unione europea;
  • dal 30 marzo 2019 il Regno Unito sarà un paese terzo. Come tale non sarà quindi più rappresentato nelle istituzioni, organi e organismi dell'Unione.

Il Regno Unito non ha ancora chiarito in modo univoco e chiaro la sua visione sul futuro accordo sulle relazioni tra UE e Regno Unito, i cui elementi generali dovranno essere oggetto della seconda fase dei negoziati.

In particolare, il sottosegretario per la Brexit, Davis, ha indicato l'intenzione di puntare ad un accordo che vada oltre l'accordo commerciale tra l'UE ed il Canada (CETA), che ha condotto ad una eliminazione del 98% dei dazi doganali per l'importazione delle merci tra UE e Canada (ma ha un impatto residuale per la liberalizzazione dei servizi), e che comprenda anche i servizi e in particolare i servizi finanziari (cosiddetto CETA plus plus plus).

Attualmente il Regno Unito, come Stato membro dell'Unione, partecipa al mercato unico dei servizi finanziari, all'interno del quale vige il cosiddetto " passaporto unico" ( single passport). Il regime consente a un intermediario autorizzato in uno Stato membro di operare (con succursali o in libera prestazione di servizi) in qualunque altro Stato membro senza bisogno di autorizzazioni. L'uscita del Regno Unito dall'UE comporterà la revoca del passaporto unico; gli intermediari britannici saranno trattati come intermediari dei paesi terzi e dovranno ottenere una nuova licenza nei diversi Stati membri in cui intendono operare e sottoporsi alla vigilanza da parte delle autorità del paese ospitante.

Il Primo Ministro britannico, Theresa May, ha illustrato la posizione del Regno Unito sul futuro dei rapporti con l'UE in un discorso pronunciato il 2 marzo 2018.

In particolare, pur indicando l'intenzione del Regno Unito di non rimanere nel mercato unico né di aderire all'Unione doganale dell'UE, ha evocato la necessità di definire un partenariato il più ampio possibile tra il Regno Unito e l'UE.

La May ha indicato la necessità di andare oltre gli schemi esistenti delle relazioni tra l'UE ed alcuni paesi terzi come la Norvegia (piena adesione al mercato unico e contribuzione al Bilancio UE) o la il CANADA (accordo CETA), e si è espressa a favore di un accordo tagliato su misura delle relazioni esistenti tra Regno Unito e UE.

In materia di scambio commerciale di merci e beni, la May ha, in particolare, ipotizzato una partnership doganale per evitare l'imposizione di dazi o blocchi alle frontiere, basata su un sistema di mutuo riconoscimento, che preservi la capacità del Regno unito di determinare le proprie tariffe con paesi terzi rispetto all'UE.

Su settori come la politica agricola e la pesca il Regno Unito intende invece riprendere la piena autonomia dalle politiche dell'UE, mentre in altri settori quali farmaci, aerospaziale e prodotti chimici è disposto a restare allineato alla disciplina europea e partecipare come membro associato alle Agenzie europee per i prodotti chimici, per i prodotti medicinali e per la sicurezza nel settore aereo. Per i servizi finanziari, il Regno Unito non intende mantenere il sistema del "passaporto unico", ma si dovrà comunque definire un accordo reciproco considerato il livello di integrazione esistente. Il Primo Ministro britannico ha inoltre indicato che il Regno Unito intende mantenere una stretta cooperazione con l'UE nei settori dell'energia, dei trasporti, della ricerca e innovazione, dell'istruzione e della cultura e dovrà, inoltre, essere definito un accordo per la protezione dei dati.

La May ha anche sottolineato la necessità di evitare confini doganali fisici tra Irlanda e Irlanda del Nord, ribadendo però la necessità di non rompere l'integrità del mercato comune del Regno Unito creando un confine nel mare di Irlanda.

Infine, la May ha evocato la necessità di istituire un meccanismo di arbitrato completamente indipendente per risolvere gli eventuali contenziosi tra il Regno Unito e l'UE, indicando che la giurisdizione della Corte europea di giustizia dell'UE dovrà terminare una volta che il processo di recesso del Regno Unito dall'UE sarà completato.

L' Office for Budget Responsability (OBR), organo indipendente che fornisce analisi e statistiche al Tesoro britannico, ha calcolato che il Regno Unito dovrà versare alla UE, come costi legati alla Brexit, una cifra di 37,1 miliardi di sterline (circa 42 miliardi di euro al cambio attuale) fra il 2019 e il 2064.

 

Il Consiglio europeo dovrebbe adottare orientamenti per quanto riguarda il quadro delle future relazioni tra UE e Regno Unito, in occasione della riunione prevista il 22 e 23 marzo 2018.

Il Presidente del Consiglio europeo, Donal Tusk, ha trasmesso il 7 marzo 2018 una prima bozza di orientamenti nella quale in particolare:

  • si indica che l'UE intende stabilire con il Regno Unito una cooperazione più stretta possibile, che comprenda la cooperazione economica e commerciale, ma anche la lotta contro il terrorismo e la criminalità internazionale, e la politica di sicurezza, difesa ed estera;
  • si ribadisce che le 4 libertà del mercato unico (libera circolazione dei capitali, delle merci, dei servizi e delle persone) sono indivisibili e non sarà possibile negoziare un accordo basato sui singoli settori (cosiddetto "cherry picking"). Considerato che il Regno Unito non intende partecipare al mercato unico o all'Unione doganale, si indica l'intenzione di avviare i lavori per un accordo di libero scambio, che comprenda il commercio di beni in tutti i settori e senza tariffe o restrizioni quantitative ed il commercio di servizi (i servizi finanziari al momento non sono esclusi), compatibilmente con il futuro status di paese terzo del Regno Unito.

Secondo quanto indicato in più occasioni dal capo negoziatore dell'UE, Michel Barnier, i negoziati sulla Brexit dovranno concludersi entro ottobre 2018, al fine di consentire il completamento della procedura di adozione dell'accordo di recesso da parte delle istituzioni dell'UE entro il 29 marzo del 2019, data limite di due anni prevista dall'art. 50 del TUE.

Si ricorda, infine, che l'accordo di recesso del Regno unito dall'UE non necessita di essere ratificato dagli Stati membri dell'UE, mentre l'accordo che disciplinerà le future relazioni tra l'UE e il Regno Unito avrà natura mista e dovrà invece essere ratificato da tutti gli Stati membri dell'UE.